Kenya: Si va verso la guerra civile

La notizia da darsi è triste e personalmente mai mi sarei aspettato di dirla. Certo la situazione nel Kenya non era di certo tra le piu rosee o tra le più felici. Gli scontri c’erano e ci sono tuttora ma mai avrei pensato che sarebbero degenerati in maniera così definitiva. Perchè nonostante tutto sembrava che sia i due leader in “conflitto” sia i mediatori internazionali non volessero lasciare arrivare il paese in una situazione del genere.

Eppure così è e sembra sarà nei prossimi giorni. E notizia di poche ore fa che a Kisimu, città natale di Raila Odinga, leader dell’ Orange Democratic Movement, due manifestanti sono stati uccisi durante la loro protesta colpiti dalle forze dell’ordine. Il tutto è stato fatto in maniera “legale”, in quanto è stato ordinato agli agenti e all’esercito, se necessario, di sparare sui manifestanti.

Prospettare uno scenario da guerra civile diviene così un ovvietà. Un inasprimento delle violenze dovuto anche al fatto che, in concomitanza con la manifestazione di Kisimu, il Commonwealth ha giudicato irregolari le elezioni in Kenya.


Parole quelle del consiglio fondamentali a rompere l’equilibrio instabile che fino a ieri reggeva nel paese. La nuova realtà, quella di oggi, vede un leader, Kibaki, spodestato dall’opinione internazionale solo a parole ma ancora saldamente al comando e di contro uno sconfitto, Odinga, che potremmo definire morale, ma che non ha nessuna intenzione di esserlo.

Questa intenzione si è tramutata in realtà ieri a Kisimu, con gli ennesimi due morti. Decessi che hanno portato ormai a quota 1000, secondo le stime dell’ODM, le vite sacrificate per il paese. Odinga ha espresso la volontà di proseguire fino in fondo, con tutti i mezzi a sua disposizione, pur di arrivare alla verità e di raggiungere un risultato giusto per il paese.

Kibaki risponde con la violenza, mezzo tipico di chi si sente in colpa e non sa cosa dire. Posizioni che si sono estremizzate e che porteranno a scenari ancora più sanguinosi di quanto non abbiamo già visto.

Eppure siamo solo all’inizio. E speriamo di vederne presto la fine.

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