Current, la scure della censura dell’ATAC

L’Atac censura Current. Dopo il salto, le immagini, pubblicate dalla stessa Current, che l’ATAC, l’azienda trasporti pubblici di Roma, ha deciso di censurare. La campagna pubblicitaria di Current, prevista per lanciare la nuova stagione, sarebbe stata affissa nelle stazioni della metropolitana della capitale. E non, specifica con forza il network, sugli autobus, come invece sostiene il Presidente dell’azienda. Tabacchiera, infatti, ci aveva tenuto a sottolineare che quelle immagini, su un autobus, sarebbero state non “opportune”, perché la gente non può fermarsi a guardare e comprendere il messaggio.

Questa è l’immagine che Tommaso Tessarolo, General Manager di Current Tv Italia, ha messo sul suo profilo di Facebook. La sensazione potrebbe anche essere che con Current, in fondo, si attendesse solo il momento giusto, l’alibi, la giustificazione. Con l’ATAC sarebbero entrati nella vita della gente comune: faccenda che potrebbe essere preoccupante per i più. Si trattava, in questo caso, del lancio di due puntate di giornalismo d’inchiesta: racconti di giornalismo, tra cui anche un’inchiesta sull’uccisione di un sacerdote da parte della camorra.

Fino ad oggi la casalinga dell’Olgiata non sa cosa potrebbe trovare su Current. Non sa neppure cosa Current sia. E Roma è, oggi più che mai, simbolo e teatro dell’Italia tutta (diciamo ancor più dalle ultime elezioni). E’ banale e vero. “La gente non avrebbe capito”, hanno risposto dall’Atac. Ricordate la polemica con l’UAAR a Genova? Lì hanno assimilati alla pornografia i manifesti “Dio non esiste”, dando alla controparte, giustamente, i mezzi per accusarli: dare ad una posizione etica e morale come l’ateismo dell’assimilabile alla pornografia è stato un autogol. Autogol che non è servito nei fatti, ma pur sempre autogol.

A voi una valutazione sulle immagini in questione.

2 commenti su “Current, la scure della censura dell’ATAC”

  1. Io, personalmente, trovo la campagna intelligente e corretta.
    Di richiamo il testo, così come le immagini, a voler destare l’attenzione in maniera critica.
    A caratteri cubitali, ma sottilmente.
    Finalmente un po’ di pubblicità decente.

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