Libia, i ribelli conquistano Tripoli. Mistero su Gheddafi

Si avvicina forse in Libia la caduta definitiva del regime del colonnello Muhammar Gheddafi. La capitale Tripoli sarebbe infatti ormai quasi interamente nelle mani dei ribelli, dopo l’offensiva lanciata da domenica. Rimarrebbe però il mistero su dove si trovi attualmente il rais, mentre tre suoi figli, Mohammad, Saif Islam e Saadi, sono stati arrestati, anche se Mohammad sarebbe poi riuscito a scappare grazie ai combattenti lealisti. Domenica sera, in un messaggio audio alla televisione di Stato, Gheddafi aveva detto: “Non mi arrenderò mai e non me andrò”, e minacciato inoltre: “Temo che Tripoli brucerà”.
Adesso vi sarebbero diverse ipotesi su dove possa essere il Colonnello: nei labirinti sotterranei della sua cittadella fortificata, nell’Ambasciata del Venezuela, o in fuga verso il deserto del sud libico. Per il Pentagono, comunque, ancora non avrebbe lasciato il Paese.
Nella capitale, intanto, gli scontri violentissimi tra ribelli e fedelissimi o mercenari di Gheddafi avrebbero causato anche tre vittime, tra le quali due bambini di 5-6 anni colpiti mentre sventolavano con il padre la bandiera dei ribelli.
Ormai, comunque, quasi tutta la città sarebbe in mano agli insorti, ai quali si sarebbero arresi anche la Guardia repubblicana di Gheddafi e due o tre dei suoi figli. I ribelli sarebbero entrati in città tra sabato e domenica, sia da est, dopo aver preso la base aerea di Mitiga,sia da ovest e da sud. 

Attentato in Israele: razzi su due bus. Raid di rappresaglia su Gaza

Torna, purtroppo, a insaguinarsi la Terrasanta. C’è stato infatti un nuovo attentato in Israele, vicino alla città turistica di Eliat, dove questa mattina i terroristi hanno attaccato due autobus di linea, oltre ad unità militari e auto private.
I primi scontri si sono verificati in tarda mattinata sulla statale 12, alla frontiera tra Israele ed Egitto, dove un commando armato ha sparato con dei kalashnikov da una vettura contro un autobus che aveva a bordo decine di passeggeri, tra i quali alcuni militari in libera uscita. Venti persone sono rimaste ferite, e di queste una è deceduta più tardi in ospedale.
Non molto dopo, un secondo attacco contro un veicolo privato, in prossimità di Beer-Ora, fa altre sei vittime, un’intera comitiva familiare di gitanti. Intanto, un’unità militare che stava andando in soccorso del primo autobus cadeva in una trappola minata preparata dagli assalitori, riportando anch’essa diverse vittime. Infine, un terzo gruppo di terroristi, ad alcuni chilometri di distanza, ha lanciato alcuni razzi anticarro contro altre due vetture, provocando altri sette feriti.
Le forze di sicurezza israeliane, dopo aver setacciato la zona con battute a vasto raggio ed elicotteri, hanno ingaggiato un conflitto a fuoco con la cellula di terroristi più numerosa, uccidendo sette di loro.

Chiesto un riscatto per l’operatore di Emergency rapito in Sudan

I rapitori di Francesco Azzarà, il cooperante italiano di Emergency rapito il 14 a Nyala, nel Sud Darfur, avrebbero chiesto un riscatto al governatore Abdulamid Musa Kasha, secondo quanto riferito proprio da quest’ultimo. Azzarà sarebbe infatti stato rapito da una banda della tribù filogovernativa rezegat, alla quale appartiene lo stesso governatore e il suo vice Abdul Karim Mussà. Quest’ultimo proprio ieri aveva affermato: “La vicenda sarà risolta rapidamente”, e assicurato che il cooperante italiano “sta bene, sia dal punto di vista fisico che psicologico“, e fatto sapere che il governo locale non intende pagare nessun riscatto.
La notizia del riscatto non è però stata confermata da Emergency, l’organizzazione umanitaria fondata da Gino Strada: “Non ci risulta sia stato chiesto alcun riscatto” hanno fatto sapere. Emergency ha inoltre inviato un team a Nyala per seguire sul posto le indagini sul rapimento, che seguirebbero due o tre piste, una a Nyala, le altre verso Jebel Marra, ma è stato comunque chiesto il massimo riserbo.
L’organizzazione è comunque molto amata in Sudan, dove gestisce anche un ospedale cardiologico di primissimo livello nella capitale Khartoum, oltre all’ospedale pediatrico di Nyala: la speranza è quindi che il governatore e il suo vice facciano pressioni sui rapitori affinchè rilascino al più presto il cooperante italiano.

Quarta notte di scontri a Londra, morto un ragazzo

A Londra è iniziata la quarta notte consecutiva di scontri, iniziati sabato sera, nel quartiere di Totthenham, dopo l’uccisione di un pregiudicato di colore da parte della polizia. Le violenze si sono poi estese ad altre città inglesi, facendo registrare centinaia di arresti.
C’è anche una prima vittima, un ragazzo di 26 anni ferito ieri sera a Croydon, un sobborgo londinese, e deceduto oggi in ospedale. Degli scontri nella capitale inglese ha parlato oggi anche il premier David Cameron, tornato a Londra dalla Toscana, dove si trovava in vacanza con la moglie: “Faremo tutto il possibile per riportare Londra e il Regno Unito alla normalità. Chi è abbastanza grande da esser punito, sarà punito. E i rivoltosi sentiranno la dura forza della legge” ha affermato Cameron, annunciando che, da stanotte, saranno schierati sedicimila poliìziotti a difesa della città.
Intanto, si contano ben ventunomila chiamate d’emergenza in una sola notte, contro le normali cinquemila, decine di agenti feriti, di cui uno in maniera grave, centinaia di automobili incendiate e di negozi presi d’assalto, tra i quali quelli del marchio Footlocher, e gli sportelli della banca Barclays. 

La BBC scopre un campo di torture in Zimbabwe

La BBC ha recentemente reso pubblico sul proprio sito internet, la scoperta di un campo di torture vicino una delle miniere di diamanti più grandi dello Zinbabwe. La notizia arriva proprio mentre l’unione europea si trova a dove revocare il parziale divieto di esportare diamanti dalla regione, proprio perché le forze dell’ordine dello Zinbabwe sarebbe state accusate di torturare gli uomini che lavorano in questi campi.

Alla luce della scoperta fatta dalla BBC, arriva la conferma anche da parte di uno dei detenuti, i quali hanno ribattezzato il campo con il nome di “Diamond Base”. Il campo è formato da una serie di tende militare circondate da filo spinato, c’è la testimonianza di un uomo che dichiara di ricevere quotidianamente almeno 120 frustate, tant’è che ormai ha perso l’uso del braccio e non riesce neanche a stare bene in pieni.

 

Scontri Londra, altra notte di fuoco

 

Altra notte di scontri a Londra. Dopo la protesta dello scorso Sabato notte a Tottenham, anche ieri ci sono stati nuovi scontri tra polizia e manifestanti. Circa 100 persone arrestate e 35 agenti feriti. Scotland Yard ha arrestato tutte le persone sorprese a rubare nei negozio dopo aver distrutto le vetrine con pietre e altro.

Brixton è stato il luogo più caldo ieri. Una centinaio di persone ha saccheggiato un grande magazzino lanciando pietre contro gli agenti giunti per fermarli. Questi scontri sarebbero stati organizzati principalmente su Internet grazie ai social network, il tutto sarebbe nato da una protesta nella notte fra sabato e domenica nel quartiere di Tottenham, durante una manifestazione per protestare contro la morte di Mark Duggan, un pregiudicato ucciso in uno scontro a fuoco con la polizia.

Libia, ucciso uno dei figli di Gheddafi [AGGIORNAMENTO]

Foto: Ap/LaPresse

Uno dei figli di Muammar Gheddafi è rimasto ucciso in uno dei Raid della Nato questa notte nella città di Zitlen. Khamis è rimasto ucciso in uno dei raid nato a 150 km da Tripoli nella città di Zitlen obiettivo dei ribelli di Misurata. I ribelli in queste ore sono costretti a ritirarsi nella periferia della città in quanto le truppe di Gheddafi avanzano macinando terreno ogni giorno.

Sono 32 le persone che hanno perso la vita complessivamente in questo ultimo colpo della Nato. Diverse esplosioni hanno scosso la capitale della Liba in questa notte. Secondo la tv libica sono stati colpiti “siti civili e militari” a Khellat Al-Ferjasn, “bersaglio dei raid dell’aggressore colonialista crociato”.

Si apre oggi il processo a Mubarak

Foto: Ap/LaPresse

 

Si apre oggi in Egitto il processo contro Hosni Mubarak, insieme a lui altri nove imputati tra cui i suoi figli Gamal e Alaa, ma anche l’ex ministro dell’interno del governo Mubarak. Hosni Mubarak appare in pubblico dopo lo scorso 10 Febbraio su una barella, ed è la prima apparizione pubblico da quando è crollato il suo governo. Per l’occasione è stata allestita una sala all’interno dell’accademia della polizia alla periferia della capitale.

Tante le persone accorse per assistere al processo che si sta compiendo in queste ore, circa 300 persone più i vari imputati ed i famigliari, sono attesi all’interno di questa aula. La sala è stata predisposta per dividere gli imputati ed i famigliari dal resto del pubblico, la divisione è stata ottenuta con delle celle metalliche. Il pubblico è distante da Mubarak per evitare che gli venga tirato qualche oggetto contro.

Oslo: il video dell’esplosione dell’attentato del 22 luglio

Le telecamere interne di un negozio di Oslo hanno ripreso in diretta il momento in cui la città è stata sconvolta dall’attento di Anders Behring Breivik.

Il video è stato pubblicato da Live Leak e ritrae la vetrina dello shop che viene fatta a pezzi dall’esplosione e il personale del negozio che corre in strada per vedere cosa sia accaduto.

Un minuto e sette secondi che immortalano una donna bionda che esce dalla boutique e pochi attimo dopo la follia di Breivik che prende forma, buttando nel dolore e nello sconforto un paese interno come la Norvegia. Norvegia che poche ore dopo dovrà subire un altro attacco sempre dalla medesima mano, che colpirà un’isola vicina alla Capitale.

Il governo approva il rifinanziamento delle missioni. Ritiro soldati, Napolitano frena Bossi

 
Foto: AP/LaPresse

Il Consiglio dei ministri ha approvato all’unanimità il decreto sul rifinanziamento delle missioni militari all’estero, che prevede comunque una riduzione del costo delle operazioni dagli 811 milioni di euro del semestre scorso a 694, come annunciato dal ministro della Difesa Ignazio La Russa.
Ieri la Lega aveva annunciato la possibilità di un ritiro di alcuni soldati, e oggi il leader del partito, Umberto Bossi, al termine della riunione, ha dichiarato: “Grazie alla Lega migliaia di soldati torneranno a casa“. Ma oggi era stato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a frenare su questa ipotesi, affermando: “No a decisioni o ritiri unilaterali: toghether out or toghether in”.
Oggi, dopo l’incontro a Palazzo Chigi tra il premier Berlusconi e i ministri La Russa, Calderoli, Frattini, Maroni e Tremonti ed il sottosegretario Letta, è stato quindi deciso che l’importo complessivo per le missioni ammonterà a circa 700 milioni di euro, comprensivi di altri tre mesi di impegno in Libia, mentre verrà ridotto di circa 600 uomini il contingente in Libano.
Il ministro Calderoli, invece, ha annunciato che “Dei 9950 militari attualmente impegnati, 2078 uomini rientreranno a casa entro fine anno”, e di questi, ha aggiunto, “mille uomini rientreranno entro il 30 settembre 2011, mentre gli altri 1078 entro il 31 dicembre 2011″.

Affonda barcone a largo della Tunisia, 150 annegati

Foto: AP/LaPresse

L’Agenzia Onu per i rifugiati ha precisato oggi che i 150 corpi che in un primo momento sarebbero stati “recuperati” sulla costa tunisina, dopo il naufragio di un barcone diretto a Lampedusa andato in avaria mercoledì, sarebbero da considerarsi “annegati“. La Croce rossa tunisina, infatti, aveva inizialmente parlato di 150 corpi recuperati in mare, e il suo coordinatore Moez Barkallah aveva spiegato che 123 corpi erano stati recuperati e portati all’obitorio di Sfax. In seguito, Barkallah ha precisato che non si trattava di informazioni ufficiali e che lui non aveva visto di persona i cadaveri nell’obitorio. Alla fine, ieri sera, una nota dell’Unhcr ha chiarito che i clandestini sono annegati, ma i corpi non sono stati recuperati. Oltre ai circa 150 annegati, vi sarebbero anche più di 200 dispersi, mentre la guardia costiera tunisina ha recuperato circa 570 persone, fra le quali vi sarebbero “100 donne e bambini”.

Fukushima, Tepco maxi perdita da oltre 8 miliardi di euro

Foto: Ap/LaPresse

La Tepco, azienda che gestisce la centrale nucleare di Fukushima, quella più colpita dal potente Tsunami dello scorso 11 Marzo, segnala una perdita di oltre 1.000 miliardo di yen, pari a circa 8,5 milioni di euro. La Tepco in una nota dichiara che i reattori 1,2,3 3 e 4 verranno “de commissionati” nei prossimi giorni. La Tepco, inoltre informa di aver completamente abbandonato il precedente piano di aumento dei reattori presenti a Fukshima.

Lo smantellamento dei quattro reattori presenti a Fukushima, comporta una perdita di oltre 207 miliardi di yen. La Tepco, continua nella nota, informa che sarà necessaria una cura dimagrante del personale, sono previsti, quindi, dei tagli nei posti di lavoro attualmente assunti. Maggiori dettagli saranno elaborati entro la fine dell’anno.

Obama: “Sostegno alla democrazia in Medio Oriente. Israele torni ai confini del ’67”

Foto: Ap/LaPresse

Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, a due anni dal suo discorso al Cairo, ha illustrato oggi, in un altro atteso discorso, la strategia americana verso il mondo arabo. Obama ha promesso sostegno alle riforme e al passaggio verso la democrazia in tale regione, pur precisando che non è possibile imporre cambi di regime dall’estero. Ma dal presidente americano è venuta anche un’inattesa presa di posizione sulla questione israelo-palestinese, proprio prima di incontrare, domani, il premier israeliano Benjamin Netanyahu.
Per Obama, lo status quo tra israeliani e palestinesi “non è più sostenibile”, e da una parte Israele ha diritto alla sua sicurezza, dall’altra i palestinesi alla loro indipendenza, che non potranno raggiungere “negando a Israele il diritto di esistere”. Andrebbero quindi creati “due Stati per due popoli“,che riescano a vivere pacificamente uno accanto all’altro, e andrebbero ripresi i negoziati, mentre il futuro Stato palestinese, secondo il presidente statunitense, andrebbe smilitarizzato, e i confini dovrebbero ricalcare quelli del 1967.
Spiega Obama: “Per decenni il conflitto arabo-israeliano ha portato la guerra nella regione. Il popolo palestinese non ha ancora uno Stato. Per molti è impossibile un passo avanti, ma io non sono d’accordo.” E assicura: “Gli Usa faranno tutto quello che è necessario per andare oltre l’attuale empasse”.