Primarie USA: La Pennsylvania è Clinton’s Country

Tutti lo sapevano e ciò che già ieri avevo pronosticato si è trasformato in realtà; la Pennsylvania è ufficialmente “Terra di Hillary” che con praticamente il 95% dei seggi scrutinati è in vantaggio di 10 punti (55% contro i 45 di Obama) quindi con un gap abbastanza rassicurante che ci permette di affermare con certezza la sua vittoria,

Non è un mistero, e lo avete notato anche leggendo i miei articoli pre-primaria, che la Pennsylvania sarebbe stata terra di vittoria per Hillary, in compenso tutti si chiedevano invece di quanto avrebbe vinto la senatrice.

10 punti di differenza sono un bel vantaggio per la Clinton, che così riesce ad accaparrarsi una bella fetta di delegati della Pennsylvania. In totale ve ne erano in palio 158. Con i risultati ottenuti, la Clinton ne ha conquistati 28 in più del suo avversario accorciando le distanze da Obama.

Primarie USA: Giochi di Predizione

Oggi è il grande giorno, finalmente, delle primarie in Pennsylvania. Ed è giunto il momento di dare il mio personale pronostico alla situazione.

Le ultime ore si sono rivelate come un vero e proprio countdown, con gli elettori che si ritrovano nella testa le parole che rimbombano dei due candidati. Da una parte vi è Obama è il suo discorso riguardo il post-Bush:

Abbiamo una possibilità reale di scelta in queste elezioni qualsiasi democratico sarà meglio di John McCain. E chiunque di noi tre sarà meglio di George Bush

Primarie USA: Volata in Pennsylvania

Siamo a pochissime ore dal Pennsylvania day. Un giorno importante per la fazione democratica, perchè da qui alle prossime 11 tappe il candidato democratico inizierà a prendere forma.

Dietro alla rabbia dei grandi capi democratici, che vedono in questa battaglia all’ultimo sangue tra Obama e Clinton come un piacere regalato ai repubblicani, si nota una strenua lotta tra i due candidati.

Sul lato degli spettatori, in questo caso, interessati c’è John McCain. Un McCain che è passato alle cronache in questi giorni per un gesto, dispregiativo, nei confronti di un delegato repubblicano dell’Iowa. Insomma il buon John non sa proprio più cosa fare, per ammazzare il tempo mentre aspetta che i due “bambini” smettano di litigare.

Primarie USA: L’arma segreta di Obama

Siamo giunti ormai nel 2008. L’evoluzione tecnologica e tutto quello che ne comporta hanno condotto la società ad un’evoluzione che nella mente di molti, difficilmente si sarebbe potuta realizzare. Quanti, anche solo 20 anni fa, avrebbero pensato che il volantinaggio si sarebbe evoluto a tal punto da arrivare fino alla nostra posta elettronica?

La tecnologia e l’innovamento che essa ha portato, ma soprattutto la presenza, quasi assillante dei media nella vita di tutti i giorni, hanno reso la multimedialità il concetto di base della nostra società civile, e probabilmente futura.

Così nel paese più economicamente forte di tutto il nostro pianeta, ovviamente gli Stati Uniti, non potevamo aspettarci altro se non una primaria assolutamente dipendente ai media. Nel bene e nel male avrebbero fatto la differenza.

Primarie USA: L’amore ai tempi delle…elezioni

Nella mia ancora giovane vita, non ho mai avuto modo di vivere da protagonista una campagna elettorale. Questo desiderio rimarrà tale finche, un giorno, non deciderò di scendere attivamente in politica, cosa che mi piacerebbe fare in futuro e chissà che poi un giorno non ci vedremo tutti quanti in parlamento.

Non era di certo un picchetto elettorale quello che volevo proporvi. Provate voi ad immedesimarvi in un qualsiasi candidato alle primarie USA. Migliaia di chilometri ogni giorno da percorrere, avendo sempre la propria famiglia accanto anche nei momenti difficili. Ma come potete immaginare i candidati non si spostano da soli, ma insieme a tutto il loro team.

Ogni gruppo di lavoro è composto da elementi chiave. Ogni componente di questa squadra è adibito ad un particolare ruolo del quale poi è direttamente responsabile e, in caso di insoddisfazione da parte del candidato, può anche vedere compromessa la propria posizione.

Primarie USA: Philadelphia voti Obama

La libertà di pensiero e di parola penso sia, almeno a mio modo di vedere, l’indice più importante di civilizzazione di un paese. Questo perchè uno stato che non ha paura di fare dire ai suoi cittadini tutto ciò che desiderano è uno stato profondamente maturo. Si noti bene che ho detto pensiero e parola non cavolate di qualsiasi specie. E per avere la maturità di un paese bisogna che prima di tutto siano maturi i suoi cittadini.

E in questo spirito di maturità a stelle e strisce ecco che il Philadelphia News, giusto in prossimità delle nuove primarie democratiche che si terranno martedì, decide di titolare il suo giornale con quattro parole che lasciano veramente ben poco all’immaginazione:

Vote For Barack Obama

Credo che la traduzione possa dirsi scontata. Come si può ben capire il quotidiano di Philadelphia invita i suoi lettori a votare per il candidato “coloured” dei democratici.

Primarie USA: Clinton – Obama è “No Holds Barred”

La politica non è l’unico argomento che seguo nella mia vita, ma come potete ben capire, osservando la mia costante presenza sul lato “Primarie made in USA”, sono un ragazzo particolarmente appassionato del mondo d’oltre oceano e, come si può ben comprendere, non solo della politica e della cultura, ma ovviamente anche dello sport.

Lo sport a stelle e strisce è ai miei occhi, qualcosa di fenomenale. Non è facile descriverlo. Un evento sportivo non porta con se la mera competizione agonistica, ma anche tutta una mentalità che vi sta alle spalle che coinvolge lo spettatore dall’inizio alla fine. Secondo me lo sport americano o si ama o si odia.

Ora vi faccio un esempio molto semplice, che vuole essere sia una proposta che allo stesso tempo una mia provocazione. Torniamo indietro di qualche giorno quando ancora non sapevamo che il buon “fantino” avrebbe vinto le elezioni, decidiamo di ritornare a sabato sera, ore 20.30, magari a Torino, dove nello scenario dell’Olimpico si svolgeva Juventus – Milan. E come apri-serata un bel faccia a faccia elettorale tra uno juventino e un milanista, diciamo due persone che erano in viaggio particolarmente in quei giorni, lo juventino “piddino” Veltroni e il milanista per eccellenza, Silvio “The Winner” Berlusconi.

Primarie USA: Obama il post-comunista

Se nel nostro bel paese le elezioni sono ufficialmente concluse ed hanno visto vincente il lato “basso” della politica italiana (basso proprio in altezza, e non so se ci capiamo), negli Stati Uniti la lotta è ancora accesa e per Obama sembrano aprirsi scenari che potrebbero compromettere sempre più la sua candidatura.

Quale potrebbe essere la peggior piaga per un candidato nel paese più potente del mondo è semplice: essere accusato di essere degli altri, di essere di quelli “contro”, insomma di essere un comunista. Poi soprattutto vedendo anche i risultati ottenuti in Italia dai seguaci di Marx in questo momento, spero per Obama che questo scenario si chiuda il più presto possibile.

Se poi queste parole escono dalla bocca del senatore Joe Libermann, che conosce Barack Obama da molto tempo, allora c’è veramente molto di cui preoccuparsi.

Primarie USA: Le verità nascoste di Hillary

Tutti noi abbiamo dei segreti. Segreti nascosti che a volte preferiamo non tirare fuori, che preferiamo restino dove sono per evitare qualsiasi genere di problema. Rimangono dentro di noi anche se avremmo una gran voglia di tirarli fuori perchè potrebbero compromettere un amico vicino a noi. O magari anche solo un conoscente.

Non preoccupatevi non mi sono trasformato improvvisamente in un maestro zen che ha intenzione di proporvi la sua dottrina di vita. Però se rileggete il concetto di cui sopra e al posto dei due amici, sostituite Hillary Rodham Clinton e Barack Obama (che forse sarebbe meglio definire nemici-amici), otterrete l’attuale situazione democratica.

Le primarie democratiche si stanno portando in questo modo. I due candidati hanno dalla loro dei punti forti che hanno permesso ad entrambi di giungere fino a questo punto ancora appaiati. La Clinton ha dalla sua la “storicità” del partito, ha al suo fianco un uomo che è stato il Democratico per molti anni (chi si scorderà mai le sue legislature? E non parlo solo di politica…). Obama ha dalla sua la freschezza, il volto nuovo, la voglia di esserci in quel posto. Porta entusiasmo a volte un po’istintivo che lo lascia cadere in situazioni poco felici.

Primarie USA: Obama e il popolo delle “small-town”

Il 22 aprile si avvicina. Una giornata fondamentale per la corsa democratica verso la Casa Bianca, perchè sarà l’ennesima tappa delle primarie che decreteranno il candidato democratico alle presidenziali.

I dati attualmente vedono in vantaggio Barack Obama che ha conquistato 1638 delegati contro i 1502 della Clinton. Per poter vincere la nomination saranno necessari 2025 delegati.

E’ancora parecchia la strada da fare, se poi lungo questa strada ci si impegna a favorire anche i propri avversari, il tragitto diviene ulteriormente tortuoso, reso tale dal fondo che si è sconnesso a causa nostra.

Primarie USA: Il destino di Randy Rhodes

E noi ci lamentiamo di Michele Santoro o di Daniele Luttazzi. O meglio non siamo noi a lamentarci, ma i politici, che li definiscono, forse con troppa smania, dei presentatori troppo di parte.

Andare in certi programmi per molti politici risulta, a loro modo di vedere, sfavorevole proprio perchè, se si tratta di essere “scomodi” agli occhi del presentatore, questo farà di tutto, dalle domande agli atteggiamenti, per far innervosire l’esponente politico di turno.

Fortuna di Randi Rhodes è quella di non abitare in Italia, ma nonostante questo per lei non è bastato. Cerchiamo di fare un po’ di cultura a stelle e strisce per comprendere chi sia Randi Rhodes e soprattutto per capire cosa mai abbia combinato per acquistare tanto spazio in una rubrica dedicata alle primarie.

Primarie USA: Ecco perchè Hillary non vincerà

Ogni elezione, sia questa politica, amministrativa, regionale o qualsiasi altra, viene sempre accompagnata da una campagna elettorale. Quest’ultima oltre a comportare un’ingente spesa per le tasche del candidato (ma come ad esempio in Italia, le tasche sono quelle dei contribuenti), diviene anche il modo di dare visibilità alla propria persona e alla formazione che si guida.

L’importanza di avere visibilità non si ha solo ed esclusivamente in Real Life, ma anche nella Second Life virtuale. Esempio concreto lo si può vedere dall’articolo che vi suggerisco di leggere sulle politiche italiane che trovate qui, su politicalive, con la doppia intervista tra Roberto Fiore e Flavia D’Angeli.

La perfezione in questo ambiente risulta fondamentale, perchè nello stesso momento non bisogna solo convincere i propri elettori a rinnovare la propria fiducia, ma bisogna anche convincere eventuali indecisi a venire dalla propria parte.

Primarie USA: McCain e il problema degli sciiti

La campagna elettorale negli Stati Uniti prosegue, come in Italia d’altronde. Ma se nel Bel Paese è diventata una gara a chi la spara più grossa, ormai credo che il prossimo candidato dirà che aumenterà gli stipendi di 500 euro e poi andrà dritto a Parco della Vittoria, negli Stati Uniti la situazione del “chi la spara più grossa” non si basa sulle promesse, quanto sulle gaffe.

D’altronde nel paese a stelle e strisce non si cerca mai di fare promesse impossibili quanto invece si cerca di rivangare nel passato di ogni candidato e scoprire tutte le piccole macchie della sua carriera politica.

Certo che se queste pecche emergono senza che bisogni andare a cercare nel passato, tutto diventa più semplice. Per di più non solo nel presente ma anche in tv, in diretta, su CNN.

Primarie USA: Mark Penn? Sei stato nominato

Uno per tutti e tutti per uno. Questo era il moto dei tre moschettieri (che poi erano quattro perchè tra loro vi era anche D’Artagnan). Sapevano anche loro quanto il gioco di squadra fosse indispensabile per la perfetta riuscita di ogni missione. Lottare insieme come un sol uomo per la riuscita del proprio obiettivo.

Questo sarà stato sicuramente anche il discorso che Hillary Clinton avrà fatto a tutto il suo entourage quando, parecchi mesi fa, decise di candidarsi in queste primarie come democratica.

L’esperienza che il marito Bill le avrà passato, a parole ovviamente, si sarà basata sul concetto più semplice, quel concetto che ognuno di noi prenderebbe a cuore per un obiettivo importante quanto la presidenza degli Stati Uniti, ovvero prendersi al fianco solo persone di cui ti fidi ciecamente.