Prendetevi le nostre impronte


Mentre il paese è distratto, come sempre, dalle imprese del cavaliere in tema di giustizia (Ma và!), è cominciato il censimento della popolazione rom in Italia. E si registrano i primi “ammutinamenti”.


Uno, e solo per esempio, è quello del prefetto di Roma – dico Roma – Carlo Mosca, che ha escluso dalle misure operative quella della raccolta delle impronte digitali. Lo stesso dicasi per Milano, dove per i primi campi censiti non è ancora stata messa in atto la schedatura dei dermatoglifi (se volete fare bella figura con gli amici…). Ecco, l’atteggiamento dei prefetti di Roma e Milano la dice lunga sulla popolarità della scelta operata dal ministero dell’Interno, Roberto Maroni, di includere questa misura nelle operazioni di censimento, e di farlo anche per i minori (orrore!).


Come se non bastasse, ieri abbiamo assistito, nel corso di alcuni telegiornali, al censimento di alcuni campi nomadi di Napoli. La sorpresa è stata grande nel vedere il “papello” con i dati necessari all’identificazione. Accanto alle classiche generalità e allo spazio dedicato alle impronte, leggiamo la voce “religione” (orrore!). A spiegare in modo inequivocabile il perchè di questi orrori, qualora ce ne fosse bisogno, ci pensa con efficacia e lucidità il presidente della Comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo.


“Noi sappiamo che la guerra in ex Jugoslavia è scoppiata solo dopo le identificazioni etniche, cioè dopo che si era stabilito chi erano i serbi, chi erano i bosniaci e chi erano gli altri. E cito questo per non richiamare l’identificazione degli ebrei”. Impagliazzo ha poi mostrato la copia di una carta antropometrica di identità: un documento utilizzato dal regime di Vichy nella Francia occupata per identificare i nomadi molto simile alla scheda utilizzata dal commissario delegato per l’emergenza insediamenti comunità nomadi nella regione Campania. “Nel documento del regime di Vichy – ha sottolineato Impagliazzo – venivano prese tutte le dieci impronte digitali, la fotografia e figurava la dicitura nomade, ma non c’era la religione. Su quello italiano (di Napoli ndr.), che anticipa la futura schedatura che avverrà a livello nazionale, invece, c’è scritto ‘ortodosso’ e ‘rom di Serbia’”.


Per questo insieme all’ARCI l’associazione da lui presieduta ha deciso di organizzare una raccolta di impronte digitali da consegnare al Viminale, come vero e proprio atto “tangibile” di opposizione alle misure previste dal decreto sulla sicurezza.

E’ già iniziata la schedatura e la rilevazione delle impronte digitali dei rom, minori compresi, nei campi rom con lo scopo di “censire” quanti vi risiedono. Una misura fortemente voluta dal ministro Maroni, nonostante l’indignazione con cui è stata accolta da gran parte dell’opinione pubblica.

Forti perplessità sulla legittimità di un simile provvedimento ha espresso anche il Commissario europeo ai diritti umani. Associazioni laiche e cattoliche, italiane e internazionali, intellettuali, artisti, giornalisti, politici hanno denunciato il razzismo di questa misura giudicata un grave vulnus della democrazia e della Convenzione per la tutela dei diritti del fanciullo. Un atto discriminatorio e persecutorio.

E’ necessario dare visibilità, anche con azioni simboliche, alla nostra indignazione.

Il 7 luglio, a Roma, in Piazza Esquilino, dalle 17 alle 20, l’Arci, col sostegno dell’Aned, organizzerà una “schedatura” pubblica e volontaria, raccogliendo le impronte digitali di tutte le persone che condividono la nostra protesta. Centinaia di impronte che invieremo al ministro con un messaggio:

Prendetevi le nostre impronte

NON TOCCATE I BAMBINI E LE BAMBINE ROM E SINTI

Con noi, a farsi “schedare”, ci saranno anche Moni Ovadia, Andrea Camilleri, Dacia Maraini, Ascanio Celestini e tanti altri.

A tutte le forze politiche di opposizione, alle forze democratiche, alle associazioni, ai media, ai singoli chiediamo di aiutarci a fermare questo scempio della vita civile e democratica del nostro paese, in cui il razzismo è ormai pratica di governo.

Roma, 2 luglio 2008

Il ministero ha nel frattempo fatto sapere che la misura dell’identificazione tramite impronte digitali “non è perentoria”, e che saranno rilevate solo “se un minore non è riconducibile ad una famiglia”. Quella che sembra essere una marcia indietro arriva al termine dell’incontro tra il ministro e i rappresentanti dell’Unicef italiana. Forse l’effetto propagandistico della originaria dichiarazione ha esaurito il suo compito. O forse no. Vedremo.


Poi, un giorno di questi, per farci una risata, parleremo della presenza di rom e sinti in Italia. E nel resto d’Europa. Dati alla mano. Ma questa è un’altra storia.

1 commento su “Prendetevi le nostre impronte”

  1. Ma…i dati su certe materie che riguardano l’intima interiorità dell persone NON erano definiti dati sensibili che nessuno poteva sapere se nn col consenso informato del soggetto interessato?????
    E’ molto interessante: la PRIVACY degli intercettati, che spesso sono corrotti, medici che affettano pazienti, protettori di vallette……viene tutelata….e la violazione tacciata di stalinismo giustizialismo….la PRIVACY su razza e religione(che nn hanno alcuna attinenza con reati) viene violata….e nn da un giudice terzo ed imparziale…ma dal prefetto che dipende dal ministero dell’interno organo di parte(governo)…il precedente è periocolosissimo in quanto col voto ai comunitari si potrebbe registrare un uso strumentale dei censimenti: es la popolazione rumena vota a sinistra..e la destra li scheda…la popolazione ucraina vota a destra e la sinistra li scheda….

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