Vaticano Spa, l’archivio nel nome di Dio

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Un libro da leggere. E una storia che non è ancora stata raccontata. Parla di operazioni finanziarie fatte passare per opere di carità e fondazioni di beneficenza. Parla della finanza del Vaticano. Il punto di partenza? Un archivio dalle proporzioni gigantesche, quattromila documenti reperibili in Svizzera oggi da tutti. Documenti che sono relazioni riservate, bilanci, verbali, bonifici e lettere.

Un libro scritto da Gianluigi Nuzzi, inviato di “Panorama”. Un giornalista che ha collaborato con il Corriere della Sera e con Il Giornale. Un giornalista che si interessa e segue le maggiori  inchieste giudiziarie con implicazioni politiche e finanziarie in Italia dal 1994. E l’anno scorso è stato il primo ad avere accesso all’archivio segreto di monsignor Renato Dardozzi, morto nel 2003 e tra le figure più importanti nella gestione dello Ior, la Banca Vaticana, fino alla fine degli anni Novanta.

Da una lettera riservata di Angelo Caloia, presidente del Consiglio di sovrintendenza dello Ior, al segretario di Stato, cardinale Angelo Sodano.

Si ha la sensazione netta che ci si trovi di fronte, tutti, a un potenziale esplosivo inaudito, che deve essere doverosamente portato a conoscenza delle più alte autorità

Nella presentazione del testo l’editore, ChiareLettere, scrive: Sembrava una storia conclusa con gli scandali degli anni Ottanta. Una storia affatto chiara, che ha protagonisti chiamati Marcinkus, Sindona e Calvi. Dopo la fuoriuscita di Marcinkus dalla Banca del Papa, parte un nuovo e sofisticatissimo sistema di conti cifrati nei quali transitano centinaia di miliardi di lire. L’artefice è monsignor Donato de Bonis. Conti intestati a banchieri, imprenditori, immobiliaristi, politici tuttora di primo piano, compreso Omissis, nome in codice che sta per Giulio Andreotti. I soldi di Tangentopoli (la maxitangente Enimont) sono passati dalla Banca vaticana: titoli di Stato scambiati per riciclare denaro sporco. Depositi che raccolgono i soldi lasciati dai fedeli per le Sante messe trasferiti in conti personali, con le più abili alchimie finanziarie. Lo Ior ha funzionato come una banca nella banca. Una vera e propria “lavanderia” nel centro di Roma, utilizzata anche dalla mafia e per spregiudicate avventure politiche. Un paradiso fiscale che non risponde ad alcuna legislazione diversa da quella dello Stato del Vaticano. Tutto in nome di Dio.

Buona lettura.

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