Voli di Stato, I don’t fly commercial

voli di stato

E’ scoppiata la polemica per i voli di Stato. Come funzionano gli aerei blu? A regolarli c’è una direttiva del presidente del Consiglio, emanata il 25 luglio del 2008. Il documento abolisce tre precedenti direttive, emanate da Romano Prodi tra settembre 2007 e gennaio 2008. Direttive “prodiane”, che restringevano la gestione libera dei passeggeri sui voli di Stato.

Nella nuova direttiva, il trasporto aereo è ad appannaggio delle più alte cariche: il presidente della Repubblica, i presidenti di Camera e Senato, il presidente del Consiglio, il presidente della Corte Costituzionale e gli ex presidenti della Repubblica.

Il trasporto di Stato può essere, però autorizzato anche in altri casi: per i ministri e per le delegazioni ufficiali degli organi costituzionali. Nell’eventualità in cui sussistano, però, comprovate ed inderogabili esigenze di trasferimento connesse all’efficace esercizio delle funzioni istituzionali e se non sono disponibili voli di linea né altre modalità di trasporto compatibili con l’efficace svolgimento di dette funzioni”. Il principio può essere esteso anche a viceministri e sottosegretari, anche se solo in casi eccezionali.

Con le direttive dell’epoca Prodi (abrogate, appunto, dalla presente), i costi della faccenda erano diminuiti, passando da 51 (dato del 2005) a 28 milioni nel 2007. Il volo di Stato era, almeno in teoria, limitato solo ai componenti della delegazione indicata nella richiesta a palazzo Chigi. E anche i giornalisti al seguito pagavano, eventualmente, un biglietto.

Se ci pensate, l’unico in Spagna a girare con voli di Stato è il re. Recentemente la regina Sofia, che aveva dei giri e delle visite private da fare, ha viaggiato con Ryanair.

In Italia, invece, l’imperativo è quello di Naomi Campbell: I don’t fly commercial.

Per l’articolo 5 della suddetta direttiva, infatti, possono salire “esclusivamente le personalità destinatarie del volo e ai componenti della delegazione della missione istituzionale espressamente indicati nella richiesta”. Ma c’è sempre un “ma” all’italiana. In via del tutto eccezionale e previa rigorosa valutazione», si può imbarcare personale estraneo alla delegazione «ma accreditato al seguito della stessa su indicazione dell’Autorità anche in relazione alla natura del viaggio, al rango rivestito dalle personalità trasportate, alle esigenze protocollari ed alle consuetudini, anche di carattere internazionali“. Comunque il trasporto aereo di Stato è concesso “secondo criteri di economicità e di impiego razionale delle risorse, previa rigorosa valutazione dell’impossibilità, dell’inopportunità o della non convenienza di ricorrere ad altri mezzi di trasporto“. Rigorosa impossibilità.

2 commenti su “Voli di Stato, I don’t fly commercial”

  1. Mi ha scritto Tonino
    Scritto da Gianluca Perricone

    …Ho tirato un sospiro di sollievo: Antonio Di Pietro ha scritto anche a me! La missiva, firmata da “Noi dell’Italia dei Valori”, l’avevano ricevuta in tanti: fino a quando non l’ho trovata nella mia cassetta postale, mi sembrava di morire. Che ho fatto di male, mi chiedevo, ce l’ha con me quell’uomo perché collaboro con Giustizia Giusta e l’Opinione? O forse perché non faccio follie per Marco Travaglio e le sue velinate?
    Avevo appena appreso dal sito Internet del Di Pietro il suo grido di battaglia: «Io mi sento un partigiano della nuova resistenza». La cosa mi aveva fatto piacere e sorridere al tempo stesso: ve lo immaginate Tonino, sulle montagne, armato di fucile, a combattere per una (che sia una) causa? Fino al trattore ci possiamo anche stare, ma ad immaginarmelo combattente in mezzo ai boschi delle alture italiche, proprio non ci riesco.

    Esco per andare all’edicola, e, al rientro, ecco la sorpresa: nella buca delle lettere la missiva dell’IdV firmata dal presidente-padrone: l’emozione ha la meglio sulla mia già debole psiche. Mi scrive, mi conosce (o, almeno, conosce il mio indirizzo), sostanzialmente vorrebbe il mio voto (ma questo è un altro discorso).
    Apro la busta e scopro, prima di tutto, che «l’obiettivo dell’Italia dei Valori per l’Italia è: tornare in Europa». Certo, scritto da chi, dalle parti del Parlamento europeo c’è stato assai poco nel corso della legislatura che sta per finire, non è un buon inizio ma lascia sperare: almeno si viene a sapere che, nelle intenzioni, il Nostro ha voglia di ritornare a lavorare (a Strasburgo).
    E poi si viene a scoprire, ad esempio, che Di Pietro è per l’eolico, il solare, la raccolta differenziata, e che si batterà per l’inserimento della “conoscenza obbligatoria di una seconda lingua fin dall’infanzia” (che detto da colui che ha trasformato la grammatica italiana in una fantasmagoria è tutto un programma…).
    Apprendo inoltre, tramite la medesima missiva, che dall’Europa “provengono ogni anno miliardi di finanziamenti che nel nostro Paese finiscono in larga parte nelle tasche della criminalità organizzata, di lobby economiche e dei partiti”. Ed ecco il Tonino che più ci piace, quello che spara sugli altri per non rimanere colpito da qualche proiettile vagante: “Occorrono trasparenza ed onestà nella gestione dei finanziamenti, e servono anche persone che abbiano volontà di cambiare le cose”. Da tutto questo ho provato a dedurre che: 1-Antonio Di Pietro è a conoscenza che criminalità organizzata, lobbies (lobby è singolare, caro Tonino…) e partiti incassano illecitamente i finanziamenti europei e non lo ha mai denunciato; 2-Antonio Di Pietro ammette il proprio fallimento come deputato europeo, considerando il fatto che è ancora alla ricerca di qualcuno che abbia la “volontà di cambiare le cose”; 3-Antonio Di Pietro, proprio lui, chiede (agli altri, naturalmente…) “trasparenza ed onestà nella gestione dei finanziamenti”.
    Infine la chicca, il punto 10 della missiva di cui sopra, laddove viene espressamente richiesta “l’applicazione delle sentenze europee entro 60 giorni dalla loro approvazione”: che il Nostro si riferisse alle condanne che l’Italia ha beccato per i vari ritardi e per le goffaggini commessi dagli ex colleghi del Di Pietro?
    “Tornare in Europa”? Ma non sarebbe meglio tornarsene a Montenero di Bisaccia e, magari, una volta per tutte?

Lascia un commento