Chi ha paura di Beppe Grillo parte II

Signor Presidente della Repubblica Italiana,
permettetemi, grato, per la benevola accoglienza che un giorno avete fatto, di inviarmi la vostra approvazione per mia la raccolta di testimonianze sul precariato, di dirvi che la Vostra stella, se felice fino ad ora, è minacciata dalla più offensiva ed inqualificabile delle macchie. Ma quale macchia di fango sul Vostro nome, stavo per dire sulla Repubblica che rappresentate, soltanto quell’abominevole affare della Campania!

Comincia così la libera interpretazione del j’accuse di Emile Zola in chiave moderna e grillante. Tutta italiana.

Franzoni opera

A rischio di sembrare insensibile. Quello che volete. A rischio di sembrare cinica e giustizialista, e di scontrarsi soprattutto con la nutrita schiera di Franzoni fans. Ma veramente, quanto accaduto, nuovamente, in questi giorni, mi perplime.
Dunque, lo Stato Italiano, nel suo più alto organo, la Cassazione, ha confermato la sentenza di colpevolezza per la Franzoni. 16 anni la sua pena. Il delitto è stato commesso nel 2002. La Franzoni entra in carcere dopo 6 anni.
La prima notte nel carcere Dozza di Bologna, Anna Maria Franzoni l’ha trascorsa tranquilla, guardata a vista da due agenti della Polizia penitenziaria nel timore che potesse compiere un gesto incolsulto. Erano quasi le tre quando ha varcato il portone del carcere accompagnata dai carabinieri. La lunga attesa era finita qualche ora prima nella casa di un’amica sull’appennino bolognese, a Ripoli Santa Cristina. In mattinata una breve passeggiata nel cortile della struttura, qualche parola scambiata con l’agente donna che l’accompagnava. Poi, l’incontro con lo psicologo.

“Spingendo la notte più in là” per non dimenticare Calabresi

Calabresi. Un cognome importante, pesante, che si porta sulle proprie spalle una storia, una lotta, un significato di ribellione a tutto ciò che è terrorismo. A tutto ciò che è violenza ingiustificata.

E andato infatti in scena, alla Fiera del Libro di Torino, il nuovo libro di Mario Calabresi dal titolo “Spingendo la notte più in là”. L’opera di Calabresi è un documento autobiografico che riprende la sua vita e non solo, come anche indica il sottotitolo “Storia della mia famiglia e di altre vittime del terrorismo”

Il terrorismo di cui parla Calabresi non è quello che oggi vediamo di carattere religioso che, fortunatamente, ci riguarda solo di striscio, che è “lontano” da noi, seppur ci ha colpito nei tragici eventi in Medio Oriente, tra cui il più noto è l’indimenticabile Nassyria. Il terrorismo di cui parla l’autore è quello politico, è quello degli opposti estremi, che negli anni 70-80 hanno dilaniato il nostro paese.

Happy Birthday Israele

60 anni. E non li dimostra. Ma soprattutto nonostante i tanti problemi, conflitti e diatribe diplomatiche, Israele è ancora là, lo stato stoico, voglioso di esserci ma soprattutto di rimanerci.

Un compleanno particolare, che avverrà ufficialmente tra qualche giorno il 14 maggio, ma che ha un grande significato, talmente importante da venire premiato con la posizione di ospite d’onore alla fiera del libro di Torino.

Il Lingotto sarà il luogo della festa, una festa che dovrebbe essere coperta solo di gioia, di soddisfazione, di ringraziamenti e che invece è macchiata, come spesso accade quando il medioriente viene messo al centro dell’attenzione, da proteste e contestazioni.

Chi ha paura di Beppe Grillo?

Due anni di fatiche. E un prodotto finale, un gioiellino. Il V-Day del 25 aprile a Torino, è, praticamente arrivato. Ed ecco che esce, per le edizioni Selene, il primo libro-saggio crossmediale su quello che è stato un comico genovese, e che ora è il fenomeno – politico, parapolitico – per alcuni inquietante, per altri esaltante.
Il libro porta la firma di Federica De Maria, Edoardo Fleischner ed Emilio Targia. I tre sono stati alle calcagna del Grillo per più di due anni. Storia di una blogstar e di come è andata.
Chi è Beppe Grillo?

Io voglio fare il comico! Io non posso essere quello che venite a sentire, la Bocca della Verità, non ce la faccio, non è nei miei toni, non è nella mia personalità!

Thyssenkrupp, destino di operaio

Thyssenkrupp
Che fine ha fatto la Thyssenkrupp? Non fa più tanta notizia, la morte si dimentica in fretta. Gli assessori regionali al Lavoro ed alla Ricerca hanno svolto una comunicazione molto dettagliata, nella seduta del Consiglio regionale , sulla situazione occupazionale della ThyssenKrupp.
La richiesta era giunta da vari consiglieri regionali, e in particolare dal gruppo SDI. Fino a quella tragica data, e all’incidente che ha portato via 7 persone, 7 operai caduti uno dopo l’altro, lentamente, a memento, ecco i dati più recenti riportati dall’assessore al Lavoro: al 27 luglio 2007, alla ThyssenKrupp operavano 322 dipendenti, di cui 269 operai e 53 impiegati. Il 25 luglio 2007, in seguito all’accordo sottoscritto al Ministero dello Sviluppo Economico, l’azienda attivò la procedura di mobilità per 100 lavoratori, a causa della decisione di chiudere lo stabilimento torinese.
Il 2 agosto 2007 venne siglato un accordo sindacale che prevedeva un massimo di 100 licenziamenti, di cui 90 operai, in possesso dei requisiti necessari per accedere al prepensionamento, nel corso od al termine della mobilità, oppure che non volessero opporsi al licenziamento.

Metalmeccanici alla riscossa. Hasta la victoria: 127 euro di aumento per le tute blu

Metalmeccanici
Habemus finalmente il rinnovo. Il contratto dei metalmeccanici si è concluso. E’ un risultato di grande rilevanza sia per i lavoratori, ma soprattutto per il Paese che ha bisogno di stabilità e certezze. E chi l’avrebbe mai detto che il ministro Cesare Damiano avrebbe pronunciato queste parole.
Damiano gongola. Sottolinea come questo accordo, che si è finalmente appena conluso, aiuti a migliorare la tutela dei lavoratori e le loro retribuzioni. Non solo. Per non fare torto a nessuno, questo accordo, nelle parole del Ministro, è favorevole anche per le imprese, che possono accrescere la loro competitività e flessibilità.
Ecce l’accordo, insomma. E’ appena stata raggiunta l’intesa sul rinnovo del contratto dei metalmeccanici. Un accordo che prevede un aumento di 127 euro per i prossimi 30 mesi, 260 euro per chi non fa contrattazione di secondo livello e 300 euro una tantum come compenso del ritardo di nove mesi dalla scadenza del contratto, che verrà erogato a marzo 2008.

Metalmeccanici, per le trattative, semplicemente, non ci sono spiragli

Altan
Rottura annunciata, attesa, quasi banale. E così è stato. La trattativa odierna, tra Sindacati e industrie, non ha trovato, come prevedibile, alcun punto di accordo.
E dopo la rottura, il Governo si interroga. E’ un bel grattacapo, invero. A placare gli animi si impelaga il Ministro del Lavoro, Cesare Damiano. Provando a riallacciare la trattativa tra imprese metalmeccaniche e sindacati di categoria, cercando di capire come arrivare finalmente – e se, a questo punto – ad un complesso accordo per il rinnovo del contratto nazionale, scaduto da ormai oltre sei mesi.
Al Ministro, infatti, non è rimasta altra scelta: ha convocato le parti per domani mattina. Sottolineando il suo augurio ad una ripresa del negoziato. Damiano si è definito interessato e disponibile all’eventuale istituzione di un un tavolo di contrattazione. Un aut-aut: il Ministro non aveva altra scelta, dopo l’odierna apparentemente insanabile rottura di Cgil, Cisl e Uil con Federmeccanica.

Metalmeccanici, riprendono le trattative. Ma non si vedono spiragli

Metalmeccanici
Ripartono oggi le trattative per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici. E sbocciano come fiori selvaggi spontanei scioperi nelle fabbriche: manifestazioni non coordinate e quasi automatiche di sostegno alla vertenza per il rinnovo del contratto, scaduto da ormai più di sei mesi. Dal Nord al Sud, dal Piemonte alla Sicilia, protagonisti oggi gli scioperi spontanei.
Sulla A4 Trieste-Venezia, è stato effettuato un blocco stradale durato circa 20 minuti. Non c’è accordo tra le parti, e sembra non esserci neppure uno spiraglio per raggiungerlo. Le posizioni dei protagonisti appaiono inconciliabili: i sindacati chiedono 117 euro più 30 di perequazioni, gli industriali ne offrono 100 euro più 5 per le perequazioni. Ma non basta. A dividere sono anche varie questioni normative, a cominciare da quella del precariato e dei contratti di lavoro interinale. La vita quotidiana di nuove (ma anche di vecchie, ormai) generazioni italiane al lavoro.
L’incontro di ieri sera si era concluso con una proposta, da parte dei sindacati, sul mercato del lavoro. L’obiettivo dichiarato, per i soggetti coinvolti, è quello di proseguire la difficile trattativa gestendo i punti più delicati passo dopo passo. Ma mancano gli spiragli.

Un solo grido: “Stop alle morti bianche!”

E’stato il “leit motiv” di telegiornali, talk show, programmi di approfondimento di questo dicembre 2007 che ci ha da poco salutato. Un argomento troppo spesso lasciato in disparte, come a definirlo una cosa naturale, una cosa che prima o poi doveva succedere. Parliamo di morti bianche. Un argomento che ai più farà tornare alla mente le tragiche immagini dell’incidente accaduto all’interno dello stabilimento “Thyssen Krupp” di Torino.

Bombardati di informazioni, numeri, interviste. Tante parole, tante proposte, tante idee che purtroppo rimangono tali, non si realizzano. E intanto, anche se ora non lo “vediamo” più con gli occhi della tv, le morti bianche continuano ad esserci, anche nel 2008.

Sono 1300 le morti sul lavoro accadute nel 2005, salite a 1600 circa nel 2006. Un dato in costante ascesa, che diviene ancora più preoccupante se si pensa che non considera le morti dei lavoratori in nero siano questi o no immigrati (clandestini o regolari).

Sciopero!

Manifestazione
Il rinnovo del contratto dei metalmeccanici? Montezemolo lo aveva un po’ liquidato, anche se con tanta bonarietà. Disposto a sedersi al tavolo delle trattative, diceva giorni fa in un’intervista a Il Sole 24Ore. E ora, loro sono in piazza. Sciopero di otto ore e cortei nelle principali città italiane: si manifesta a sostegno della vertenza per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici, scaduto da più di sei mesi.
Cortei che vedranno l’assenza illustre dei segretari nazionali, impegnati dalle 14.30 di oggi in Confindustria per riprendere le trattative. Trattative che sindacati e industriali sperano di riuscire a chiudere per il 15 gennaio, per l’appuntamento della riunione della giunta di Federmeccanica. E i numeri dei cortei sono di tutto rispetto: Torino con 8.000 persone in piazza, Bologna 5.000, Milano 2.000, Palermo 1.300.
Le manifestazioni sono partite questa mattina e dovrebbero terminare nel giro di poche ore. Un blocco dell’autostrada è stato effettuato ad Arese, ad Ancona le tute blu della Fincantieri, e dei cantieri Isa e Crn bloccano il transito delle auto nella zona di piazza Rosselli e via Marconi, il che sta creando disagi per il traffico in entrata e uscita a Nord della città. Anche la tangenziale di Bologna è stata simbolicamente occupata, e ulteriori rallentamenti causati dai cortei si segnalano sulle tangenziali di Milano e a Mestre.

E Franceschini usò la parola sbagliata: “Francese”

D’alema

Dario Franceschini, numero due del neonato – e già assai tribolato – Partito Democratico, ha lanciato mercoledì una proposta che ha scatenato le polemiche più disparate. Il modello francese. Elezione diretta per dare forza al capo del governo. Il 2008 deve essere l’anno del cambiamento se l’Italia vuole reggere la sfida della globalizzazione. E in effetti, la sfida della globalizzazione, con un occhio ai rifiuti di Napoli e un altro agli operai bruciati vivi aTorino, è faccendanon di poco conto. Il Partito democratico non è nato per vivacchiare ma per cambiare il Paese usando la forza che gli hanno dato i tre milioni e mezzo delle primarie. Bontà vostra.

Torino, Capodanno triste

Piazza Castello Torino

E Torino ha scelto di non festeggiare. Tuttii preparativi pianificati per ieri sera, il concerto in Piazza Castello, i fuochi d’artificio sono stati annullati. Il Capodanno torinese è stato un omaggio. Torino porta il lutto per le vittime della ThyssenKrupp, per i sette operai morti che la città non vuole dimenticare. Perchè anche l’ultimo è andato via. Giuseppe De Masi, 26 anni, non ce l’ha fatta: è morto domenica pomeriggio all’ospedale Cto di Torino.

A Nightmare before Christmas – Parte II

Epifani

Credeva di poter passare delle festività mediamente serene. Dopotutto, aveva persino ottenuto la fiducia sulla Finanziaria. E’ andato anche a Kabul, e si è commosso. “Grazie soldati, siete l’orgoglio d’Italia”. Su Alitalia infuriano le polemiche da più parti. Ma ha detto 15 gennaio, e se 15 gennaio non sarà, plausibilmente sarà dopo. Chissà che il panettone non plachi un po’ gli animi. Ma il Professore sa ormai da tempo che i canditi non attaccano con Guglielmo. Perchè Epifani, oltre ad essersi pronunciato sull’affaire Alitalia, ha mandato il suo messaggio alla nazione. Un sindacalista che parla di salari e di fisco.