Presidenziali USA: Florida e North Carolina verso Obama

Il dato ancora non è certo, ma al momento attuale con questo 8 a 3 per McCain, sembrerebbe che in Florida e in North Carolina, due delle terre contese dai due candidati e che potrebbero dare il distacco decisivo a McCain, il vantaggio dovrebbe andare ad Obama il che significherebbe una sola cosa: Partita Chiusa.

Per McCain infatti perdere uno degli stati contesi sarebbe una delle sconfitte più pesanti nelle piccole partite da giocare su ogni stato visto che gli electoral vote persi in quei due stati il leader repubblicano dovrebbe andare a recuperarli in altri stati già democratici. Una situazione decisamente complicata che potrebbe decretare la sconfitta repubblicana prima ancora di iniziare.

Se per ora con questo 8 a 3 per McCain si può ancora sorridere, potrebbe essere solo questione di poche decine di minuti per divenire subito più serio. Tutto questo mentre il South Carolina sembra andrà nelle mani dei repubblicani portando il vantaggio ad un 16 a 3. Un vantaggio che potrebbe essere inutile per John McCain.

Chi ben comincia è a metà dell’opera

I sondaggi hanno sempre parlato chiaro: da molte settimane a questa parte è sempre stato Barack Obama a stare davanti con diversi punti di vantaggio dai 2 ai 12 punti. Ai dati attuali, basandosi sulle possibili promesse di voto e su come la gente si è registrata per la votazione, Obama è intorno ai 280 electoral votes.

Il punto cardine di questa sfida sarà sugli stati “contesi”, ovvero quelli dove i sondaggi non permettono di dire, con una sicurezza quasi assoluta, chi sarà il vincitore. Il fatto è che se McCain dovesse riuscire a vincere in tutti questi stati, comunque, dovrà conquistare uno degli stati che, secondo le previsioni, è in mano ad Obama.

Una sfida insomma che si preannuncia più che impossibile e che potrebbe definirsi chiusa già alle 2, se il North Carolina e la Florida dovessero finire nelle mani dei democratici. Ovviamente rimanete collegati con noi per saperne di più sui risultati di queste presidenziali live on PoliticaLive.com.

Primarie USA: McCain, un re senza corona

In questi giorni democratici e repubblicani si trovano ad avere molti aspetti in comune. Ancora meglio potremmo dire che i loro “premier” candidate Barack Obama, Hillary Clinton e John McCain si ritrovano ad avere molto in comune.

Certo per il povero McCain forse sarebbe stato meglio ritrovarsi ad avere cose in comune solo con Obama, ma putroppo per lui e per il suo partito non è così. Ad ogni primaria, ormai da almeno 3 turni, per McCain è sempre la stessa storia.

75%. Questo è il massimo che il candidato repubblicano riesce a recuperare ad ogni turno di primaria. Niente di più. Certo, direte voi, dalla parte democratica farebbero la fila per riuscire ad ottenere, almeno una volta, un risultato del genere. Assolutamente vero, ma bisogna considerare una condizione fondamentale della primaria repubblicana.

Primarie USA: Il realismo di Hillary

Realismo. Questa è la prima caratteristica che devono avere i candidati presidenziali in una campagna elettorale ed è questo che gli elettori chiedono, prima di tutto, ai loro rappresentanti.

Le promesse hanno fatto il loro tempo e con quest’ultimo anche il periodo del “dico che farò ma poi non faccio”. La gente vuole fatti, vuole opere, vuole elementi materiali sui quali appoggiarsi. Vuole che le promesse vengano mantenute e non rimangano solo parole nel vento.

Ed è proprio il realismo quello che sta avvolgendo Hillary nelle ultime ore. Un sentimento che non colpisce delle possibili promesse non mantenibili, quanto invece quello che le riserverà il futuro, al termine di questa lunga ed estenuante primaria democratica.

Primarie USA: E’definitivamente iniziata l’Obama Era?

Signori e signore forse definitivamente ci siamo. Sembra che, finalmente, per la parte democratica ci sia quasi definitivamente un vincitore. Purtroppo non è una vincitrice, come speravo, ma un vincitore.

I risultati definitivi, leggermente anticipati ieri, hanno portato alla fine al risultato che tutti si aspettavano. Infatti è arrivata la vittoria in North Carolina per Obama e una vittoria in Indiana per la Clinton.

Purtroppo per Hillary però la situazione di pareggio le è risultata sfavorevole, soprattutto perchè se per Obama la vittoria in North Carolina si può definire stracciante, per la Clinton quella in Indiana sarebbe da definirsi al tie-break (visto che abbiamo anche gli Internazionali di Tennis a Roma mi sembra il termine più adatto).

Primarie USA: Fifty fifty

Erano entrambi sfavoriti, sembrava che nessuno dei due avrebbe vinto e, allo stato attuale delle cose, i due contendenti democratici sembrano essersi spartiti equamente la posta in gioco.

Infatti dai primi exit poll delle primarie di ieri in North Carolina e in Indiana i risultati che dovrebbero uscire dalle urne sembrano decretare una sicura vittoria per Obama in North Carolina e un vantaggio, ma non ancora una vittoria certa, per la Clinton in Indiana.

Una situazione che così a prima vista sembra mantenere la situazione con un leggero vantaggio per Obama, che riesce cosi a conquistare qualche delegato in più e ad avvicinarsi alla soglia di 2025 delegati per conquistare la nomination democratica. In realtà non sembra proprio così.

Primarie USA: La sfida degli “underdog”

E’ finalmente giunto il 6 maggio, il I & NC day ovvero l’Indiana & North Carolina day. E dico finalmente perchè ormai la tensione per ogni sessione di primaria si fa sempre più alta, così alta da sperare che la giornata passi il più velocemente possibile e vedere cosa succede.

Infatti queste primarie sono diventate praticamente una “Sudden Death”, una “morte” istantanea per chi, per un errore proprio o per meriti altrui, riesce a spuntarla laddove non doveva vincere secondo i pronostici.

E così i nostri due candidati si presentano a dir poco sulla difensiva per questa sessione “doppia”, probabilmente per riuscire, in caso di risultato negativo, a continuare a testa alta la corsa alla poltrona democratica.

Primarie USA: Barack Obama, l’uomo del popolo?

Ladies and gentleman, signore e signori, madri e padri, figlie e figli, nipoti, nonne, nonni, zie, zii, insomma chi più ne ha più ne metta, ecco a voi il paladino dei cittadini americani Barack Obama.

Non sono impazzito, sono solo personalmente sdegnato dalla attuale capacità di Obama di farsi odiare ai miei occhi, molto probabilmente occhi troppo critici, ma che nonostante tutto rimangono comunque miei.

E’vero che in tempo di elezioni tutto è concesso, soprattutto mostrare i punti deboli dell’avversario, ma l’operazione effettuata sulla sua persona, da parte di Media-Man Obama, ha qualcosa che mi ha stupito tantissimo, e forse mi fa arrabbiare perchè come trovata elettorale la posso definire solo ed esclusivamente eccezionale.

Primarie USA: John Edwards, l’ago della bilancia

Il 6 maggio si avvicina a vista d’occhio. Un martedì. Una giornata che potrebbe essere il giorno dell’apocalisse per Hillary, oppure il giorno del terrore per Obama. Quello di cui siamo certi però è che, quasi sicuramente, sarà il John Edwards day.

Sto osservando la vostra espressione colpita da stupore, con un grande punto di domanda posto sopra la vostra testa e con una questione che vi ronza per la testa, ovvero “Edwards chi?”

I più sportivi potrebbero scambiarlo per Colin Edwards, grande corridore in motocicletta attualmente a cavallo di una Yamaha “privata” in MotoGP, oppure con Johnatan Edwards, altro grande atleta britannico già campione e primatista nel salto triplo. In realtà non stiamo parlando di nessuno di questi, ed ecco quindi il vostro punto di domanda farsi sempre più grande.

Primarie USA: Quello che i repubblicani pensano

Ne ho parlato spesso negli articoli degli ultimi giorni, la lotta democratica sta completamente spaccando a metà l’opinione pubblica a stelle e strisce, dividendo gli elettori democratici non più tra sostenitori di Obama e di Hillary, quanto tra quelli che pensano che potrebbe vincere Obama e quelli che pensano che alla fine la spunterà la Clinton.

Così dopo una campagna elettorale italiana, dove si sono tartassati gli elettori con tutte le storie sul voto utile e affini, ecco che negli Stati Uniti, senza aver bisogno di suggerimenti dall’alto, hanno compreso quanto un voto possa essere utile. Lo è perchè anche un solo punto percentuale può risultare decisivo nel computo dei delegati.

Questo è il pensiero democratico, naturalmente condizionato dal fatto che la gara è ancora aperta, anzi ancora più aperta, specie dopo il colpaccio, seppur previsto, della Clinton in Pennsylvania che ha ridotto ulteriormente lo svantaggio.

Primarie USA: Everybody Hates Obama

Nella giornata di ieri vi ho illustrato come, nello stato dell’Indiana, Hillary Rodham Clinton si sia presa un bel vantaggio conquistandosi il sostegno di Evin Bayh. Ma come già ieri vi ho annunciato le primarie, il 6 maggio, non si svolgeranno solo ed esclusivamente in Indiana, ma anche in North Carolina.

E come per magia, ecco che dopo il sostegno di Bayh annunciato nella giornata di ieri, arriva oggi il sostegno del governatore del North Carolina, Mike Easley.

Ovviamente un sostegno “a parole” quale può essere definito quello di Mike Easley, non è un punto di certezza assoluta per la Clinton. Però se si considera che a livello locale Mr.Easley detiene la maggior parte dei consensi, ecco che un suo spostamento verso lo schieramento Clinton potrebbe portare dei voti decisivi per la candidata in rosa.

Primarie USA: La Pennsylvania è Clinton’s Country

Tutti lo sapevano e ciò che già ieri avevo pronosticato si è trasformato in realtà; la Pennsylvania è ufficialmente “Terra di Hillary” che con praticamente il 95% dei seggi scrutinati è in vantaggio di 10 punti (55% contro i 45 di Obama) quindi con un gap abbastanza rassicurante che ci permette di affermare con certezza la sua vittoria,

Non è un mistero, e lo avete notato anche leggendo i miei articoli pre-primaria, che la Pennsylvania sarebbe stata terra di vittoria per Hillary, in compenso tutti si chiedevano invece di quanto avrebbe vinto la senatrice.

10 punti di differenza sono un bel vantaggio per la Clinton, che così riesce ad accaparrarsi una bella fetta di delegati della Pennsylvania. In totale ve ne erano in palio 158. Con i risultati ottenuti, la Clinton ne ha conquistati 28 in più del suo avversario accorciando le distanze da Obama.