Primarie USA: Il realismo di Hillary

Realismo. Questa è la prima caratteristica che devono avere i candidati presidenziali in una campagna elettorale ed è questo che gli elettori chiedono, prima di tutto, ai loro rappresentanti.

Le promesse hanno fatto il loro tempo e con quest’ultimo anche il periodo del “dico che farò ma poi non faccio”. La gente vuole fatti, vuole opere, vuole elementi materiali sui quali appoggiarsi. Vuole che le promesse vengano mantenute e non rimangano solo parole nel vento.

Ed è proprio il realismo quello che sta avvolgendo Hillary nelle ultime ore. Un sentimento che non colpisce delle possibili promesse non mantenibili, quanto invece quello che le riserverà il futuro, al termine di questa lunga ed estenuante primaria democratica.

Realismo e sconforto. La povera Hillary non è uscita benissimo, a livello personale, dalla ultima sessione in Indiana e North Carolina e sembra quanto mai scoraggiata dalla situazione che le si sta materializzando. In pochi mesi ha visto la sua posizione trasformarsi da vincitrice sicura per i democratici a sfavorita fino a quello che potremmo definire una “dead woman walking”.

Ed è proprio quest’ultima Hillary quella che ci appare nelle ultime ore. Una Clinton che sembra pronta a “morire”, a scomparire da questa primaria che probabilmente le darà ancora poche soddisfazioni.

La conquista del decimo stato più grande degli USA, il North Carolina, da parte di Barack Obama, ma soprattutto con un distacco considerevole, l’ha costretta di molto a rivedere il suo status. Una posizione che è passata ufficialmente da sfavorita a disperata.

Le oggettive possibilità di recupero esistevano prima del 6 maggio. Sarebbe bastato “tenere botta” in North Carolina e stravincere in Indiana. Così non è stato, anzi si sono ottenuti i risultati opposti come già tutti ben sappiamo.

Così ora le prospettive di Hillary, che molto probabilmente non mollerà fino alla fine della primaria, si basano sui superdelegati che al termine della primaria potrebbero optare su di lei, sempre che Obama non raggiunga l’obiettivo dei 2025 delegati.

La campagna elettorale democratica, anche da parte di Obama e Hillary, nelle ultime ore è cambiata. Forse un segno di rassegnazione da parte della bionda candidata. Forse il segno che gli Stati Uniti hanno scelto il loro candidato. C’è voglia di cambiare e c’è anche voglia Obama, il ragazzo che può ancora imparare dagli errori del passato.

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