Il ponte sullo stretto di Messina

Viva il futurismo. Era il tempo delle Elezioni 2008, e la noia e la barba ci colsero.
Il Ponte sullo Stretto. Report non dimentica, e nei giorni scorsi, nella rubrica Com’è andata a finire?, è ritornato su una faccenda già affrontata nel 2002.

Si fa e si disfa dal 1971

L’aggiornamento dellee cronache è il seguente: la prima pietra a metà del 2010, con l’obiettivo ambizioso di inaugurare il ponte sullo Stretto di Messina a inizio 2016. Perchè il Berlusconi IV vuole mantenere la promessa fatta in campagna elettorale. Per un progetto da 6 miliardi di euro.

Briciole all’italiana, come al solito.

Nostra Signora di Confindustria

Tutti noi siamo chiamati a una grande sfida. C’è uno scenario nuovo e irripetibile. Abbiamo la possibilità di far rinascere il Paese

Parola di Nostra Signora di Confindustria, oggi ufficialmente insediatasi dove di dovere. Anche la Signora ha avuto modo di dire che

l’Italia non è un paese per giovani

A me come ai miei coetanei e non solo viene, in effetti, in mente di espatriare almeno una volta al giorno. ALMENO.

Chi è l’Emma? Accento del Settentrione. 43 anni, sposata e madre di una bimba. La sua azienda è specializzata nell’acciaio. Nostra Signora dell’acciaio, di acciaio avrà le palle. Ed è stata eletta con tanto di plebiscito – solo due voti contrari – alla guida di chi veramente comanda, in Italia. Prima donna alla Presidenza di Confindustria, è stata la Primadonna alla Presidenza dei Giovani di Confindustria nel ’96. Una vera e propria chiamata alle armi, nel suo discorso, per imprenditori, politici e anche sindacati.

Rifletto tv, Rifletto diritto

Rifletto TV. Sulla descrizione di Google compare la seguente dicitura:

Mette a disposizione una serie di trailer cinematografici e video suddivisi in 8 canali ematici (sic!)

Rifletto.tv trasmetteva fino al 13 maggio scorso. E trasmetteva, tramite streaming web, FILM. Interi film, in italiano. E, soprattutto, GRATIS. La scelta, il palinsesto non è mai stato assai corposo, ma cambiavano la programmazione in genere di settimana in settimana, proponendo due o tre film in versione integrale. Ci ho visto Labyrinth, David Bowie e i suoi, a distanza di più di 10 anni dalla mia prima volta, quando sul grande schermo, da piccina, mi aveva terrorizzata. Pensare che ora mi ha fatto largamente sorridere.
Rifletto.tv era un aggregatore di media. Assai apprezzato e assai utilizzato. Ma sembra, attualmente, non esistere più. L’avviso della home page non è equivocabile.

Guardia di Finanza Nucluo di Polizia Tributaria di Milano

etc

Sito sottoposto a sequestro in data 14.05.2008 – ai sensi dell’art. 354 C.P.P. PER VIOLAZIONE DELL’ART. 171 co. 1 lettera a-bis DELLA LEGGE 633/41

Berlusconi IV. Tra Di Pietro e la pipì

Una novità. Silvio Berlusconi è il nuovo Premier, ora è ufficiale. Questa mattina il suo Governo ce l’ha fatta anche al Senato a ottenere la fiducia con 173 senatori favorevoli, 137 contrari e due astenuti. In tutto 313 i senatori in aula, ma i voti registrati sono stati solo 312. L’assente eccezionale?
L’ex ministro dell’Interno di Forza Italia, Giuseppe Pisanu. Che, immediatamente, ha chiesto la parola per precisare che la sua assenza era dovuta

ad un fatto puramente accidentale

Pipì? Che tempismo. Ha comunque precisato che, insomma, il suo voto

sarebbe stato favorevole

naturalmente. Quindi si è scusato per l’accaduto. La pipì?

Due sì al IV Governo Berlusconi sono arrivati anche da due senatori a vita: Francesco Cossiga e Giulio Andreotti. Carlo Azeglio Ciampi, invece, uscì. Uscì dall’Aula per non dare alla sua astensione alcuna valenza. Si fece presumibilmente convinto che fare la pipì sarebeb stato meglio. N.P. gli altri senatori a vita: Oscar Luigi Scalfaro, Rita Levi Montalcini e Sergio Pininfarina.

Marco Travaglio Parte II

Dei suoi procedimenti penali, e dei risultati degli stessi, potrete leggere qui. Sito non ufficiale.

I fascistelli di destra, di sinistra e di centro che mi attaccano, ancora non hanno detto che cosa c’era di falso in quello che ho detto

Si difende – o meglio, risponde – Marco Travaglio.

Indro Montanelli, alla vigilia di Pasqua del 1988, lo chiamò a collaborare al Giornale. Dicendogli:

Gratis, naturalmente. Anzi dovrai versarmi qualcosa tu per l’onore che ti faccio

E lui narra:

Ho fatto l’abusivo al Giornale come vice-corrispondente da Torino dall’87 al ’92. Il corrispondente era Beppe Fossati, bravo e simpatico, ma con poca voglia di lavorare. A volte scrivevo pure i suoi articoli e lui mi dava cinquantamila lire al pezzo.

Le parole con cui il buon Indro Montanelli descriveva Marco Travaglio sono il sunto perfetto di questa recente, torbida faccenda del nuovo lodo Schifani:

No, Travaglio non uccide nessuno. Col coltello. Usa un’arma molto più raffinata e non perseguibile penalmente: l’archivio

I trombati. Michela Vittoria Brambilla?

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Michela Vittoria Brambilla nacque quasi 41 anni fa – se li porta bene, su – in quel di Calolziocorte, nella provincia di Lecco. Wikipedia la definisce, a beneficio dei più:

una imprenditrice e politica italiana, ex-presidente dei giovani imprenditori di Confcommercio

Ma anche

Erede di una famiglia di industriali dell’acciaio da quattro generazioni, laureata in filosofia all’Università Cattolica

Una filosofa, dunque.

Michela Vittoria Brambilla si è candidata alle elezioni politiche del 2006 con Forza Italia nella VII circoscrizione Veneto 1, senza però risultare eletta. Successivamente nel 2007 si è autonominata presidente dell’Associazione Nazionale Circolo della Libertà

L’autonomina ha un sapore tutto suo. Non dimentichiamo un altro particolare della sua biografia:

Ha precedentemente lavorato come giornalista televisivo per il gruppo Mediaset

Aldo Moro e Vittorio Zucconi. Storia di un vissuto

Io c’ero, a via Fani. Anni dopo, i brigatisti mi dissero: Noi cercavamo di colpire al cuore lo Stato Italiano, ma scoprimmo… che non ha un cuore

30 anni fa le Brigate Rosse uccidevano Aldo Moro. L’Italia lo ha ricordato ieri. Più o meno.

Oltre 100 faldoni di documenti, corrispondenti a circa 62 mila pagine, della Commissione stragi – filone Moro sono consultabili in Rete grazie al progetto Commissioni d’inchiesta on-line curato dall’Archivio storico di Palazzo Madama.
Cinque volte Presidente del Consiglio dei ministri e presidente del partito della Democrazia Cristiana, Aldo Moro. Non l’avessero ucciso, era in forte odor di Presidenza della Repubblica. Un’altra storia, per l’Italia. Chissà come sarebbe l’Italia.

Legge 309 del 28 febbraio 2006, ovvero la Fini-Giovanardi sulle droghe

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La legge Fini-Giovanardi si inserisce in una discussione, ormai decennale, centrata sul sanzionare o no il consumo personale di sostanze stupefacenti illegali. Discussione che vede contrapposti, nel caso specifico delle sostanze cosiddette leggere – cannabis e marjuana – gli antiproibizionisti, convinti assertori dello slogan “giusto o sbagliato non può essere reato” e i proibizionisti, che nel contrasto alla droga applicano la “tolleranza zero”.
La legislazione italiana in materia distingue, sin dal Testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza del 1990, due “categorie di reati”, a seconda che si prefiguri la detenzione ai fini di uso personale o di spaccio. Nel primo caso ci troviamo di fronte ad un reato amministrativo, mentre nella seconda ipotesi sconfiniamo nel penale. Fin qui tutto chiaro, o quasi.
E’ risultato infatti poco chiaro, al legislatore del 2006, quale fosse il limite tra le due situazioni, così come poco chiaro dev’essere apparsa agli estensori della legge, la differenza esistente tra le varie sostanze illegali. La fretta è cattiva consigliera. Gli stessi metodi adottati per l’approvazione del decreto, senza alcun reale dibattito parlamentare, manifestano la volontà della maggioranza dell’epoca – che nel frattempo è tornata ad essere tale – una certa fretta.
Cosa dice quindi in soldoni la legge Fini-Giovanardi?

Governo: Berlusconi IV. Our time is running out. La carica dei 21

Ore 19.50. Mara Carfagna – all’anagrafe Maria Rosaria Carfagna – (Salerno, 18 dicembre 1975) diventa Ministro della Repubblica Italiana. Chi è Mara Carfagna? Una politica e showgirl italiana, parlamentare di Forza Italia e attuale titolare del Ministero senza portofoglio per le Pari Opportunità. Il sito del suddetto ministero non è ancora, giustamente, stato modificato. Quindi possiamo leggere della sua predecessora, Barbara Pollastrini.

Ho sempre vissuto a Milano, a parte brevi parentesi di studio trascorse a Parigi e un lungo pendolarismo con Roma, città che da qualche anno ospita buona parte del mio impegno politico e parlamentare. Come tanti della mia generazione ho scoperto la politica nel ’68, soprattutto all’università. Nel mio caso la Bocconi dove mi sono laureata con una tesi su Charles Fourier. Era quella la stagione del movimento studentesco, e da lì a poco del movimento delle donne. Ne scaturì una miscela particolare di studio, passione politica e civile che ho sempre conservato tra i ricordi più cari e che è rimasta parte della mia identità

Eccetera eccetera, scrive l’uscita Pollastrini. Leggetevelo – sperando che il link si conservi – e guardatevi la foto. Ma torniamo a Mara.

Legge n.194 del 22 maggio 1978, ovvero la legge sull’aborto

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L’aborto – ma tecnicamente si parla di interruzione volontaria di gravidanza (IVG) – è naturalmente un argomento delicato, che ciclicamente sembra tornare di attualità in tutto il mondo, in particolar modo quello occidentale. Il dibattito che vede da sempre contrapposte le posizioni pro e contro, è caratterizzato da fattori bioetici e religiosi. Nel caso italiano, l’argomento in questione ed il peculiare contesto sociale hanno fatto sì che spesso la sfera della laicità, propria dello stato e più consona al legislatore, venisse a contatto con la quella spirituale, privata, religiosa.
D’altro canto, il pensiero politico di matrice confessionale è da sempre presente e forte in Italia, così come in buona parte d’Europa e le ragioni della difesa della posizione più intransigente nei confronti dell’aborto non meraviglia affatto. La posizione dei partiti cristiani in Italia, rappresentata di fatto dall’intero centrodestra, ma presente trasversalmente agli schieramenti – leggasi teocon e teodem – in materia di fecondazione assistita, eutanasia, contraccezione, unioni omosessuali contribuisce a chiarire il contenuto “trascendente” della loro concezione della vita e dell’uomo.
Tanto più perchè nel caso di specie, a differenza di altre questioni, ci troviamo di fronte ad un evento comunque doloroso e ad una decisione difficile. Pur sapendo di cadere nella retorica, immagino che non sia una situazione facile quella che vive la donna che decide volontariamente di abortire. In Italia, come nella stragrande maggioranza del mondo cosiddetto occidentale, l’interruzione volontaria di gravidanza è consentita, entro i limiti fissati dalla legge.
Ma quali sono questi limiti, ed in cosa consiste la famigerata 194?

Agenzia delle Entrate. Redditi per tutti, dall’alto della colonna infame

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La colonna infame. Così l’ha definita Beppe Grillo. L’agenzia delle entrate ha messo on line tutti i redditi dichiarati dai cittadini italiani nel 2005. E’ notizia vecchia, già, con strascichi sempre nuovi.
Perchè la colonna infame. Alessandro Manzoni descrisse la storia dell’intentato processo a Milano, nel corso della terribile peste del 1630 contro due presunti untori. Presunti ritenuti responsabili del contagio pestilenziale, effettuato attraveerso misteriose sostanze. Il tutto partì da un’accusa, non fondata, di una donnicciola del popolo, tale Caterina Rosa.
La Storia colloca il processo nell’estate del 1630. L’epilogo è stato la condanna capitale di due innocenti, Guglielmo Piazza e Gian Giacomo Mora, e la distruzione della casa di quest’ultimo. Proprio al posto dell’abitazione, a monito eterno, venne eretta la colonna infame.

Legge 189 del 30 luglio 2002, ovvero la Bossi-Fini

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L’economia globalizzata e l’apertura delle frontiere europee hanno suggerito in questi anni a molti stati un cambiamento rispetto alla tradizionale prospettiva sul fenomeno dell’immigrazione. In Italia, dopo decenni di sbarchi di immigrati principalmente africani, calamitati sulle coste meridionali italiane dalla centralità nel bacino del Mediterraneo, negli ultimi anni il nostro paese ha conosciuto una nuova forma di immigrazione, quella di origine europea e cinese. Ma se di quella cinese, a dire il vero, non sembra importare a nessuno, i nodi vengono al pettine quando si tratta di analizzare i flussi dall’est, come nel caso della Romania ed Albania.
L’ingresso nell’Europa che conta della Romania poi ha fatto letteralmente andare in tilt il sistema. Lo stravolgimento della stratificazione sociale che sta colpendo l’Europa occidentale ha reso maggiormente appetibile la nostra, come altre nazioni, per quelle popolazioni economicamente arretrate e quindi maggiormente disposte a sacrificarsi in mestieri sempre meno svolti dai nostri connazionali. Come dire, se da una parte c’è un’offerta di immigrazione, dall’altra c’è di sicuro anche una domanda.
In questo contesto caratterizzato da questi elementi geografici e “sociali”, è necessario dunque disporre di una normativa in grado di definire con chiarezza quali debbano essere i criteri per regolare tali flussi migratori, senza per questo creare quel clima di contrasto sociale e di intolleranza, spesso camuffamento della xenofobia. In Italia con la cosiddetta Bossi-Fini – dal nome di primi firmatari della legge – del 2002 si è inteso dare un giro di vite nella disciplina, definendola in modo a molti apparso come più restrittivo rispetto alla Turco-Napolitano, del 1998, che l’aveva preceduta.
Ma in cosa consiste la Bossi-Fini?

Legge 40 del 19 febbraio 2004, ovvero la legge sulla procreazione assistita

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Da alcuni giorni sono scoppiate feroci polemiche per quello che da più parti è stato considerato un colpo di mano a “camere sciolte” da parte del ministro della salute uscente, Livia Turco. Pietra dello scandalo è ancora una volta la famigerata legge 40 del 19 febbraio 2004, in materia di procreazione medicalmente assistita. La legge, approvata durante il precedente governo Berlusconi ha fissato in modo più restrittivo che in altri paesi europei i termini per potere accedere al protocollo pubblico per la fecondazione assistita, vietando espressamente quella cosiddetta eterologa. Sul punto chiarirò più avanti; al momento limitiamoci ai fatti recenti.
La fredda cronaca di quanto consumatosi nei giorni scorsi è riassumibile in poche righe: la ministra Turco, chiamata a rinnovare le linee guida per l’applicazione della legge – la “verifica” triennale è resa necessaria dalla continua evoluzione della ricerca scientifica in materia – ha emanato le nuove direttive, pubblicate in Gazzetta Ufficiale. Le innovazioni inserite nel testo recepiscono due sentenze del Consiglio Superiore di Sanità, organo consultivo del Ministero della Salute, che avevano “bocciato” le direttive inizialmente previste dalla legge, così come lo stesso risultato la legge aveva raccolto presso i tre tribunali amministrativi chiamati a pronunciarsi sulla legittimità di tali indicazioni iniziali.
Il menzionato colpo di mano della ministra – a detta dei suoi contraddittori – starebbe nell’aver forzato eccessivamente nell’interpretazione della legge, mutandone “profondamente il significato”. Stando a quanto si è capito – a proposito di interpretazioni – le nuove direttive aprirebbero alle possibilità di effettuare la diagnosi preimpianto, altro nodo politico della questione, ed anche di questo parleremo più avanti.
Dunque, cosa è la legge 40? E cosa prevede?

La marcia su Roma. Ovvero, Gianni Alemanno sindaco

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Come la sera del 9 luglio 2006. Il carosello di tassisti scatenatosi appena diffusa la notizia della vittoria del candidato sindaco del PDL è l’istantanea che forse più di ogni altra impressiona meglio le stravaganze della città di Roma. Una città in cui, aldilà del bene e del male, si esagera. Diciamocelo. Per rendere l’idea sui meccanismi imperscrutabili che regolano la vita di Roma basti pensare che da anni circola indisturbato il gossip che vorrebbe la moglie di Francesco Rutelli, la giornalista Barbara Palombelli, come una delle proprietarie della società che si occupa dei parcheggi a pagamento, le famigerate strisce blu. Ovviamente falso, ma poco importa; tanto è bastato perchè questa leggenda metropolitana diventasse inossidabile verità e perla di saggezza popolare.
Ma stavolta, a mio avviso, si è davvero esagerato.Due anni fa, chiamati alle urne per il rinnovo del consiglio comunale, i cittadini romani sommersero di abbracci la riconferma di Walter Veltroni che vinse con il 61% e spiccioli. Il competitor della allora Casa delle libertà, Gianni Alemanno, raccolse il 37%. Oggi le cose sono andate diversamente. Gianni Alemanno ha vinto e sarà il sindaco di Roma. Francesco Rutelli ha perso.
E neanche poco.