Guantanamo? Presto chiusa. Il dietrofront di Obama

Guantanamo? Chiusa. Anzi no. Anzi sì. Barak Obama intende ordinare la chiusura del carcere di Guantanamo nel primo giorno del suo mandato, con un ordine esecutivo che sospende il sistema di commissione militari istituito dall’amministrazione Bush per processare i detenuti.. A riportarlo è prima l’Associated Press, poi rilanciata dal New York Times, che cita fonti vicine ad alcuni collaboratori del presidente-eletto statunitense.
Ieri, il presidente eletto aveva invece rallentato sulla chiusura della prigione. Il NYT chiarisce che, però, ci potrebbero comunque volere diversi mesi per chiudere la struttura: sarà, infatti, necessario trasferire alcuni dei restanti 248 detenuti in altri Paesi e poi decidere come processare il resto dei sospetti terroristi.
Comunque Obama è un genio: annuncia di chiudere Guantanamo, così i fessi ci cascano e sono contenti, però non lo chiude
Un atteggiamento che ha più lo stile di un Silvio, caro Christian…

Guantanamo non chiuderà. Per ora, dice Obama

Guantanamo non chiuderà. Non per ora, almeno. Il presidente eletto americano Barack Obama ha dichiarato di non ritenere possibile la chiusura del carcere di massima sicurezza di Guantanamo, a Cuba, entro i primi cento giorni del mandato della sua amministrazione.

La chiusura della prigione era uno degli atti più simbolici e attesi dal neoeletto Presidente. Si tratta di un provvedimento – dice Obama – che non può essere attuato da un momento all’altro: le squadre legali sarebbero, però, già al lavoro in consultazione con le strutture di sicurezza nazionale per cercare di definire esattamente come procedere.

Consola il fatto che Barack abbia assicurato che, comunque, si farà. Non si tratta solo della cosa giusta da fare ma di qualcosa che deve essere parte della nostra più ampia strategia di sicurezza nazionale perché invieremo un messaggio al mondo dicendo che sui nostri valori siamo seri.

Dice di volersi giusto assicurarsi il non rilasciare gente che poi metta a ferro e fuoco gli Usa. Sperem…

2008, un anno in Politica Live – Secondo tempo

2008, anno bisestile. Parte seconda. La prima ci aveva lasciato con Barack Obama sfidante, per i Democrats, nella corsa alla Casa Bianca. Luglio è un mese intenso: il primo luglio la Francia assume la presidenza di turno dell’Unione europea, e il giorno dopo, dopo più di 6 anni di prigionia, viene liberata la giornalista e politica francocolombiana Ingrid Betancourt, dal 2002 in Colombia prigioniera della FARC.

USA: La scandalo pervade il Team Obama

Sotto le oniriche insegne inneggianti “Please Obama, Save US” con le quali i cittadini statunitensi chiedono al neo-presidente, seppur non ancora in carica, di portarli fuori dalla crisi, sempre gli americani richiedono ed esigono che venga fatta luce su questo scandalo che vede Obama molto vicino, fortunatamente solo geograficamente parlando.

L’affare Blagojevich, che si sta scatenando contro i democratici, fortunatamente almeno per ora non pare avere ripercussioni nei confronti di Obama, mentre invece pare potrebbe colpire alcuni membri del suo team: uno tra tutti, quello che sembrerebbe più invischiato nella faccenda (seppur non si sappia in che posizione), è il capo di gabinetto Rahm Emanuel.

Uno scandalo, quello sollevato dal caso Blagojevich, che deve fare riflettere e che, molto probabilmente, mostra un mondo, quello politico, che tanto rassomiglia a quelle opinioni di politica pessimistica alla quale, purtroppo, noi in Italia siamo abituati da tanto tempo. Il fatto è che qui, ormai, ci siamo abituati: per ora ci manca il presidente nero. Potremmo anche accontentarci di uno abbronzato.

Obama? Non deluderà l’America



[Foto | Flickr]


Non deluderà l’America. Possiamo aggiungerci anche il Mondo? (Vorremmo).


Ne parla, il Presidente eletto, in una lunga intervista a un mese dal suo insediamento alla Casa Bianca che Repubblica pubblica oggi.


Ho deciso che il 2009 sarà l’anno del cambiamento. In positivo, spero. E nel piccolo, e nel grande. Una sensazione che spero tanto si riveli corretta, e non perché abbia velleità da sensitiva. Anzi.


Una frase mi ha colpita.

Con l’Islam serve un gesto di riconciliazione, ma con i terroristi saremo inflessibili


Con l’Islam serve un gesto di riconciliazione. Con l’Islam, e non solo. Riconciliazione potrebbe essere la parola chiave, in un mondo completamente impazzito. Chissà, forse sono solo sdolcinati pensieri pre-natalizi (aborro!!!)…


Scandalo USA: Opposizione, no grazie

La situazione che va creandosi negli Stati Uniti dopo che è emerso lo scandalo sulla successione di Barack Obama sulla seggiola da senatore in rappresentanza dell’Illinois, è decisamente nello stile americano. Sicuramente non si può dire che sia uno stile italiano, perchè nel nostro paese in una situazione simile si sarebbe immediatamente gridato allo scandalo, al fatto che il premier non avrebbe potuto governare per questo o per quell’altro motivo e chi più ne ha più ne metta. Lo stile dell’opposizione a più basso profilo, specie su argomenti “out of politics”, è una delle situazioni che preferisco e che sono felice i repubblicani abbiano deciso di prendere.

Obama’s Team: La compagnia multicolore

Maligni voi che leggete! So che qualcuno di voi, alla lettura del titolo e all’accostamento del nome Obama e il termine multicolore avrà sicuramente pensato ad una sua nuova abbronzatura. Non preoccupatevi, tranquillizzatevi, fortunatamente questa volta non parleremo di queste doti “naturali” date al neo-presidente degli Stati Uniti d’America quanto invece alle tinte che ha preso la nuova squadra di governo creata da Barack Obama e che è stata presentata ufficialmente al popolo americano. Una squadra che dimostra, una volta di più, l’idea di cambiamento tanto annunciata dal coloured candidate, quanto effettivamente messa poi in pratica.

Caro Walter, puoi fare meglio di Obama

Tempi difficili sono questi, oltre che per la povera “Ministra Gelmini”, per il neo-eletto presidente degli States, Barack Obama. Oggi (Lunedì) infatti dovrà ufficializzare il suo team per la  politica estera e per la difesa. Le indiscrezioni sui possibili nomi portano tutte allo stesso punto: la politica di Obama non sembra proprio quella che la sinistra progressista italiana si auspicava. Infatti, tra i vari nominativi che circolano, a capo del Pentagono rimarrà tale Bob Gates, scelto da Bush due anni fa.

Obama’s Team: Il problema delle statue di marmo

Giunge lento ed inesorabile il giorno in cui, storia vorrà, che Barack Obama entri ufficialmente all’interno della Casa Bianca rendendolo il proprio insediamento. La sua città, Chicago, sta letteralmente modificando le proprie abitudini per far fronte alle esigenze del neo-presidente, mentre nel frattempo gli uomini di Obama stanno costruendo la struttura organizzativa che dovrà condurre il paese al traguardo dei 4 anni. Magari 8.

Obama’s Team: Il significato del Thanksgiving Day

I giorni di purgatorio per Barack Obama stanno scorrendo incessanti, un purgatorio che iniziato il 4 novembre lo accompagnerà fino a gennaio quando, in via ufficiale e definitiva, entrerà di fatto nella Casa Bianca e potrà finalmente operare quale nuovo presidente degli Stati Uniti d’America. Fino ad allora le sue funzioni rimarranno limitate, se così si possono definire, alla sola costruzione del suo team di governo, l’Obama’s Team.

Presidenza Obama: Spazio ai Clintoniani

Passano i giorni e lentamente, anche i più accesi sostenitori di Obama, iniziano a lasciarsi alle spalle i bagordi della vittoria delle presidenziali del 4 novembre per concentrarsi sul momento in cui, il neo-presidente, andrà da loro per informarli sul loro nuovo ruolo nella presidenza democratica.

Molti sono stati gli storcimenti di naso, specie di alcuni obamiani seccati di aver visto nomine assegnate a personaggi che non ne avrebbero avuto bisogno e diritto: vedasi Mrs. Hillary Rodham Clinton. Per la rivale alle primarie democratiche, con la quale Obama ha probabilmente combattuto una sfida ancor più dura rispetto a quella con McCain, parrebbe sia pronta la sedia di Segretario di Stato.

Una scelta ambigua per l’elevato coinvolgimento della Clinton in molte faccende extra-governative, ma che la stessa Hillary avrebbe confermato di essere disposta a mollare pur di ottenere la carica. “Se mi vuole io ci sono, Mr. President. Ad ogni prezzo!”. Con grande gioia del sottoscritto!

Obama, No Grazie

Povero Barack. Ancora non è presidente e già si ritrova a dover affrontare i malumori dei primi americani. C’è da dire che questi mugugni arrivano, quasi in maniera clamorosa, da chi gli sta più vicino ovvero dai suoi più calorosi sostenitori e dai cittadini della sua Chicago.

Siamo più o meno al livello di “quello ha vinto al superenalotto e speriamo che si ricordi di me…”. In effetti è questo che rode alla maggior parte di obamiani, non essere ricompensati per aver creduto nel neo-presidente abbronzato.

E’proprio vero che la corsa alle “cadreghe” (sedie per i non avvezzi ai film di Aldo, Giovanni e Giacomo) non smetterà mai, e che risulta essere più importante dei propri stessi ideali. Ma d’altronde non devo certo insegnarlo io, noi italiani siamo già abbastanza bravi nella stessa professione.

USA – Iraq: Fuori Tutti entro il 2011

Ennesima data fasulla? Ulteriore obiettivo prefissato e non raggiunto? Nuova promessa che non verrà mantenuta? Queste sono le domande che, leggendo del nuovo accordo tra Iraq e USA sulla partenza delle truppe americane dal paese mediorientale, mi sono sorte. Tutto questo mentre i miei pensieri ricordavano la guerra lampo e affini.

Una guerra che era prima una caccia a Bin Laden, poi a Saddam e quindi all’Iran e fortunatamente a niente più. L’Iraq ha messo i paletti legislativi con un decreto che conferma l’intenzione entro il 2011 di far lasciare il presidio ai soldati americani, forti anche di un futuro appoggio ad Obama.

Sinceramente dopo tanti anni di promesse fasulle sono abbastanza scettico sulla riuscita dell’accordo, anche se il futuro abbronzato di Obama mi fa ben sperare. Forse, per una volta, quello che è stato detto e scritto diverrà effettivamente realtà.

Obama e McCain come Tom e Jerry

Sarà che Obama è un uomo che si commuove facilmente, è un emotivo e come tale si lascia andare a far cadere qualche lacrima nei momenti che lo necessitano, vedi morte di sua nonna pochi giorni prima della sua elezione a presidente degli Stati Uniti d’America. Probabilmente un sorriso, e una leggera soddisfazione, deve averla avuta quando, in diretta tv e di fronte al suo elettorato John McCain ha fatto i complimenti al suo rivale dopo le presidenziali, erigendolo ancor di più come il “nuovo” presidente.