Scudi Anti-Missile: Sarkozy e lo state bboni

Russia e Stati Uniti, o meglio, i vecchi Stati Uniti d’America quelli del presidente meno abbronzato, meno bravo, meno tutto. Un solo negoziatore: l’Europa. Quel vecchio continente che si impersonifica alla perfezione con Nicolas Sarkozy, giovane e dinamico, interlocutore ideale di una parte di mezzo che dovrà ricongiungere le parti tra due leader di due grandi paesi, dotati però di una giovane età (politicamente parlando) e con ideali letteralmente diversi. Forse gli interlocutori ideali per questo discorso sullo scudo anti-missile, che ha di fatto visto il nostro mondo tornare ai livelli di qualche decina di anni fa e la tremenda guerra fredda.

G20: Il gatto se ne va e i topi ballano

A questo titolo tanto popolano, mi verrebbe da aggiungere: “E finalmente…”. L’addio definitivo di George W. Bush, presente solo formalmente vista la vittoria di Barack Obama in quelle ormai lontane presidenziali del 4 novembre, ha fatto sì che quello stato di “assolutismo a stelle e strisce” si possa definitivamente salutare.

Lo ha compreso anche il premier francese Nicolas Sarkozy, che proprio per questo ha organizzato con forza un G20 che risulta, al tempo attuale, assolutamente indispensabile al fine di ricreare un equilibrio, oggi, impossibile da realizzare altrimenti.

Un equilibrio basato sui 20, tra cui Sarkozy stesso, Berlusconi, Bush e molti altri, ma non Barack Obama. Il giovane abbronzato non ci sarà per evitare di vedersi puntati contro tutti i flash. Oggi si salva il nostro Mondo, non dobbiamo distrarci troppo; per Barack arriverà il momento di scendere in campo. Ma non ancora…

Staminali: La paura del papa nero

Il tutto ha inizio il 5 novembre, quando, il papa di Santa Romana Chiesa Benedetto XVI aka Joseph Ratzinger chiama Barack Obama, neo-eletto presidente degli Stati Uniti d’America, per congratularsi con lui della vittoria ottenuta. Anche altri, che verranno ricordati però per commenti sull’abbronzatura, lo faranno come è giusto che sia in certe occasioni.

A meno di una settimana la telefonata si ripete, ma questa volta in senso opposto. Una discussione tra i due, sui generis, ma che probabilmente avrà toccato anche uno degli argomenti più a cuore ad entrambi, ma sul quale hanno posizioni contrapposte: la ricerca sulle cellule staminali.

La posizione della Chiesa contro questo genere di ricerca si sa ormai da tempo, ma non è che, con l’avvento di Obama, lo faranno per evitare di realizzare quel sogno che i Pitura Freska, qualche anno ormai orsono, canzonava in quel di San Remo:

Sarà vero, dopo Miss Italia avere un Papa Nero, non me par vero!

Pardon, un papa abbronzato.

Bush-Obama: I segreti di un incontro

La politica, ai giorni nostri, è diventata un’affare che va molto più in là della classica discussione all’interno degli organi governativi. E’ divenuta dialogo tramite i mezzi di comunicazione e non solo più attraverso, è divenuta partecipazione attiva che, al di là dell’utilizzo corretto che se ne faccia, rende ognuno di noi protagonista della vita politica del proprio paese. Una situazione, questa, che oltre a spingere a volerne sapere sempre di più porta anche ad una situazione di voyeurismo estremo, spesso alimentata proprio da chi questo lavoro lo fa.

Dalla White House alla Black House

Alcuni quotidiani nazionali americani, quel ormai noto 5 novembre, titolarono in onore della vittoria del candidato democratico che la White House, la casa Bianca, sarebbe divenuta la Black House, la casa Nera, quasi a voler dimostrare ancora di più come anche il simbolo americano per eccellenza era pronto a cambiare.

Ieri c’è stata la prima “tinteggiatura” con il benvenuto da parte del former-president al neo-eletto Obama che però entrerà ufficialmente in carica solo da gennaio. Un incontro che, ai miei occhi, fa molto alla “diavolo e acqua santa”. Rivedendoli camminare e salutare insieme tra i vialetti dell’edificio più famoso di Pennsylvania Avenue mi veniva quasi da sorridere.

Un’ilarità non dovuta tanto al fatto della vittoria di Obama, quanto invece alle dichiarazioni della campagna elettorale in cui Barack, più di una volta, additava George W. Bush come il motivo della crisi a stelle e strisce. E credo che, al termine dell’incontro, un po’di orgoglio nel sangue di Obama ci sia stato al termine dell’incontro svoltosi ieri, quando probabilmente avrà pensato: “George, liberami l’immobile per l’anno prossimo, grazie”.

Carla Bruni vs Berlusconi: questione di umorismo



Certo, lei un tantinello spocchiosetta è… L’ha sempre tirata per le lunghe con questa storia di essere ormai francese. Ma quale italiana, uèuè.


Silvio e il suo umorismo si sono attirati anche la bacchettata della First Lady d’Oltralpe. Che non sarà simpatica a pelle, ma che je voi dì?


Mi fa uno strano effetto ascoltare Silvio Berlusconi prendere alla leggera l’elezione di Barack Obama alla Casa Bianca e “scherzare” sul fatto che il presidente eletto Usa è “sempre abbronzato


Certe volte sono molto felice di essere diventata francese!


Siamo tutti Pro-Obama. Anzi no!

Pochi giorni fa si assisteva ad una corsa Pro-Obama senza precedenti. I leader mondiali sembravano fare a gara, specie in casa nostra, che Barack Obama lo avevano scoperto loro, in questa o in quella occasione, quasi a volersi prendere le vittorie di un partito, democratico, che nel suo paese invece non riuscì a portare a casa molto.

Addirittura lo stesso sfidante, dopo la sconfitta, si è messo a lodarne le qualità, quasi ad appoggiarlo, aumentando ancor di più, se mai ce ne fosse stato bisogno, il partito Pro-Obama. Fortunatamente, dopo meno di una settimana, arrivano le prime avvisaglie che qualche bastian-contrario esiste ancora. Naturalmente direzione estremo oriente.

Nasce così, ovviamente non ufficialmente, il comitato Anti-Obama, leader al momento attuale, Ali Larijani, ovvero il neo-presidente iraniano che si è schierato contro Barack a causa della diversa veduta riguardo il nucleare in Iran. “Stessa politica erronea del passato” il commento di Larijani, non che loro, invece, abbiano dato il buon esempio.

Dal Vangelo secondo Luca: la pagliuzza di Rocca e la trave di Obama


Dal Vangelo secondo Luca: Disse loro anche una parabola: “Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutt’e due in una buca? 40Il discepolo non è da più del maestro; ma ognuno ben preparato sarà come il suo maestro. 41Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non t’accorgi della trave che è nel tuo? 42Come puoi dire al tuo fratello: Permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, e tu non vedi la trave che è nel tuo? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello.
Ovvero: la prima Gaffe di Obama VS la 33227356236553453esima gaffe di Silvio.

Questo è Obama Style

L’elezione è arrivata come molti, se non tutti, si aspettavano. Il fatto è che addirittura i repubblicani si aspettavano questa vittoria democratica nonostante alla fine si sono messi a rosicare quanto il loro cane sciolto ha fatto i suoi personali complimenti al coloured candidate.

Così in meno di 72 ore ecco che Obama si presenta di fronti ai giornalisti per dimostrare al mondo intero che lui, l’uomo dell’incrocio afro-hawaiano, è veramente il simbolo del rinnovamento, del nuovo mondo che arriva, e dimostra a tutti che le sue parole saranno fatti, presto, prestissimo, anche se comunque ci sarà da attendere la sua effettiva salita al potere.

Dimostrazione di forza, ironia sulla propria immagine, voglia di dimostrare che la scelta americana si è rivelata azzeccata, bisogno di dimostrare al mondo che non è un pivellino: tutto questo è e sarà l’Obama Style.

Berlusconi: ho detto al Presidente che Obama…



Io credo che sarebbe ora di dire che è semplicemente uno sciocco. Ecco, più che puntare sull’allarme istituzionale, la Repubblica in crisi… Cominciare a dire quello che poi appare evidente: che è un uomo abbastanza sciocco, e dice spesso cose molto sciocche, e forse è stato sopravvalutato anche dai suoi avversari. Dopodiché, le polemiche è persino inutile farle. Si prende atto, si constata, si fa un sorrisetto purtroppo di sufficienza… Piuttosto penoso e sconsolante. Michele Serra a Radio Capital. Con malinconia profonda.


Berlusconi: aforismi



E’ che non ne capiscono la genialità. Godiamoci questa breve raccolta odierna, partendo da una vera e propria perla che ha voluto regalare a Medvedev oggi (e che, naturalmente, i soliti noti non si sono lasciati sfuggire).


Barack Obama è giovane, bello e abbronzato

Una frase carinissima, specificherà Silvio. D’altro canto ieri Gasparri, della vittoria di Obama, andava dicendo Sarà contenta Al Quaeda.


Sempre di oggi:

Non voglio anticipare nulla, ma una delle piu’ importanti banche italiane annuncera’ a breve che mettera’ a disposizione, oltre al monte prestiti precedente, altri 5 miliardi di euro di riserve esclusivamente destinate a finanziare le Pmi


Bella e di una certa finezza è anche:

Diffondere ottimismo, perché chi è pessimista concorre al declino

Nzomma grattiamoci. Ma la vera ciliegina è: i cantieri per la Tav verranno riaperti, anche con l’uso della forza


(sic!).


Presidenziali USA: Onore agli sconfitti

Obama! Obama! Obama! Tutti al mondo urlano e cantano la sua vittoria. Come è giusto che sia. Eppure quella democrazia che ha vinto negli USA con il candidato democratico, ha vinto, in misura ancora maggiore, nelle parole di John McCain, grande sconfitto di questa presidenziale “one way”, ovvero a senso unico.

Nel suo discorso di sconfitta tanti mea culpa e un gesto di grande signorilità: i complimenti ad Obama e il tentativo di spiegare al suo elettorato, quei repubblicani “incazzati”, che Barack sarà anche il loro presidente per i prossimi 4 anni. Il momento difficile lo impone d’altronde.

Ma se invece che una mossa da gentiluomo quella di McCain fosse solo una grande mossa mediatica? I repubblicani si sapeva che sarebbero usciti sconfitti a causa di George W. Bush jr. e necessitavano di riconquistare il proprio elettorato. Che il messaggio sia voluto passare così?

Presidenziali USA 08: Obama, vorrei la pelle nera per la sua insopportabile pesantezza



Yes, we can. Antonio Di Bella racconta a Caterpillar che a New York si abbracciano tutti, neri, bianchi, rossi, blu. In Italia, non succede una cosa del genere neppure quando vince la Nazionale.


Yes, we can. E noi? Obama ha vinto, anche con il voto dei bianchi. McCain ha fatto il signore. La gente si abbraccia e festeggia. La campagna elettorale è stata giocata sulla Rete. Barack Obama farà comunque i suoi interessi?


L’unica cosa certa è che l’Italia è ferma. A voi il post di Grillo, che sarà quel che sarà, ma le sue parole hanno del vero. Yes, we can.


Presidenziali USA 08: Obama Presidente. Un’analisi

Barack Obama è il prossimo presidente degli Stati Uniti d’America. Una vittoria la sua che forse tutti si aspettavano e che molto probabilmente, proprio per questo, è risultata ancora più incredibile quando è avvenuta. Un controsenso che però dimostra bene come, a volte, essere i favoriti per la conquista di un ruolo così importante nel palcoscenico mondiale, porti a fare pensieri e a credere in cose che, in una realtà diversa, avremmo vissuto diversamente.