Per Papa Francesco siamo nella Terza Guerra Mondiale

Papa Francesco, di ritorno dalla sua missione in Corea del Sud si sofferma sulla situazione politica internazionale spiegando che i conflitti persistenti in diversi Paesi del mondo denotano che siamo alle prese con una nuova guerra, la Terza Guerra Mondiale.

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Non un conflitto mondiale come i precedenti con gli schieramenti sempre più folti, ma una guerra mondiale spezzettata, dove molte grandi potenze prendono parte a conflitti che territorialmente e politicamente non dovrebbero essere di loro pertinenza.

Un intervento duro quello di Papa Bergoglio che ribadisce:

“Siamo entrati nella Terza guerra mondiale, solo che si combatte a pezzetti, a capitoli.”

Il Papa denuncia la violenza, l’efferatezza delle nuove guerre non convenzionali, l’uso sempre più frequente della tortura. La guerra che maggiormente colpisce Papa Francesco è quella che si sta combattendo in Siria e Iraq. Nonostante non sia il posto più sicuro del momento e nemmeno il momento più adatto, il Papa si rende disponibile ad un viaggio nel Kurdistan iracheno per pregare con le popolazioni che subiscono la guerra.

Rispetto all’Iraq Papa Francesco ribadisce che dove c’è un’aggressione, fermare un aggressore ingiusto è lecito ma per decidere come fermare l’aggressore è necessario l’intervento delle Nazioni Unite. Fermare, per il Papa non vuol dire fare la guerra o bombardare. Quello che ci tiene a sottolineare il Pontefice è la collegialità delle decisioni:

“Una sola nazione non può giudicare come si ferma l’aggressione. Dopo la Seconda guerra mondiale questo compito è delle Nazioni Unite. Dobbiamo avere memoria di quante volte con questa scusa di fermare l’aggressione ingiusta le potenze si sono impadronite dei popoli e hanno fatto vere guerre di conquista.”

In Corea del Sud il Papa ha predicato la riconciliazione e si è dichiarato disponibile anche nel breve periodo ad un viaggio in Cina. Tra le altre dichiarazioni recenti anche l’invito ai Vescovi asiatici (e per estensione a tutti i Vescovi del mondo) a non trastullarsi con aggeggi alla moda che distolgono l’attenzione dai problemi più importanti di cui la Chiesa deve necessariamente occuparsi.