
World Press – Rassegna Stampa Internazionale del 20 giugno 2008

La lettura del giornale la mattina presto/ E’ una sorta di realistica preghiera mattutina/ Uno orienta il proprio comportamento/ Nei confronti del mondo o secondo Dio/ Oppure secondo ciò che è il mondo / Entrambe danno la stessa sicurezza/ Quella di sapere come ci si possa stare
Dal governo sì alla manovra Piano triennale da 34 mld
Attenzione dunque alla politica e all’economia interna, senza dimenticare l’approvazione di ieri della norma blocca-processi e la grande attenzione, come tradizione, agli esami di maturità che oggi vedono protagonista la seconda prova.
E meno male
Non nel loro senso – nel senso della Copia Omaggio di cui tappezzano la città. Ma un fondo di verità c’è.
Decreto Sicurezza, passa al Senato la norma sospendi-processi. L’opposiziona lascia l’aula. La maggioranza: “Pd succube di Di Pietro”
L’aula del Senato ha approvato l’emendamento presentato dai relatori al decreto sicurezza che prevede la sospensione dei processi fino al giugno 2002. I senatori del Pd e dell’Idv hanno lasciato l’aula, mentre sono rimasti nell’emiciclo gli esponenti dell’Udc e i radicali
Caro Presidente, come Le è noto stamane i relatori senatori Berselli e Vizzini, hanno presentato al cosiddetto ‘decreto sicurezzà un emendamento volto a stabilire criteri di priorità per la trattazione dei processi più urgenti e che destano particolare allarme sociale. In tale emendamento si statuisce la assoluta necessità di offrire priorità di trattazione da parte dell’Autorità Giudiziaria ai reati più recenti, anche in relazione alle modifiche operate in tema di giudizio direttissimo e di giudizio immediato. Questa sospensione di un anno consentirà alla magistratura di occuparsi dei reati più urgenti e nel frattempo al governo e al Parlamento di porre in essere le riforme strutturali necessarie per imprimere una effettiva accelerazione dei processi penali, pur nel pieno rispetto delle garanzie costituzionali. I miei legali mi hanno informato che tale previsione normativa sarebbe applicabile ad uno fra i molti fantasiosi processi che magistrati di estrema sinistra hanno intentato contro di me per fini di lotta politica. Ho quindi preso visione della situazione processuale ed ho potuto constatare che si tratta dell’ennesimo stupefacente tentativo di un sostituto procuratore milanese di utilizzare la giustizia a fini mediatici e politici, in ciò supportato da un Tribunale anch’esso politicizzato e supinamente adagiato sulla tesi accusatoria. Proprio oggi, infatti, mi è stato reso noto, e ciò sarà oggetto di una mia immediata dichiarazione di ricusazione, che la presidente di tale collegio ha ripetutamente e pubblicamente assunto posizioni di netto e violento contrasto con il governo che ho avuto l’onore di guidare dal 2001 al 2006, accusandomi espressamente e per iscritto di aver determinato atti legislativi a me favorevoli, che fra l’altro oggi si troverebbe a poter disapplicare. Quindi, ancora una volta, secondo l’opposizione l’emendamento presentato dai due relatori, che è un provvedimento di legge a favore di tutta la collettività e che consentirà di offrire ai cittadini una risposta forte per i reati più gravi e più recenti, non dovrebbe essere approvato solo perchè si applicherebbe anche ad un processo nel quale sono ingiustamente e incredibilmente coinvolto. Questa è davvero una situazione che non ha eguali nel mondo occidentale. Sono quindi assolutamente convinto, dopo essere stato aggredito con infiniti processi e migliaia di udienze che mi hanno gravato di enormi costi umani ed economici, che sia indispensabile introdurre anche nel nostro Paese quella norma di civiltà giuridica e di equilibrato assetto dei poteri che tutela le alte cariche dello Stato e degli organi costituzionali, sospendendo i processi e la relativa prescrizione, per la loro durata in carica. Questa norma è già stata riconosciuta come condivisibile in termini di principio anche dalla nostra Corte Costituzionale. La informo quindi che proporrò al Consiglio dei ministri di esprimere parere favorevole sull’emendamento in oggetto e di presentare un disegno di legge per evitare che si possa continuare ad utilizzare la giustizia contro chi è impegnato ai più alti livelli istituzionali nel servizio dello Stato. Cordialmente, Silvio Berlusconi
Se quelle norme fossero state contenute nel decreto fin dall’inizio, non l’avrei firmato
Il Presidente della Repubblica Italiana, riporta correttamente Wikipedia, è il capo dello Stato e rappresenta l’unità nazionale, come stabilito dalla Costituzione italiana. Viene eletto dal Parlamento e dura in carica sette anni.
Non sarò in alcun momento il Presidente solo della maggioranza che mi ha eletto; avrò attenzione e rispetto per tutti voi, per tutte le posizioni ideali e politiche che esprimete; dedicherò senza risparmio le mie energie all’interesse generale per poter contare sulla fiducia dei rappresentanti del popolo e dei cittadini italiani senza distinzione di parte
La storia è la storia. Non saremo mai la Francia, né la Germania, né la Gran Bretagna e rischiamo di non essere nemmeno la Spagna
Vedo dalle reazioni al voto negativo dell’Irlanda al Trattato che molti in questa valutazione non sanno separare le ragioni giuridiche da quelle politiche e sentimentali. Voglio chiarire una cosa, prima di tutto: quanto è stato detto dal primo ministro britannico Gordon Brown, cioè che il Trattato è morto, è assolutamente vero. Perché il trattato, per entrare in vigore, avrebbe bisogno del voto di tutti i Paesi. Quindi coloro i quali annunciano che bisognerebbe andare avanti con la ratifica, commettono un errore giuridico: non si può ratificare qualcosa che è morto
Se questa deve essere la strada si può pensare di impegnare i governi europei, quelli che ci stanno, a sottoscrivere subito lo stesso Trattato. Potremmo pensare a un atto di adesione al testo. Ma, ripeto, l’idea generosa di qualcuno che vuole andare avanti con le ratifiche non ha senso. Io rispetto molto il presidente della Repubblica e il presidente del Senato, ma i buoni sentimenti sono una cosa e il diritto costituzionale internazionale un’altra. Ho parlato con il ministro degli Esteri poco fa e ho detto che bisognerebbe organizzare un grande dibattito politico e votare anche una mozione in cui si danno delle indicazioni precise su cosa si deve fare. Ma soprattutto bisogna che gli italiani, e tutti gli altri popoli, abbiano un’idea dell’Europa che vogliono
Teniamo presente che l’Irlanda ha ottenuto soltanto nel 1922, dopo la pasqua di sangue, l’indipendenza e il riconoscimento della sua identità celtico. Non può rinunciare alla sua identità senza sapere a cosa va incontro
Perché i cittadini vedono l’Europa sempre più come l’Europa dei burocrati. Guardiamo, e badi bene che io non sono leghista, a quello che ha detto Tommaso Padoa Schioppa (“non sono testi che si sottopongono al veto degli elettori”). Se si trattasse di accordi tecnici lo capirei, ma sono accordi coi quali rinunziamo a parti molto importanti della nostra sovranità