Nucleare, dopo le Regionali la resa dei conti?

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A (provare a) scatenare le ire dei contrari al nucleare (oggi Lucia Annunziata ha proato, naturalmente, a mettere in crisi Nichi Vendola, suo ospite a In 1/2 ora. La figliola non ne è uscita bene, e non solo gli osservatori più raffinati, ma anche quelli più distratti hanno potuto sospettare chi ci fosse – nominato più volte – dietro a quelle domande. Ma Vendola ha ribaltato i giochi e dato dei contenuti, con buona pace della giornalista) è un’intervista di oggi su L’Unità a Claudio Scajola, ministro per lo sviluppo economico.

Finalmente il progetto del governo sul nucleare è chiaro: scavalcare totalmente le popolazioni, precludendo ogni possibilità di decidere sul destino del proprio territorio; non sfruttare le possibilità di occupazione, lasciando alle nostre imprese solo le briciole della bassa manodopera; abdicare in favore dei privati sulla programmazione. Ovvero, l’esatto opposto di ciò che ha in mente la Regione Lazio in tema di energia

Tuona oggi l’assessore regionale agli Enti locali, alle reti territoriali energetiche, portuali, aeroportuali e dei rifiuti, Giuseppe Parroncini. Il tema riguarda da vicino Montalto di Castro, in provincia di Viterbo, papabile per ospitare una centrale.

Per Parroncini

Scajola ha illustrato la linea, spiegando che essendo la tecnologia sul nucleare francese, alle imprese italiane non resterà che la manodopera. Si è quindi detto favorevole alla modifica del titolo V della Costituzione, come richiesto da Enel, in modo che la competenza sia tutta in mano allo Stato, bypassando le Regioni e le ragioni di qualsiasi territorio. Risulta pertanto beffarda l’istituzione dei “Comitati di confronto e trasparenza” sulle procedure autorizzative, quando si sta lavorando per togliere ogni potere decisionale alle popolazioni che dovranno ospitare le centrali

Ma ci sarebbero altri aspetti ancora più gravi a suo dire.

Il ministro  negando ancora l’evidenza, ribadisce che l’elenco dei siti non esiste, salvo però aggiungere che saranno le imprese a sceglierli e a chiedere le autorizzazioni, e che queste intanto possono fare tutti i sopralluoghi che riterranno opportuni, come peraltro sta già accadendo. Il che significa due cose: da una parte il governo, dopo aver espresso la volontà di prendersi la competenza sull’energia a scapito dei cittadini, rinuncia a ogni forma di seria programmazione; dall’altra emerge dai sopralluoghi in corso ciò che ormai solo il governo nasconde, cioè l’elenco dei siti

Il tutto per un’operazione, secondo l’assessore, che

presenta costi elevatissimi e tempi lunghi: la produzione dei primi impianti nucleari la vedremo nel 2020 e per stessa ammissione di Scajola non sapremo neanche quanto costerà l’energia. La Regione Lazio invece, stavolta sì grazie a una seria programmazione, entro lo stesso anno avrà già una produzione di 2500 megawatt di energie rinnovabili, proprio come una grande centrale nucleare, per la quale resta l’incognita delle scorie, ancora per ammissione del ministro. Ritengo opportuno fare un ultimo appunto a Scajola: pensa che il no al nucleare di moltissime Regioni sia pregiudiziale e ideologico. Contrariamente a come ci giudica lui, si tratta più semplicemente della conferma di un’idea, di una scelta precisa per lo sviluppo del nostro territorio, che a differenza dell nucleare potrà portare a un incremento dei livelli occupazionali e anche dell’innovazione

E proprio nel Lazio la lotta per le regionali tra Emma Bonino e Renata Polverini vede al centro dei giochi anche il tema del nucleare, anhe se non viene trattato con profusione di particolari. Mentre la Bonino ha immediatamente sottolineato il suo no, la candidata alla presidenza della Regione Lazio del centro destra non ha ancora specificato la sua posizione. “Cosa altro serve alla Polverini per aprire bocca sul tema? Forse è troppo difficile spiegare ai cittadini che la loro voce non conterà nulla?” Si chiede Parroncini.

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