Natale in Sicilia



La battaglia è lunga e secolare, e abbiamo avuto modo, recentemeente, di ricordarlo:

Costose, inutili, incancellabili: le (finte) promesse sulle province



Mentre il Sole 24 Ore ricordava che nella prima fase di riordino della Pubblica Amministrazione erano sopravvissuti magicamente tutti gli enti messi sotto osservazione dal Decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito nella famosa Legge 6 agosto 2008, n. 133 – la stessa della Riforma Gelmini.


Modernizzare significa sempre calpestare i piedi di qualcuno, leggevo oggi. E in Italia non c’è posto né modo né fantasia per poter affermare il contrario.

Il post su cui sono incappata è questo. Proprio il Popolo delle Libertà, nella bella regione Sicilia, è andato contro se stesso. Le nove province siciliane (Palermo, Trapani, Messina, Catania, Enna, Caltanissetta, Agrigento, Ragusa, Siracusa), in base allo Statuto Speciale della regione, approvato con R.D.L. 15 maggio 1946, n. 455 (pubblicato nella G.U. del Regno d’Italia n. 133-3 del 10 giugno 1946), convertito in legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 2 già si leggeva l’abolizione di tali province provvisorie.


ARTICOLO 15
1. Le circoscrizioni provinciali e gli organi ed enti pubblici che ne derivano sono
soppressi nell’ambito della Regione siciliana.
2. L’ordinamento degli enti locali si basa nella Regione stessa sui Comuni e sui
liberi Consorzi comunali, dotati della più ampia autonomia amministrativa e finanziaria.
3. Nel quadro di tali principi generali spetta alla Regione la legislazione esclusiva e
l’esecuzione diretta in materia di circoscrizione, ordinamento e controllo degli enti locali


Come scrive Gian Antonio Stella alla vigilia di Natale sul Corriere,

«Oooh, finalmente un bel regalo di Natale!», direte voi. Macché: quelle parole erano nello Statuto di autonomia del 1946. Mai applicato. Anzi: l’abolizione (vera, stavolta) delle province siciliane è stata appena, e di nuovo, bocciata


Per alcuni, l’abolizione delle Province sarebbe una faccenda di buon senso, risparmio, un’azione di snellimento affatto indifferente. Per altri – la Lega – no. Il PdL, più volte, si è detto, invece, a favore di uno snellimento in questo senso.



La Sicilia, invece, è una regione a Statuto Speciale. Ecco perché, recentemente, il PD ha potuto presentare una proposta nella Commissione Affari Costituzionali:

Articolo 1: Le province regionali sono soppresse. Articolo 2: Le loro funzioni sono trasferite ai liberi consorzi di comuni istituiti a norma dell’art. 15, comma 2, dello Statuto della Regione. Nelle more di tale istituzione, esse sono trasferite ai comuni, ricompresi nella soppressa provincia, che le eserciteranno in forma singola o associata. Articolo 3: I dipendenti passano nei ruoli dell’amministrazione dei comuni, in una qualifica corrispondente a quella di provenienza. Articolo 4: I beni, mobili ed immobili, di proprietà delle province sono trasferiti nella proprietà dei comuni


Stella fa notare

Quanto costino nella sola Sicilia questi enti, che già il sindaco di Milano Emilio Caldara considerava un secolo fa «buoni solo per i manicomi e per le strade» ma che incassano un mucchio di denaro grazie soprattutto alle addizionali sull’energia elettrica e la Rc auto, lo dice un rapporto Istat sui bilanci 2006: 890 milioni di euro


Solo che il Pdl, invece di cogliere un’occasione che rientra in un generico quadro di taglia-sprechi paventato dal Governo su scala nazionale, una mossa simbolica, un messaggio, quel che volete insomma, vota contro.


IL PUNTO sarebbe un altro, ai limiti dell’utopia: ma non doveva questa essere una legislatura costituente? Questi signori – tutti, dall’alto di qualsiasi colore annacquato – non potrebbero mettersi attorno ad un tavolo, magari impiegarci taaaaaaaaaaaaanto tempo, ma sfornare (o almeno tentare) un nuovo assetto statale? L’Italia sta implodendo. E io sono un’ingenua.


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