Liberi Tutti!

Un’esortazione, un’ordine, un comando. Insomma lo si prenda come volete, ma in Ciad deve definitivamente arrivare il momento del “Liberi tutti!”. Siamo poco lontani da quel Kenya che ormai da 2 mesi sta vivendo giorni di angoscia, precedentemente sempre in primo piano e poi scomparsi, in silenzio e lentamente, nel dimenticatoio dei media. Una legge, quella mediatica, inesorabile che appena non servi più, ti fa scomparire dagli occhi di tutti.

Ieri era Kenya, oggi è Ciad. Sempre di Africa si tratta. Un paese troppo spesso dilaniato da lotte interne e da imposizioni di potere che dovrebbero invece lasciare spazio a un maggior dialogo come si confà ai paesi maggiormente democratici. Paesi dove l’opposizione di governo, seppur sconfitta alle elezioni, deve portare avanti le sue funzioni di oppositore, in rispetto ai voti conquistati, cercando di “migliorare” ciò che la maggioranza di governo cerca di produrre per il futuro dello stato.

Evidentemente queste semplici regole di vita democratica in Ciad mancano completamente. Da circa 15 giorni infatti, alcuni esponenti dell’opposizione di governo sono stati incarcerati dopo alcuni scontri tra esercito e ribelli. Una situazione questa che è stata garantita, poco più di 6 mesi fa, dall’accordo politico firmato con la supervisione della UE.


In una situazione del genere, ne va soprattutto dell’onore di una persona. Il presidente del Ciad, Dibriss Deby Itno, ha il dovere morale di mantenere gli accordi stipulati con la UE, per mostrare l’onesta di un paese già messa in discussione dopo un’operazione del genere.

Un fatto quello accaduto circa 2 settimane fa, che dovrebbe non accadere più nel paese africano, troppo spesso sensibile alla minima protesta, troppo spesso scombinato dal primo “fucile” di turno con ribaltoni di governo e colpi di stato. Stabilità è la prima parola.

L’obiettivo sembra semplice da attuare, ma ovviamente non è così. Troppi sono ancora gli interessi economici degli stati avanzati per permettere una democrazia libera in paesi ricchi di risorse minerarie e non come quelli africani. L’incapacità e l’impossibilità di sfruttare risorse così numerose non permetteranno mai, agli stati africani, di conquistare una posizione di solidità, fomentata anche dai paesi più sviluppati, seppur solo in maniera invisibile (si ricordi solo la situazione irachena).

Maggiore libertà, per una maggiore stabilità. Dare fiducia per venirne ripagati. E chissà che nei prossimi anni, in Africa, non si vedano più di queste scene.

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