Gilioli e il post della zizzania: nessuno tocchi Beppe Grillo

Beppe Grillo

Il mondo dei blog è mondo assai strano. Abbiamo, forse, uno strumento e invero non siamo perfettamente in grado di capire quale ne sia l’utilizzo migliore, o dove ci stia portando.Scoppia oggi la polemica Grillo-Gilioli. Nei seguenti termini.


Due giorni fa, il buon Gilioli pubblica, sul suo blog, Piovono rane, su L’Espresso, il post L’intervista mai fatta a Beppe Grillo. Valanga di risposte. Alessandro Gilioli, è, in verità, uno dei pochi giornalisti italiani che ancora, a volte, sembrano fare il loro lavoro. Che possono ancora essere definiti giornalisti. Non si può dire che non porti avanti delle inchieste: condivisibili o meno, non si può negare che, nel suo cammino, abbia sollevato alcuni polveroni scomodi. Questa volta, però, il Nostro si è andato a impelagare in un territorio minato, almeno dal punto di vista del popolo. Ha toccato Beppe Grillo.

Una storia un po’ lunga, esordisce Gilioli. Parte dal Discorso di Capodanno del comico, o ex comico, o nonsolocomico. Un discorso nel quale Grillo lancia, per il 25 aprile, il V-Day dell’informazione. Un discorso nel quale i giornalisti vengono definiti, senza mezzi termini, servi dei politici. Contro una casta, la casta di intoccabili, nella quale sono tutti uguali, distingui solo il magro dal grasso, ma sono tutti uguali. Grillo urla, perchè gli italiani non vengono informati. E invero, quanti cittadini medi, quando è scoppiata l’emergenza rifiuti in Campania, hanno pensato e mò, a questo, come diavolo ci si è arrivati?. Una casta, nessuno escluso.


Che ha fatto allora il buon Gilioli? Si è detto ora lo intervisto. Avrei due o tre domandine da fare al suddetto comico. Il giorno 2 gennaio, come molti, ho letto e visto in Internet il “discorso di Capodanno” di Grillo. Nel quale, come si ricorderà, è stato lanciato il V-day contro i giornali per il 25 aprile prossimo venturo. Tra le altre cose, nel suo discorso Grillo prevedeva con certezza che tutti media “mainstream” avrebbero volutamente ignorato il suo V-day sui giornali, visto che la cosa riguardava direttamente gli interessi delle testate e dei loro proprietari. Il fenomeno Grillo mi interessa, da tempo vado scrivendo diverse cose sulle storture del sistema editoriale in Italia (a partire dall’Ordine e dalla legge sulle provvidenze) e credo anche che i giornali debbano interessarsi delle fasce della società che Grillo più o meno rappresenta. Quindi il giorno stesso telefono a Grillo sul suo cellulare per proporgli un’intervista sul tema del V-day contro la stampa, la “vera casta” come dice lui.


Gilioli racconta dell’ascesa e della caduta della telefonata. Grillo si sarebbe tirato sostanzialmente indietro, perchè un po’ monologhista. Una definizione condivisibile, senza scendere in accezioni positive o negative. Il giornalista de L’Espresso lo avrebbe, alle lunghe, convinto a inviargli le domande via mail. Il comico avrebbe concordato la preparazione delle risposte per gli inizi di gennaio, dopo la Befana.


Ecco le domande:

  • Gli chiedo ad esempio se non ritiene che i giornali e la Rete possano convivere, visto che la tivù non ha ucciso la radio.
  • Se non crede che grazie alla loro buona salute economica molti giornali possano fare anche ottime inchieste, e gliene elenco alcune di questo e di altri giornali. Gli faccio l’esempio di Mastella, su cui diversi giornali hanno fatto inchieste ampiamente riprese dallo stesso Grillo nel suo blog.
  • Gli chiedo dunque se non pensa che sia sbagliato mettere sullo stesso piano i quotidiani di partito inesistenti che prendono soldi direttamente dallo Stato e i giornali veri – magari perfino utili al dibattito sociale e al controllo sulla politica – che hanno solo detrazioni postali e contributi per la carta.
  • Gli chiedo se è consapevole che con l’abolizione totale e indistinta delle provvidenze probabilmente morirebbero voci come il Manifesto o come l’Internazionale, su cui lui stesso scrive una pagina ogni settimana, e gli chiedo se questo secondo lui sarebbe un passo in avanti per la nostra società.
  • Gli chiedo perché nel discorso di Capodanno ha esaltato come “ultimi giornalisti liberi” Biagi e Montanelli contrapponendoli a tutti gli altri, visto che anche Biagi e Montanelli scrivevano sui grandi giornali secondo lui servi e di “casta”.
  • Gli chiedo se in questo suo condannare senza eccezioni i giornali e i giornalisti ce n’è qualcuno che salverebbe, che secondo lui non fa parte della casta.
  • Gli chiedo se considera parte della casta anche quelle migliaia di giornalisti sottopagati e precari che ormai lavorano in gran parte delle redazioni.
  • Gli chiedo come può dire che tutti i giornalisti sono casta, visto che la grandissima parte di loro ha come unico privilegio il biglietto gratis ai musei, e per il resto si paga come tutti gli altri comuni mortali la casa, il cinema, il treno, l’autobus, il biglietto allo stadio e così via.

  • Già che ci sono, gli chiedo perché non risponde mai agli altri blog, visto che predica i blog come mezzo di comunicazione dell’avvenire.


Domande legittime, e quando Grillo scompare e poi, interpellato, risponde: Non intendo minimamente risponderle perchè sono domande offensive e indegne, forse un po’ di torto lo guadagna. Gilioli parla di Grilliana paura del confronto. Fatto sta che il suo blog è stato poi letteralmente invaso da commenti, per la maggior parte acidi e in difesa del comico. C’è chi sostiene che, sostanzialmente, Grillo ha evitato il contraddittorio per non inserirsi nello stesso sistema che critica. Chi invece invita Gilioli a occuparsi di ben altre questioni e inchieste. Chi, d’accordo o meno, è talmente tanto disgustato dalla casta dei giornalisti che bypassa la questione Grillo, per manifestare piuttosto la nausea allo stordimento dato da un’informazione che non serve a nulla. C’è anche Un grillino educato e ragionevole, il cui commento viene riportato in un post a parte dallo stesso Gilioli, e che spiega, assai intelligentemente, cos’è il grillismo, e come lo vive una persona seria e ragionevole.


I pro e i contro. Valutazione individuale: c’è torto da entrambe le parti in causa. Queste domande non s’hanno da fare. Sbagliato. Gilioli aveva tutto il diritto e il dovere di farle. E non sembrano poste in maniera offensiva. Tentano di analizzare l’altra faccia della medaglia dell’informazione. Tentano la non generalizzazione, e certo ci sarà anche un minimo di amor proprio e di difesa della propria erbetta. D’altro canto, Grillo aveva tutta la libertà di non rispondere. Che sia perchè l’intenzione è quella di non usare il sistema tanto criticato e criticabile, che sia perchè questo è il suo stile, e in effetti, al di là del monologo, nella storia difficilmente lo si è visto, è legittimo. Perchè, semplicemente, Gilioli doveva riportare i fatti. La notizia non era da blog, e non era da commento da parte dell’autore. Se Gilioli avesse fatto la mera cronaca degli avvenimenti, non sarebbe più stato possibile condividere la posizione di Grillo. Se Gilioli avesse optato per la mera cronaca, Grillo avrebbe dovuto rispondere. Qualunque cosa, ma scattava a quel punto l’obbligo ontologico. Solo allora, il dibattito successivo avrebbe avuto valore di crescita.


Il buon Grillo, dal canto suo, ha aggiornato il suo affollato blog con un post odierno dal titolo: La casta dei giornali. Soldi pubblici, informazione privata. Non cita Alessandro Gilioli. Parla della Rete come opportunità. Staremo a vedere. Parla dei giornalisti, che prendono soldi da tutti, ma proprio da tutti, tranne da chi dovrebbe effettivamente pagarli: i lettori, gente strana.

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