Current, prima tv per Citizen Berlusconi

(ANSA) – ROMA, 30 MAG – Per la prima volta in Italia, il 15 giugno alle 21.20, arriva su Current (canale 130 di Sky), il film Citizen Berlusconi. Si tratta dell’inchiesta giornalistica sul premier diretta e realizzata nel 2004 da Andrea Cairola e Suna Grey. Documenta l’ascesa del Cavaliere, dall’avventura imprenditoriale fino ai vertici del governo: una sorta di biografia non autorizzata, programmata da diverse emittenti Usa ed europee, ma che finora nessuna tv italiana ha mai mandato in onda.

5 commenti su “Current, prima tv per Citizen Berlusconi”

  1. Tempo fa, ho avuto modo di vedere questo film! Credo però, che sul canale 130 di sky il giorno 15 giugno cadrà una grossa meteora :), poi ci diranno che era un complotto 🙂 vive la vie….

  2. Affidereste a quest’uomo (Franceschini) la guida del Paese?
    Scritto da Giovanni Alvaro
    sabato 30 maggio 2009

    …Quando si imbocca un piano inclinato come quello che, allontanandosi dalla politica, è caratterizzato da pruderie e va sotto il nome di gossip, è praticamente impossibile poterne uscire fuori indenni. E’ quanto sta avvenendo a Dario Franceschini, personaggio in cerca d’autore, a cui è stato affidato il compito, più grande di lui, di guidare il PD, che sta facendo di tutto per ridurlo alla propria dimensione. Egli, responsabile di quanto sta avvenendo al proprio partito, come lo è l’intero gruppo dirigente di quel che fu il grande partito catto-comunista, è di gran lunga il ‘peggiore’.

    In assenza di contenuti, senza una bussola politica, alla vigilia di un’altra debacle elettorale, con un nemico alle porte qual è Di Pietro, terrorizzato delle conseguenze tra le quali ‘il licenziamento’ per ‘giusta causa’, è alla continua ricerca del sensazionale e le spara sempre più grosse, cadendo pesantemente nell’inciviltà e liquidando ogni buon gusto. Con l’ultima uscita s’è fatto male da solo, ottenendo reazioni durissime da parte dei figli del Presidente Silvio Berlusconi, di tutti i figli del premier, che così hanno detto al Paese quanto falso era il convincimento, o la speranza, di una famiglia disunita profondamente.

    Piersilvio, Marina, Luigi, Barbara ed Eleonora, che di solito restano fuori dalle vicende politiche, stavolta hanno avuto una durissima ed identica reazione spaziando da “orgogliosi di nostro padre”, “i valori di papà sono anche i miei”, “Franceschini dovrebbe vergognarsi. Chi gli dà il diritto di giudicare Berlusconi come padre?”, “assolutamente fiero di mio padre e di essere cresciuto nell’amore dei miei genitori”, “solo i figli possono dire se un padre è o non è capace d’educare i propri figli”.

    E infine, “profondamente orgogliosa di mio padre e dei valori che mi ha trasmesso. Sarei felice per i figli di Franceschini se avessero un padre come il mio” affermando così che se Berlusconi ha valori e capacità educative, non è lo stesso per Franceschini che, con la vergognosa battuta, non estemporanea, ma studiata a tavolino, trasmette ai propri figli il ‘disvalore’ degli attacchi senza rete e senza rispetto alcuno.

    Ma la domanda ch’egli ha posto agli italiani sul premier può e deve essere modificata in “Affidereste a quest’uomo (Franceschini) la guida del Paese?” Certo è una domanda retorica avendo da parecchio il popolo italiano, quello che ragiona con la testa e col cuore, e non con la pancia e l’odio, deciso di no. No a Franceschini, come no è stato per Prodi, D’Alema, Veltroni e compagnia cantando che, con accenti diversi, hanno tutti interpretato lo stesso canovaccio fatto di doppiezze, falsità, odio, inconsistenza politica e incapacità governativa.

    Del resto che si potevano aspettare lor signori dopo le prove di governo offerte? Esse sono state caratterizzate da forti pressioni fiscali, dal blocco e dallo smantellamento delle prime iniziative che portavano il ‘marchio’ riformista e moderato, e dall’aggregazione di un’armata che governava (?) e contemporaneamente manifestava contro il governo. Un metodo che ha dato fiato agli estremismi più disparati e legittimazione alle spinte più estremiste.

    A poco è valsa la decisione finale di liquidarli tutti salvando, con l’accorpamento alle passate elezioni politiche, solo Antonio Di Pietro, che s’è rivelato (ma era chiaro conoscendo il personaggio) il più pericoloso di tutti. E lo è ancor’oggi. Inseguendo lui, Veltroni prima e Franceschini poi, hanno avviato la fine del PD. Inseguendo Repubblica ed Ezio Mauro, e accettandone la regia, quella fine gli sarà servita prima di quanto si potesse pensare.

  3. Franceschini: stalinista dilettante
    C’è tutta una storia, una brutta storia dietro la incredibile frase di Franceschini “Fareste educare i vostri figli da Berlusconi?”, immediatamente seguita da una secca risposta negativa, ma non diretta, allusiva, ipocrita quanto feroce: “Chi guida un paese ha il dovere di dare il buon esempio, di trasmettere valori positivi”.
    Pronunciando queste parole, il segretario del Pd ha varcato un limite ferreo che per decenni tutto il mondo politico italiano ha rispettato: mai, mai, prendere a pretesto, invadere la sfera familiare di un uomo politico, per colpirlo; mai, mai, usare dei figli per menare fendenti al padre, proprio avversario politico. Dunque, un mossa politica inaccettabile, che peraltro si è subito rivoltata contro il leader del Pd, suscitando lo sdegno e l’indignazione dei figli di Berlusconi e di larga parte non solo dell’opinione pubblica, ma anche degli esponenti del Pd (ovviamente silenti) e dei media. Tutto questo, si badi bene, dopo che Franceschini stesso aveva detto giorni fa che “tra moglie e marito è bene non mettere dito”, sottraendosi così alla tentazione –che però poi l’ha acchiappato violenta- di strumentalizzare le vicende personali del premier. Ma quel che è peggio ancora della frase in sé, sono le sue radici, gli echi profondi e lontani che hanno mosso la voce di Franceschini, spingendolo a pronunciarla. Radici che sono facilmente rintracciabili: solo lo stalinismo ha praticato ferocemente questa demonizzazione dell’avversario tutta giocata sulla sfera famigliare, mettendo figli contro padri e madri, mariti contro mogli, infamando con sospetti, allusioni, frasi becere. Il disastro per Franceschini è che quello stalinismo, in Italia, usato a piene mani contro gli intellettuali dissidenti, sulla scena politica e parlamentare non ha avuto molto spazio, o quantomeno è sempre stato brandito secondo regole di galateo istituzionale, comunque di grande scuola politica. Il Pci ha scatenato o fiancheggiato campagne stampa indegne contro avversari politici –una per tutte: quelle sui figli del presidente Leone- ma sempre con sapienza e soprattutto, menando fendenti mortali, che andavano a segno. Franceschini invece ha pronunciato una frase indegna, ma non ha saputo reggerla, e subito dopo ha balbettato distinguo, in imbarazzo palese di fronte alle reazioni sdegnate dei figli (e Marina è stata appena indicata da Forbes come “la donna più potente d’Italia”, a suggello del fatto che affidare figli a Berlusconi dà risultati eccellenti). Insomma, è stato travolto da un clamoroso effetto boomerang (basta parlarne con gli sconcertati parlamentari Pd in Transatlantico per misurarne gli effetti devastanti). C’è una ragione anche per questo dilettantismo. Franceschini non è un ex Pci, è un ex Dc, ma è stato colpito dal contagio del germe staliniano –potremmo dire- per osmosi, a causa della storia contorta e confusa che è confluita dentro il suo strano partito. Contagiato dalla cultura staliniana, Franceschini non ha proprio le phisique du rôle dello staliniano e alla fine porta a casa solo una magra figura.

    Carlo Panella
    http://www.carlopanella.it/web/index.asp

  4. IL VOTO E’ ALLE PORTE E L’ASTENSIONISMO ANDRA’ FORTE

    Il personale politico non si è rinnovato granchè. Certo un De Magistris nella lista di Di Pietro rappresenta senza dubbio una faccia pulita, così come lo era Franca Rame, Giulietto Chiesa…. ma, per il resto, quando si vanno a vedere quali personaggi ci sono o sono passati attraverso l’Italia dei Valori, sale un brivido lungo la schiena, almeno a me. Gilberto Casciani consigliere a Roma dell’IdV passato con la maggioranza. Il senatore De Gregorio eletto con Di Pietro e passato dall’altra parte.Non può essere dimenticato che Elio Veltri, dopo essere uscito dalla lista IdV, ha detto in un’intervista su Radio radicale di febbraio 2008 che “le persone per bene se ne andavano e arrivavano persone poco raccomandabili. Non era un partito, ma una gestione personale senza meccanismi democratici” “Il segretario provinciale di Foggia arrestato, quello di Latina idem. Ad Amantea, il sindaco, con cui Di Pietro aveva fatto un comizio, inquisito per concussione… gli ex di Mastella in Calabria passati nella Lista di Di Pietro”. Guido Ruotolo – su La Stampa: E´ indagato anche il senatore IdV Nello Di Nardo, che quando Di Pietro era ministro faceva parte della sua segreteria politica. Nel rapporto della Dia, depositato nell´ambito del filone «Global Service», quello di Alfredo Romeo, vi sono accenni a decine di intercettazioni telefoniche e ambientali. Non tutte quelle agli atti dell´inchiesta, naturalmente. Di Nardo parla con Mautone e sponsorizza l´affidamento di incarichi a due architetti: «Mi raccomando, sono due amici di Cristiano ai quali non bisogna far prendere collera…»”.

    Ma veniamo alle liste di sinistra: rifondazione comunista, comunisti e verdi, comunisti dei lavoratori: tale frammentazione sembra una strategia scientifica ben congegnata per non far raggiungere il quorum a nessuno dei tre partiti. Altre considerazioni sono superflue perchè le scissioni perpetue, da Cossutta in poi, fanno cadere le braccia e venire il latte alle ginocchia.

    Pannella, il guru digiunatore, cerca di mantenere i seggi europei sapendo bene che il mancato introito derivante da quelle postazioni costituirebbe un grave problema politico ed economico per la sua formazione politica. Si gioca tutto avendo alle spalle prese di posizione poco pacifiste e incoerenti sulla guerra in Iraq, alleanze di comodo con il centrodestra, poi saltate anche per il mancato accordo economico con Berlusconi, e alleanza elettorale successiva con il centrosinistra in una posizione del tutto precaria e poco “omologata”. Il fatto che, in una trasmissione come Ballarò, Pannella si sia spinto nella sciolta volgarità geriatrica chiamando “faccia di culo” Dario Franceschini è, a mio avviso, sintomo di disperazione e annaspamento. Non passa inosservato inoltre che nella Lista Pannella-Bonino, il grande guru del Satyagraha, nonostante la sua età avanzata e ripetitività ossessiva di argomentazioni, mostra di voler tenere saldamente il timone facendo ancora ombra a persone politicamente più valide di lui, come Emma Bonino, o alla brillante generazione emergente rappresentata da Rita Bernardini, Antonella Casu, Marco Cappato e all’ottimo direttore di Radio radicale Massimo Bordin con il quale Pannella ha rischiato di rompere per i suoi eccessi verbali.

    Franceschini è certamente meglio di Veltroni e non mi dispiace che i veltroniani-bettiniani, bravi protagonisti di festival, siano stati messi temporaneamente in stand by. Ma la sostanza e i contenuti del grande apparato di partito che sta dietro la faccia nuova del grintoso Dario non sono fatti della stessa pasta di prima? In altri termini, a parte la faccia simpatica di Franceschini e il probabile rimescolamento di equilibri correntizi all’interno del Partito Democratico, in cosa possiamo dire che il PD è diverso rispetto a due anni fa? Possiamo dire che oggi difenderebbe seriamente i lavoratori precari? non farebbe più un pacchetto Treu? Abolirebbe la legge Biagi? E per la scuola come si conporterebbe? Farebbe una seconda riforma Berlinguer? Voi lo vedete tutto questo rinnovamento?

    Beh il quadro politico del nostro paese è alquanto deprimente perchè la credibilità è solo “virtuale” ed è capace di conquistare il consenso elettorale solo attraverso la soporifera scatola televisiva con continue macchiette e sconfortanti involontarie parodie del mitico scontro tra Peppone e Don Camillo.

    Domenico Ciardulli

  5. ma avete sentito quell’uscita infelice di berlusconi sui terremotati in crociera? Come dice daniela melchiorre dei liberali democratici berlusconi dovrebbe evitare promesse da marinaio e concentrarsi su ciò che ha promesso ai terremotati e che non manterrà

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