Il Financial Times e Berlusconi

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Il Financial Times torna ad occuparsi dell’Italia e del suo premier, Silvio Berlusconi. Un commento, un editoriale del giornale.

Non c’è pericolo fascismo in Italia, no. Così esordisce il FT. E Berlusconi non è, evidentemente, Mussolini. Il primo ha le veline (“starlet”), il secondo aveva le camicie nere.

4 commenti su “Il Financial Times e Berlusconi”

  1. Tutto in Italia è eccesso
    Se vi pare un Paese normale!

    La “diversità” del paese, ciò che lo rende dissimile da ogni democrazia compiuta, sta nell’incapacità congenita di accettare le regole del gioco. Non basta vincere le elezioni, occorre avere il gradimento di quelli che le hanno perse; o almeno il riconoscimento leale dell’esito dell’urna. Naturalmente stiamo parlando come se l’Italia fosse un paese normale, in cui l’alternanza politica è determinata dalla libera volontà degli elettori. Non è così. C’è alla base di tutto una presunzione di merito e una fatale predestinazione. La sinistra merita di vincere, Berlusconi no. Così una parte dell’opinione pubblica, aizzata dalla sinistra, considera il premier una specie di “usurpatore”, un “parvenus” che ha defraudato la sinistra di una vittoria che le spettava quasi di diritto. Qui, se non siamo nel campo della patologia, poco ci manca. Le prove sono sui giornali di questi giorni. Gli elementi frantumati di un gossip napoletano, più malinconico che avvincente, riempiono la prima pagina di Repubblica al solo scopo, disperato e inane, di intaccare la credibilità del premier, presentarlo nella luce peggiore e più indegna al pubblico dei credenti ormai incapaci di discernere il futile e l’inganno dalle cose importanti. E per questa penosa telenovela scende addirittura in campo il serioso vicedirettore di Repubblica, Giannini, più aggrondato del solito per dover rimestare nel letame in cerca di un elemento d’accusa, mentre l’isteria collettiva di sinistra chiede al premier di scagionarsi pubblicamente e anche D’Alema, con prosa indigesta e farraginosa, chiede che si discolpi come in un melodramma di gelosia e di sangue. Ogni paese ha la stampa che si merita! Gli elementi della farsa ci sono tutti; e tutti compongono l’indegnità manifesta del premier. Si dirà che nel paese del pugnale e della cicuta la trama politica diretta alla rovina dell’avversario politico è sempre stata praticata nei secoli dai Borgia ai democristiani. Ma quelle erano per così dire congiure di palazzo messe in atto per far prevalere il più scaltro e dare un nuovo indirizzo alla politica. Lo scandalo Montesi servì a Fanfani per far fuori Piccioni (il cui figlio Piero, musicista, risultò implicato nella vicenda) e a dare inizio all’esperimento di centro-sinistra.

    Probabilmente “l’affaire” Noemi, gonfiato ad arte, fallirà lo scopo. Ma il tentativo di demolizione prosegue. E’ bastato che Berlusconi annunciasse l’intenzione di ridurre il numero dei parlamentari con una legge di iniziativa popolare perché il PD lo accusasse di disprezzo del parlamento quasi volesse farne un “bivacco di manipoli”.

    In ogni riferimento c’è sempre il deprecato ventennio, che è sempre un efficace espediente. I 952 parlamentari italiani sono i più numerosi in Europa. Gli Stati Uniti con una popolazione quattro volte maggiore ne hanno 535.Tutto in Italia è in eccesso, a cominciare dal personale delle ferrovie (almeno funzionassero!), delle poste, dei ministeri. Più deputati d’ogni altra democrazia, più alti stipendi a confronto dei più rigorosi sistemi vigenti altrove. Così l’idea di Berlusconi di ridurre la quota dei deputati a 300 e i senatori a 150, dimezzandone il numero, non solo consentirebbe di risparmiare cento milioni l’anno ma adeguerebbe la vita pubblica a uno stile di maggiore sobrietà e correttezza. E invece no, non perché la proposta sia insostenibile ma perché a farla è stato il nemico pubblico numero uno di “lor signori”; e tutto ciò che egli dice e fa nasconde un disegno eversivo che va combattuto non appena lo palesa. In un secolo e mezzo di vita unitaria la burocrazia, questo mostro tentacolare, s’è dilatata a dismisura senza migliorare l’efficienza. Nel 1890 i dipendenti pubblici in Italia erano 20.000 sufficienti ad amministrare un paese di 30 milioni di abitanti. Oggi su una popolazione di 60 milioni di abitati, i burocrati,che secondo i parametri del 1890 non dovrebbero superare le 40.000 unità, sono diventati la bellezza di 4 milioni e mezzo. Raccontava Carlo Dossi, scrittore lombardo e segretario particolare di Francesco Crispi, che i ministeri danesi stavano tutti in un unico palazzo, anzi in un unico corridoio. In Svizzera nessun si accorge del governo: “on est prié de fermer doucement les portes”, sta scritto nei pochi e piccoli uffici elvetici. Da noi invece scialacquio di burocrazia e di affari inutili. Si può fare qualche raffronto tra i nostri ministeri e i ministeri inglesi. Persino i mobili esprimono i due sistemi. Semplice, severo, massiccio il mobilio del “Board of trade”; fastoso, di cattivo gusto, ingannatore quello del nostro ministero delle Finanze. Il ministro Brunetta dovrebbe armarsi di una roncola. La riduzione dei parlamentari è una misura che anche la sinistra aveva ritenuto utile; ma solo se la faceva lei e non l’ha fatta: così vorrebbe impedire che la facesse Berlusconi per non lasciargli anche quest’ultimo successo. L’onorevole Finocchiaro, vestale patetica, con gravità sicula, ha parlato di “atto inaudito”. Perché inaudito? La Finocchiaro dovrebbe farsi un giro in Europa. Forse anche il palazzo dei Normanni, sede della Regione Sicilia, a Palermo, le sembrerebbe leggermente pletorico con la caterva dei dipendenti che sono quattro volte quelli della Regione Lombardia. C’è qualcosa di marcio in Italia. Ma andatelo a dire alla grande stampa asservita!

    Romano Bracalini

  2. Quando capirete che Berlusconi è stato democraticamente votato dagli elettori italiani?
    Quando capirete che le TV non c’entrano? Infatti Berlusconi con le Tv ha vinto ma ha anche perso le elezioni!
    Non importa che Berlusconi piaccia a voi, è importante che piaccia alla maggioranza degli elettori: questa è democrazia!
    Se Berlusconi è votato dalla maggioranza, perché vi ostinate a pensare che la maggioranza sia demente?
    Invece di offendere le libere scelte della maggioranza degli elettori, riflettete sul perché Berlusconi ha così successo.
    La mia risposta è che non è il migliore, ma il meno peggio nella attuale situazione: le sinistre compreso IDV finora sono state inconcludenti e irrispettose del pensiero degli altri!
    Datevi una calmata e decidetevi a fare un’opposizione seria, concreta, utile, non basata su sentenze di primo grado e sul gossip, diamine!
    Meno male che c’è il lodo Alfano! Altrimenti in che mani saremmo? Se volete preparare una alternanza, smnettetela col vostro unico modo che conoscete, l’antiberlusconismo, che non è altro che un non voler riconoscere la volontà della maggioranza degli elettori!
    Imparate ad essere dei veri democratrici, imparate a sapeer perdere e rispettare i vincitori!
    W la libertà di pensiero di tutti, compresa quella di Berlusconi, vi piaccia o meno, attualmente il più votato democraticamente.

  3. Chissenefrega del caso Noemi – Dai lettori è un vero plebiscito: «Il leader del Pd ha sbagliato»
    La grande gaffe di Franceschini: il 90% si schiera con Berlusconi

    TORINO 29/05/2009 – Ieri, migliaia di persone hanno chiamato i centralini del giornale per rispondere al sondaggio proposto da CronacaQui.
    È stato un plebiscito: Franceschini ha sbagliato, e il 91,8% dei lettori che hanno voluto partecipare, ritiene che il leader del Pd non abbia espresso una legittima opinione politica e, contemporaneamente, pensa (il 92,5%) che abbia invaso indebitamente la sfera personale di un padre di 5 figli, quale Berlusconi è.
    Ma il sondaggio è andato ben più in la della semplice risposta alle due domande proposte dal giornale.

    In molti hanno voluto aggiungere commenti e considerazioni personali. Così Silvia, 54 anni, libera professionista: «A parte il fatto che io non avrei problemi ad affidare l’educazione di mia figlia al premier, non capisco perché Francescini, invece di polemizzare su questioni politiche, se la sia presa personalmente con il capo del Governo, insultandolo come padre, perché di questo si è trattato». Ancor più deciso Osvaldo, 67 anni, artigiano: «Premetto che io Berlusconi non l’ho mai votato in vita mia e che non lo voterò neppure stavolta, certamente, però, il mio voto non lo darò a Franceschini. Nessuno ha il diritto di offendere una famiglia, un padre e i suoi figli. Macché polemica politica, si fa su altro, non sulle dicerie e i pettegolezzi».
    Anche i giovani censurano il leader del Pd: Paola, 19 anni, studentessa: «In questa storia ho apprezzato sostanzialmente due cose: il silenzio del Cavaliere e la difesa dei suoi figli. Penso che Franceschini, se tornasse indietro, non direbbe più quello che ha detto. Anche i politici, prima di parlare, dovrebbero pensare a ciò che dicono».

    Ester, 42 anni, estetista in un salone di bellezza: «Io, al posto di Marina e Pier Silvio, avrei denunciato Franceschini. Nessuno può giudicare così un padre di famiglia. Sarebbe meglio che il capo del Pd, prima di parlare degli altri, guardasse a casa sua. Gli auguro davvero che i suoi figli diventino come quelli di Berlusconi». Pochi, ma presenti, i commenti a favore del leader di centrosinistra: Ettore, impiegato di banca: «Sono troppe le ombre sulla vita privata del presidente del Consiglio e lui non ha fatto nulla per far piena luce. Ora c’è la vicenda di questa ragazza di Napoli. Ma prima, ricordo, ancor prima delle “veline” candidate, c’erano state le intercettazioni telefoniche che non sono mai state rese pubbliche e che gettavano un’ombra anche sul comportamento di alcune ministre. Fossimo negli Stati Uniti, Berlusconi sarebbe stato costretto alle dimissioni».

    Nulla di tutto questo secondo l’opinione di Giovanni, 47 anni, commerciante: «Il caso di Clinton era completamente diverso: in quell’occasione c’era una ragazza che accusava il Presidente. In questo caso non c’è nessuna donna che denuncia d’aver subìto le attenzioni del premier. Ci sono solo insinuazioni da parte dei giornali. Allora io dico: il sospetto è la cosa peggiore, se qualcuno sa, allora parli. Ma, mi sembra di capire che nessuno abbia proprio nulla da dire…».

    m.bar.

  4. IL VOTO E’ ALLE PORTE E L’ASTENSIONISMO ANDRA’ FORTE

    Il personale politico non si è rinnovato granchè. Certo un De Magistris nella lista di Di Pietro rappresenta senza dubbio una faccia pulita, così come lo era Franca Rame, Giulietto Chiesa…. ma, per il resto, quando si vanno a vedere quali personaggi ci sono o sono passati attraverso l’Italia dei Valori, sale un brivido lungo la schiena, almeno a me. Gilberto Casciani consigliere a Roma dell’IdV passato con la maggioranza. Il senatore De Gregorio eletto con Di Pietro e passato dall’altra parte.Non può essere dimenticato che Elio Veltri, dopo essere uscito dalla lista IdV, ha detto in un’intervista su Radio radicale di febbraio 2008 che “le persone per bene se ne andavano e arrivavano persone poco raccomandabili. Non era un partito, ma una gestione personale senza meccanismi democratici” “Il segretario provinciale di Foggia arrestato, quello di Latina idem. Ad Amantea, il sindaco, con cui Di Pietro aveva fatto un comizio, inquisito per concussione… gli ex di Mastella in Calabria passati nella Lista di Di Pietro”. Guido Ruotolo – su La Stampa: E´ indagato anche il senatore IdV Nello Di Nardo, che quando Di Pietro era ministro faceva parte della sua segreteria politica. Nel rapporto della Dia, depositato nell´ambito del filone «Global Service», quello di Alfredo Romeo, vi sono accenni a decine di intercettazioni telefoniche e ambientali. Non tutte quelle agli atti dell´inchiesta, naturalmente. Di Nardo parla con Mautone e sponsorizza l´affidamento di incarichi a due architetti: «Mi raccomando, sono due amici di Cristiano ai quali non bisogna far prendere collera…»”.

    Ma veniamo alle liste di sinistra: rifondazione comunista, comunisti e verdi, comunisti dei lavoratori: tale frammentazione sembra una strategia scientifica ben congegnata per non far raggiungere il quorum a nessuno dei tre partiti. Altre considerazioni sono superflue perchè le scissioni perpetue, da Cossutta in poi, fanno cadere le braccia e venire il latte alle ginocchia.

    Pannella, il guru digiunatore, cerca di mantenere i seggi europei sapendo bene che il mancato introito derivante da quelle postazioni costituirebbe un grave problema politico ed economico per la sua formazione politica. Si gioca tutto avendo alle spalle prese di posizione poco pacifiste e incoerenti sulla guerra in Iraq, alleanze di comodo con il centrodestra, poi saltate anche per il mancato accordo economico con Berlusconi, e alleanza elettorale successiva con il centrosinistra in una posizione del tutto precaria e poco “omologata”. Il fatto che, in una trasmissione come Ballarò, Pannella si sia spinto nella sciolta volgarità geriatrica chiamando “faccia di culo” Dario Franceschini è, a mio avviso, sintomo di disperazione e annaspamento. Non passa inosservato inoltre che nella Lista Pannella-Bonino, il grande guru del Satyagraha, nonostante la sua età avanzata e ripetitività ossessiva di argomentazioni, mostra di voler tenere saldamente il timone facendo ancora ombra a persone politicamente più valide di lui, come Emma Bonino, o alla brillante generazione emergente rappresentata da Rita Bernardini, Antonella Casu, Marco Cappato e all’ottimo direttore di Radio radicale Massimo Bordin con il quale Pannella ha rischiato di rompere per i suoi eccessi verbali.

    Franceschini è certamente meglio di Veltroni e non mi dispiace che i veltroniani-bettiniani, bravi protagonisti di festival, siano stati messi temporaneamente in stand by. Ma la sostanza e i contenuti del grande apparato di partito che sta dietro la faccia nuova del grintoso Dario non sono fatti della stessa pasta di prima? In altri termini, a parte la faccia simpatica di Franceschini e il probabile rimescolamento di equilibri correntizi all’interno del Partito Democratico, in cosa possiamo dire che il PD è diverso rispetto a due anni fa? Possiamo dire che oggi difenderebbe seriamente i lavoratori precari? non farebbe più un pacchetto Treu? Abolirebbe la legge Biagi? E per la scuola come si conporterebbe? Farebbe una seconda riforma Berlinguer? Voi lo vedete tutto questo rinnovamento?

    Beh il quadro politico del nostro paese è alquanto deprimente perchè la credibilità è solo “virtuale” ed è capace di conquistare il consenso elettorale solo attraverso la soporifera scatola televisiva con continue macchiette e sconfortanti involontarie parodie del mitico scontro tra Peppone e Don Camillo.

    Domenico Ciardulli

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