Chiusura Ilva Taranto

Lo stabilimento dell’Ilva di Taranto ha chiuso i battenti. A quattro mesi dal sequestro del discusso impianto, sembra che il caso Ilva sia infatti definitivamente esploso, trascinando con sé scioperi, arresti, sequestri, nuovi provvedimenti giudiziari e, appunto, la chiusura – definita “immediata e ineluttabile” – dello stabilimento contestato. Da ieri sera, pertanto, 5 mila operai che lavoravano nell’impianto di Taranto saranno costretti a rimanere a casa, con scarsissime prospettive per quanto concerne il proprio futuro a breve e medio termine.

Tra due giorni, a Roma, sono infatti convocati le parti sociali e le istituzioni locali: un incontro che è tuttavia intriso di forte pessimismo circa la possibilità di invertire la marcia dello stabilimento. Oggi è inoltre previsto lo sciopero cittadino, e sarà di sicura utilità comprendere in che modo Taranto reagirà alla decisione dell’azienda intorno alla quale, di fatto, ruotava l’economia dell’area urbana.

Stando a quanto affermano i sindacati, infatti, oltre ai 5 mila operai che lavoravano direttamente nello stabilimento Ilva, altri 7 mila operati e impiegati sarebbero stati utilizzati nell’indotto: ne consegue che, potenzialmente, la chiusura dell’impianto Ilva potrebbe generare un dramma occupazionale quantificabile in almeno 12 mila  buste paga in meno.

Oltre alle sigle sindacali, non è soddisfatta della decisione aziendale nemmeno la Confindustria, che non manca di sottolineare quali e quanti costi, per la collettività, avrà una simile opzione: cassa integrazione, imposte, oneri sociali e altre voci dovrebbero contribuire a generare un’uscita monetaria di almeno un miliardo di euro.

Ma la situazione rischia di essere ancora più grave, visto e considerato che le sette persone iscritte nel registro degli indagati potrebbero essere la punta di un iceberg dai contorni e dalla profondità non ben definiti, che rischia di interessare una fitta rete di politici, sindacalisti, funzionari degli enti locali. I media fanno anche il nome del presidente della regione Nichi Vendola (qui reduce da una buona prestazione nelle primarie), che – sostiene il Gip – sarebbe la regia posta in piedi per “far fuori” il direttore dell’Agenzia regionale di protezione ambientale, Giorgio Assennato, sgradito all’Ilva per aver siglato una relazione sui livelli di inquinamento…

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