Berlusconi disse a Lavitola: “Non tornare”, è bufera

E’ di nuovo bufera sul presidente del Consiglio Silvio Berlusconi per il caso Lavitola. Stando a quanto riportato dal settimanale l’Espresso, infatti, il 24 agosto il premier avrebbe consigliato al faccendiere, che allora si trovava in Bulgaria, di non rientrare in Italia, visto che già il settimanale Panorama aveva anticipato di un possibile coinvolgimento dell’ex direttore dell‘Avanti nell’inchiesta sui presunti ricatti al premier fatti dall’imprenditore Giampaolo Tarantini e della moglie.
Il faccendiere, quel giorno, avrebbe telefonato preoccupato a Berlusconi, chiedendogli: “Che devo fare? Torno e chiarisco tutto?” Il premier avrebbe risposto: “Resta dove sei“. Lavitola, infatti, si trova ancora all’estero, a Panama, “per lavoro”, spiega, nonostante sia stata emessa nei suoi confronti un’ordinanza di arresto dalla Procura di Napoli, e dopo che si sono già aperte le porte del carcere per Giampaolo Tarantini e per la moglie Angela Devenuto.
Berlusconi avrebbe detto inoltre a Lavitola di “stare tranquillo“, e pensato anche ad una strategia difensiva: gli 850 mila euro versati ai coniugi Tarantini, dei quali 400mila trattenuti da Lavitola, sarebbero stati semplicemente un aiuto per una famiglia “in gravissime difficoltà economiche”.

Il Senato approva la manovra con la fiducia. Disordini all’esterno

Il Senato ha approvato con il voto di fiducia, con 165 si, 141 no e 3 astenuti, il maxiemendamento alla manovra economica, che sostituisce il documento approvato in Commissione Bilancio. Il testo adesso passerà alla Camera, dove dovrebbe comunque essere approvato entro la fine della settimana.
L’importo complessivo della manovra, con gli ultimi ritocchi, arriva a 54,2 miliardi di euro, e con le ultime modifiche si dovrebbero avere altri 4,3 miliardi per l’anno prossimo derivanti, in buona parte, dall’aumento dell’Iva dal 20 al 21%. Previsto anche il contributo di solidarietà del 3% sui redditi oltre i 300 mila euro, e l’aumento graduale, dal 2014, dell’età di pensionamento delle donne nel settore privato. Introdotto anche il carcere per coloro che evadono per un ammontare di oltre tre milioni di euro e per un importo che superi il 30% del fatturato.
Per il Codacons, l’aumento dell’Iva potrebbe costare fino a 385 euro all’anno per una famiglia di quattro persone, mentre Federconsumatori punta l’indice sui rincari della benzina.
Nonostante l’approvazione della manovra, però, l’umore nella maggioranza è tutt’altro che buono. Il sottosegretario Gianni Letta ha affermato oggi: “Il momento che attraversiamo ci vede vivere settimane difficili e amare“, riferendosi, forse, anche alle tensioni verificatesi tra Berlusconi, Tremonti e parte della Lega sull’impostazione del decreto. Il premier, da parte sua, deve gestire il caso Tarantini, e teme, forse, la diffusione di altre intercettazioni che lo possono riguardare e le possibili ricadute della vicenda anche all’estero.

Il governo mette la fiducia sulla manovra: “La crisi è grave”. L’Iva arriverà al 21%

Nonostante le smentite iniziali, il governo sembrerebbe intenzionato a porre la fiducia sul voto di domani al Senato sulla manovra finanziaria. Il premier Berlusconi, durante la riunione del governo, avrebbe detto infatti: “Bisogna fare in fretta“.
Il testo iniziale del decreto sarebbe stato intanto oggetto di ulteriori modifiche anche di rilievo, come l’aumento dell’Iva dal 20 al 21%, il contributo di solidarietà del 3% per i redditi superiori a 300 mila euro (non 500 mila, come previsto inizialmente), e l’aumento dell’età pensionabile per le donne nel settore privato già dal 2014. Potrebbe invece essere cancellata la norma che prevedeva il carcere per chi evade oltre i 3 milioni di euro, norma poco gradita al premier, che avrebbe avuto rassicurazioni in tal senso.
Previsto per giovedì, invece, un consiglio dei ministri che dovrebbe varare un disegno di legge per inserire l’obbligo del pareggio di bilancio nella Costituzione, abolire le province e dimezzare il numero dei parlamentari.
Stamattina si è tenuto un vertice a Palazzo Grazioli tra i principali leader del centrodestra, per decidere gli ultimi ritocchi alla manovra; erano presenti,oltre al premier Berlusconi, il ministro dell’Economia Tremonti, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta, il ministro Calderoli, i capigruppo del Pdl Cicchitto e Gasparri e della Lega Bricolo.

Manovra, lo sciopero della Cgil. Aderisce l’opposizione, ma Bonanni: “E’ demenziale”

Si svolgerà dunque oggi, martedì 6, lo sciopero generale indetto dalla Cgil contro la manovra finanziaria del governo. Sono previste manifestazioni in cento piazze italiane, ma quella principale si terrà nella Capitale. Anche i principali partiti dell’opposizione hanno aderito alla protesta, con il segretario del Pd Pierluigi Bersani che ha dichiarato: “Io ci sarò, ci saremo con tutti quelli che contrastano questa manovra. Dire che siamo preoccupati è poco. Siamo in una situazione drammatica, per cui serve una svolta politica”.
Sul fronte sindacale, però, si allarga la spaccatura tra la Cgil, da una parte, e gli altri due sindacati confederali (Cisl e Uil) dall’altra. Questi due, infatti, non parteciperanno allo sciopero, come ha spiegato il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni, che ha affermato: “Colpire le buste paga dei lavoratori e le imprese ha del demenziale, sopratutto in questo momento“. Anche all’interno della Cisl, comunque, c’è chi sostiene la necessità di aderire alla manifestazione, come i metalmeccanici della Fim, che sciopereranno per otto ore.
Fra i partiti dell’opposizione, al contrario, solo Udc e Fli non intendono aderire allo sciopero, con il leader dell’Udc Pierferdinando Casini che ha affermato: “Considero lo sciopero di domani della Cgil del tutto sbagliato in un momento simile“.

Manovra, Bagnasco: “Non colpire le famiglie”. Il governo pensa alle dismissioni degli immobili

Sulla manovra fiscale si è pronunciata anche la chiesa, col presidente della Cei, Card. Angelo Bagnasco, che, intervistato a Madrid dalla trasmissione Radio Anch’io, ha toccato il tema dell’evasione fiscale, dicendo: “Le cifre sull’evasione fiscale sono impressionanti”. Da Bagnasco è venuto inoltre un richiamo alla centralità del ruolo della famiglia, e la richiesta che questa sia tutelata nelle scelte della politica: “Se non sono al centro della politica generale, la persona e la famiglia grembo naturale della vita, la società non avanza” ha affermato.
Infine, il cardinale ha in parte corretto quanto veniva scritto alcuni giorni fa dall’Avvenire, quotidiano della Cei, che chiedeva un ridimensionamento dei fondi destinati alle missioni all’estero, data la particolare situazione economica. In proposito, Bagnasco ha affermato: “Prima di fare i conti dobbiamo chiederci quale approccio utilizzare rispetto alle situazioni drammatiche di altre parti del mondo“.
Intanto, riguardo alla manovra, il governo starebbe accantonando l’ipotesi di un altro scudo fiscale, dopo che questo era stato stroncato dal Pd, ma non era piaciuto neanche a molti esponenti del governo, come Romani, Matteoli e Calderoli.
Si starebbe pensando, piuttosto, di far cassa tramite nuove dismissioni degli immobili dello Stato, come caserme e uffici della pubblica amministrazione: il patriumonio dello Stato ammonterebbe infatti a ben 500 miliardi di euro, di cui il 40% sarebbe “potenzialmente disponibile“.

Mercoledì la manovra al Senato. Il governo apre alla tassa sui capitali “scudati”

Si svolgerà mercoledì il dibattito in Senato sulla manovra economica, che potrebbe subire modifiche: il governo starebbe infatti valutando la proposta dell’opposizione di introdurre una tassa sui capitali rientrati in Italia grazie allo scudo fiscale, anche se con una percentuale solamente dell’1-2%, nettamente inferiore a quella suggerita dal Pd. Su tale ipotesi, sostenuta, pare, anche dal ministro Maroni, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi avrebbe detto semplicente: “Non so, fatemela vedere prima“.
Dall’opposizione, invece, il segretario del Pd Bersani ha commentato la situazione affermando: “La manovra è già figlia di nessuno“.
Nella stessa maggioranza, infatti, sarebbero in molti a bocciare l’attuale manovra. Per l’ex ministro Antonio Martino, le misure previste dal governo sono “inaccettabili“, poichè, spiega, “Questa manovra aumenta le tasse e non risolve il problema della crescita“. Il governatore della Lombardia Roberto Formigoni vorrebbe cancellare i tagli agli enti locali, mentre il ministro dei Beni Culturali Giancarlo Galan critica “la soppressione degli enti pubblici non economici che abbiano meno di 70 dipendenti“.
All’interno del Pdl, inoltre, ci sarebbero una decina di deputati, ribattezzati “frondisti“, che vorrebbero presentare al segretario del partito, Angelino Alfano, una specie di manovra  alternativa, nella quale verrebbe eliminato il contributo di solidarietà, e che prevederebbe inoltre: l’aumento di un punto dell’Iva non agevolata; la dismissione  di una parte del patrimonio immobiliare dello Stato; la privatizzazione delle grandi aziende; la fusione, anzichè l’abolizione, di Province e Comuni; l’innalzamento dell’età pensionabile.

Il governo approva la manovra da 45 miliardi: tagli agli enti locali, a Tfr e tredicesime

Il Consiglio dei ministri ha approvato in serata, intorno alle 21, dopo una riunione di circa due ore, il decreto legge con le misure anti-crisi. Molte le novità introdotte, a partire dai tagli agli enti locali (provincie e comuni), a un contributo di solidarietà per i redditi più alti, all’aumento al 20% della tassazione sulle rendite finanziarie, al blocco del Tfr per due anni agli statali, e all’aumento a 65 anni dell’età pensionabile per le donne.
Fino a poco prima dell’inizio della riunione, la Lega aveva rimarcato la sua contrarietà a qualsiasi intervento sulle pensioni.
Al termine del vertice, il premier Berlusconi ha affermato: “Questa sera siamo riusciti ad avere un voto all’unanimità del Consiglio dei ministri sulla manovra che va nella direzione che la Bce aveva in sintesi auspicato“, anche se ha espresso il suo rammarico per l”aumento delle imposte: “il nostro cuore gronda sangue” ha detto. Incontrando poi le Regioni e gli Enti locali, il premier ha parlato anche dei tagli ai costi della politica, per i quali sarebbero previste 14.15 misure, e dei tagli ai ministeri, “per 6 miliardi nel 2012 e per 2,5 nel 2013” ha specificato.
Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti ha invece definito la manovra “quanto più equa ed equilibrata possibile“, spiegando che quanto previsto con la manovra di luglio “è ancora necessario ma si è rivelato non più sufficiente“.

Crisi, Tremonti: “Cambiare la manovra”. Camusso: “Pronti allo sciopero generale”

Si è tenuto nel pomeriggio, a Palazzo Chigi, l’atteso vertice tra il governo e le parti sociali su come affrontare la pesante crisi economica, che ha visto anche oggi la Borsa di Milano perdere oltre sei punti percentuali.
Era presente il premier Silvio Berlusconi, assieme al sottosegretario Gianni Letta, al ministro dell’Economia Giulio Tremonti e a buona parte degli altri ministri, tra i quali il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi e il ministro dello Sviluppo Economico Paolo Romani. Presente anche la leader di Confindustria Emma Marcegaglia e i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Camusso, Bonanni e Angeletti.
Il premier Berlusconi, aprendo la riunione, avrebbe detto: “Confermo tutti gli impegni presi. Faremo tutto presto e bene e in maniera inequivoca” e annunciato la convocazione di un Consiglio dei ministri il 18 agosto per varare un decreto legge con le misure anticrisi chieste anche dalla Bce. Il ministro dell’Economia Tremonti ha invece confermato di voler anticipare il pareggio di bilancio al 2013, e affermato che “occorre ristrutturare la manovraapprovata a luglio, portando il rapporto deficit/pil al 3,8% quest’anno e all’1,5-1,7% l’anno prossimo.
Il sottosegretario Letta ha invece affermato: “Servono scelte rapide e coerenti e il governo sta valutando tutte le possibilità e tutte le ipotesi. In questi giorni tutto è cambiato, tutto è precipitato“, e annunciato “tavoli tematici” sul mercato del lavoro, sulle infrastutture e su privatizzazioni e servizi pubblici.

Bossi: “Seguire l’Europa, bene se la Bce ci commissaria”

 

Il leader della Lega Umberto Bossi si è incontrato questa mattina a Gemonio con il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, con quello della Semplificazione, Roberto Calderoli, e con altri due esponenti leghisti, Fabio Rizzi e Rosi Mauro. Al termine dell’incontro, il leader del Carroccio ha fornito ai cronisti la sua interpretazione dell’attuale crisi economica, riscoprendosi quasi in una veste per lui insolita, quella di europeista.
Bossi ha infatti confermato l’arrivo a Roma della lettera spedita dalla Bce, commentandolo con queste parole:

“E’ la realta che è venuta a trovarci: per tanto tempo il Paese ha speso più di quanto poteva e un bel giorno la realtà ha preso il treno ed è venuta a trovarci. Dobbiamo andare dietro all’Europa e fare le riforme. La Bce ci condiziona? Positivamente“.

Il leader leghista ha inoltre fatto sapere che si incontrerà presto con il premier Berlusconi, e sulla tenuta del governo rassicura: “Non c’è problema di elezioni adesso“.
Tremonti, invece, è rimasto in disparte, e quando Bossi ha citato la lettera della Bce, si è limitato a dire: “Non parlo“.

Crisi, conferenza stampa Berlusconi-Tremonti: “Pareggio di bilancio entro il 2013”

Foto: Ap/LaPresse

La crisi economica si va facendo sempre più pesante, anche sulla Borsa italiana, e il governo cerca di farvi fronte con una conferenza stampa tenuta, oggi, dal premier Silvio Berlusconi assieme al ministro dell’economia Giulio Tremonti. Fra gli interventi che il governo intende seguire per affrontare la crisi, l’anticipo del pareggio di bilancio al 2013, l’introduzione del pareggio di bilancio in Costituzione, la riforma del mercato del lavoro e la riforma dell’articolo 41 della costituzione sulla libertà d’impresa, per liberalizzare tutto ciò che non è espressamente vietato dalla legge.
Secondo il premier, “C’è un’attenzione particolarissima della speculazione internazionale su di noi a cui bisogna mettere un argine”. Il ministro dell’Economia, invece, ha escluso la necessità di un’altra manovra, ritenendo che bisognerebbe “cambiare semplicemente la tempistica“.
Tremonti ha annunciato inoltre di voler procedere in tempi rapidi all’approvazione della delega assistenziale: “Si tratta di garantire ciò che si può dare a chi ha bisogno e intervenire sul problema dei falsi invalidi” ha spiegato. Sulla riforma del lavoro, invece, ha fatto sapere che “C’è un testo importante già elaborato, sarà presentato alle parti sociali per essere presentato al Senato“.
Il presidente Renato Schifani avrebbe infatti sentito telefonicamente il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e lo avrebbe informato di aver convocato le commissioni Affari Costituzionali e Bilancio e che convocherà l’Assemblea appena sarà pronto il testo sulla riforma del lavoro.

La Camera ci ripensa: anticipato il rientro dalle ferie

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Alla fine sembrano averci ripensato, a Montecitorio, e deciso di anticipare di una settimana il rientro dalle ferie estive. Ieri, infatti, si pensava di far riprendere le sedute alla Camera il 12 settembre, e di far iniziare il 5 settembre solo i lavori delle Commissioni, suscitando le proteste dell’opposizione.
Così aveva commentato il capogruppo del Pd Dario Franceschini: Avevamo proposto di iniziare anche con l’Aula il 5 settembre, anticipare l’inizio dei lavori, perchè ci sembrava doveroso. Ma la maggioranza non ha voluto”.
E il capogruppo Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto aveva addirittura avanzato una motivazione “nobile” per tale decisione, spiegando che all’inizio di settembre era previsto un pellegrinaggio in Terra santa di un centinaio di deputati. Maurizio Lupi, uno dei promotori del pellegrinaggio, ha poi fatto sapere: “Noi non c’entravamo e non c’entriamo nulla col calendario dell’Aula”.
Qualcun altro, invece, ha fatto notare che il Parlamento non ha mai ripreso i lavori prima di metà settembre.
Oggi, comunque, la conferenza dei capigruppo convocata dal presidente Fini ha deciso che i lavori dell’Aula di Montecitorio riprenderanno nel pomeriggio di martedì 6 settembre, mentre quelli delle Commissioni il 29 agosto. Fini, secondo quanto riferito dal suo portavoce Fabrizio Alfano, si sarebbe detto “pronto a convocare la Camera ad horas in qualsiasi momento, anche a Ferragosto“, se dovesse essere necessario ciò per la situazione economica.
Il capogruppo Pd Franceschini ha invece commentanto la decisione della conferenza dei capigruppo affermando: “Con un giorno di ritardo si è dato il minimo segnale che la politica deve dare.”

Appalti del G8, la Camera salva Verdini. Inchiesta P4, si alle intercettazioni per Milanese

 
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Oggi si è votato alla Camera sull’uso delle intercettazioni in due diverse inchieste che coinvolgono, però, in entrambi i casi esponenti del Pdl, ma il voto ha avuto due esiti differenti.
Infatti, per Denis Verdini, coordinatore Pdl coinvolto nell‘inchiesta sugli appalti per il G8 dell’Aquila e per la ricostruzione dopo il terremoto in Abruzzo, l’Aula di Montecitorio ha respinto l’autorizzazione all’uso delle intercettazioni, mentre ha autorizzato l’uso delle intercettazioni e l’apertura delle cassette di sicurezza di Marco Milanese, ex consigliere politico del ministro Tremonti, indagato nell’ambito dell’inchiesta sulla P4. Su Milanese pende anche una richiesta d’arresto che i deputati esamineranno il 19 settembre.
A favore di Verdini, e contro l’uso delle intercettazioni che lo riguarderebbero, ha votato l’intero Pdl, i responsabili ed anche la Lega, che si è quindi espressa diversamente rispetto al voto su Papa (per il quale aveva votato a favore dell’arresto). Anche sei deputati radicali eletti nel Pd si sono schierato con la maggioranza nel voto sul coordinatore Pdl.
Diversamente, a difesa di Milanese si sono espressi soltanto una trentina di deputati del Pdl e dei Responsabili.
Poco prima del voto, entrambi i deputati si sono rivolti ai loro colleghi della Camera: “Sono due anni che sono massacrato, che vengo travolto da questo tritacarne mediatico e giudiziario da cui voglio uscire velocemente” ha affermato Denis Verdini, chiedendo inoltre che il Parlamento faccia una legge sulle intercettazioni.

I deputati PDL piangono miseria. “Italiani, meno pagati d’Europa”

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Qualcuno, prima o poi, la difficile seppur sofferta dichiarazione, la doveva fare e noi, diciamoci la verità, ce l’aspettavamo. Francesco Colucci, PDL, ha portato in parlamento un nuovo testo che riporta dati “allarmanti” per i poveri parlamentari nostrani. E’ si, quelli italiani, sono i meno pagati. Secondo i conti di Colucci, un deputato italiano, costa circa 20.486 euro (al mese ovviamente), contro i 23.066 di quello Francese, i 27.346 tedeschi, oppure se vogliamo salire ancora più in alto, c’è il deputato europeo che prende circa 34.750euro, sempre al mese.

Stando a guardare questo cifre, c’è da mettersi le mani nei capelli per l’assurdità di tale proposta. I deputati italiani, ricevono “cash”, in contati, lo stipendio da dare ai loro collaboratori e poi ne possono usufruire come vogliono, questo vuol dire, che il collaboratore di un deputato, può essere pagato liberamente in nero e secondo i criteri stabili dal deputato stesso. Quindi, oltre che al lauto stipendio mensile che questo uomini di fatica si portano a casa ogni 30 giorni, va aggiunto tutto quello in più che hanno.

Crisi, Berlusconi mercoledì in Parlamento. Giovedì l’incontro con le parti sociali

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Alla fine, dunque, si terrà il dibattito in Parlamento sulla crisi economica chiesto dalle opposizioni, e anche l’incontro tra il governo e le parti sociali. Mercoledì, infatti, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi sarà alla Camera e al Senato per un’informativa sulla crisi economica, mentre giovedì alle 11 ci sarà l’incontro fra il governo e le parti sociali, come chiesto da queste ultime.
Nel pomeriggio di giovedì, invece, sindacati e imprenditori dovrebbero incontrare i rappresentanti dell’opposizione.
Non ci sarà, invece, come si era ipotizzato in un primo momento, un tavolo unico tra governo, parti sociali ed opposizioni. Il segretario del Pd Pierluigi Bersani ha già sentito telefonicamente il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, il presidente della Abi Giuseppe Mussari e i leader di Cgil e Cisl, Susanna Camusso e Raffaele Bonanni.
Le parti sociali, pur ritenendo comunque necessario l’impegno per il rigore, chiedono anche misure per la crescita economica, e riforme, a partire da quella sul fisco. Esprimono inoltre preoccupazione per la disoccuppazione, mentre la Cgil, in particolare, ribadisce la sua contrarietà alla manovra varata dal Governo, che, dicono, “pesa su imprese e lavoratori”.
Il ministro del Welfare Maurizio Sacconi ha fissato, in un’intervista al Corriere della Sera, cinque punti su cui avviare il confronto con le parti sociali, e ha poi dichiarato:

Dopo l’approvazione della manovra, il governo avvia il confronto con le parti sociali con lo scopo di condividere in particolare le responsabilità degli attori isatituzionali, economici e sociali per la crescita dell’economia e dell’occupazione”.