Processo breve, Napolitano: “Valuterò”. Berlusconi: “Con il Quirinale chiarirò”

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Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, intervistato, a Praga, sulla legge relativa al “processo breve” approvata ieri dalla Camera, ha dichiarato: “Valuterò i termini di questa questione quando saremo vicini all’ approvazione definitiva in Parlamento”. In serata, dal Quirinale, si invita comunque a non interpretare le parole del Capo dello Stato come un annuncio di un ” intervento preventivo”. Il premier Berlusconi, per adesso, sembra essere comunque fiducioso che la legge possa passare anche il vaglio del Colle, e ha reso noto che il ministro della Giustizia Alfano si recherà personalmente al Quirinale ad illustrare nel dettaglio il disegno di legge al capo dello Stato, anche per chiarire quelle che vengono definite le “false notizie” sul possibile accorciarsi dei tempi di prescrizione anche per processi come quello per la strage di Viareggio.
Al termine del vertice tenutosi a palazzo Grazioli con i capigruppo di maggioranza, il premier si sarebbe detto convinto ad “andare avanti come un treno” con le riforme istituzionali, a cominciare dalla riforma della giustizia, riproponendo anche la legge sulle intercettazioni.
Intanto, la legge approvata ieri alla Camera sembra aver scontentato un pò tutti: dopo l’ opposizione, la magistratura, l’ avvocatura e i parenti delle vittime delle stragi, infatti, oggi anche il quotidiano dei vescovi “Avvenire”, con un editoriale in prima pagina dal titolo “Non chiamatelo processo breve”, boccia la legge, poichè, è scritto, “Al di là delle partigianerie, i nodi della giustizia non saranno sciolti”.

Processo Breve, oggi il voto finale

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Giornata decisiva quella che si apre oggi alla camera sul processo breve. La proposta di legge che ormai sta girando per gli uffici della Camera da diversi giorni, oggi arriva alla fine, infatti, tutti i deputati dovranno votare la propria decisione in merito a quella che la sinistra definisce come una legge “ad personam” e che invece il ministro Alfano, difende a spada tratta.

Questa sera, intorno alle 20, la camera si riunirà per votare questa legge, e dall’opposizione già si paventa la possibilità di non partecipare alle votazione, lasciando cadere, quindi, tutta la responsabilità sul governo in carica. Durante la giornata di ieri, come di consueto ormai, è stato forte lo scontro tra il governo e i vari capi gruppi dei partiti dell’opposizione.

Bersani, d’Alema, Franceschi e Fioroni hanno preso la parola per leggere uno degli articoli della costituzione a testa, mentre il leader dell’IDV, Antonio Di Pietro, ha elencato una lista infinita dei processi che potrebbero avvalersi di questa nuova legge e quindi non arrivare mai ad una sentenza.

Lo show di Berlusconi al processo Mediaset

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Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi si è presentato oggi in aula a Milano per l’udienza del processo sui diritti televisivi Mediaset, che lo vede imputato per frode fiscale assieme ad altre dieci persone. Al termine della mattinata, l’ udienza è stata rinviata alle 15, e il premier, uscendo dal tribunale, ha affermato di aver “passato una mattinata surreale”, e si è lasciato andare ad un breve comizio davanti ad una folla di circa 200 sostenitori. Finita l’udienza del pomeriggio, però, i toni nei confronti dei giudici sono stati più concilianti: “Credo davvero” ha affermato Berlusconi ” che ci si possa attendere un giudizio sereno e obiettivo. Ho avuto un breve scambio di saluti con il presidente del collegio, il dottor Edoardo D’Avossa. Ho notato una grande professionalità”.
In precedenza, però, le affermazioni del premier riguardo ai pm che lo indagano erano state sempre le solite, nell’ intento di mostrarsi “vittima di una persecuzione”: così, dice Berlusconi, una parte della magistraturalavora contro il Paese, è stato gettato un fango incredibile non solo su di me che in fondo sono un signore ricco, ma anche su tutto il Paese”, e per questo auspica una riforma della giustizia, ritenuta “necessaria”. Ricorda quindi di aver partecipato ” a 2566 udienze”, e definisce “completamente inventate” le accuse sul caso Mediatrade.

Caso Ruby, la Camera dice sì al conflitto di attribuzione

La Camera ha oggi approvato, con 314 voti favorevoli e 302 contrari, il conflitto di attribuzione per il “caso Ruby” che vede coinvolto il premier, per cui, adesso, toccherà pronunciarsi alla Corte Costituzionale in merito alla competenza del Tribunale dei Ministri, che la sottrarrebbe al Tribunale di Milano. Il voto favorevole al governo si è avuto anche grazie alla presenza in aula dei ministri, al completo, e grazie ai tre deputati “liberaldemocratici” che oggi hanno votato assieme alla maggioranza.
Il premier Berlusconi non era presente in aula, ma prima si è incontrato a palazzo Grazioli con i capigruppo di Camera e Senato dei partiti di maggioranza, con il ministro della Giustizia Angelino Alfano, e il suo legale, Niccolò Ghedini. Con loro, secondo alcune indiscrezioni, Berlusconi avrebbe parlato addirittura di “brigatismo giudiziario” nei suoi confronti, di doversi difendere “da attacchi assurdi”, e, con riferimento, in particolare, ai processi Mills e Mediatrade, avrebbe aggiunto: “Si cerca di assaltare la vita delle persone solo per fini politici”. Dopo aver, però,ottenuto l’ ennesimo voto del Parlamento a favore di una “scappatoia” dai suoi problemi giudiziari, Berlusconi pare si sia detto soddisfatto.
Dall’opposizione, invece, si sono levate molte voci critiche: il capogruppo del PD Dario Franceschini ha affermato: “Questa è un’altra pagina davvero vergognosa. E’ straordinario vedere i banchi del governo così pieni e un ministro degli Esteri che, in piena crisi internazionale, passa le sue giornate a votare in Aula processi verbali e oggi il conflitto di attribuzione”. E, riferendosi al premier che sperava di arrivare a 330 voti, Franceschini ha aggiunto: “I 330 voti Berlusconi se li è sognati”. Qualche ora dopo, in effetti, il governo non ha raggiunto la maggioranza su un emendamento al Ddl per la valorizzazione dei piccoli comuni.
Significativo anche il commento della presidente del PD Rosy Bindi, che ha affermato: “Non hanno stravinto, ma hanno avuto i voti sufficienti per offendere l’ intelligenza umana, oltre al Parlamento, le leggi e la Costituzione”.

Processo Mediatrade, chiesto il rinvio a giudizio per Berlusconi

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Si è svolta oggi a Milano l’udienza preliminare del processo Mediatrade, che vede il premier Berlusconi accusato di frode fiscale e appropriazione indebita: davanti al Gup, Maria Vicidomini, i pubblici ministeri Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro hanno chiesto il rinvio a giudizio per il presidente del consiglio, e fatto richieste simili per gli altri 11 imputati, tra i quali Piersilvio Berlusconi e Fedele Confalonieri.
L’ accusa, in particolare, verterebbe su alcune irregolarità nella compravendita dei diritti tv del gruppo Mediaset: per De Pasquale, “Berlusconi agì da socio occulto di Frank Agrama, intermediario dei diritti tv con le major, anche quando era presidente del Consiglio”, e la frode fiscale contestata fino al 2009 “potrebbe essere ancora in corso”. L’accusa di appropriazione indebita si estenderebbe invece fino al 2006. E il pm De Pasquale denuncia: “C’ è stata un’attività di ostruzione sulle rogatorie, aspettiamo risposte ancora da Hong Kong, Usa e Irlanda”.
Il processo Mediatrade, una costola di Mediaset, stando a quanto riferito dal pm, sarebbe nato casualmente dalla segnalazione di un pm svizzero in relazione ai conti Ubs a Lugano, che fanno pensare anche a delle responsabilità del produttore Daniele Lorenzano e di Frank Agrama, già coinvolti nell’ inchiesta principale. De Pasquale ha inoltre criticato la legge Cirielli sulla prescrizione dei reati, che avrebbe ostacolato le indagini, impedendo l’ accorpamento tra il filone principale dell’ inchiesta, quello riguardante Mediaset, e quello su Mediatrade.

Processo breve rinviato, è bagarre fuori e dentro Montecitorio

 

E’ stata una convulsa e tesissima giornata politica oggi alla Camera, dove la maggioranza ha cercato, invertendo l’ ordine del giorno dei lavori, di accelerare l’ iter della legge sul processo breve, che si è conclusa con le forti contestazioni dei manifestanti fuori Montecitorio, ma anche con le “escandescenze” del ministro della Difesa, Ignazio La Russa, protagonista di un durissimo scontro verbale con il presidente della Camera, Gianfranco Fini.
L’ opposizione, dopo aver valutato le possibili forme di ostruzionismo, aveva chiesto a Fini di evitare il contingentamento dei tempi, e il presidente della Camera aveva accolto la richiesta raddoppiando i tempi di intervento.
Il capogruppo del PD Dario Franceschini aveva attaccato duramente il governo, affermando: ” Questa è l’ ultima delle vergogne, se non avete la forza morale di fermarvi, almeno provate vergogna per un’ altra pagina nera della Repubblica” e sostenendo che “Il processo breve ha come unico scopo di fermare il processo Mills del presidente del Consiglio, ma le conseguenze immediate saranno che migliaia di processi rischiano la prescrizione e saranno liberati anche imputati di rapina o violenza sessuale. ” Per il segretario del Partito Democratico Pierluigi Bersani, invece, “Questo è il governo della menzogna. Abbiamo capito a cosa serve il viaggio di Berlusconi a Lampedusa: serve a togliere i riflettori da qua, dove per salvare una sola persona si buttano a mare centinaia di processi”.
Parole simili sono state usate dal leader dell’ UDC Pierferdinando Casini, per il quale è “Il solito provvedimento che serve solo a placare le ossessioni giudiziarie del presidente del Consiglio”.

Caso Cucchi, il giudice: “Fu nascosto in ospedale”

Il gup del tribunale di Roma Rosalba Liso ha oggi depositato le motivazioni della condanna a due anni di reclusione con rito abbreviato per il funzionario del Prap (Provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria) Claudio Marchiandi, nell’ ambito della morte, il 22 ottobre 2009, del geometra romano Stefano Cucchi, arrestato sei giorni prima per essere stato trovato in possesso di sostanze stupefacenti. Da tali motivazioni emerge come non solo il ragazzo fu picchiato in carcere, ma fu ricoverato nel reparto protetto dell’ ospedale Pertini proprio per evitare che la situazione “venisse portata a conoscenza dell’ autorità giudiziaria”. In tale reparto del Pertini, quindi, Cucchi non solo rimase “al riparo da sguardi indiscreti”, ma fu anche sottratto “intenzionalmente a tutte le cure di cui aveva bisogno”. Inoltre, scrive ancora il giudice, “Le condizioni fisiche di Stefano erano palpabili e visibili a ciascuno” ed “erano ben note nel contesto della polizia penitenziaria”. Marchiandi, quindi, abusò delle sue funzioni di pubblico ufficiale, violando il protocollo tra la Asl e l’ amministrazione penitenziaria, per imporre il ricovero del giovane al Pertini, dove si presentò di sabato pomeriggio fuori dal normale orario di lavoro. Stefano, invece, in quel reparto “non doveva assolutamente entrare poichè trattavasi di un paziente in una fase di acuzie”.

“Progetto vittime”: prevedere strutture per accogliere delle vittime di violenza

“Progetto vittime”: prevedere strutture per  accogliere chi è stato vittima di violenza. Domani, 25 marzo, un’interessante iniziativa per estendere un po’ gli orizzonti. Presso la sala Conferenze di Palazzo Marini della Camera dei Deputati si terrà un importante convegno organizzato dall’Associazione “Progetto vittime” in collaborazione con l’Associazione “Dialoghi” dal titolo: “Il problema della cura e tutela delle vittime di reati violenti e dei loro parenti tra certezza della pena e disagio sociale”.

Il Convegno vuole essere l’occasione per fare il punto sulla situazione istituzionale e legislativa per la cura e la tutela di chi ha subito un reato violento, cercando anche di capire come le autorità politiche, il mondo giudiziario e la realtà sanitaria d’Italia possono cooperare a realizzare un percorso che tuteli l’integrità e la sanità di chi ha gia subito gravemente, fornendo risposte adeguate e coerenti con i bisogni espressi prima, durante e dopo il processo, ed inoltre che assicuri la costante presenza dello Stato a coloro che ne hanno bisogno coerentemente ai principi costituzionali. Al Convegno, infatti, interverranno i deputati e i senatori italiani interessati, esponenti della magistratura e avvocati, chi si occupano della cura delle vittime e dei parenti dal punto di vista sanitario e soprattutto, coloro che hanno subito un crimine violento ed i loro parenti.

Caso Giuliani, strasburgo assolve l’Italia

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Si torna a parlare del caso Giuliani in queste ore, la corte di Strasburgo, infatti, ha assolto l’italia riguardo le accuse di aver responsabilità sulla morte di Carlo Giuliani avvenuta, come ricorderete, durante gli scontri tra manifestanti e forse dell’ordine, in occasione del G8 di Genova.

A presentare ricorso alla Corte Europea, nel 2002, sono stati i famigliari di Carlo Giuliani, che avevano dichiarato che non si sarebbero arresi.

Romano ministro, è indagato per associazione mafiosa. Napolitano chiede “chiarimenti”

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E’ stato oggi varato il rimpasto di governo voluto dal premier Berlusconi, con la nomina a ministro dell’ Agricoltura dell’ onorevole  Saverio Romano, del gruppo dei Responsabili, che prende il posto di Giancarlo Galan, a sua volta “spostato” al ministero dei Beni culturali, in seguito alle dimissioni da tale incarico di Sandro Bondi. Romano ha oggi giurato al Quirinale davanti al presidente Napolitano, ma quest’ ultimo, in una nota ufficiale, ha mostrato perplessità riguardo alle inchieste giudiziarie in cui è coinvolto Romano, e-si legge nella nota- “ha ritenuto necessario assumere informazioni sullo stato del procedimento a suo carico per gravi imputazioni”, pur avendo comunque ” proceduto alla nomina non ravvisando impedimenti giuridico-formali che ne giustificassero un diniego”.
Con una maggioranza di governo che ha, infatti, molti suoi esponenti (a cominciare dallo stesso premier) coinvolti in vicende giudiziarie, mentre le accuse di mafia e camorra  hanno coinvolto, nel primo caso, il senatore Marcello Dell’ Utri (cofondatore di Forza Italia, vicinissimo a Berlusconi e da lui addirittura definito “un eroe”), nel secondo caso l’ ex sottosegretario all’ Economia Nicola Cosentino, esponente di spicco del PDL campano, mentre si sta cominciando a parlare dei rapporti mafia-politica anche in relazione alle stragi del 92-93 (e della presunta “trattativa” tra lo stato e la mafia), tale Romano sarebbe infatti indagato nientemeno che per concorso esterno in associazione mafiosa.

Ruby adescata a 16 anni: “Fece sesso a pagamento 13 volte”

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La Procura di Milano ha chiuso oggi le indagini nei confronti del consigliere PDL in Lombardia Nicole Minetti, dell’ imprenditore  Lele Mora e del giornalista  Emilio Fede, accusati di favoreggiamento ed induzione della prostituzione di 32 ragazze maggiorenni e, appunto, dell’ allora minorenne Ruby. Quest’ ultima, in particolare, secondo i pm, sarebbe venuta in contatto con Lele Mora ed Emilio Fede, per la prima volta, nel settembre 2009, quando aveva solo 16 anni, e non nel febbraio 2010, come sostenuto finora. Inoltre, scrivono sempre i giudici, avrebbe compiuto “atti sessuali con Silvio Berlusconi, dietro pagamento di corrispettivo in denaro e altre utilità” per 13 volte, dal 14 febbraio al 2 maggio 2010, ma il reato di induzione e favoreggiamento alla prostituzione, per Fede, Mora e la Minetti, sarebbe proseguito fino al gennaio 2011, quando l’ inchiesta era già iniziata.
La Minetti, poi, avrebbe svolto un ruolo di intermediazione per “la sistematica erogazione di corrispettivi per l’ attività di prostituzione svolta previo assenso di Silvio Berlusconi “, occupandosi della concessione in comodato d’ uso alle ragazze delle case in via Olgettina. Emilio Fede, invece, doveva valutare “la rispondenza dei requisiti estetici” delle ragazze invitate ad Arcore, e sia lui che Lele Mora si occupavano di trovare le giovani, talvolta anche nell’ ambito dell’ agenzia gestita da Lele Mora.

Riforma della Giustizia, i punti principali

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Il consiglio dei ministri ha approvato ieri all’ unanimità la riforma della giustizia, salutandola con un applauso al ministro Angelino Alfano. Adesso, toccherà al Parlamento pronunciarsi, e, trattandosi di una riforma costituzionale, per essere approvata, deve essere sottoposta a doppia votazione per ogni camera, e approvata con una maggioranza dei due terzi, altrimenti sarà necessario ricorrere a un referendum confermativo. Quest’ ultima circo è la più probabile, in quanto le opposizioni si sono dette per lo più contrarie alla riforma. Vediamo, quindi, i punti salienti del disegno di legge varato dal governo.
Il nodo centrale, sui cui si basano gli altri aspetti della riforma, è quello della separazione delle carriere fra giudici e pubblici ministeri, per la quale le toghe, all’ inizio della carriera, dovranno decidere se diventare pubblici ministeri, che hanno il ruolo dell’ accusa e sarebbero così quasi equiparati agli avvocati della difesa, o svolgere la funzione di giudice, Da ciò discenderebbe la divisione del CSM (Consiglio superiore della magistratura) in due CSM,  uno per i giudici e uno per i pubblici ministeri.
Il CSM dei giudici sarà presieduto dal presidente della Repubblica, e sarà composto per metà da membri “togati” (scelti dai giudici) e per metà da membri “laici” (eletti dal Parlamento), e anche il vicepresidente sarà scelto fra i membri”laici”.
Anche il CSM dei pubblici ministeri sarà presieduto dal presidente della Repubblica  e composto per metà da membri “togati” (eletti dai pubblici ministeri) e per metà da membri “laici”, fra cui anche il vicepresidente.
Ai due CSM andrebbero compiti sostanzialmente simili a quelli del CSM attuale, anche se verrebbe esplicitamente previsto che “non possono adottare atti di indirizzo politico, nè esercitare funzioni diverse da quelle previste nella Costituzione”. I magistrati sarebbero poi giudicati non più, come è adesso, dalla sezione disciplinare del CSM, bensì da un altro organo, l’ “alta corte di giustizia”, anch’ essa divisa in due. Verrebbe inoltre introdotta la responsabilità civile per i giudici.

Detenute madri. E in carcere aumenteranno i bambini

Famiglie dentro. Garantismo a targhe alterne.
Detenute madri. E in carcere aumenteranno i bambini
Da Il Riformista dell’11 marzo 2011, pagine 2-3

di Angela Gennaro

“Non ci saranno più bambini in carcere”, aveva promesso Alfano. “Così deve essere”, gli fa eco Maria Alessandra Gallone, relatrice del disegno di legge sulle detenute-madri al Senato. Ma l’impostazione garantista della maggioranza viene smentita dalle associazioni che si occupano di madri, carceri e bambini, per le quali il testo è un “contenitore vuoto”, le cui “poche novità” costituirebbero invece un vero “giro di vite”. L’innalzamento dell’età dei figli che possono stare con le detenute (da tre a sei anni), porterà, infatti, ad un aumento del numero dei bambini negli istituti penitenziari. Lo conferma la stessa senatrice Pdl: “Strappare un figlio di tre anni a una madre è atroce, sia per la donna che per il bambino”.

Giustizia, Alfano: seguite le indicazioni del Quirinale. Ma le opposizioni non ci stanno.

Il ministro della Giustizia Angelino Alfano si è recato oggi al Quirinale  per presentare la bozza di riforma della giustizia che il Consiglio dei ministri si appresta a discutere già da domani. Al termine del colloquio, di un paio d’ ore, il Guardasigilli si è mostrato ottimista e si è detto “soddisfatto dell’ incontro”, mentre Napolitano si sarebbe limitato a “prendere atto” in maniera “formale” della volontà del governo, ascoltando quanto illustrato da Alfano, e auspicando, comunque, che per la riforma della giustizia si possa arrivare a “larghe intese” con l’ opposizione.
Secondo le indiscrezioni, l’ ultima bozza presentata dal ministro della Giustizia prevederebbe, fra l’ altro, che “I magistrati sono direttamente responsabili degli atti compiuti in violazione dei diritti”, e quindi il cittadino potrà citare direttamente loro in giudizio, anzichè lo Stato, come è previsto ora. Verrebbe poi aggiunto, all’ articolo 113 della Costituzione, l’ art. 113 bis, sulla “responsabilità civile dei magistrati” per i “casi di ingiusta detenzione o di altra indebita limitazione della libertà personale”.
Si introdurrebbero quindi due CSM, che sarebbero entrambi presieduti dal Capo dello Stato (diversamente dall’ ipotesi che prevedeva a capo del CSM dei magistrati requirenti il Procuratore generale della Cassazione eletto dal Parlamento in seduta comune su indicazione del CSM). Cambierebbe poi l’ obbligatorietà dell’ azione penale, che andrebbe esercitata “secondo i criteri stabiliti dalla legge”.