Rassegna Critica – Vengo dopo il Tiggì. E l’opposizione?

Dunque. Qui, a occhio e croce, c’è l’ennesimo conflitto istituzionale in corso.
Di clima disteso non se ne parla più, o almeno, non se nee parla proprio. Il Tempo titolava oggi

E meno male

Non nel loro senso – nel senso della Copia Omaggio di cui tappezzano la città. Ma un fondo di verità c’è.

Vediamo cosa ci dicono i nostri. I titoli del Tg1 delle 13.30 di oggi. Il primo, quel che interessa in questa sede:

Decreto Sicurezza, passa al Senato la norma sospendi-processi. L’opposiziona lascia l’aula. La maggioranza: “Pd succube di Di Pietro”

Una giornata per la giustizia

RaiNews24 – 18 giugno 2008

L’aula del Senato ha approvato l’emendamento presentato dai relatori al decreto sicurezza che prevede la sospensione dei processi fino al giugno 2002. I senatori del Pd e dell’Idv hanno lasciato l’aula, mentre sono rimasti nell’emiciclo gli esponenti dell’Udc e i radicali

Questo il flash attualmente in home page.

Il memoriale di Vincenzo Calcara (parte V)

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Ricordo quando mi trovai nella cella di isolamento al carcere di Favignana, quando dopo una lunga introspezione ed una analisi di tutto ciò che era stata la mia vita ho capito che la mafia mi aveva usato, educandomi a valori sbagliati, ipocriti e violenti che avevano messo in pericolo la mia vita. In quei momenti mi veniva in mente il Dr. Borsellino, il Giudice che avrei dovuto uccidere per eliminare uno dei maggiori ostacoli al domino mafioso.
Il mio non è stato solo un pentimento giudiziario ma anche un pentimento interiore, morale, che metteva in ballo tutti quei valori e insegnamenti mafiosi che avevano mostrato tutta la loro debolezza davanti al nobile coraggio del Dr. Borsellino di cui condividevo lo stesso destino di morte deciso dai capi mafiosi e da quelle entità racchiuse in una grande e potente forza del male.
Quando ho incontrato il Dr. Borsellino ho capito che c’era qualcosa che ci univa e che questa cosa non era solo il nostro legame tanto diverso con quella forza del male di cui io facevo parte ma qualcosa di ancora più oscuro e ineluttabile e cioè l’oscura immensità della morte! Sapevamo entrambi che saremmo morti e questo ci ha reso ancora più vicini. Tutte le volte che lo incontravo rimanevo veramente colpito dal suo sorriso disarmante, da quella luce nello sguardo di chi è fedele a se stesso ed alle regole fino in fondo, ma anche dalla sua bontà, degna solo dei più devoti cristiani.

Rassegna Critica – Vengo dopo il Tiggì. Scontro politico

Ecco la lettera che ieri Silvio Berlusconi ha inviato a Renato Schifani, e che Renato Schifani ha voluto leggere al mondo tutto, nell’aula del Senato. In tempi di Lodo Schifani Redux.

Caro Presidente, come Le è noto stamane i relatori senatori Berselli e Vizzini, hanno presentato al cosiddetto ‘decreto sicurezzà un emendamento volto a stabilire criteri di priorità per la trattazione dei processi più urgenti e che destano particolare allarme sociale. In tale emendamento si statuisce la assoluta necessità di offrire priorità di trattazione da parte dell’Autorità Giudiziaria ai reati più recenti, anche in relazione alle modifiche operate in tema di giudizio direttissimo e di giudizio immediato. Questa sospensione di un anno consentirà alla magistratura di occuparsi dei reati più urgenti e nel frattempo al governo e al Parlamento di porre in essere le riforme strutturali necessarie per imprimere una effettiva accelerazione dei processi penali, pur nel pieno rispetto delle garanzie costituzionali. I miei legali mi hanno informato che tale previsione normativa sarebbe applicabile ad uno fra i molti fantasiosi processi che magistrati di estrema sinistra hanno intentato contro di me per fini di lotta politica. Ho quindi preso visione della situazione processuale ed ho potuto constatare che si tratta dell’ennesimo stupefacente tentativo di un sostituto procuratore milanese di utilizzare la giustizia a fini mediatici e politici, in ciò supportato da un Tribunale anch’esso politicizzato e supinamente adagiato sulla tesi accusatoria. Proprio oggi, infatti, mi è stato reso noto, e ciò sarà oggetto di una mia immediata dichiarazione di ricusazione, che la presidente di tale collegio ha ripetutamente e pubblicamente assunto posizioni di netto e violento contrasto con il governo che ho avuto l’onore di guidare dal 2001 al 2006, accusandomi espressamente e per iscritto di aver determinato atti legislativi a me favorevoli, che fra l’altro oggi si troverebbe a poter disapplicare. Quindi, ancora una volta, secondo l’opposizione l’emendamento presentato dai due relatori, che è un provvedimento di legge a favore di tutta la collettività e che consentirà di offrire ai cittadini una risposta forte per i reati più gravi e più recenti, non dovrebbe essere approvato solo perchè si applicherebbe anche ad un processo nel quale sono ingiustamente e incredibilmente coinvolto. Questa è davvero una situazione che non ha eguali nel mondo occidentale. Sono quindi assolutamente convinto, dopo essere stato aggredito con infiniti processi e migliaia di udienze che mi hanno gravato di enormi costi umani ed economici, che sia indispensabile introdurre anche nel nostro Paese quella norma di civiltà giuridica e di equilibrato assetto dei poteri che tutela le alte cariche dello Stato e degli organi costituzionali, sospendendo i processi e la relativa prescrizione, per la loro durata in carica. Questa norma è già stata riconosciuta come condivisibile in termini di principio anche dalla nostra Corte Costituzionale. La informo quindi che proporrò al Consiglio dei ministri di esprimere parere favorevole sull’emendamento in oggetto e di presentare un disegno di legge per evitare che si possa continuare ad utilizzare la giustizia contro chi è impegnato ai più alti livelli istituzionali nel servizio dello Stato. Cordialmente, Silvio Berlusconi

Napolitano non ci sta

Se quelle norme fossero state contenute nel decreto fin dall’inizio, non l’avrei firmato

Il Presidente della Repubblica Italiana, riporta correttamente Wikipedia, è il capo dello Stato e rappresenta l’unità nazionale, come stabilito dalla Costituzione italiana. Viene eletto dal Parlamento e dura in carica sette anni.

Giorgio Napolitano è stato eletto il 10 maggio 2006. Dicendo queste parole:

Non sarò in alcun momento il Presidente solo della maggioranza che mi ha eletto; avrò attenzione e rispetto per tutti voi, per tutte le posizioni ideali e politiche che esprimete; dedicherò senza risparmio le mie energie all’interesse generale per poter contare sulla fiducia dei rappresentanti del popolo e dei cittadini italiani senza distinzione di parte

Oggi il Presidente della Repubblica si è adirato. Con qualcuno in particolare.

8 anni per scrivere le motivazioni di una sentenza. Troppo lento

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Ansa – Roma 16 giugno 2008 – Non può più fare il magistrato Edi Pinatto, il giudice che ha impiegato otto anni per scrivere le motivazioni della sentenza con la quale il tribunale di Gela aveva condannato sette componenti del clan Madonia a complessivi 90 anni di carcere, così determinando la loro scarcerazione. La sezione disciplinare del Csm con un provvedimento che ha pochi precedenti lo ha rimosso dall’ordine giudiziario. La decisione è stata presa dopo un’ora di camera di consiglio. La sezione disciplinare ha così accolto la richiesta del rappresentante dell’accusa Eduardo Scardaccione. La sentenza non è immediatamente operativa: ora dovrà essere depositata entro 30 giorni e ci saranno altri 90 giorni di tempo per impugnarla davanti alle sezioni unite civili della Cassazione.
Se la Cassazione dovesse dare ragione al Csm dunque, al giudice Pinatto non resterà che appendere la toga al chiodo.
Eppure solo due mesi fa un’altra notizia aveva rinfocolato la polemica sulla magistratura ed in particolare sulle scelte conservative dell’organo disciplinare delle toghe.

Rassegna Critica – Vengo dopo il Tiggì. Lodo Schifani e dintorni

Si torna a parlare di Lodo Schifani. Si torna? Qualcuno ci spiega? Di nuovo nell’aria, e al centro del dibattito (?) politico una norma dichiarata incostituzionale nell’ormai lontano 2004.
A volte ritornano? Una sapiente rielaborazione della stessa potrebbe tornare? Urgente il desiderio di comprendere.
Tre bambini tra i sei immigrati dispersi a largo di Malta. Un sabotaggio i rifiuti ospedalieri con tracce di radioattività . Esercito nelle strade, la norma sarà nel decreto sicurezza. Polemiche sul cosiddetto Lodo Schifani. Sentiamo cosa ci dice il Tg1 di oggi, ore 13.30, tra una vigilia di Italia-Francia e l’altra.

Salva-Premier, a volte ritornano. Il Lodo Schifani Redux

Il Quirinale è preoccupato. Il Colle emana e propaga nell’aria di Roma inquietudine. Il Consiglio Superiore della Magistratura, nella persona del suo vicepresidente, Nicola Mancino, pure. Ma si sa, il Csm troppo spesso si è posto nella condizione di essere e poter essere criticato.
Pochi cittadini lo sanno e lo tengono presente nella quotidianità: c’è un processo, il processo Mills, in cui Silvio Berlusconi è imputato di corruzione in atti giudiziari. In cui rischia, si è detto in passato, di essere condannato.
Il futuro: oggi un emendamento al decreto sicurezza, l’unico contenitore disponibile che gli può garantire la rapidità necessaria, per bloccare tutti i processi che

non destino grave allarme sociale

per i reati commessi fino al 2001. Esattamente il lasso di tempo necessario per i fatti del Processo Mills.

L’inchiesta che ha portato al processo Mills, condotta dai pm Fabio De Pasquale e Alfredo Robledo, sostiene che Berlusconi nel 1997 fece inviare 600.000 dollari all’avvocato Mills come ricompensa per non aver rivelato in due processi, in qualità di testimone, le informazioni in suo possesso sulle società estere, che la procura ritiene la «tesoreria occulta» del gruppo

Rassegna Critica – Vengo dopo il Tiggì. Calcestruzzi per tutti

La TAV nel tratto di Anagni. L’ospedale di Caltanissetta. Cos’hanno in comune? Ecco un’agenzia del 13 giugno 2008:

(Il Sole 24 Ore Radiocor) – Milano, 13 giu – La Direzione distrettuale antimafia di Caltanisetta ha notificato un avviso di garanzia all’ad di Italcementi, Carlo Pesenti nell’ambito dell’inchiesta su Calcestruzzi, sequestrata nei mesi scorsi perche’ accusata di mafia e di avere fornito calcestruzzo di qualita’ inferiore a quello previsto nei capitolati di appalto. Stupore e sconcerto dei legali di Italcementi

Quattro righe che hanno dietro tutto un mondo. Un mondo che in pochi si sono preoccupati di spiegare diffusamente nel mondo mediatico italico. Voci che parlano, appunto, anche nella TAV nel tratto di Anagni. Voci che dicono che, disseminate per l’Italia, ci sono infrastrutture fatte con un’alta percentuale di cemento inferiore alla norma. Quindi a rischio crollo, oppure cmunque dalla durata inferiore alle aspettative.

Lecce, omicidio e coltellate

Lecce è una città bene. Un paesotto-città: mentalità grande paese dell’entroterra, a volte, dimensioni cittadine. Lecce è bella, pulita – in alcune zone – ma soprattutto ripulita. Ripulita nell’anima e nell’aspetto. Lecce è la nuova borghesia, i Mastro Don Gesualdo, i nobili che ancora sottolineano le loro origini, il Circolo Cittadino, lo shopping a Piazza Mazzini. Lecce è gruppi di ragazzi da pseudo-centro-sociale, cani al seguito, dred in testa, quanto ci sia di rivolta o denuncia non sta a me dirlo. Non se ne occupano neppure loro. Lecce mi ha accolta nella mia adolescenza.
Lecce è tranquilla, non accade mai nulla, o quasi, di criminoso. O meglio, quello che accade non lo vedi, difficilmente lo senti, è ovattato.
L’assassino, a Ugento – che non è esattamente Lecce, distando quei 60 chilometri verso sud – lo aspettava sotto casa nel cuore della notte.

Il memoriale di Vincenzo Calcara (parte IV)

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Dopo le prime tre parti di ieri, pubblichiamo la quarta parte del memoriale di Vincenzo Calcara, collaboratore di giustizia.
Dissi al Dr. Borsellino che ero venuto a conoscenza non solo che esistevano cinque ENTITA’ collegate nel Cuore di una POTENTE IDEA, ma anche di aver visto con i miei occhi gli uomini al Vertice di ogni ENTITA’ riunirsi nella villa di LUCCHESE Michele a Paderno Dugnano dove io avevo la residenza. Il giorno di questa importante RIUNIONE il Lucchese mi ha ordinato di stare nella stanza accanto dandomi il compito di servire le bevande, il caffè e altro ogni qualvolta veniva chiesto.
Questa riunione è stata nell’estate del 1981 ed erano presenti: BERNARDO PROVENZANO, MESSINA DENARO FRANCESCO, il POTENTE UOMO POLITICO, IL CARDINALE, IL NOTAIO ALBANO, FRANCESCO NIRTA DI SAN LUCA, etc. etc. Il Comandante dei Carabinieri GIORGIO DONATO dava la copertura e controllava il territorio di Paderno Dugnano.
Il motivo di questa riunione è stato perché si doveva riparare ha tutti i danni che ha causato il Dr. CALVI per la perdita di tantissimi miliardi! Quel giorno c’era un grande nervosismo ed erano tutti incazzati neri. Addirittura non hanno neanche pranzato. Sono stati dalle 11,00 di mattina fino alle ore 18,00 di sera. Ricordo di avere fatto una decina di volte il caffè (ero io che versavo a tutti caffè e bevande) e poi mi sono appartato nella stanza accanto dove non potevo fare a meno di sentire tante cose.
Ad esempio quando ho sentito dire al Cardinale queste parole: “Gli ho garantito la mia protezione facendo ricadere la colpa su MARCINKUS, ma questo indegno non mi credeva! Lui è molto furbo” (si riferiva a CALVI). Quel giorno si è decretata definitivamente la condanna a Morte di CALVI. Dopo l’uccisione del Dr. Falcone il Dr Borsellino mi viene a trovare spesso, tranquillizzandomi che da un momento all’altro andavo via da Palermo per mettermi al sicuro in una struttura protetta a ROMA (cosa che avvenne).

Mafia, Stato, Massoneria, Vaticano, Servizi deviati. L’agghiacciante memoriale di Vincenzo Calcara (I, II e III parte)

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Cominciamo oggi, dopo avere ricevuto indiretta ma ampia e palese autorizzazione a farlo da Salvatore Borsellino, a pubblicare il memoriale che Vincenzo Calcara ha deciso di consegnare pochi giorni fa al fratello del giudice Paolo, ucciso dalla mafia (e non solo?) il 19 luglio 1992. Salvatore Borsellino si batte ormai da 16 anni contro il muro di silenzio e omertà che i media hanno eretto sui tanti punti ancora oscuri di quegli anni. Troppo silenzio sulla vicenda personale e professionale degli uomini del pool antimafia di Palermo dell’epoca, ed in particolar modo dei 58 giorni “rimasti” a Paolo Borsellino, dopo la morte dell’amico Giovanni Falcone e le rivelazioni dei collaboratori di giustizia sul cosiddetto terzo livello della cupola mafiosa. Uno su tutti, Vincenzo Calcara.
Ovvero l’uomo incaricato dal boss Francesco Messina Denaro, padre di quel celebre Matteo oggi taggato sui muri di Palermo, di uccidere Paolo Borsellino. Racconta di lui il fratello di Paolo Borsellino, Salvatore:

Ho conosciuto di persona Vincenzo durante la trasmissione Top Secret ma quasi mi sembrava di conoscerlo da tanto tempo. Me ne avevano parlato la moglie e i figli di Paolo che hanno continuato ad aiutarlo e stargli vicino da quando lo Stato, nella sua costante opera di scoraggiamento dei testimoni di Giustizia, dei collaboratori di Giustiza e dei (pochi) veri pentiti, lo ha abbandonato al suo destino. Me ne aveva parlato già lo stesso Paolo negli ultimi mesi della sua vita, quando stava raccogliendo le sue rivelazioni nello stesso periodo in cui ascoltava anche Gaspare Mutolo e Leonardo Messina, ma con Vincenzo Paolo aveva stabilito un rapporto particolare perchè era quello che gli aveva confessato di avere avuto, dalla famiglia di Francesco Messina Denaro, la famiglia che deteneva saldamente il controllo della zona di Castelvetrano, alla quale apparteneva come uomo d’onore “riservato”, l’incarico di ucciderlo con un fucile di precisione in un agguato sulla statale tra Palermo ed Agrigento

Le rivelazioni fatte dal pentito nelle pagine che oggi mettiamo a vostra disposizione sono di fatto sconvolgenti. Nel vero senso della parola. Mi spiego.

42 giorni…per essere colpevoli

Nella giornata di ieri, dopo un’estenuante votazione risolta sul filo di lana, il premier inglese Gordon Brown ha visto accogliere da parte della Camera dei Comuni l’emendamento noto come “42 giorni”.

La “42 giorni” è una legge che regolamenterà il carcere preventivo per le accuse di terrorsimo.

Fino a ieri i poliziotti britannici potevano arrestare dei presunti colpevoli di terrorismo e fermarli in stato di arresto preventivo per 28 giorni, periodo in cui gli stessi agenti avrebbero poi dovuto cercare prove per incarcerarli definitivamente. Da oggi quei giorni passeranno da 28 a 42.

Una legge che però fa storcere il naso alla polizia, prima di tutto perchè peggiorerà le relazioni con la comunità islamica e in secondo luogo perchè si teme che gli inquirenti subiscano pressioni al fine di trovare prove contro i fermati danneggiando la reputazione della polizia

E voi che ne dite: Avreste votato a favore della “42 giorni”?

La prostituzione, il governo ed il salto della quaglia

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I sogni muoiono all’alba e per gli elettori del Popolo delle libertà è tempo di risvegli. Le promesse fatte in campagna elettorale stanno lentamente sciogliendosi al primo sole estivo, e la dura realtà comincia a fare capolino.
Un refuso, avrebbe detto Berlusconi, sarebbe alla base della notizia circolata ieri sull’intenzione di inserire nel decreto sicurezza, e non già in un disegno di legge, la riforma delle intercettazioni. Più che un refuso, direi un re fuso. Dopo il dietrofront sul reato di clandestinità il Cavaliere – che davanti alla platea dei giovani industriali, figli dei vecchi industriali e padri dei futuri industriali, ha parlato della condizione clandestina come di un’aggravante nella commissione di un reato – ecco un altro coitus interruptus dell’esecutivo che annuncia il ritiro dal decreto del reato di prostituzione.
Ora, il quarto governo Berlusconi sarà pure, come riportano certi sondaggi, in luna di miele con gli italiani ma se tanto mi dà tanto le prime notti di nozze non devono essere state un granchè. Il peso degli anni si fa sentire e il Cavaliere non me ne vorrà, ma forse dovrebbe cominciare a dare retta al consiglio che gli diede tempo addietro Chirac, parlandogli di pillole miracolose durante una cena istituzionale.
Ma parlavamo del reato di prostituzione, o meglio della decisione di riparlarne più in là, Maroni dice ad agosto. Chissà perchè poi proprio ad agosto. Eppure qualcosa già è stato detto, e forse qualcos’altro si deve ancora dire.