Il terremoto nell’oscurità della Capitale addormentata

“Che facciamo? Copriti, forse c’è da scappare via. Che ne so come sono messe queste mura…”. Un rumore incredibile nella notte serena della città. Un boato sordo, e poi la terra ha cominciato a tremare. Urla dalle case, dove la gente corre: “Svegliati, alzati, c’è il terremoto”.

“Sentivo tutte le porte cigolare. Io ho paura. E mò chi dorme più….”. Sono attimi dalla durata infinita per tutti. La signora, capelli bianchi e viso smarrito, si affaccia preoccupata dal quinto piano di un enorme palazzo in via Tripoli. L’edificio è il più alto della zona. La sua voce è un fremito. Continua a parlare, sperando che i vicini continuino a rimanere affacciati, forse a farle compagnia. Anche tante altre teste sbucano fuori dalle finestre e dai balconi. Sono anziani, nella maggior parte dei casi. Vivono da soli, e passeranno il resto della nottata in bianco.

Sono da poco passate le 3.32. Una coppia cammina per la strada: lui la abbraccia, lei trema e si rifugia sotto ad un albero. Dalle finestre dei palazzi di fronte si accendono le luci, una, dieci, migliaia. E i televisori: tutti sintonizzati sul Televideo. L’ultima scossa è forte come quella precedente. Ma dura pochissimi secondi. Le pentole suonano, i lampadari oscillano vorticosamente. C’è chi scende per casa. Il parco Nemorense si riempie di gente alla ricerca dell’aria aperta, in fuga da qualunque cosa possa stagliarsi sopra le proprie teste. A Piazza Bologna si scappa per strada. “C’era un rombo e il letto ballava … Tremava il pavimento. I lampadari oscillavano, e tutti quelli che se ne sono accorti subito o avevano già percepito la scossa precedente erano usciti all’aperto”.

“Credevo fossero i ladri. Poi ho capito che non si trattava di qualcosa di umano”.

Sono da poco passate le 3.32, e scende il silenzio. Un silenzio assordante, rotto solo pochi infiniti istanti dopo. Telefonini che squillano. Mamme, sorelle, parenti e amici che chiamano. “Sto bene, solo tanta paura”. Chiamano anche dalla Grecia, italiani lì espatriati. Ad Atene i terremoti non sono poi una faccenda strana, e sanno esattamente cosa l’Italia sta vivendo ora.

Per molti, per tutti, un’esperienza assurda e terrificante. Stamattina Roma si è svegliata senza aver più potuto dormire. Incredula, in preda alla confusione ma composta. C’è chi ha trovato nuove crepe in casa, ad esempio nel quartiere Salario-Trieste. Crepe inedite, crepe che fino a poche ore prima non erano certo lì. E c’è una sola parola che rimbomba in testa: Abruzzo.

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