Abruzzo, cemento e sabbia

Terremoto in Abruzzo, la macchina della giustizia si sta muovendo. Il numero delle vittime è salito a 294. Non ce l’ha fatta un uomo di 59 anni. Qui trovate la mappa delle tendopoli.

Molto probabilmente non ci saranno indagati, perché gli indagati saranno anche arrestati

Queste le parole, al Tg1, del procuratore della Repubblica presso il Tribunale dell’Aquila, Adriano Rossini. E’ stata, infatti, avviata unìinchiesta per fare luci su eventuali responsabilità per i crolli rovinosi avvenuti con il sisma nella regione abruzzese. Controlli previsti su ciò che rimane di quei palazzi. Analisi e verifiche. L’Italia, ammesso che continui questo picco di emotività, sta a guardare.

Dopo il terremoto del 6 aprile, la zona nei dintorni della città de L’Aquila si è spostata di 15 centimetri. Lo dimostrano i dati e le rilevazioni dei satelliti Cosmo SkyMed, di Agenzia Spaziale Italiana (Asi) e del ministero della Difesa.

Nel frattempo, oltre alla geologia, si scatena come noto la giustizia italiana. Repubblica rivendica con orgoglio le inchieste che si sono scatenate in seguito al lavoro di giornalisti del quotidiano. Noi abbiamo pubblicato un’intervista che deve, come punto di partenza, far riflettere.

Palazzi di sabbia di mare. Palazzi costruiti con materiali non sicuri, ma meno cari. Vengono fuori, uno dopo l’altro, nuovi inquietanti elementi che fanno sorgere delle ipotesi in merito all’utilizzo di cemento sì, ma mischiato a sabbia marina (che corrode nel lungo termine), e di ferri non a norma. E poi ancora: iter e storie burocratiche troppo veloci per avere come contesto l’Italia. Così veloci ceh fanno sorgere ulteriori dubbi. Il catasto, ad esempio. La destinazione d’uso di quell’edificio è stata rapidamente trasformata. Ha cambiato di identità, è passato dal privato al pubblico. Serenamente, pacatamente, e, forse, soprattutto senza i dovuti controlli e con na velocità strana.

E comunque. Buona Pasqua, no? Anche in quel d’Abruzzo.

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