Abruzzo. Si riceve e si pubblica l’intervista a Pier Giorgio Cortesi (Coordinatore Nazionale CISL Corpo forestale dello Stato) di Gianni Lattanzio (Segretario nazionale Associazione Ambientevivo).
I mezzi di comunicazione, in questi giorni, hanno portato nelle case di tutto i mondo le immagini ed il grido di dolore delle popolazioni abruzzesi della zona aquilana colpita duramente dal sisma del 6 aprile. Un dolore che suscita interrogativi in ognuno, a ridosso della Pasqua, sulla vita e sulla morte ma anche sulla corretta gestione del territorio e del nostro patrimonio architettonico e soprattutto sulla sicurezza.
Per approfondire quello che rischia di essere solo sensazione abbiamo incontrato un protagonista, che è riuscito a sfuggire alla furia devastatrice del 6 aprile e mettersi al servizio di quelli più sfortunati, rimasti intrappolati tra le macerie: Pier Giorgio Cortesi, Coordinatore Nazionale CISL Corpo forestale dello Stato.
D. Cosa è successo la notte del 6 aprile all’Aquila ?
R. La notte del 6 aprile 2009, alle ore 3.32 si è verificata una scossa di terremoto dichiarata del 5,8 Richter pari a 8/9 della scala Mercalli. Alle ore 22,50 avviene una scossa dichiarata 3,6 Richter indicativamente da alcuni giornali, tv, ma con incognita della veridicità del dato. Dalla mia modesta esperienza era almeno del 4.
D. Cosa avete pensato di fare dopo la prima scossa?
R. Uscire di casa o rimanere ? Sono quasi 4 mesi che si ripetono queste situazioni e la Protezione Civile dice che non ci sono problemi, che si tratta solo di sciame sismico. Ma poi dove andare con tutta la famiglia, 6 persone? In macchina (L’Aquila e dintorni sono ubicate dai 700 ai 1200 m.s.l. mare e di notte fa freddo).
D. Ma nessuna Istituzione ha adottato provvedimenti di sicurezza e tutela ?
R. L’unico che veramente stava da tempo tentando di far capire la gravità della situazione è stato il Dott. Giuliani che da tempo preveniva con 2 – 6 ore o più di anticipo probabili scosse. Quasi tutte avvenute. Però si è continuato a discutere sulla zona e sulla teoria da questi adottata che si basa sullo studio dell’uscita del radon dal sottosuolo. Nessuno lo ha ascoltato e addirittura lo hanno denunciato per procurato allarme. Diverse persone hanno notato, in concomitanza con le scosse, prima o dopo, dei fenomeni luminosi, definiti dagli studiosi della materia “luci sismiche” . Nonostante tutto però, nessuno si è preoccupato di organizzare o avvicinare a L’Aquila e dintorni le famose colonne di pronta emergenza. O di installare dei campi di accoglienza, almeno preventivi. Se quelli ci fossero stati, probabilmente molte persone si sarebbero recate lì dopo la prima scossa, anche per un istinto di sicurezza e di aggregazione. Nulla è stato fatto. Il risultato è che quella notte, dopo la prima scossa che nessuno ha dichiarato pericolosa, è arrivata l’altra devastante che mi ha catapultato fuori dal letto. Per miracolo sono riuscito a trascinare i familiari fuori dal palazzo in cemento armato dal quale si staccavano intere pareti e una volta fuori, scalzo e in pigiama, come tutti del resto, le vie di fuga erano pochissime e già ostruite dalle macerie. Due palazzi, uno di tre piani e l’altro di 4 più mansarda che stava sopra di noi non esistevano più. Polvere e continue scosse che ti arrivavano al cervello. Zona: Via Cola del’Amatrice – Via S.Andrea.
D. Poi che cosa è successo e come si sono svolte le operazioni di soccorso?
R. Non il tempo di piangere, ringraziare il Padreterno di essere vivi, ma l’angoscia per chi era rimasto sotto. Studenti, famiglie intere con bambini. Ore 9 estratte due persone, un uomo e una donna non vi immmaginate come, da persone del posto del Corpo forestale e da alcuni volontari della Protezione Civile e quei pochi Vigili del Fuoco che erano riusciti, nel frattempo, ad arrivare da Teramo. Intanto venivano estratti cadaveri e altro. Prime squadre vere arrivate verso mezzogiorno. Soccorso alpino, speleologico, volontari di ogni genere, militari, Vigili del Fuoco. Quasi tutte con i loro responsabili ma in loco nessuno che aveva la facoltà e l’autorità di coordinarle tutte e si chiedevano che cosa faceva quel pazzo in pigiama con un giubbotto dell’Aquila Rugby e scarpette da ginnastica cedutemi da una persona, perché io ne avevo più bisogno, che si permetteva di dare indicazioni a destra e a manca.
Allora sono sceso tra i ruderi della mia casa, con grande rischio di rimanervi sepolto, ho recuperato la divisa e la pistola d’ordinanza così hanno capito che non ero un fantasma e ho potuto essere ascoltato nell’attività di scavi e ricerca più organizzata. Verso sera operavano solo due escavatrici quando ne servivano almeno 4 e almeno una gru per alzare le travi. Grazie alla forza d’animo delle persone presenti e alle imprecazioni fatte per mandar via curiosi e costringere ad andare a scavare sopra le macerie chiunque fosse in uniforme, e alla mia conoscenza dei palazzi, ho costretto una escavatrice a lavorare in un punto dove sicuramente ci poteva essere qualcuno. Dopo un poco abbiamo trovato un ragazzo ancora vivo che è stato salvato, il quale ha confermato, quello che stavo dicendo dal mattino, che dietro di lui vi era la fidanzata e altri amici, quindi che in quella zona vi erano altre vite umane.
D. Ma i soccorsi e le attrezzature sono giunti in tempo? Erano sufficienti per il primo immediato intervento?
R. Purtroppo per almeno 28 ore non sono arrivati mezzi meccanici idonei. Bisognava assolutamente fare una rampa per scendere dalla parte sottostante ai due palazzi crollati dove vi erano sicuramente altre persone. Cosa che avrebbe dovuto fare un grosso escavatore privato dei due già in azione in loco ma che non si voleva mettere a disposizione perché serviva per fare altro. Intanto i genitori dei sepolti vivi imprecavano e si chiedevano perché nessuno mi ascoltasse. Allora di mia iniziativa, sentito un comandante dei Vigili del Fuoco che mi ha messo a disposizione una squadra di vigili del fuoco di Belluno, sono andato con i colleghi della forestale a reperire un altro escavatore in via xx Settembre, lì fermo in attesa di essere impiegato. Anche in quella occasione con imprecazioni e urla siamo riusciti a creare lo spazio per far passare il mezzo tra il via vai di persone e automezzi che, dopo 3 ore, è riuscito finalmente ad operare. L’escavatore dei Vigili appena arrivato aveva la benna piccola e faticava a spostare il materiale per fare la rampa. Perciò, preso ormai dalla disperazione sono andato dall’operatore dell’escavatore grosso è gli ho intimato di fare lo scivolo altrimenti l’avrei denunciato. Questa persona, seria e di coscienza, mi ha seguito e in 20 minuti ha fatto quello che stavamo chiedendo di fare da 24 ore. Risultato, trovati due cadaveri dopo neanche un’ora e altri, purtroppo, in seguito. A quel punto ho psicologicamente ceduto e qualcuno mi ha trascinato via e portato in un luogo sicuro dove mangiare, dormire e togliermi di dosso quell’odore di polvere e di morte.
D. Come è stato il comportamento dei soccorritori?
R. I Volontari della Protezione Civile, i Vigili del Fuoco, i Forestali, i ragazzi dell’Esercito e delle Forze di Polizia sono stati nella stragrande maggioranza delle persone fenomenali e infaticabili. Invece il sistema in generale della Protezione Civile Nazionale si è dimostrato una cosa virtuale, dipendente dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, sul quale le mire politiche sono molte sia per i soldi che gestisce che per il bacino elettorale che rappresenta il Volontariato. Quindi il dato certo per chi governa è mantenerlo così come è. Tanti soldi, voti e potere e nessun responsabile certo cui addossare le colpe.
D. Come pensa si possa ovviare a queste disfunzioni che nessun Paese europeo ha?
R. Il soccorso Pubblico dei Vigili del Fuoco dovrebbe gestire il tutto perché struttura dello Stato preposta al “soccorso pubblico” ma invece viene lasciata ai margini e utilizzata solo quando gli eventi sono avvenuti.
D. Il Governo dice che la Protezione Civile è arrivata subito con ogni attrezzatura e con gli strumenti adeguati…
R. I soccorsi sono arrivati, però a singhiozzo e mal coordinati, il giorno 9, per esempio, a Barisciano mancavano i servizi igienici e diverse tende. Non so quante siano le colonne di pronto intervento della Protezione Civile e di cosa dispongano. Capisco che vi potrebbero essere stati dei ritardi per quelle del Nord, anche se alcune di queste sono arrivate per prime, non comprendo gli altri ritardi e l’ammasso smodato, dopo 3 giorni di automezzi e container dove non si sa cosa c’è.
D. Quali sono le vere esigenze che ha la popolazione?
R. Adesso i dintorni de L’Aquila pullulano di automezzi, uomini e quant’altro, ma la gente ha bisogno di chi gli dia la forza di continuare, di chi garantisca in poco tempo una casa e non debba essere costretto a vivere per sempre in container. Ha e avrà bisogno di chi vigilerà affinché la ricostruzione avvenga seguendo inflessibili regole antisismiche con progetti seri e integrati al contesto territoriale ed ambientale ma sopratutto tenendo lontano gli interessi politici e della criminalità organizzata.
D. Un consiglio per il futuro ?
R. Basta con condoni edilizi, con gli ampliamenti di volume verticali, con l’utilizzo di materiali scadenti e appalti al ribasso. Basta con la politica delle parole e dei Baroni che si offendono e discreditano chi invece apporta le proprie esperienze anche se non certificate accademicamente. Basta con i politici o i vertici delle Istituzioni che vanno per qualche ora sui luoghi dei disastri a parlare con tutti e a dire che stanno facendo e faranno tutto il possibile per aiutare per poi andarsene in elicottero o in auto scortate ben lontane dai luoghi dei disastri. Basta con questa Protezione Civile dove una sola persona ha talmente tanti incarichi che vanno dai rifiuti, alla tutela dei luoghi ambientali ed altro, ma è staccata completamente dal Soccorso Pubblico dei Vigili del fuoco. Bisogna finirla di dare soldi alla Protezione Civile e di non darli ai Vigili del Fuoco, al Corpo Forestale dello Stato e le altre Forze di polizia.
D. Che cosa ne pensa della popolazione Aquilana e degli abitanti dei paesi colpiti dal sisma?
R. Sono un Bergamasco che vive a L’Aquila dal 1992 e mi riconosco in questa gente dignitosa che affronta in maniera umile e silenziosa questa tragedia. Gente che però deve diventare più attenta ed esigente verso chi la governa e pretendere che la ricostruzione avvenga senza alcuna sosta o intoppo a partire da oggi.