Il governo approva il decreto-rifiuti, ma la Lega vota contro

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Il Consiglio dei Ministri ha alla fine approvato il decreto legge per i rifiuti della Campania, ma ha dovuto fare i conti con lo smarcamento della Lega, che ha votato contro, oltre che con la bocciatura dell’opposizione e delle Regioni, Campania inclusa. Il no della Lega sarebbe stato concordato preventivamente all’interno del governo, “per marcare le distanze da un provvedimento che il Carroccio non vede di buon occhio”, avrebbero riferito fonti governative.
Già prima della riunione, il premier Berlusconi aveva messo le mani avanti affermando: “Mi dispiace ma non posso fare più di così, non ho il 51% e quindi devo tenere conto di tutte le forze politiche che fanno parte della maggioranza“.
La Lega, da parte sua, non sembra voler contribuire a risolvere la situazione in Campania, e il suo leader Bossi, già prima del voto, aveva affermato:”Le regioni del Nord non sono disposte ad accogliere i rifiuti provenienti dalla Campania“, aggiungendo poi: “Il problema dei rifiuti lo abbiamo già risolto una volta. Se i rifiuti sono ancora per strada vuol dire che i napoletani non hanno ancora imparato la lezione”.
Anche il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, ha criticato aspramente il provvedimento del governo, e, pur constatando che il decreto “serviva perchè qui abbiamo un’emergenza”, lo ha definito “deludente e pilatesco“. Il presidente della Regione Campania Stefano Caldoro, del Pdl, aveva più volte chiesto l’intervento del governo, ma ritiene comunque che il decreto varato oggi “non è sufficiente” e “non consente di superare concretamente le difficoltà di questi giorni”.

Manovra, Bossi: “Il governo rischia”. Tremonti: “Non lascio”

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Si è svolto nel pomeriggio, a Palazzo Grazioli, il vertice di maggioranza tra il premier Berlusconi, il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, e il leader della Lega Umberto Bossi, assieme ai capigruppo e coordinatori dei partiti, per fare il punto sulla manovra economica e i contrasti interni al governo. A chi gli chiedeva se fosse in procinto di dimettersi, Tremonti ha replicato: “Niente dimissioni, in tasca ho solo una manovra molto seria e responsabile che sarà oggetto di un dibattito molto serio e responsabile e sarà nell’interesse dell’Italia e degli italiani“.
Di diverso avviso, invece, il leader leghista, che, rispondendo ai giornalisti che gli chiedevano se il governo fosse a rischio, ha risposto secco: “Si”.
Al termine dell’incontro, mentre il premier Berlusconi si è detto “soddisfatto del clima“, il leader del Carroccio ha invece commentato: “Va così così, il governo rischia fino a che non è passata la manovra“. E’ il ministro degli Esteri Franco Frattini, invece, a dare qualche anticipazione sul provvedimento economico, dichiarando: “La manovra sarà di 43 miliardi. Non ci sarà una riduzione delle tasse ma una loro rimodulazione“.
Il ministro dell’agricoltura Saverio Romano ha invece annunciato che “E’ probabile che i ministri, dal mese prossimo, non avranno più lo stipendio“, e avranno ” solo quello da parlamentare”, nell’ottica di una riduzione dei costi della politica.

Lega, Bossi contro Maroni: “Non è soddisfatto? Peggio per lui”

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Sembrano allargarsi le fratture in casa leghista fra il leader Umberto Bossi e un altro esponente di spicco del partito, il ministro dell’Interno Roberto Maroni. Già domenica, infatti, al tradizionale raduno di Pontida, era apparso uno striscione con la scritta “Maroni presidente del Consiglio”, che sembrava svelare che l’unità all’interno del partito, finora ben saldo intorno al suo leader, cominciasse a dare segni di cedimento. Ieri sera, poi, è stato riconfermato a capogruppo alla Camera Marco Reguzzoni, “fedelissimo” di Bossi, e da parte di Maroni erano trapelati alcuni malumori per questa nomina, alla quale il ministro dell’Interno avrebbe probabilmente preferito quella di Giacomo Stucchi. Oggi, poi, quando è stato chiesto al Senatùr del fatto, appunto, che Maroni non sarebbe stato soddisfatto di tale decisione del partito, questi ha risposto deciso: “Maroni non è soddisfatto? Peggio per lui”. Ad una domanda sulla situazione interna della Lega, Bossi ha invece replicato: “E’ la base che tiene sotto controllo la Lega, non Maroni”. Sulla riunione di ieri, infine, ha detto: “E’ andata benissimo. Non ci sono mai liti dove ci sono io”.

Berlusconi: “Una crisi ora sarebbe una follia”. Ma Bossi: “Nulla è scontato”

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Si è svolta oggi in Senato la verifica di maggioranza chiesta dal presidente della Repubblica Napolitano dopo la nomina dei nuovi sottosegretari, la fuoriscita di Fli e l’ingresso dei “Responsabili” nel governo. Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, entrando in aula, si era mostrato molto ottimista, e aveva affermato: “Sono certo che il governo uscirà rafforzato da questo passaggio parlamentare. Le richieste di dimissioni sono un mero esercizio di propaganda, nessuno riuscirà mai a dividerci dalla Lega”.
Per il premier, il governo non può cadere adesso, perchè ciò,dice, “sarebbe folle, sarebbe una sciagura rimettere tutto in discussione con una crisi al buio, proprio ora che dobbiamo riagganciare la crescita”. Ma il principale alleato, il leader leghista Umberto Bossi, si mostra meno convinto in proposito, e gela il premier affermando: “Sulla verifica non c’è nulla di scontato, domani alla Camera vedremo”. 
Sul suo futuro politico, invece, Berlusconi ha affermato: “Non voglio rimanere per sempre a Palazzo Chigi, nè fare per sempre il leader del centrodestra”. Dall’opposizione, la capogruppo Pd Anna Finocchiaro replica: “Se vuol bene all’Italia, Berlusconi si dimetta”.
Intanto il governo ha incassato la fiducia alla Camera sul decreto sviluppo, con 317 si, 293 no e 2 astenuti, superando quota 316 per la prima volta dall’uscita di Fli. Anche il premier si è recato a Montecitorio per votare la fiducia.

incontro a sorpresa tra i vertici della maggioranza ad Arcore

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Nessun annuncio, nessun comunicato ufficiale di partito e nessuna agenzia di stampa informata. Nella notte scorsa, si è tenuto un vertice a sorpresa tra Berlusconi, Umberto Bossi e Giulio Tremonti. L’incontro è durato circa tre ore, e sul tavolo sono state riportate alcune decisioni prese con l’incontro ad Arcore della giornata scorsa.

Dalle poche informazioni che sono uscite da questo ennesimo incontro, il governo, vorrebbe dare in breve tempo un segnale di spinta economica, anche con la riduzione delle tasse, pur mantenendo il necessario rigore dei conti pubblici, come richiesto dall’Europa.

Vertice ad Arcore tra Berlusconi e Bossi

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Si apre oggi a mezzogiorno ad Arcore, la tavola rotonda tra Berlusconi e la Lega per definire tutti i progetti che dovranno essere portati avanti in questi ultimi due anni di Legislatura. Oggi, con Bossi, il presidente del Consiglio, dovrà prendere una decisione su chi presentare al posto di Alfano, passato alla guida della segreteria del PDL, lasciando il posto di Guardasigilli libero.

Il 24 Giugno, Berlusconi, alla Camera dovrà presentare il nuovo esecutivo che lo accompagnerà nei prossimi 2 anni di legislatura, molti nomi verranno scelti oggi ad Arcore. Nei prossimi giorni, Berlusconi dovrà affrontare temi abbastanza importanti per il suo esecutivo. Il primo incontro-scontro sarà proprio con la Lega e Formigoni, riguardo la riforma fiscale e la manovra economica.

Berlusconi: “Tremonti apra i cordoni della borsa”

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Nonostante la pesantissima sconfitta elettorale di ieri ai ballottaggi, il premier Berlusconi ha oggi cercato di mostrarsi più ottimista, affermando:

Ho preso atto della sconfitta, sono sicuro però che non ho mancato in nulla se non nel comunicare. Sono assolutamente fiducioso, abbiamo una maggioranza per fare le riforme e mi metterò a comunicare tutte le settimane.

E, quanto alla solidità della coalizione, ha assicurato: “Con Bossi tutto bene”. Sul risultato assai negativo dei ballottaggi, invece, ha sdrammatizzato con una battuta, dicendo: “Volevo fissare la data del mio funerale, ma nei prossimi giorni ho troppi impegni e quindi rimanderemo…”
Meno entusiastiche, invece, le dichiarazioni del suo principale alleato di governo, il leader della Lega Umberto Bossi, che, interrogato sulla tenuta del governo, ha affermato: “Per ora va avanti. Tranquillamente? Questo non lo so, però per ora andiamo avanti”.
Berlusconi, comunque, sta pensando anche a rilanciare l’immagine del governo, a cominciare da un tema assai caro al suo elettorato, quello delle tasse e della riforma del fisco, e rispondendo ad un giornalista che gli chiedeva se il ministro dell’Economia Tremonti fosse d’accordo, il premier ha risposto: “Non è Tremonti che decide, Tremonti propone…” E ha aggiunto poi:

Sarebbe facile ridurre le imposte se facessimo ciò che fanno gli altri Paesi sulle pensioni o sull’impiego pubblico. Ma noi non siamo intenzionati a farlo anche se faremo la riforma del fisco.

Berlusconi: “La magistratura è una patologia, l’ho detto ai leader del G8”

 

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Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi sembra non avere più limiti nei suoi attacchi alla magistratura, e, dopo che, ieri, aveva parlato della questione al vertice del G8 persino con il presidente americano Barack Obama, affermando che “In Italia c’è una dittatura dei giudici“, oggi è tornato sul tema in una conferenza stampa al termine del vertice. “In Italia non è più tollerabile l’interferenza di alcuni magistrati della pubblica accusa nei confronti dei rappresentanti del popolo democraticamente eletti” ha affermato infatti il premier, che ha poi aggiunto di aver parlato di ciò “non solo con Barack Obama”, ma “con tutti i leader del G8″.
Berlusconi, inoltre, ha attaccato la stampa, che avrebbe riportato solo una parte della sua conversazione con Obama, “fuori dal contesto di un ragionamento più ampio”, e in particolare l’inviato di Repubblica, giornale che amplificherebbele accuse nei suoi confronti: “Vergognatevi” ha tuonato il premier rivolto a quest’ultimo.
“Si continua ancora con il tentativo di togliermi dalla scena politica con una sentenza”, aggiunge il premier, promettendo che non abbandonerà la politica, senza aver prima realizzato la riforma della giustizia.

Passa alla Camera il decreto “omnibus”, a rischio il referendum sul nucleare

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Il governo ha ottenuto oggi alla Camera, con 313 voti favorevoli, 291 contrari e due astenuti, la fiducia sul decreto “omnibus”, comprendente anche le norme con le quali si eviterebbe il referendum sul nucleare previsto per il 12 e il 13 giugno. Domani dovrebbe arrivare il voto definitivo, e, dopo la conversione in legge del decreto, spetterà comunque alla Corte di Cassazione pronunciarsi in merito ad un’eventuale revoca del referendum.
Nel decreto omnibus viene infatti stabilito che il governo potrà varare tra un anno una Strategia energetica nazionale, che non escluderebbe la possibilità del nucleare. Rimane comunque prevista la creazione dell’Agenzia per la sicurezza nucleare, e la costruzione del parco tecnologico con il deposito nazionale di scorie.
Il presidente del Consiglio Berlusconi si è detto soddisfatto della fiducia incassata, che, ha detto, “è la conferma che c’è una maggioranza con la quale si può lavorare”. Di tutt’altra opinione l’opposizione e i comitati promotori del referendum, che da ieri tenevano un presidio davanti alla Camera per informare i cittadini sui quesiti referendari. Il leader dell’IDV Antonio Di Pietro ha così commentato: “Il governo Berlusconi ha chiesto la fiducia perchè qui ha comprato il voto di alcuni parlamentari”, e ha aggiunto: “L’esecutivo non vuole dare la parola ai cittadini, attraverso i referendum, perchè sa che non ha più il consenso degli italiani”. Anche per il segretario del PD Pierluigi Bersani, si è trattato di “uno scippo fatto al popolo italiano di poter decidere sul nucleare con il referendum”.

Amministrative, a Milano Pisapia in vantaggio. Al centrosinistra anche Torino e Bologna

Cominciano ad arrivare i primi dati di questa tornata di elezioni amministrative, che, se confermati, suonerebbero come un forte campanello d’allarme per il centrodestra. Il risultato più emblematico è quello di Milano, città ormai da molti anni amministrata dal centrodestra, del quale era considerata un pò la roccaforte, dove invece si andrà al ballottaggio con il candidato del centrosinistra, Giuliano Pisapia, in vantaggio, con il 48% dei voti, sul candidato del centrodestra, il sindaco uscente Letizia Moratti, ferma sotto il 42%. Ma l’esito delle elezioni è favorevole al centosinistra anche nelle altre città chiave: a Torino, Piero Fassino, del Partito Democratico, sembra volare oltre il 55% dei consensi, mentre a Bologna il candidato del centrosinistra Virginio Merola verrebbe eletto al primo turno, seppure per un soffio di voti sopra la soglia del 50%. Più complicata la situazione a Napoli, dove il centrosinistra presentava due candidati, Mario Morcone, sostenuto da Pd e Sel, e Luigi De Magistris, sostenuto dall’Idv e dalla Federazione della Sinistra: sarà proprio quest’ultimo, con circa il 26 % di consensi, ad andare al ballottaggio con il candidato del centrodestra, Giovanni Lettieri, fermo a circa il 40%.

Berlusconi: “Se mi tiro indietro, il candidato è Tremonti”

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Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, in un’intervista alla trasmissione “Porta a Porta”, ha affrontato nuovamente la questione di un suo possibile “successore” alla guida del centrodestra, affermando: “Se mi chiederanno di candidarmi mi ricandido, ma se mi tiro indietro, Tremonti è un possibile candidato”. E ha aggiunto: “Vedremo alla fine di questa legislatura se sarà necessario per il centrodestra mettermi quale candidato alla guida del governo, in quel caso non mi tirerò indietro. Se invece verranno fuori altre personalità, e ne abbiamo  diverse, Tremonti in primis, che possano suscitare consenso elettorale, io sarei felice di poter restare ancora in politica ma occuparmi del PDL e lasciare ad altri la conduzione del governo”.
Un nome diverso, quindi, rispetto a quello indicato qualche settimana fa, quando aveva parlato invece del ministro della Giustizia, Angelino Alfano, come possibile successore. Tremonti, alcuni giorni fa, era stato preso di mira dai giornali di centrodestra, mentre gode sempre di un forte consenso all’interno della Lega Nord, e l’indicazione di Tremonti potrebbe essere quindi vista come un tentativo di riavvicinamento al partito di Bossi, dopo le divergenze sul conflitto in Libia. A tal proposito, il premier ha dichiarato: “Con Umberto Bossi non c’è stata nessuna incomprensione. La mozione sulla Libia ha dimostrato la solidità e la coesione della maggioranza contro le divisioni dell’opposizione”.

Sull’ immigrazione Bossi frena Maroni. Castelli: “Non possiamo sparargli, per ora”

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Il leader della Lega Umberto Bossi ha cercato di gettare acqua sul fuoco nelle polemiche fra il ministro Maroni e l’ Unione Europea, dopo che Maroni aveva addirittura paventato di uscire dall’ Europa, se questa non avesse dato man forte all’ Italia in materia’ di immigrazione. Bossi prima ha difeso il collega, spiegando che “Maroni era arrabbiato”, e l’ Europa “Dovrebbe fare un sacco di cose e invece non fa niente”, ma poi ha precisato: “Non usciamo. E’ solo uno stimolo per far fare le cose” all’Europa.
Anche il ministro degli Esteri Franco Frattini ha cercato di stemperare i toni, ricordando che l’Europa è “una straordinaria opportunità” per l’Italia, e invitando ad ” avere nervi saldi”: quello di Maroni, per Frattini, sarebbe stato solo “uno sfogo” per una “forte delusione in un momento di ira, di rabbia, che” dice “possiamo comprendere”.
A tenere però banco, oggi, nel dibattito sull’ immigrazione, sono state sopratutto le parole del viceministro alle Infrastrutture e Trasporti, il leghista Roberto Castelli, che, intervenendo alla trasmissione radiofonica “Un giorno da pecora”, ha dichiarato: ” Bisogna respingere gli immigrati, ma non possiamo sparargli, almeno per ora”. L’esponente leghista, forse per accattivarsi nuovamente il consenso della “base” del partito,è così tornato ad agitare lo spauracchio dell’immigrazione clandestina, degli immigrati che potrebbero diventare, dice, “milioni nel corso del tempo”, dandosi a “violenze” e obbligando le autorità “ad usare le armi”.