Primarie USA: Ad Obama piacciono le “bionde”

Molti di noi, in età adolescenziale, hanno provato per curiosità, per sfizio, per voglia di trasgredire una “bionda”, una sigaretta, una “sizza”, ognuno chiamandola poi un po’ a suo modo.

Tutto questo ovviamente tenendolo allo scuro di tutti i propri familiari, i quali magari pur essendo fumatori accaniti, ci consigliavano di non fumare perchè, con il fumo ovviamente, si rischia di ammalarsi di patologie molto gravi (e li mi chiedevo sempre ma allora perchè voi fumate?).

E’forse un peccato fumare? Sicuramente bisognerebbe chiederlo alla divinità di turno, però di sicuro ognuno è libero di fare ciò che desidera, ma soprattutto senza dover rendere conto a nessuno.

Primarie USA: La storia infinita

Alla fine sono dell’idea che ci mancheranno. Quando finalmente le primarie negli Stati Uniti saranno definitivamente un ricordo e lasceranno spazio, finalmente, alle presidenziali, ci mancherà questa sfida infinita tra i due candidati democratici.

Hillary e Barack (meglio conosciuto come Obama) sono alle strette finali. Mancano solamente 10 stati prima di arrivare alla soglia di 50, il numero di stati che costituiscono gli Stati Uniti d’America. A questo punto della battaglia il candidato coloured è in vantaggio sulla ex first lady di 150 delegati. Un vantaggio cospicuo, vista soprattutto il numero di primarie mancanti, che hanno spinto molti a suggerire ad Hillary di abbandonare definitivamente la corsa alla poltrona.

La risposta di Hillary, fiera e spavalda, non si è lasciata attendere:

Che la mafia non voti. Per il Pd

vibovalentia
Yes, we can. Stavolta con una certa enfasi. E spezzando una lancia a favore del Uolter. Sarà retorica. Ma è una retorica questa volta diversa. Cita e parla di cose che normalmente non rientrano – non così – nella campagna elettorale.
Silvio parla di voto utile. E, per carità, anche Veltroni gli fa eco. Arrivati a questo punto, e causa Porcellum, non hanno scelta, in fondo. Ma oggi, da Vibo Valentia, è arrivato anche un altro messaggio. Qualcosa che è andato al di là del voto utile, degli indecisi, degli scontenti, degli scoramenti, dei distacchi.
In Calabria – e non è l’unico luogo, certo – il voto è anche, e soprattutto, altro.

Senato, l’ammissione di Berlusconi. Solo il Porcellum sa

senato
Eppur si muove. Si staglia in pieno centro, a Roma. Pacifico, austero, discreto. A un passo da piazza Navona, a due dal Pantheon. Il cruccio del Cavaliere è qui. A tre passi dal suo Palazzo Grazioli.
Per la verità,

e pur si muove

La prima volta di Silviuccio non fa molto scalpore. Fa parte della gestione politica.

Per la prima volta, oggi, Silvio Berlusconi fa un’ammissione. E’ divertente. Dice che non è poi così remota o impossibile la sconfitta – o il non trionfo, decidete un po’ voi – a Palazzo Madama per il Popolo della Libertà.

Ardeatine, 64 anni dopo

ardeatine
64 anni fa la strage: i nazisti, per rappresaglia all’attentato di via Rasella, uccisero 335 persone.
Oggi le commemorazioni. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha deposto una corona sotto la lapide che ricorda l’eccidio delle 335 vittime alle Fosse Ardeatine.

Qui è accaduto qualcosa che non dimenticheremo mai, come non dimenticheremo mai coloro che hanno sacrificato la loro vita. Il martirio delle Fosse Ardeatine è il fatto più rappresentativo di una vicenda terribile di persecuzione e di ricorso al crimine più efferato da parte dei nazisti occupanti e di chi li aiutava in questa tristissima impresa

[Candidati Politiche 2008]: Marco Ferrando

Nuova tappa alla scoperta dei candidati alle prossime elezioni politiche e quest’oggi andremo a conoscere Marco Ferrando.

Ringrazio in anticipo tutti coloro che hanno partecipato attivamente ai commenti ai vari articoli con critiche, approfondimenti personali e correzioni, utili anche per permettere al documento di rappresentare la realtà al meglio.

Quindi lasciamo spazio al candidato di oggi, spazio a Marco Ferrando.

Più Par Condicio per tutti. Anzi no, aboliamola. Questione di Fede

griffin
L’Italia è assai bizzarra. Lui ha già fatto sapere – e non è una novità – che la prima cosa che farà – e la farà, potete esserne certi – sarà abolire quella normativa probabilmente a lui inspiegabile nota ai più come par condicio.
Sarà quell’aggettivo. PAR. Un certo fastidio nell’ascoltarlo, leggerlo, vederlo, non parliamo poi del seguirlo. Ora se ne esce anche quell’altra strana istituzione del… Come la chiamano…? Autorità… Che fastidio. Garante. Peggio che mai. Delle Comunicazioni. dell’Agcom, sì, la chiamano così.
Un richiamo dall’alto. Più par condicio. Più equilibrio in tv tra le forze politiche. Questa la nuova richiesta – bizzarra, ne converrete – è contenuta appunto, nell’atto di richiamo rivolto dall’Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni. Il bello è che l’Agcom sgrida tutti. Sia la Rai che le tv private.

Inciucio. Ovvero, la matematica non è un’opinione

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Il termine inciucio, applicato alla politica italiana, ha radici lontane. Fu l’ex Direttore de l’Unità Mino Fuccillo ad usarla la prima volta nel 1995 durante un’intervista a Massimo D’Alema per il quotidiano La Repubblica. In quell’occasione il giornalista romano coniò la parola per definire in maniera impietosa ciò che altri avevano definito più letterariamente “il patto della crostata”. La crostata era quella preparata dalla signora Letta, inappuntabile padrona di casa in una cena tra il Cavaliere e lo stesso D’Alema, su cui si ipotizzò una sorta di patto di non belligeranza tra i due partiti.
Secondo alcuni, fu l’inizio della fine della neonata Seconda Repubblica, scomparsa prematuramente dopo soli due anni di vita. Ma si sa, il tubo catodico appiattisce la realtà, ed oggi la parola non provoca più alcun sussulto, benchè, carte alla mano, sia più che prevedibile ipotizzarne un ritorno alla ribalta. La continua e naturale trasformazione del linguaggio ha poi portato alla definitiva mutazione dell’inciucio in “Governo delle larghe intese”.
Tratteniamoci e andiamo per gradi.

Primarie Usa: Mississipi? Yes we did, disse Obama

obama hillary
Ormai parlare dell’ascesa di quest’uomo sta diventando quasi banale. Vince di nuovo, tanto, per cambiare, Barack Obama. Il senatore afroamericano delle meraviglie.
From the deepest south. Si chiama Mississippi lo stato dal nome evocativo ed immaginifico dove Barack Obama vince di nuovo. Perchè qui il voto degli afroamericani fa la differenza tra i democratici. Anche la tappa precedente delle primarie era stata un successo per Barack: in Wyoming, nel weekend. Ancora delegati per lui, dunque.
Siamo ai numeri: Obama ha raccolto il 61 per cento dei voti, mentre la sua rivale, alla faccia delle lacrime e della rimonta promessa, si porta a casa solo il 37 per cento di Hillary. In termini di delegati, bene tanto prezioso in Iu Es di questi tempi, in palio ce ne erano 33. Il che significa che Obama ha ulteriormente aumentato il suo distacco dalla povera Hillary. Nulla di incolmabile, sia chiaro.

Più salute per tutti. Che il Senato crucci anche Silvio Berlusconi?

Munch
Il Senato, cruccio della modernità. Ne hanno tutti una paura infinita. E a ragione, senza stupore. Prodi non aveva una maggioranza netta. Aveva fatto scorte inimmaginabili di medicinali di ogni sorta, per assicurare più salute per tutti. E longevità. E ora. Aprile 2008 potrebbe rivelare strane sorprese. Inattesi risvolti.
Si vocifera, ma a bassa voce e con discrezione estrema, che Berlusconi potrebbe trovarsi ad affrontare non già la stessa impossibilità gestionale del suo preddecessore, ma quasi. E il punto è sempre lo stesso. Si chiama Porcellum. La fantastica legge elettorale che l’Italia si ritrova – consapevolmente.
La legge elettorale, questo capolavoro legislativo, attribuisce premi di maggioranza su base regionale. E, a peggiorare la percezione della situazione, ci si mette ora anche la faccenda sondaggi. Con buona pace di Silvio, cui tanto piacciono.

Obama: vice di Hillary? No way

Barack Obama
Inutile dirlo. Viene spontaneo tifare per quest’uomo. Dopo la rivincita di Hillary, il cui sorriso esploso non riusciva a contenersi negli obbiettivi dei fotografi deputati, nella vita, al suo assalto – oggi Barack ha risposto. E Hillary potrebbe anche seriamente decidere di disperarsi.
Eccolo qui: il senatore afroamericano dell’Illinois, un uomo di colore. Giovane, non ci si stanca mai di dirlo. Barack Obama ha vinto i caucus democratici del Wyoming: 61% contro il 38% di Hillary Rodham Clinton. Questo quanto riportato dalla Cnn.
Quindi Barack si è portato a casa 7 dei 12 delegati in palio in loco. Hillary se ne è accaparrati 4. 1 delegato non sarebbe stato assegnato. La Cnn gira il coltello nella piaga, e fa i calcoli totali: 1.527 – 1.326 più 199 superdelegati – per Barack, contro i 1.428 – 1.990 più 238 superdelegati – per l’ex first lady. Altre testate sono, al momento, più clementi – ma la sostanza rimane sempre quella – con la Senatrice: 61-38 in favore di Obama, i delegati del Wyoming starebbero a 7 a 5 sempre in favore del giovin figliolo.

Mastella con i socialisti. Why not?

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Nel giorno dello strappo del Cavaliere e della mariana risposta di Veltroni, anche la campagna elettorale dei poveri ma belli prosegue il suo silenzioso cammino. Registrando raramente impennate superiori alle attese.
D’altronde in una campagna elettorale regolata dalle leggi del marketing più che dalla par condicio, per dare voce ai mini-candidati premier bisogna usare le maniere forti. E come il domatore che mette la testa nelle fauci del leone, Boselli – già caldo da quando, tre giorni fa, abbandonava lo studio di Porta a Porta, contestando la sua scarsa visibilità televisiva – riprova a fare capolino su giornali e web con una trovata geniale.

L’informazione ai tempi del colera. Ah, no, sono le elezioni

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Mirko Tremaglia, istituzionale figura del voto degli italiani all’estero, ormai in là con gli anni, stanco ma presente, biascicante ma parlante. Tremaglia, insomma, l’unico nome che si ricordi collegato alle parole votoitalianiall’estero, è sorridente, contento, non si sbottona sulle candidature, meno che mai sui brogli che già stanno imperversando nella Circoscrizione Estero.
Dice di essere positivo per queste elezioni anticipate targate aprile 2008. Per il loro grado di partecipazione, che non sarà inesistente come qualche maligno va già dicendo, no. Tutto sarà assolutamente implementato verso il miglioramento.

Non è più possibile considerare gli italiani all’estero come una volta. Bisogna assolutamente dare maggiore visibilità a 3 milioni di italiani che meritano la nostra considerazione. Questa lenta ma inesorabile opera di cancellazione dai nostri media, ad esclusione di Rai International, delle vicende degli italiani all’estero, non rende merito ai nostri concittadini

A volte ritornano

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Ci saremmo meravigliati del contrario. Davvero. Nel giorno del dietrofront del Piddì sull’esclusione di Beppe Lumia (alè!) – n.b. l’immagine evidenzia addirittura il diverso carattere tipografico del pdf rilasciato dall’ufficio stampa di Sant’Anastasia, a testimonianza dell’estemporaneità della decisione, giunta a furor di popolo – inserito come capolista al Senato in Sicilia, altre bombe di mercato hanno caratterizzato la giornata di ieri.
Il tempo stringe, e il walzer delle candidature sembra diventato un rock & roll, acrobatico. Gente che entra, gente che esce. Chi non entrerà mai e chi invece mai uscirà, grossi punti interrogativi. Eccoci al punto.