Consulta, il nuovo presidente Quaranta: “Non si può bloccare il referendum”

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La Corte Costituzionale ha eletto questa mattina il suo nuovo presidente, nella persona di Alfonso Quaranta, che succede a Ugo De Siervo, il cui mandato era scaduto lo scorso 29 aprile. Quaranta, 75 anni, napoletano, è stato eletto a larga maggioranza, con 10 voti a favore contro 13, e resterà in carica fino al 27 gennaio del 2013.
Pur ritenuto più gradito al centrodestra, il nuovo presidente della Consulta, rispondendo ai giornalisti, ha subito espresso il suo parere sul tema scottante sul quale si dovrà presto pronunciare la Corte, cioè il referendum sul nucleare: “Personalmente ritengo che non sia nei poteri della Corte bloccare il referendum” ha dichiarato. La decisione in merito, comunque, potrebbe arrivare già domani. La Corte Costituzionale era stata chiamata ad esprimersi sulla legittimità del quesito sul nucleare, dopo che la Cassazione lo aveva ritenuto ammissibile nonostante la moratoria prevista dal governo e inserita nel decreto “omnibus”.
Commentando la sua nomina, invece, Quaranta ha detto: 

“Questa mia elezione, a dispetto di alcune inopportune interfenze esterne sull’autonomia della Corte, spero che faccia giustizia di ogni illazione sulla presunta politicizzazione della Corte Costituzionale. Credo che questa votazione superi ogni dubbio al riguardo. La Corte agisce nella più piena autonomia. Giudico tali pressioni esterne inopportune”.

La Cassazione, da parte sua, ha motivato la sua ammissione della legittimità del quesito sul nucleare, affermando che le nuove norme inserite dal governo nel decreto Omnibus “aprono nell’immediato al nucleare”. Alla Corte Costituzionale, invece, spetterà prossimamente pronunciarsi su altre questioni importanti: il 6 luglio prossimo, sul conflitto d’attribuzione tra la Camera e la Procura di Milano sul “caso Ruby“; il 5 ottobre, sul conflitto sollevato dal governo sul “caso Mediatrade”, che vede imputato il premier Berlusconi; il 20 settembre, sulla legittimità di alcuni punti della legge sulla fecondazione assistita.

Amministrative, ai ballottaggi trionfo del centrosinistra. A Milano vince Pisapia, a Napoli De Magistris

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I risultati dei ballottaggi delle elezioni amministrative segnano ancor più del primo turno una netta vittoria del centrosinistra, che conquista tutte le più importanti amministrazioni comunali, a cominciare da Milano, dove Giuliano Pisapia ha vinto con il 55,1% dei voti contro il 44,89% di Letizia Moratti, e da Napoli, dove Luigi De Magistris ha preso il 65,37% dei voti, mentre lo sfidante Gianni Lettieri si è fermato al 34,62%. Ma, oltre a questa città-chiave, al centrosinistra è andata anche Cagliari, dove il giovane Massimo Zedda ha conquistato il 58,2%,dei voti, Trieste, dove Roberto Cosolini, del Pd, è diventato sindaco con il 57,11% dei voti, e Novara, dove Andrea Ballarè ha preso il 52,9% dei voti. Varese, Cosenza e Rovigo passano invece al centrodestra.
Un simile esito del voto ha già cominciato a provocare scossoni nel centrodestra: persino il premier Berlusconi, in serata, parlando dalla Romania, ha ammesso: “Abbiamo perso, è evidente”. Ed ha poi aggiunto: “Ora i milanesi devono pregare il buon Dio che non gli succeda qualcosa di negativo”, mentre, quanto a Napoli, ha commentato: “Gli elettori si pentiranno tutti moltissimo”. Sandro Bondi, invece, ha deciso di rimettere il mandato di coordinatore del partito nelle mani di Berlusconi, mentre il ministro degli Esteri Franco Frattini ha chiesto “un rilancio” del partito e proposto di sperimentare le primarie. Anche il ministro della Difesa La Russa, ammettendo la sconfitta, ha chiesto “una seria e approfondita riflessione” nel partito, mentre Maurizio Gasparri ha parlato di “un risultato chiaramente ed ampiamente negativo”.

Berlusconi: “La magistratura è una patologia, l’ho detto ai leader del G8”

 

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Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi sembra non avere più limiti nei suoi attacchi alla magistratura, e, dopo che, ieri, aveva parlato della questione al vertice del G8 persino con il presidente americano Barack Obama, affermando che “In Italia c’è una dittatura dei giudici“, oggi è tornato sul tema in una conferenza stampa al termine del vertice. “In Italia non è più tollerabile l’interferenza di alcuni magistrati della pubblica accusa nei confronti dei rappresentanti del popolo democraticamente eletti” ha affermato infatti il premier, che ha poi aggiunto di aver parlato di ciò “non solo con Barack Obama”, ma “con tutti i leader del G8″.
Berlusconi, inoltre, ha attaccato la stampa, che avrebbe riportato solo una parte della sua conversazione con Obama, “fuori dal contesto di un ragionamento più ampio”, e in particolare l’inviato di Repubblica, giornale che amplificherebbele accuse nei suoi confronti: “Vergognatevi” ha tuonato il premier rivolto a quest’ultimo.
“Si continua ancora con il tentativo di togliermi dalla scena politica con una sentenza”, aggiunge il premier, promettendo che non abbandonerà la politica, senza aver prima realizzato la riforma della giustizia.

Passa alla Camera il decreto “omnibus”, a rischio il referendum sul nucleare

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Il governo ha ottenuto oggi alla Camera, con 313 voti favorevoli, 291 contrari e due astenuti, la fiducia sul decreto “omnibus”, comprendente anche le norme con le quali si eviterebbe il referendum sul nucleare previsto per il 12 e il 13 giugno. Domani dovrebbe arrivare il voto definitivo, e, dopo la conversione in legge del decreto, spetterà comunque alla Corte di Cassazione pronunciarsi in merito ad un’eventuale revoca del referendum.
Nel decreto omnibus viene infatti stabilito che il governo potrà varare tra un anno una Strategia energetica nazionale, che non escluderebbe la possibilità del nucleare. Rimane comunque prevista la creazione dell’Agenzia per la sicurezza nucleare, e la costruzione del parco tecnologico con il deposito nazionale di scorie.
Il presidente del Consiglio Berlusconi si è detto soddisfatto della fiducia incassata, che, ha detto, “è la conferma che c’è una maggioranza con la quale si può lavorare”. Di tutt’altra opinione l’opposizione e i comitati promotori del referendum, che da ieri tenevano un presidio davanti alla Camera per informare i cittadini sui quesiti referendari. Il leader dell’IDV Antonio Di Pietro ha così commentato: “Il governo Berlusconi ha chiesto la fiducia perchè qui ha comprato il voto di alcuni parlamentari”, e ha aggiunto: “L’esecutivo non vuole dare la parola ai cittadini, attraverso i referendum, perchè sa che non ha più il consenso degli italiani”. Anche per il segretario del PD Pierluigi Bersani, si è trattato di “uno scippo fatto al popolo italiano di poter decidere sul nucleare con il referendum”.

Amministrative, a Milano Pisapia in vantaggio. Al centrosinistra anche Torino e Bologna

Cominciano ad arrivare i primi dati di questa tornata di elezioni amministrative, che, se confermati, suonerebbero come un forte campanello d’allarme per il centrodestra. Il risultato più emblematico è quello di Milano, città ormai da molti anni amministrata dal centrodestra, del quale era considerata un pò la roccaforte, dove invece si andrà al ballottaggio con il candidato del centrosinistra, Giuliano Pisapia, in vantaggio, con il 48% dei voti, sul candidato del centrodestra, il sindaco uscente Letizia Moratti, ferma sotto il 42%. Ma l’esito delle elezioni è favorevole al centosinistra anche nelle altre città chiave: a Torino, Piero Fassino, del Partito Democratico, sembra volare oltre il 55% dei consensi, mentre a Bologna il candidato del centrosinistra Virginio Merola verrebbe eletto al primo turno, seppure per un soffio di voti sopra la soglia del 50%. Più complicata la situazione a Napoli, dove il centrosinistra presentava due candidati, Mario Morcone, sostenuto da Pd e Sel, e Luigi De Magistris, sostenuto dall’Idv e dalla Federazione della Sinistra: sarà proprio quest’ultimo, con circa il 26 % di consensi, ad andare al ballottaggio con il candidato del centrodestra, Giovanni Lettieri, fermo a circa il 40%.

Elezioni a Milano, ancora scintille fra Pisapia e la Moratti

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E’ ancora rovente la polemica fra il sindaco di Milano, Letizia Moratti, del Pdl, e Giuliano Pisapia, il candidato del centrosinistra che la sfiderà alle elezioni domenica 15 e lunedì 16. Ieri, in un confronto televisivo fra i due candidati andato in onda su Sky, la Moratti, proprio sul finire della trasmissione, ha rinfacciato a Pisapia di essere stato condannato per il furto di un’auto. Pisapia aveva tentato di replicare, affermando: “E’ un falso di cui dovrà rispondere”, ma il direttore di Sky, applicando le regole, faceva terminare la trasmissione, che si concludeva così con Pisapia che si rifiutava di stringere la mano al sindaco di Milano.
Il candidato del centrosinistra aveva immediatamente annunciato querela per diffamazione aggravata, spiegando: “Una sentenza di secondo grado passata in giudicato mi ha assolto per non aver commesso il fatto“. Pisapia stesso aveva raccontato in alcune interviste la sua vicenda: nel 1980, era stato arrestato ed aveva trascorso quattro mesi e mezzo in carcere, accusato di concorso morale nel furto di un furgone che avrebbe dovuto essere usato per il sequestro di un militante del movimento studentesco. Era stato il terrorista di Prima Linea Roberto Sandalo a coinvolgerlo nella vicenda.
Nel processo di primo grado, il reato era stato dichiarato estinto per intervenuta amnistia, ma Pisapia ricorse comunque in appello per avere una piena assoluzione, che poi ottenne.

Berlusconi attacca le toghe e il Quirinale. E sulla sinistra: “Si lavano poco”

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Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi è intervenuto in un comizio elettorale a Crotone, e, con l’avvicinarsi delle elezioni amministrative del prossimo fine settimana, si è lanciato in invettive sempre più accese, colorite da qualche battuta da avanspettacolo, contro la magistratura e la sinistra, criticando anche i poteri del presidente della Repubblica.
“Non è più tollerabile che la sovranità sia in mano ai pm di sinistra“, dice Berlusconi, aggiungendo, riguardo all’immondizia di Napoli: “Ci sono le elezioni e i pm di Napoli chiudono le discariche. Io glieli porterei in Procura da loro, i rifiuti”. Torna a chiedere la separazione delle carriere, poichè, spiega, “solo così avremo un processo giusto”, e attacca “il partito dei magistrati, chiamato Magistratura democratica”. E se la prende anche con la Corte Costituzionale, che aveva bocciato, sostiene, “una legge di civiltà in base alla quale se una persona è assolta, non può essere richiamata nel girone dei processi”, poichè “ai pm non piaceva questa legge e l’hanno portata alla Consulta, che è un organo politico e non più di garanzia ed è stata abrogata”, e conclude: “Non si può andare avanti così”. Inoltre, la legge sulle intercettazioni va cambiata,”perchè in questo modo non è un paese libero”, dice.

Da Napolitano stop al rimpasto di governo. E sui referendum: “La Rai attui il regolamento”

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Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha firmato ieri i decreti di nomina di nove sottosegretari del governo, la cui scelta è competenza esclusiva del Presidente del Consiglio, ma, in una nota, ha rimarcato oggi che la maggioranza è diversa “rispetto alle componenti della coalizione che si è presentata alle elezioni politiche” e quindi “spetta ai Presidenti delle Camere e al Presidente del Consiglio valutare le modalità con le quali investire il Parlamento delle novità intervenute nella maggioranza che sostiene il Governo”. Nel Pdl, tuttavia, i capogruppo Gasparri e Cicchitto sminuiscono la questione, affermando: “numerosi voti di fiducia, a partire da quello della svolta del 14 dicembre, hanno chiarito il quadro politico, con ripetute verifiche nelle sedi parlamentari”.
Napolitano, in sostanza, non contesta l’aumento delle poltrone, ma chiede al premier di portare la nuova maggioranza davanti al Parlamento, eventualmente anche con un voto di fiducia. La presa di posizione del Quirinale giunge inattesa per la maggioranza, sopratutto perchè il premier avrebbe volentieri evitato di sottoporsi ad un ulteriore voto di fiducia.
Lo stesso Berlusconi, poi, aveva ribadito che il numero dei componenti del governo è comunque inferiore alla media dei governi del passato, lasciando aperta la possibilità di nuove nomine. Nello stesso gruppo dei Responsabili, erano affiorati alcuni malumori fra gli esclusi dalle nuove nomine, come l’ex giornalista RAI Francesco Pionati.

Biotestamento, la Camera accelera. Berlusconi:”I giudici non travalichino il Parlamento”

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La Camera ha accolto la richiesta dell’Udc di invertire l’ordine del giorno per esaminare il disegno di legge sul “fine vita”, e lo stesso premier Berlusconi ha scritto una lettera per invitare i deputati del PDL alla “partecipazione”, ” all’impegno” e alla “responsabilità” su questa materia. Per il premier, il “fine vita” è una “questione sensibile” sulla quale “non si dovrebbe legiferare“,e,aggiunge, “anch’io la penserei così se non ci fossero tribunali che, adducendo presunti vuoti normativi, pretendono in realtà di scavalcare il parlamento e di usurparne le funzioni”.
Il PD non ha condiviso la proposta di inversione dell’ordine del giorno, approvata, comunque, dalla Camera, che ha invece bocciato le proposte di costituzionalità presentate dall’opposizione, con 307 voti contrari contro 225 favorevoli e 7 astenuti. Il dibattito è stato sospeso poco dopo l’inizio, su richiesta del presidente della Commissione Bilancio Giancarlo Giorgetti, per far esaminare alla commissione gli emendamenti al provvedimento.
Il presidente Gianfranco Fini ha quindi fermato le votazioni, aggiornandole a domattina, ma dopo l’esame del Def (Documento di economia e finanza), che va approvato entro il 30 maggio.

Il Pdl: cambiare l’articolo 1 della Costituzione

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Sembra aprirsi un nuovo capitolo della battaglia fra la maggioranza e le altre istituzioni come la magistratura e il Capo dello Stato. Il deputato del Pdl Remigio Ceroni ha infatti presentato una proposta per cambiare l’articolo 1 della Costituzione, allo scopo di ribadire ” la centralità del Parlamento”, che attualmente è ” troppo debole, tenuto sotto scacco da magistratura e Consulta e Presidenza della Repubblica”. Il deputato ha comunque precisato di aver parlato ” a titolo personale”, e di non averne parlato “nè con Berlusconi nè con altri dirigenti del PDL”. Secondo Ceroni, non potendosi fare adesso la riforma in senso presidenziale auspicata dal premier, va ribadita la centralità del Parlamento che è ” troppo spesso mortificata, quando fa una legge, o dal Presidente della Repubblica che non la firma o della Corte Costituzionale che la abroga”. Per il deputato del PDL, quindi, ” Essendo il Parlamento e non i giudici l’ unico organo costituzionale eletto dal popolo, il Parlamento è superiore”. Oggi invece, continua, ” i poteri del Governo e del Parlamento sono debolissimi e tenuti sotto scacco della magistratura e della Corte Costituzionale”. E, quanto a Napolitano, afferma: ” Ho votato questo presidente della Repubblica, ma non ho gradito alcune ingerenze al momento della formazione delle leggi. La Corte Costituzionale, invece, ” esprime posizioni politiche”, mentre i magistrati ” sparano a zero sui provvedimenti prima che si pronunci il Parlamento”.

Nucleare, il governo ci ripensa: stop al referendum

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Il governo sempra voler soprassedere sul programma nucleare, e ha inserito nella moratoria prevista nel decreto legge omnibus, al vaglio del Senato, l’abrogazione delle norme previste per la realizzazione delle centrali nucleari. Una nota di Palazzo Chigi ha poi precisato che ” Con l’emendamento viene affidato al Consiglio dei ministri la definizione di una nuova strategia nazionale” che ” Terrà conto delle indicazioni stabilite dall’Ue e dai competenti organismi internazionali” e ” Sarà sottoposta all’esame della Conferenza stato-regioni e delle competenti Commissioni parlamentari”.
In tale modo, salterà anche il quesito referendario per l’ abrogazione della legge che avrebbe consentito il ritorno dell’ energia atomica, previsto, assieme ad altri tre quesiti (sulla privatizzazione dell’ acqua e sulla legge sul “legittimo impedimento”) il 12 e il 13 giugno.
Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, parlando a Bruxelles, aveva infatti detto che quanto avvenuto a Fukushima ha una dimensione “rilevante in cifra storica” e necessita di una “riflessione economica e non solo”. Tremonti starebbe quindi pensando ad un grande piano per le fonti energetiche rinnovabili, “una versione applicata del vecchio e glorioso piano Delors”, ha spiegat0 il ministro. Egli sostiene, comunque, che va fatto un calcolo dei costi derivanti dallo smantellamento e dalla messa in sicurezza delle vecchie centrali nucleari, ma anche del rischio radioattivo.
Per il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, la ricerca sul nucleare, comunque, “deve andare avanti“, perchè essa, spiega, ” è indipendente dalla scelta del nostro Paese di entrare o meno nel nucleare”.

Processo breve, Napolitano: “Valuterò”. Berlusconi: “Con il Quirinale chiarirò”

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Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, intervistato, a Praga, sulla legge relativa al “processo breve” approvata ieri dalla Camera, ha dichiarato: “Valuterò i termini di questa questione quando saremo vicini all’ approvazione definitiva in Parlamento”. In serata, dal Quirinale, si invita comunque a non interpretare le parole del Capo dello Stato come un annuncio di un ” intervento preventivo”. Il premier Berlusconi, per adesso, sembra essere comunque fiducioso che la legge possa passare anche il vaglio del Colle, e ha reso noto che il ministro della Giustizia Alfano si recherà personalmente al Quirinale ad illustrare nel dettaglio il disegno di legge al capo dello Stato, anche per chiarire quelle che vengono definite le “false notizie” sul possibile accorciarsi dei tempi di prescrizione anche per processi come quello per la strage di Viareggio.
Al termine del vertice tenutosi a palazzo Grazioli con i capigruppo di maggioranza, il premier si sarebbe detto convinto ad “andare avanti come un treno” con le riforme istituzionali, a cominciare dalla riforma della giustizia, riproponendo anche la legge sulle intercettazioni.
Intanto, la legge approvata ieri alla Camera sembra aver scontentato un pò tutti: dopo l’ opposizione, la magistratura, l’ avvocatura e i parenti delle vittime delle stragi, infatti, oggi anche il quotidiano dei vescovi “Avvenire”, con un editoriale in prima pagina dal titolo “Non chiamatelo processo breve”, boccia la legge, poichè, è scritto, “Al di là delle partigianerie, i nodi della giustizia non saranno sciolti”.

Bersani dichiara battaglia alla Lega. Bossi: “Noi abbiamo i voti”

Il leader del Partito Democratico, Pierluigi Bersani, sembra stavolta voler assumere una linea più decisa nei confronti del principale alleato di Berlusconi, ovverosia la Lega, alla quale, non molto tempo fa, aveva invece fatto aperture sul federalismo, nella speranza che fosse proprio il partito di Bossi a “staccare la spina” al premier. Accantonata presto questa speranza, vista la fedeltà degli uomini della Lega sia a Berlusconi, sia ai molti ruoli governativi che ricoprono, il Partito Democratico starebbe infatti pensando ad una campagna anti-Lega, come ha spiegato lo stesso Bersani, dichiarando: “Il PD dichiara guerra alla Lega, e ha mille motivi per farlo“. E uno dei motivi principali sarebbe proprio “L’ appoggio del Carrocci0 alle leggi ad personam del miliardario”, nonchè la proposta di creare degli eserciti regionali, sulla quale Bersani è stato netto, minacciando: ” Se Bossi va avanti con questa follia può saltare il tavolo sul federalismo”, federalismo che, ha aggiunto, “lo vogliamo, ma a modo nostro”. E spiega: “Noi siamo pronti a portare a termine il cammino del federalismo, secondo i nostri principi, a prescindere dalla situazione politica e anche in caso di eventuale interruzione della legislatura. Ma chiedamo di resettare il percorso, a cominciare dal federalismo municipale che non sta in piedi”.
Infine, la stoccata più dura: “La Lega non accampi il pretesto che sostiene Berlusconi per fare il federalismo. Non è vero, anche perchè Berlusconi da tutto questo sta fuori”.