Abu Mazen: “Sullo stato palestinese decida l’Onu”

Abu Mazen, vuole che sia l'Onu a prendere una decisione sulla Palestina

Abu Mazen ha richiesto una decisione unilaterale da parte dell’Onu sulla domanda di riconoscimento dello stato palestinese. La domanda verrà presentata all’Onu venerdì prossimo, tale operazione è necessaria secondo Abu Mazen, prima di prendere in considerazione “altre opzioni”. Tale notizia è stata data da uno dei negoziatori dell’Anp, Nabil Shaath. Il presidente dell’Anp ha dichiarato di voler incontrare Benjamin Netanyahu, a New York al termine dell’assemblea generale delle nazioni Unite.

Nabil Shaath ha dichiarato: “Il presidente ha detto: ‘vogliamo una decisione del Consiglio di sicurezza. Dopo, tutte le opzioni sono aperte’”. La decisione di Abu Mazen di portare la domanda direttamente all’Onu sicuramente porterebbe a peggiorare i rapporti con gli Stati Uniti i quali hanno dichiarato che faranno valere il loro diritto di veto riguardo la decisione di accettare o meno la domanda di Abu Mazen.

Nucleare, Iran: in arrivo nuove sanzioni

ahmadinejadUsa e Iran. Una sfida infinita che ieri ha scritto l’ennesimo capitolo. Il segretario alla Difesa statunitense, Robert Gates, da Kirkuk, auspica che la comunità internazionale si adoperi per “ulteriori e significative sanzioni” contro il governo di Ahmadinejad per il suo programma nucleare. In una riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu, a New York, i rappresentanti di Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia hanno pensato a nuovi provvedimenti nei confronti dell’Iran. Voci provenienti dal Palazzo di Vetro, riferiscono che Usa, GB, Francia, Russia e Cina (i paesi con potere di veto) più la Germania, inizieranno le discussioni sul nucleare iraniano già la prossima settimana.

Petizione per Aung San Suu Kyi

aung san suu kyi

Ricevo e pubblico.

“Cari Amici,

Dopo 13 anni di detenzione, il Premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi è stata incarcerata di nuovo su accuse inventate dal brutale regime birmano. Lancia un appello al Segretario Generale delle Nazioni Unite per assicurare il suo rilascio e quello di tutti i prigionieri politici: Firma la petizione
La leader della democrazia birmana e vincitrice del premio Nobel per la Pace, Aung San Suu Kyi, è stata arrestata in base a nuove accuse inventate, , proprio pochi giorni prima che scadessero i suoi 13 anni di detenzione. Lei e migliaia di monaci e studenti sono stati imprigionati per aver corraggiosamente sfidato il brutale regime militare con appelli pacifici per la democrazia.

ONU: Prospettive di un nuovo fallimento

Che agisca da sola o che agisca in coppia con qualcuno (vedasi in questo caso specifico la Ua, ovvero l’Unione Africana), le Nazioni Unite non sono mai riuscite nell’intento di ottenere ciò che effettivamente si erano prefisse: i grandi ideali di pace e di rinascita di un paese, spesso associati all’intervento dei caschi blu, sono ormai solo un pretesto, un sogno, una realtà onirica alla quale ormai, solo alcuni creduloni riescono ancora a confidare. Ennesimo risultato in tal senso è, e probabilmente sarà, la Somalia.

Il Congo e il mese del genocidio

Parlare di certi argomenti, specie alla mattina di un week end che sta per giungere e quindi iniziare, non è certo una di quelle attività che si fanno volentieri. Va però detto che risulta assolutamente inutile lasciare il silenzio riguardo un argomento che, per quanto possa risultare ripetitivo, dimostra quanto la democrazia e il buon senso spesso non siano una caratteristica di tutti. Soprattutto non lo sono per i grandi capi che governano in Congo.

Mahmoud il solitario

E’bastato un quarto d’ora al presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad per attirare a se le polemiche di questo vertice FAO. Le sue parole, taglienti come lame, hanno colpito tutti gli argomenti scottanti nella realtà iraniana.

Israele, Stati Uniti e naturalmente crisi alimentare sono stati gli argomenti sostenuti dal presidente, senza mezzi termini e sempre spavaldo, sicuro, forte e stoico. Anche quando più che un discorso sembra trattarsi di minacce.

Un quarto d’ora che gli ha permesso di conquistare zero, e ripeto zero, applausi e solo una veloce stretta di mano, obbligata, dal direttore generale della FAO, Jacques Diouf.

Ma d’altronde che reazione si poteva aspettare chi afferma che Israele ha i giorni contati? Forse dovrebbe ritenersi fortunato di non essersi beccato nessun fischio; anche se fuori circa 350 manifestanti ebrei avrebbero voluto incontrarlo. Per applaudirlo?

Hanno fame. E adesso che si FAO?

Prende il via oggi a Roma il vertice internazionale della FAO, l’organizzazione delle Nazioni Unite incaricata di supervisionare sui problemi della fame nel mondo e affini.

Al convegno parteciperanno numerose autorità internazionali che si ritroveranno a parlare di una delle situazioni più critiche mai viste. Tra le presenze più discusse quelle del presidente iraniano Ahmadinejad, o il presiednte dello Zimbabwe Mugabe, accusato di aver messo in ginocchio il proprio paese con il problema della fame.

Non solo critiche nei confronti di ogni singolo paese per questo o quel problema. I problemi sono anche in seno all’organizzazione FAO e questo convegno ha anche la necessità e il dovere di dover rimediare a una situazione di spreco che sta colpendo l’organizzazione stessa.

Un convegno che non porta solo ed esclusivamente le proteste dei capi di stato ma anche di tutti coloro, semplici cittadini, che si ritroveranno a voler manifestare il proprio pensiero ad alta voce. Nei pressi del Palazzo della FAO infatti campeggia un lungo striscione che dice “Stop al business della fame”. Uno striscione al quale non posso che essere d’accordo.

Kosovo: Ritorno alla guerra fredda

Solitamente all’interno dei miei articoli mi piace scherzare, perchè gli avvenimenti che poi mi presto a raccontare risultano simpatici o addirittura improbabili, seppur poi reali. Questa volta invece non me la sento proprio di iniziare così, perchè per quanto possa sembrare pessimista o estremista, ho decisamente molta paura per quanto sta accadendo in Kosovo.

In primis ho paura per la situazione del paese. Certo non è poi tanto questo la mia preoccupazione peggiore, considerando che non è la prima volta che il popolo kosovaro subisce un attacco, però l’attacco alla libertà nazionale, come quelli che sono avvenuti in questi giorni da parte del popolo serbo, mi preoccupano e non poco. Il leader serbo Boris Tadic, nel suo discorso alla nazione, ha chiesto innanzitutto un segno di maturità da parte del popolo serbo a non cadere nelle tentazioni (l’indipendenza del Kosovo appunto) lanciate dalle unioni internazionali.

Come detto, non è poi questo che mi preoccupa più di tanto. Mi sono sempre detto convinto, osservando e imparando dalla politica internazionale, che alla fine se un problema lo si risolve in casa, prima o poi la soluzione arriva. E personalmente, osservando la maturità che secondo me la maggior parte della popolazione serba ha, mi sento abbastanza fiducioso che potrebbero giungere a una soluzione molto presto.

D’Alema for Kosovo

Nonostante il governo sia caduto da tempo, il ministro degli esteri è ancora all’opera e vive in mezzo a noi. Nessuna polemica a riguardo anzi, è da elogiare la serietà con cui il ministro “col baffetto” Massimo D’Alema, affidato alla politica estera dal precedente governo, stia cercando di affrontare da parte sua il problema “Kosovo”.

Un problema che non è assolutamente da poco. L’indipendenza di uno stato martoriato come quello kosovaro non è cosa facile, né da dibattere né da risolvere. Gli interessi serbi su questa nazione sono tanti, tantissimi, nonostante a detta di molti degli addetti ai lavori “il Kosovo degli ultimi 10 anni faceva parte della Serbia solo a carattere geografico, la realtà è che era una vera e propria colonia dell’ONU”.

In effetti l’indipendenza del Kosovo si stava già trattando da molti anni sui banchi delle Nazioni Unite, ma l’argomento non è mai riuscito a spiccare il volo, soprattutto a causa dei veti della Russia.

Nasrallah, il macellaio di Beirut

Nasrallah, il macellaio di Beirut
Molta specie ed estrema impressione ha fatto il ritorno in pubblico, con annesse dichiarazioni, dello sceicco Nasrallah. Il macellaio di Beirut, titola a tutta pagina il quotidiano Yediot Ahronot. Sconforto, paura e orrore dei media.
Gli israeliani sono sconvolti. Sabato il leader degli Hezbollah Hassan Nasrallah è ricomparso in pubblico dopo una lunga assenza, con affermazioni sconvolgenti. Ha dichiarato di essere in possesso di teste, mani e piedi e anche di un cadavere quasi completo, dalla testa al bacino di soldati israeliani caduti in guerra in Libano nel 2006 e lasciati dai commilitoni.

Bush, fine del viaggio: l’Iran finanzia il terrorismo

Bush
Fine del viaggio in Medio Oriende per il Presidente degli Stati Uniti George W. Bush. Un’ultima tappa agguerrita, più di quelle precedenti. Perchè Bush ha lanciato oggi le sue invettive complete, dirette e inequivocabili contro l’Iran.
L’Iran che arma Hezbollah, finanzia Al Qaeda, minaccia la sicurezza mondiale. Bush parla da Abu Dhabi, la capitale degli Emirati Arabi: l’ultima tappa del tanto tribolato viaggio in Medio Oriente che ha anche visto la prima volta di Bush in Israele. L’attacco a Teheran, dunque, è diretto e senza mezzi termini. Il governo di Mahmud Ahmadinejad è per il Presidente americano il nuovo pericolo per l’umanità.
Parole, naturalmente, tradotte in tempo reale in tutte le declinazioni possibili dell’arabo e dei suoi dialetti. Parole che presto avranno conseguenze diplomatiche e internazionali. Parole dall’eco fortissima. Mahmud Ahmadinejad e il suo governo dovranno e vorranno presto replicare.

Musharraf: sull’assassinio di Benazir Bhutto, no alla supervisione dell’Onu

Scotland Yard game
Marcia indietro. No all’inchiesta internazionale. Dopo aver mostrato cooperazione e voglia teorica di scoprire la verità, dopo che la Francia si è offerta di dare una mano nelle indagini, sopo che addirittura Scotland Yard era stato assoldato per il nobile fine, il Presidente Pakistano Pervez Musharraf corregge, decisamente, il tiro. In tutt’altra direzione.
Raggiunto dal quotidiano francese Le Figaro, in un’intervista esclusiva, Musharraf ha definito assolutamente impossibile qualsiasi ipotesi di un’inchiesta internazionale indipendente sull’omicidio di Benazir Bhutto.
Il vedovo della donna, Asif Ali Zardari, e ill figlio, Bilawal, successo all’ex premier nella leadership del Partito del Popolo Pakistano, avevano, infatti, chiesto che alle Nazioni Unite venisse affidata un’indagine indipendente. Benazir Bhutto è stata assassinata il 27 dicembre scorso, al termine di un comizio. Il Ppp costituisce la principale forza di opposizione nel paese.

Sarkozy e Zorro: tasse alle TV private per aiutare quelle pubbliche

Zorro

Nicolas Sarkozy alla riscossa. Al presidente piace il mondo mediatico e la celebrazione. In questi tempi di occhi puntati sulla di lui vita privata – a volte, appare, più all’estero, in quest’Italia cui tanto piace il gossip e, perchè no, il voyeurismo, che nella stessa Francia – Sarkozy pensa ad una riforma delle dinamiche televisive d’oltralpe. Ecco la proposta: eliminare gli spot commerciali dalla tv pubblica e tassare i ricavi pubblicitari dei canali privati per ridurre il deficit.

Durante la conferenza stampa di inizio anno, nel Salone delle feste dell’Eliseo, Nicolas Sarkozy ha annunciato le sue intenzioni a più di 500 tra giornalisti, fotografi e operatori televisivi provenienti da oltre quaranta Paesi. Al Presidente, come è normale che sia, è toccato anche rispondere alle inevitabili domande sulla sua relazione con la cantante ed ex modella italiana Carla Bruni. E’ una storia seria, ha affermato. Difficile immaginare il contrario – o che semplicemente affermasse qualcosa di differente – dopo la maestosa esposizione mediatica del loro viaggio in Egitto e delle romantiche passeggiate tra le Piramidi.

Tornando alla realtà, il capo dello Stato ha esordito affrontando il tema del rinnovamento culturale del servizio pubblico radio-televisivo. Un settore che, nei suoi piani, deve mirare alla qualità e non può funzionare solo con criteri mercantili. La proposta concreta? Voglio che i requisiti della televisione pubblica siano modificati profondamente, e voglio considerare la possibilità di eliminare completamente le pubblicità dai canali pubblici. Togliere, dunque, gli introiti pubblicitari al broadcasting pubblico, per assicurarne un innalzamento effettivo dal punto di vista dei contenuti e della qualità. Il finanziamento e quindi la sussistenza economica della Tv pubblica potrebbero essere assicurati per altra via. Potrebbe essere introdotta una tassa più alta sulla raccolta pubblicitaria delle tv private e una tassa infinitesimale sul volume d’affari dei nuovi mezzi di comunicazione, come internet o la telefonia mobile.