Referendum: il quorum c’è, stravincono i si. Berlusconi: “Accetto il risultato”

Foto: AP/LaPresse

E’ stato ampiamente raggiunto, con quasi il 57 % di votanti sul totale degli aventi diritto, il quorum per i quattro referendum svoltisi tra domenica e lunedì, e in tutti e quattro i referendum hanno stravinto i sì, con una percentuale che sfiora il 95%. E’ la prima volta dal 1995 che si riesce a superare il quorum in una consultazione referendaria, e, con queste percentuali, non ci dovrebbe neanche essere bisogno di calcolare il voto degli italiani all’estero ai fini del risultato. Festeggiano i comitati promotori, su internet come in piazza, in particolare nella capitale, dove si sono ritrovati a piazza della Bocca della Verità.
Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, invece, che già in mattinata aveva rotto il silenzio elettorale, dichiarando: “Dovremo dire addio al nucleare in seguito del voto popolare” e “dovremo impegnarci sulle energie rinnovabili”, ha poi preso atto del risultato definitivo commentando: “La volontà degli italiani è netta su tutti i temi delle consultazioni”. Un’opinone diversa, evidentemente, da quella espressa nei giorni scorsi, quando aveva definito “inutili” questi referendum, invitando ad andare al mare anzichè alle urne. Fra i quattro quesiti, oltre a privatizzazione dell’acqua ed energia nucleare, c’era anche la legge sul “legittimo impedimento“, riguardante proprio la partecipazione del premier ai processi che lo riguardano.

I malumori più forti, comunque, sono da registrarsi all’interno del principale alleato di governo, la Lega, che ha riunito i suoi vertici nella sede di via Bellerio, a pochi giorni dal tradizionale raduno di Pontida. Il ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli ha così dichiarato:

“Alle amministrative due settimane fa abbiamo preso la prima sberla, ora con il referendum è arrivata la seconda sberla e non vorrei che quella di prendere sberle diventasse un’abitudine…Per questo domenica andremo a Pontida per dire quello che Berlusconi dovrà portare in Aula il 22 giugno”.

Per il 22 giugno, infatti, è prevista la verifica di governo in Parlamento. Il governatore del Veneto Luca Zaia, uomo di spicco del partito di Bossi, ha detto invece di essere andato a votare per il si, ma, ha spiegato, non per voler dare una “spallata” al governo. Matteo Salvini, invece, ha messo sotto accusa le politiche economiche del governo e le limitazioni agli investimenti.
Tutt’altra aria si respira, invece, nell’opposizione. Non usa mezzi termini il segretario del Pd Pierluigi Bersani, per il quale “E’stato un referendum sul divorzio. E cioè tra governo e paese”, per cui ha attaccato: “A questo punto si dimettano e aprano una situazione nuova, passando la mano al Quirinale”. Diversa la posizione del leader dell’Idv Antonio Di Pietro, che per ritenendo quella di oggi “una vittoria irreversibile“, ha spiegato: “L’Idv in tempi non sospetti ha chiesto le dimissioni di Berlusconi. Farlo ora sarebbe una strumentalizzazione“. Per il leader di Sel Nichi Vendola, “Non è un referendum su Berlusconi,ma è certamente unj referendum sul berlusconismo”, mentre Fini, Casini e Rutelli, in una dichiuarazione comune, hanno affermato: “Nel raggiungimento del quorum è stato determinante il Terzo Polo, con la decisione di invitare tutti al voto al di là delle scelte di merito che consapevolmente rivendichiamo”.

Lascia un commento