Referendum: il quorum c’è, stravincono i si. Berlusconi: “Accetto il risultato”

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E’ stato ampiamente raggiunto, con quasi il 57 % di votanti sul totale degli aventi diritto, il quorum per i quattro referendum svoltisi tra domenica e lunedì, e in tutti e quattro i referendum hanno stravinto i sì, con una percentuale che sfiora il 95%. E’ la prima volta dal 1995 che si riesce a superare il quorum in una consultazione referendaria, e, con queste percentuali, non ci dovrebbe neanche essere bisogno di calcolare il voto degli italiani all’estero ai fini del risultato. Festeggiano i comitati promotori, su internet come in piazza, in particolare nella capitale, dove si sono ritrovati a piazza della Bocca della Verità.
Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, invece, che già in mattinata aveva rotto il silenzio elettorale, dichiarando: “Dovremo dire addio al nucleare in seguito del voto popolare” e “dovremo impegnarci sulle energie rinnovabili”, ha poi preso atto del risultato definitivo commentando: “La volontà degli italiani è netta su tutti i temi delle consultazioni”. Un’opinone diversa, evidentemente, da quella espressa nei giorni scorsi, quando aveva definito “inutili” questi referendum, invitando ad andare al mare anzichè alle urne. Fra i quattro quesiti, oltre a privatizzazione dell’acqua ed energia nucleare, c’era anche la legge sul “legittimo impedimento“, riguardante proprio la partecipazione del premier ai processi che lo riguardano.

Le opposizioni bocciano la proposta di accordo del premier. Berlusconi: “Irresponsabili”

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Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, in una lettera inviata al Corriere del Sera, aveva oggi lanciato la proposta di un accordo con le opposizioni per affrontare principalmente i temi economici e fare insieme “un piano per le crescita”, ma le opposizioni hanno bocciato compattamente tale proposta. Il segretario del Partito Democratico, Pierluigi Bersani, spiega: “Noi nel ruolo che abbiamo siamo pronti a prenderci le nostre responsabilità,. ma lui deve fare un passo indietro e togliere dall’ imbarazzo se stesso e il Paese”. Dello stesso tenore anche le parole del vicesegretario del PD, Enrico Letta, che afferma: “Ora il confronto sulle riforme noi lo vogliamo ma o con un nuovo premier di centrodestra, oppure con Berlusconi ma in campagna elettorale”.
Anche il Terzo Polo chiude il dialogo, con Pierferdinando Casini dell’ UDC che dichiara: “Chi sta al governo fa, non scrive sui giornali”, mentre Francesco Rutelli dell’ API definisce la proposta del premier “un inganno” e per Adolfo Urso, di Fli, il Cavaliere è “poco credibile e molto confuso”. Della stessa opinione anche l’ IDV, mentre, per  Nichi Vendola, l’ accordo proposto dal premier “è patetico e tardivo”.

FOTO: la Camera respinge la sfiducia, Bondi resta ministro

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Alla Camera si è tenuto oggi il voto sulla mozione di sfiducia per il ministro della Cultura Sandro Bondi proposta dalle opposizioni, che è stata respinta con 314 no, 292 si e 2 astenuti. A pesare sul risultato, anche le numerose assenze tra i banchi dell’ opposizione, sia nel Terzo Polo, che le aveva già annunciate ieri, sia nel PD, dove mancavano cinque deputati. I due deputati astenutisi, invece, erano gli altoatesini della SVP, che si erano accordati col ministro sul monumento alla Vittoria e sugli altri “relitti fascisti” in Alto Adige.

Aprendo il suo intervento in aula, il ministro ha affermato: “Questa mozione di sfiducia individuale dimostra la forma di imbarbarimento della politica italiana. Volete tentare di dare l’ ennesima spallata al governo. E in questa ansia che vi divora le persone per voi non hanno nessuna importanza. Questo cinismo della politica è miope.” Inoltre, Bondi si è augurato che “il dibattito possa essere  utile per parlare finalmente del ruolo della cultura per lo sviluppo economico e civile”.

Per lui, infatti, “E’ verissimo che l’ Italia spende meno degli altri paesi europei, e questo è uno scandalo. Ma” ha aggiunto ” E’ colpa mia se l’ Italia investe meno nella cultura? E’ colpa del governo?No, è una responsabilità delle classi dirigenti del paese che hanno sottovalutato il ruolo che la cultura può avere.”
A difendere il ministro, anche il capogruppo PDL alla Camera, Fabrizio Cicchitto, che rivolgendosi alle opposizioni ha detto: “Siete animati da una sorta di accanimento terapeutico verso voi stessi, che si accompagna ad una singolare pulsione omicida e distruttiva nei confronti di Berlusconi e del suo governo“.

Fini, Casini e Rutelli fondano il “polo della Nazione”. Berlusconi a caccia di parlamentari

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Dopo il voto in Parlamento, con la mancata sfiducia al governo, il leader di Futuro e Libertà, Gianfranco Fini, quelli dell’ UDC Casini e dell’ API Rutelli si sono incontrati all’ Hotel Minerva, e, al termine del vertice, hanno deciso di dare vita ad un coordinamento unico, un “terzo polo”, dal nome ancora da definire (c’ è chi vorrebbe “Polo della Nazione”, Casini suggerisce “Polo per l’ Italia”) che, secondo quanto annunciato dal segretario UDC, potrà contare su oltre 100 parlamentari. In una nota comune, si legge: “I rappresentanti di UDC, FLI, API, MPA, LIBDEM, repubblicani e liberali hanno costituito il Polo della Nazione dando vita ad un coordinamento unitario”, che sarà “una forza di opposizione seria e responsabile, pronta a confrontarsi su eventuali provvedimenti che vadano incontro agli interessi generali degli italiani”.

Il premier Berlusconi, intanto, dopo la fiducia ottenuta a Camera e Senato, ritiene quindi “sconfitta la congiura di Fini e della sinistra”, pensa che il Terzo polonon ha più prospettive”, e, pur ammettendo di aver guadagnato ieri una maggioranza risicata, intende aprire a “singoli deputati che militano in partiti di cui non condividono più la linea”, eventualmente anche “deputati di FLI che non sono più d’ accordo con Fini”, anche perché, aggiunge, “abbiamo diversi posti liberi nel governo e quindi possiamo rinforzare la squadra”, anche se precisa, “non offriamo posti per convincere qualcuno”, ma dice di voler verificare “se vi sarà la disponibilità di altri gruppi parlamentari a partecipare al nostro progetto”.

Il terzo polo di Pezzotta

Il nostro pianeta, come tutti ben sanno, è dotato di due poli. Il nord e il sud. Entrambi molto simili nelle loro caratteristiche eppure così diversi nelle loro vite. Forme di vita differenti vivono uno stesso ambiente per poter realizzare il più bel dono che poteva essere loro dato, la vita.

Stesso numero di poli lo troviamo nello scenario politico italiano, con il polo di destra e il polo di sinistra. Anche questi due hanno caratteristiche di fondo simile eppure contengono al loro interno forme di vita differenti. Con diversi interessi, differenti ideali, differenti motivazioni (soprattutto nel polo di sinistra).

Ma se improvvisamente, a causa di un cataclisma, i poli da due dovessero diventare tre? Beh sicuramente lo scenario politico potrebbe subire una forte ristrutturazione. Ed è un po ciò che si auspica Savino Pezzotta, ex segretario della Cisl. Nei suoi pensieri vi è l’istituzione di uno nuovo terzo polo che proponga idee più moderate che possano riunire i politici di entrambi i poli con un solo obiettivo, dare una sterzata brusca alla situazione italiana con la speranza di prendere la via giusta.