Pakistan, India e gli scherzi telefonici

Ormai siamo arrivati veramente alla frutta. L’incapacità di alcuni paesi che, contrariamente a quello che si potrebbe pensare, non sono in grado di sostenere la politica nazionale in momenti critici e di “terrore” come quelli vissuti da India e Pakistan durante le ultime due settimane dimostrano come, forse, ci sia bisogno di una maggiore capacità di controllo sia a livello nazionale sia a livello di organizzazioni internazionali che hanno il dovere di aiutare un paese, palesemente in difficoltà, a rialzarsi o comunque a mantenere uno stile di vita decente.


Dichiarazioni che si possono trarre dalle notizie trapelate dal governo pakistano riguardo uno “scherzo telefonico” giunto al presidente il giorno della strage di Mumbai. Una situazione che si potrebbe definire, e permettetemi il neologismo, “Bartsimpsoniana”, con un qualunque chichessia che si spaccia per il ministro degli esteri indiano di fronte al presidente del Pakistan.

Certo il giovane e pestifero Simpson si divertiva maggiormente a spacciarsi per un “cerca-persone” piuttosto che per un “Lei non sa chi sono io” con le sue ineguagliabili “Franco Bollo” e “Miss Cappa Lurina”. Fatto sta che le sue trovate si realizzavano nella stupidità di Boe, ed in questo caso invece per l’incapacità di un governo a mantenere la calma su un argomento che lo riguarda.

A causa dell’incapacità degli organi presidenziali si sarebbe potuti giungere allo scoppio di una guerra solo a causa di uno scherzo telefonico, che probabilmente sarà stato premeditato e faceva parte di quella azione di terrore che si stava materializzando in quel di Mumbai. Un terrore che diventa sempre più furbo, intelligente, astuto e che comprende come sia la confusione l’arma più tagliente piuttosto che la potenza di fuoco.

Non un esplosione, ma un commando armato. Non dei Kamikaze, ma degli assassini che passavano camera per camera, corridoio per corridoio a chiedere se si fosse di questa o quella nazionalità. E quindi uccidere. La gente confusa, sconcertata, disperata che alimentava quell’atmosfera già di suo impossibile da sostenere.

Un’atmosfera che evidentemente si è profusa a chilometri di distanza, nell’ufficio del presidente pakistano, con un telefono che squilla e che esclama “Sono il ministro degli esteri indiano e lei chi è?”.

2 commenti su “Pakistan, India e gli scherzi telefonici”

  1. @Nemo: Assolutamente. Eppure credo che la realtà che ho disegnato in Pakistan non si allontani molto da quella che, probabilmente, potremmo disegnare anche in altri paesi molto più industrializzati.

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