No al crocifisso in aula, dice Strasburgo

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Il crocifisso via dagli edifici scolastici. Quella che è stata una battaglia di molti, un tema più o meno intoccabile da parte di alcuni e una questione per altri, è oggi protagonista di una decisione della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo.

I fatti. Da che cosa nasce questa pronuncia? Da quanto accaduto a Soile Lautsi, cittadina italiana di origine finlandese. Soile, nel 2002, aveva fatto richiesta all’istituto statale “Vittorino da Feltre” di Abano Terme, in provincia di Padova, dove i suoi due figli andavano a scuola, di togliere i crocefissi dalle aule. Soile aveva presentato più una serie di ricorsi ai tribunali in Italia: anche la Cassazione le aveva detto no. Fino ad arrivare alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, dove i giudici le hanno dato ragione.

Secondo Strasburgo, la presenza dei crocifissi nelle aule scolastiche costituisce una violazione da due punti di vista:

una violazione della libertà dei genitori ad educare i figli secondo le loro convinzioni

e una violazione alla libertà di religione degli alunni.

“Il governo ha presentato ricorso contro la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo”. E’ quanto comunica, in una nota, il ministro dell’istruzione Mariastella Gelmini.

Insomma, le reazioni italiane, politiche e culturali, sono state estremamente dure e accalorate. Da ogni parte. Il centrodestra e i cattolici non hanno accettato la posizione dei giudici di Strasburgo. Non ha accettato neppure, naturalmente, la Conferenza Episcopale Italiana, nè il Vaticano, che attaccano e si dicono sorpresi.

Prudente Pierluigi Bersani, neoeletto segretario del Partito Democratico. Che dice che si tratta di un simbolo “innocuo”. Il dibattito è assolutamente aperto. E promette di essere estremamente “vivace” (per usare un termine politicamente corretto). Il messaggio è forte, ed è difficile che non lasci il segno, soprattutto in una società come quella italiana.

Foto|Wikimedia

3 commenti su “No al crocifisso in aula, dice Strasburgo”

  1. NO AL RINNEGAMENTO DI CIO’ CHE GIA’ DA TANTISSIME GENERAZIONI ANTECEDENTI A ME CONSIDERAVANO DI PIU’ FONDAMENTALE.
    SI AL CROCIFISSO DAVANTI A ME (ANCHE NEI LUOGHI PUBBLICI) CHE STA’ A RICORDARMELO.

  2. Eppure sono certa che determinati valori, se sinceri e radicati, non hanno bisogno del crocifisso davanti a sè per essere ricordati. E se ne hanno bisogno, forse c’è da interrogarsi su altro. Non credi?

  3. IO CREDO CHE SE TU DOVESSI ANCHE ESSERE ATEA, MA NON COMUNQUE UNA SACERDOTESSA DI BELZEBU’, NON VEDO CHE FASTIDIO TI DEBBA DARE UN SIMBOLO CHE I NOSTRI PADRI PRIMA DI NOI HANNO CONSIDERATO DI FONDAMENTALE IMPORTANZA APPLICARE IN TUTTI I LUOGHI, A RICORDARE I VALORI IN CUI CI RICONOSCIAMO, A DARCI FORZA IN TUTTI I NUMEROSI MOMENTI NE ABBIAMO BISOGNO.
    IO CREDO CHE UN POPOLO CHE NON RICONOSCE E NON DA LA DOVUTA IMPORTANZA/RISPETTO ALLA SUA STORIA/CULTURA NON HA FUTURO.
    AGGIUNGO CHE, PER MOTIVI DI LAVORO, HO VIAGGIATO PER MOLTO TEMPO ANCHE IN LUOGHI MOLTO DISTANTI: IN TUTTI QUESTI HO NOTATO SIMBOLI RELIGIOSI ANCHE MOLTO MA MOLTO PIU’ VISTOSI DEL NOSTRO CROCIFISSO, E MAI NESSUNO DI QUESTI MI HA DATO ALCUN FASTIDIO; ANZI AL CONTRARIO POTEVO PROVARE AMMIRAZIONE PER QUESTI CHE NON NASCONDEVANO IL LORO CREDO E MI DAVANO MODO DI SAPERE QUALCOSA IN PIU’ RIGUARDO A LORO, AI LORO VALORI FONDAMENTALI.

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