L’editoriale

Lo dico senza spirito polemico: la manifestazione di oggi per la libertà di stampa per me è incomprensibile. Parola di Augusto Minzolini, direttore del Tg1. Che ha deciso, in diretta, nell’edizione delle ore 20 del primo Tg della Rai, di dare il suo giudizio negativo sulla protesta organizzata a Roma, in piazza del Popolo, dalla Fnsi, il sindacato unitario dei giornalisti italiani, sulla libertà di stampa. Un editoriale contro.

Manifestare è sempre legittimo e salutare per la democrazia, ma in un Paese dove negli ultimi tre mesi sono finiti nel tritacarne mediatico Berlusconi, l’avvocato Agnelli, l’ingegner De Benedetti, l’ex direttore di Avvenire, il direttore di Repubblica e tanti altri, denunciare che la libertà di stampa è in pericolo è un assurdo

Bisogna ascoltarlo, per capire cosa pensarne.

Il Giornale sa cosa pensarne, ad esempio.

Minzolini ieri ha parlato chiaro:

è in atto uno scontro di poteri nell’informazione e la manifestazione di oggi fotografa una realtà: una manifestazione convocata contro la decisione del premier di presentare due querele, a Repubblica e all’Unità. In realtà negli ultimi 10 anni sono 430 le querele dei politici, per il 68% di esponenti di sinistra. E’ possibile che la libertà di stampa venga messa in pericolo solo da due querele di Berlusconi?

E ancora:

la manifestazione di oggi è un episodio di questo scontro perché fotografa una disparità. E’ stata convocata contro la decisione del premier di querelare due giornali, Repubblica e Unità. Si confessano due sole querele ma non quelle che colpiscono gli altri giornali, magari di diverso orientamento

Minzolini attacca anche la costante comparazione, richiamata da Repubblica un giorno sì e l’altro pure, con la stampa estera, e i richiami a quanto la stampa estera dice di noi e delle italiche abitudini.

Vediamo poi quello che succede all’estero. Nel 2004, Tony Blair dopo un lungo braccio di ferro che arrivò quasi in tribunale costrinse alle dimissioni i vertici della Bbc, che lo accusavano di aver falsificato i dossier sulla guerra in Iraq. Non si può pensare che i giornali abbiano sempre ragione

Secondo Repubblica, la vicenda del 2004 ricordata da Minzolini in realtà non arrivò mai in tribunale e Tony Blair non querelò mai la Bbc. Qui la storia in questione.

Il direttore del Tg1 attacca un certo “corporativismo”:

La difesa corporativa non fa bene all’autorevolezza dei media; specie in Italia, dove si ha una strana concezione del pluralismo dell’informazione. Ci sono giornali che si considerano depositari della verità e che giudicano gli altri che la pensano in modo diverso come nemici o servi: chi ha questa concezione, manifesta contro un ipotetico regime politico, per insediare un inaccettabile regime mediatico

Il “regime mediatico”  non trova d’accordo i giornalisti del telegiornale della prima rete. Il Comitato di redazione del Tg1, infatti, ha chiesto ai vertici aziendali un incontro, dopo l’editoriale. Scrive il Cdr:

Il Tg1 non è mai stato schierato, nella sua storia, contro alcuna manifestazione. Ieri il direttore lo ha allineato contro la manifestazione del sindacato unitario dei giornalisti per la libertà d’informazione, cui ha aderito una moltitudine di cittadini. Il Tg1 ha per sua tradizione un ruolo istituzionale, non è un tg di parte. E’ il tg di tutti i cittadini, anche di quelli che hanno manifestato per chiedere il rispetto dell’articolo 21 della Costituzione. E cui sbrigativamente è stato detto di aver fatto una cosa ‘incomprensibile’. Il Tg1 va in tutte le case. E’ servizio pubblico e rispetta ogni opinione e sensibilità per non mettere in gioco il suo patrimonio di credibilità. Ai telespettatori che in queste ore fanno giungere le loro proteste l’impegno del comitato di redazione perché siano recuperati rispetto ed equilibrio.

Per Minzolini questa sarebbe la dimostrazione che c’è chi manifesta per la libertà di stampa, ma è intollerante verso chi ha una opinione diversa.

Per voi che cos’è tutto questo, in una confusione sovrana?

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