La giornata nazionale degli Stati vegetativi

Il dibattito pro-life è, si sa, riesploso in Italia. Prima con la puntata del programma di Fazio-Saviano, Vieni via con me, e il meraviglioso elenco letto, con una delicatezza inimmaginabile, da Mina Welby delle cose che il suo Piergiorgio gli ha detto prima di morire. Poi la morte di Mario Monicelli, quel volo dal quinto piano del reparto di urologia del Gemelli di Roma. Quel volo che ha scatenato pensieri in chiunque potesse pensare. Una notizia letta su internet un’ora dopo la morte. Ho visto sbiancare, per quella notizia. “Si è ammazzato”, e mani tra i lunghi capelli. Ho visto me stessa semplicemente pensare – prima di sentire, mi sono permessa, una lacrima calda – che non ero affatto stupita. Nessuno stupore. “Si è suicidato proprio perché è Mario Monicelli. A chi altri può venire la forza, la vivacità, l’idea, l’elaborazione di gettarsi da una finestra a 95 anni perché malato? A chi può venire un simile coraggio a 95 anni?”. Questo l’immediato pensiero. E l’impressione per il coraggio. Nessuno sa cosa passasse per la testa a Monicelli. Nessuno può permettersi di pensare di saperlo.

Oggi parlano tutti. Gente di Chiesa, laici, profani, credenti, miscredenti, pro e contro. Ognuno fa e sente, non c’è dubbio. Ognuno pensa (forse) a come la propria vita dovrebbe finire se si dovesse trovare nelle condizioni di Eluana Englaro.

Ed è notizia di questi giorni che il 9 febbraio sarà la Giornata nazionale degli Stati vegetativi. Parola del Ministero della Salute, parola di comunicato stampa firmato dal sottosegretario Eugenia Roccella. Vi ricordate le battaglie della Roccella ai tempi di Eluana? Appunto: ecco perché è stato scelto il 9 febbraio come data. E’ il giorno della morte di Eluana Englaro. E i pro-life in Eluana vedono oggi la vittima di un sistema che l’ha condannata a morire. Morta per decisione dei giudici: “una ragazza affetta da disabilità grave la cui vita è stata interrotta per decisione della magistratura“. Che è un po’ come dare indirettamente degli assassini ai giudici. Ma questo è già stato detto più volte.

Il 9 febbraio, per la Roccella, “sarà un’occasione preziosa in più per ricordare a tutti noi quanto è degna l’esistenza di tutti coloro che vivono in stato vegetativo e non hanno voce per raccontare il loro attaccamento alla vita“. Il tema è tra i più delicati. Nessuno può – e può permettersi – di sapere cosa Monicelli pensava in volo, né (e se) Eluana nel suo letto. Ma io non riesco a comprendere la celebrazione di uno stato vegetativo. Perché la vita che c’era in lei, la vita che c’è nel mondo, è umana, non vegetativa.

Lascia un commento