Fini-D’Alema: la strana coppia



Lo chiamavano inciucio. I fini alla riscossa. Due leader, un ex delfino e un ex Presidente del Consiglio, che sembra proprio che stiano cercando di riprendere il centro della scena politica. In più, su un tema scottante.


Le parole del giorno sono: Summer school e bozza Violante (che è stata approvata nel corso del Governo Prodi dalla commissione Affari costituzionali della Camera, per esaminare i decreti delegati di attuazione del federalismo fiscale).


D’Alema e Fini lo chiamano percorso condiviso tra maggioranza e opposizione. Uhmmmmmm.

Parlano di ispirazioni culturali diverse, parlano di terreno comune di intesa.


Fini il possibilista:

Nella scorsa legislatura ha rilanciato il presidente della Camera in commissione fu approvato un testo di riforma con una serie di ritocchi dai quali sarebbe sbagliato non ripartire



D’Alema il d’accordista.

per l’istituzione di una commissione bicamerale con cui dare attuazione al federalismo fiscale e alla Carta delle autonomie locali

Fini e D’Alema si sono detti d’accordo su un’unica valutazione sui decreti attuativi del ddl sul federalismo fiscale fatta da una commissione bicamerale. Fini e D’Alema d’accordo. Quando penso a D’Alema, non posso non pensare ad Aprile di Nanni Moretti.



Perché, nella drammaticità di una verità così riassunta e sublimata – e si badi, Moretti non è sempre per me l’apice della simpatia, per quanto lo abbia spesso apprezzato – mi fa scompisciare dalle risate, quel sacrosanto, inascoltato da sempre: Reagisci.


La Strana Coppia viene guardata con differenti cipigli, naturalmente.
Calderoli apprezza, Di Pietro frena.


Di D’Alema si sa. Vecchia volpe. Fini ex delfino è invece la (non)sorpresa. Piace, alla sinistra.

Il più liberal di tutti i presidenti della Camera

Dice di lui Furio Colombo.


Che continua:

La Bindi non mi ha mai concesso la parola – e ho ricordato ai leghisti che il nuovo presidente degli Stati Uniti è nero e figlio di immigrati. La Lega ha chiesto la mia punizione per averli insultati. Fini, che si è confermato il più liberal, ha chiarito che non c’era stato nessun insulto


56 anni, e secondo me gli hanno fatto qualcosa i suoi. Oppure (o anche) Fini sta pensando per tempo al post-Berlusconi. Non se lo chiede mai nessuno, mai esplicitamente. Ma come sarà il post-Silvio? Cosa accadrà? La sua è una leadership del tipo weberiano carismatico. Non ha eredi, e non se ne vedono. Come, in che senso Fini sta gestendo la sua ricaduta istituzionale? E’ freschissimo il richiamo sulla fiducia sulla manovra fiscale.


Ha anche detto a chiare lettere – chissà poi, eh… – che lui non si avvarrà dello scudo del lodo Alfano.


Ma potrebbe anche lui puntare, come Silvio, al Quirinale.


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