Dell’Utri si dichiara prigioniero politico

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L’ex senatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri è ancora a Beirut in Libano dove dice di essere andato per curarsi. Intanto è arrivata la condanna definitiva in Cassazione a sette anni per concorso esterno ad associazione mafiosa che il ministro della Giustizia Orlando ha comunicato al governo libanese. La procedura per l’estradizione non sembra facile e la questione di Dell’Utri si lega a quella di Matacena e Scajola, altri due ex parlamentari di Forza Italia.

Dalle indagini sull’aiuto che Scajola avrebbe dato al suo amico e collega di partito Matacena, accusato di legami con la N’Drangheta, emergono rapporti con il presidente del Libano. L’indagine è all’inizio e potrebbero uscire altri importanti collegamenti dall’archivio trovato nelle case di Scajola.

Nel frattempo Dell’Utri è uscito dall’ospedale ed è stato interrogato nell’ufficio della procura a Beirut. Egli ha affermato di sentirsi prigioniero politico e, nel caso di rientro in Italia, di volere l’affidamento ai servizi sociali come successo per Berlusconi.

Il procuratore capo di Palermo Francesco Messineo ha risposto alle parole di Dell’Utri e ha detto: “La sentenza definitiva che ha condannato il senatore Marcello Dell’Utri a sette anni di carcere non è affatto una sentenza politica. E’ una sentenza confermata nei vari gradi di giudizio, e per ultimo anche dalla Corte di Cassazione, e che riguarda i rapporti di un uomo con la criminalità organizzata. Si tratta di esternazioni comprensibili di chiunque venga condannato, ma non bisogna prestarvi attenzione”.

I problemi di una possibile estradizione sono confermate da Messineo. Probabilmente la scelta del Libano non è casuale e si basa sulla legislazione del Paese in tema di associazione mafiosa. Messineo ha affermato: “Non sono un esperto del diritto libanese, ma se, come ho letto, la legge libanese non contempla l’ipotesi del concorso esterno in associazione mafiosa, potrebbero sorgere problemi in sede di estradizione”.