Pakistan, elezioni rinviate e Musharraf in odor di santità

Musharraf tv

Alla fine, le elezioni sono state rinviate davvero. “Motivi tecnici”, spiegano le fonti ufficiali. E la Commissione Elettorale Pakistana rimanda il momento della verità al prossimo 18 febbraio. Il Partito del Popolo Pakistano, fu di Benazir Bhutto e ora del marito e del figlio, avrebbe, lo si è detto, evitato il rinvio delle legislative. O, se proprio, una data un po’ più vicina. “Dopo quanto accaduto, andare al voto è complicato. Il Paese è nel caos, alcuni seggi sono stati incendiati, le schede sono sparite, dobbiamo rimettere tutto in piedi. La prima data utile è quella“, ha spiegato Qazi Muhammad Farooq, responsabile della commissione.

Elezioni rinviate in Pakistan

Bhutto

E’ quasi ufficiale: il Governo del Pakistan ha deciso di rimandare di “almeno quattro settimane” le elezioni previste per l’8 gennaio. Una decisione presa in conseguenza dell’omicidio della leader dell’opposizione, Benazir Bhutto, a Rawalpindi giovedì scorso, e dagli scontri scoppiati su tutto il territorio. Ma l’opposizione, ora passata sotto la guida di Bilawal, 19enne figlio della Bhutto, non è d’accordo con il rinvio. “Non vogliamo alcun rinvio“, ha dichiarato il portavoce del Partito, Farzana Raja, perchè, spiega, sarebbe solo vantaggioso per le forze di governo.

Bilawal, il successore di Benazir Bhutto

Zardari

 

 

Ha solo 19 anni, Bilawal Zardari. Ha pianto dietro al feretro di sua madre. Travolto dagli eventi. Ne ha letto le volontà. E ora, il figlio di Benazir Bhutto è stato nominato Presidente del Partito del Popolo del Pakistan dai dirigenti del Partito stesso. Suo padre, Asif Ali Zerdari, vedovo della leader dell’opposizione assassinata giovedì scorso a Rawalpindi, sarà co-presidente.

Pakistan, sospesa la campagna elettorale

Bhutto e marito

Il destino delle elezioni in Pakistan si decide in queste ore. Il Presidente Musharraf ha ufficialmente sospeso la campagna elettorale. Il Partito del Popolo Pakistano deve scegliere ora chi succederà a Benazir Bhutto. E le elezioni, previste per il prossimo 8 gennaio, verranno probabilmente slittate a marzo.

Pakistan, Musharraf duro contro la rivolta

 Pakistan

Pugno di ferro: queste le parole d’ordine del Presidente Perez Musharraf per stroncare la rivolta che in queste ore sta incendiando il Pakistan. Manifestazioni a Lahore e nelle principali città. Il bilancio dei disordini è di 38 morti. A Karachi, uomini mascherati hanno teso un agguato a un giovane sostenitore della leader assassinata, uccidendolo, e ferendone un altro. Le elezioni previste per l’8 gennaio sono sempre più incerte, e nelle prossime ore il partito di Benazir Bhutto deciderà se boicottarle o meno. I misteri irrisolti dell’assassinio dell’ex premier e della sua dinamica sono, intanto, ancora tanti.

E Al Quaeda smentisce di aver ucciso Benazir

 Bhutto

Al Quaeda smentisce di aver ucciso, giovedì scorso, Benazir Bhutto. Il leader taleban Baitullah Mehsud, luogotenente dell’organizzazione terroristica in Pakistan, nega fermamente ogni coinvolgimento nell’assassinio della ex premier. L’uomo è ritenuto dal governo pakistano l’artefice dell’attentato che ha ucciso la leader a Rawalpindi.

Il Pakistan piange Benazir

 Bhutto

Il Paese piange, il Paese lotta. Per i funerali di Benazir Bhutto, si parla di centinaia di migliaia di persone. E le violenze e gli scontri vanno avanti. Un’autobomba è esplosa nella valle di Swat, nel corso di un comizio dei sostenitori del presidente Musharraf. Vittima, un candidato del partito al potere e due suoi sostenitori.

Dal Rawalpindi all’Iowa, e ritorno

White House

L’assassinio di Benazhir Bhutto potrebbe avere conseguenze ed effetti profondi sulle sorti del futuro prossimo della politica statunitense. Sia dal lato della politica estera dell’ancora attuale Mr. President, sia dal lato dei pretendenti in corsa per prenderne il posto. Mr Bush, dal canto suo, ha naturalmente condannato duramente l’uccisione della leader pakistana, definendo l’attentato “un vile atto perpretrato da degli assassini estremisti che stanno minando il cammino della democrazia in Pakistan“.

Benazhir Bhutto morta in un attentato. Rivendicato da Al Quaeda

Bhutto

Era rimasta gravemente ferita questa mattina. Un attentato kamikaze aveva sconvolto il luogo in cui l’ex primo ministro pakistano stava tenendo un comizio, a Rawalpindi. La notizia è stata confermata dell’ex ministro degli interni Sherpao e dal suo portavoce.

Betlemme. E’ di nuovo Natale

Bethlehem

Betlemme torna ad essere la città sfondo di ogni presepe. La Cisgiordania si colora di nuovo di Natale, racconti, leggende, storie e Storia dalle tinte forti. Le più forti. Turisti, pellegrini, gente, voci, colori. Sono decine di miglaia, e sono proprio a Betlemme. Sono qui, nella città di Gesù Bambino, per festeggiare questo Natale. Di nuovo, ancora. Per la prima volta da quando è cominciata la seconda Intifada. Era il lontano settembre del 2000.

Elezioni Libano: Prossimo rinvio 29 dicembre 2007

Sono ormai 3 mesi che il Libano attende le elezioni presidenziali che eleggeranno il successore di Emile Lahud, capo di stato libanese uscente, rimasto in carica fino al 24 novembre.

Una situazione, quella libanese, molto complicata; dove i grandi paesi stranieri (Usa e Francia su tutti esercitano grandi pressioni) cercano di “gestire” le elezioni di un paese che sembra non riuscire a organizzare la propria repubblica autonomamente.

Un’autonomia quella libanese, conquistata con l’indipendenza più di due anni fa, ma che evidentemente rimane tale solo sulla carta. Le pressioni esterne hanno portato all’ennesimo rinvio comportando, inoltre, un ulteriore problema. Se si dovesse rinviare anche l’elezione del 29 dicembre la prossima sessione di potrebbe tenere solo il 15 marzo, dato che il Parlamento non sarà più in sessione ordinaria fino a quella data.

Un Natale ad Alta Tensione

Il problema che riguarda Palestina e Israele è una questione che prosegue ormai da molti decenni. A mio parere, nessuno sa come sia iniziata, o meglio nessuno sa chi abbia dato il via alle ostilità, ma peggio ancora non si riesce a trovare un modo per darne un fine.

Tregue, incontri diplomatici, dichiarazioni sono servite a ben poco negli ultimi anni. Durante un respiro, sono state subito dimenticate nel respiro successivo. Una situazione che nemmeno l’intervento dei grandi paesi occidentali, e nello specifico il presidente degli Stati Uniti d’America, è riuscito a placare.

Eppure uno spiraglio nelle ultime ore, che si avvicinano al Natale Cristiano simbolo universale di pace, sembrava esserci. Il leader di Hamas, nome della più nota organizzazione religiosa palestinese, Ismail Haniyeh, ha proposto al leader di Israele una tregua a tempo indefinito e a tal proposito auspicano l’intervento dell’Italia come intermediario della situazione: