Sussurri e grida nei corridoi del Viminale

Cece
Fa un caldo irreale a Roma. Il sole è alto nel cielo, il Circeo sarebbe anche a due passi, insomma, tutto viene in mente tranne che il fatto nei corridi e tra quattro mura, quelle del Palazzo del Viminale, si stia decidendo il destino dell’Italia. In 187 simpatici disegnini.
Assolata domenica romana. Sembra già primavera. In fondo siamo quasi arrivati. Il Ministero dell’Interno, silenzioso e discreto, vive di vita propria in una stradina non trafficata, traversa che collega l’affollata via Nazionale all’Esquilino. Poca gente entra ed esce dal Palazzo. L’aria è un po’ strana.
La deadline era fino alle 16 di ieri: fino a quell’ora sono stati presentati la bellezza di 187 contrassegni. Da partiti o gruppi politici organizzati e ammessi dal Ministeso stesso.

Salvate il soldato Bassolino

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Si fa un gran dire da qualche mese a questa parte di quanto l’immagine del paese sia danneggiata dall’emergenza rifiuti della Campania. E non si può certo dare torto a coloro i quali indicano la giunta regionale Bassolino, quando interpellati sulle responsabilità del disastro. Sembrano infatti fuori discussione – quand’anche emergesse nella fase dibattimentale l’estraneità del Governatore della Campania ai fatti a lui contestati nello svolgimento del suo incarico istituzionale – le responsabilità di natura politica del suo gruppo dirigente.
Gruppo dirigente che da quindici anni a questa parte ha saputo consolidare una vera e propria egemonia in Campania. Ma anche in grado di allargare la base del consenso costruendo un sistema di clientele, da un lato devastante per il dinamismo economico e sociale della regione, dall’altro capace di consegnare a Veltroni il 60% di preferenze, blindando progressivamente una regione divenuta stabilmente di sinistra – pardon – riformista.
Chapeau.

La dignità non ha prezzo. Per tutto il resto… c’è Mastelcard

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Il dado è tratto. Con la dichiarazione di ieri, Berlusconi sembra avere definitivamente chiuso la porta in faccia a Mastella.

“Non c’è sincronia tra l’immagine rappresentata da un certo modo di rappresentare la politica e quello che è il sentimento del popolo delle libertà”

Si dirà: Ma non aveva già rotto lo stesso Mastella, alcune ore prima? Si risponderà: Vuoi mettere?
Questi i fatti.

10 candidati per noi… posson bastare

Lucio Battisti
Ce ne è per tutti i gusti, per tutte le certezze, i dubbi, le angosce, le verità, le falsità. Non due tra i quali scegliere, al massimo tre, perchè no, quattro, ancora sembrerebbe una scelta numericamente già vista, nella norma. No. L’Italia, paese fortunato, paese dell’abbondanza, paese della democrazia, si troverà a dover operare la scelta tra ben dieci candidati premier.
Fuori i nomi che sono stati depositati al Ministero dell’Interno. Il Viminale si è allora visto stilare la seguente lista:
Silvio Berlusconi, Pdl-Lega-Mpa
Walter Veltroni, Pd
Fausto Bertinotti, Sinistra Arcobaleno
Enrico Boselli, Partito Socialista
Pier Ferdinando Casini, Udc-Rosa Bianca
Daniela Santanchè, La Destra-Fiamma Tricolore
Marco Ferrando, Partito comunista dei lavoratori
Flavia D’Angeli, Sinistra critica
Roberto Fiore, Forza Nuova
Bruno De Vita, Unione democratica per i consumatori

Non è un paese per vecchi. O forse sì

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L’album di famiglia della politica italiana di quindici anni fa, a sfogliarlo, fa impressione. Rutelli sindaco di Roma e Berlusconi Presidente del Consiglio. Devo aggiungere altro? Non credo. A volere essere pignoli si potrebbe giusto segnalare che tutti i segretari della pressocchè totalità delle formazioni politiche italiane di oggi presenta al suo vertice le stesse facce da 20 anni.
Su, diciamocelo, con le sole eccezioni rappresentate dai mini-candidati premier Santanchè e Boselli, la corsa alla poltrona di Presidente del Consiglio ed ai posti che “contano” non offre certamente novità: il sempreverde Berlusconi, con l’immancabile fiato sul collo dell’eterno erede designato Fini, l’equilibrista Casini, il subcomandante Fausto Bertinotti e Veltroni che, a dire il vero, nuovo di pacca proprio non è.
Ma se il criterio per la scelta del capitano da parte delle singole squadre appare il medesimo, lo stesso non si può dire per la composizione del resto delle formazioni. Il Pdl infatti, al netto delle naturali promozioni sul campo di alcuni elementi ( la sciura Brambilla su tutti), sembra confermare gli effettivi che furono in grado di pareggiare la precedente partita. Di contro, il PD avrebbe deciso di affidare ad un gruppo di giovani gregari il difficile compito di tirare la volata a Uolter.
Sarà vero?

Il programma di Silvio, il programma… delle libertà! Anche i ricchi piangono

rICCHI
All’Auditorium di Santa Cecilia, a due passi da Piazza San Pietro, sono arrivati tutti. Gli alleati del Popolo delle Libertà. Un’unica lista. Maroni, Calderoli, Lombardo – candidato in Sicilia. Naturalmente Fini, naturalmente Tremonti. Il responsabile dell’officina del programma. Che dovrebbe essere l’oggetto dela conferenza stampa convocata da Silvio Berlusconi. Programma ridotto. Prima si era parlato di 12 punti. Poi si è parlato di decalogo. Poi si è pensato ad una riduzione a 6-7 punti. Imprenditori, aziende, lavoratori, grandi opere da rilanciare.
E 8000 gazebo nei Comuni italiani, nei quali i simpatizzanti potranno esprimersi sulle priorità, individuando un ordine ai punti essenziali definiti. Foto di rito, con i giovani con tanto di maglietta Silvio Presidente. Esordisce.

Sono arrivato in ritardo perchè ho soccorso due giornalisti che hanno avuto un malore fuori dalla mia residenza, uno di Libero e uno di Repubblica

E subito: il programma del Pd?

Ne parleremo poco, ma i cittadini si ricordino che, per le forze di sinistra, il programma non conta nulla. Non l’hanno mai rispettato

Perchè alle ultime elezioni avevano un programma corposissimo, 281 pagine.

Lasciato nel cassetto prima, gettato nel cestino dopo, Riassunto infine nei 12 punti di Caserta. Nessuna promessa è stata rispettata

Coalizione, scelta obbligata

speranza
Mentre è sempre più gradevole ascoltare Viva Radio 2 con il pezzo sul Pullmann di Veltroni che canta Ma che cè frega ma che cemporta… Giunge notizia di un mondo a parte, quello delle candidature nelle Circoscrizioni estere. Gli italiani all’estero. Che abbiano deciso le sorti del Governo caduto, è cosa nota, per quanto le interpretazioni del fattaccio sono, naturalmente, differenti a seconda della voce parlante interpellata.
A domanda risposta. L’Onorevole Massimo Romagnoli, candidato Pdl nella Circoscrizione Estera Ripartizione Europa dice la sua sul futuro prossimo venturo:

Indubbiamente non si è fatto l’errore della volta precedente. Si sono uniti i due più grandi partiti italiani del centrodestra, Forza Italia e Alleanza Nazionale. La Lega collabora con noi nelle liste, quindi avremo una grande lista e grandi risultati. Abbiamo perso le precedenti elezioni per mancanza di una coalizione, non perché gli italiani all’estero abbiano votato a sinistra. Dispiace l’assenza dell’Udc. Il danno che ha fatto l’Udc corrisponde a 20.000 voti, che diventeranno 15.000, perché Casini si sta comportando malissimo. Non solo all’estero, ma anche in Italia, e la sua cattiva immagine si riflette

Il suddetto sta attraversando paesi su paesi del Vecchio Continente per essere vicino alle persone, a chi lo voterà. Strategia, ci vuole. E che fanno gli avversari nel frattempo?

Di laici e cattolici virtuosismi. Buzz Lightyear all’attacco

Virtuosismi
Una composizione difficile. Virtuosismi e arzigogolii. La faccenda di difficoltosa – impossibile, si direbbe – composizione tra laici e cattolici conquista da giorni le pagine dei giornali e dei media.
Una questione che non troverà composizione prima, ma presumibilmente neppure dopo. Certo, uno sviluppo nella via ci sarà. Walter Veltroni è intervenuto direttamente. Proponendo, per lo spinoso topi, una sintesi alta e non una mediazione al ribasso. Ed ecco le parole del mistero della giornata. La laicità deve essere

eticamente esigente

Teniamo alto il livello dell’etica? Presumibile. Ma soprattutto, tra laici e cattolici deve avvenire un

incontro virtuoso

Silvio contro tutti, ma soprattutto contro Di Pietro

Munch
Salvo il fatto che

Se dovesse vincere le elezioni…

Chiede un ascoltatore di Radio Anch’io. E

Tolga il “se”, dato che ahimé avremo la responsabilità di governare…

Ahimè. Oggi Silvio si è scatenato. In effetti basta dargliene modo. L’espressione e l’espressività non mancano. Salvo ciò, insomma, e salvo il ribadire agli italiani come devono votare – non può perennemente dire solo ioioioio, ma a tratti aggiunge che

i voti dati in quella direzione favoriscano la frammentazione e non la possibilità di governare. È una cosa ovvia che non può essere discussa né negata

E quella direzione si chiama Udc e compagnia bella. Salvo ciò, insomma.

Italiani, ve la sarete cercata

Berlusconi
L’immagine è per non dimenticare. In tempi remoti li ha chiamati coglioni. Padoa Schioppa si era limitato ad un bamboccioni per una fascia precisa di popolazione italiana. Che comunque aveva sollevato il suo bel vespaio. Il Coglioni, invece, di Silvio Berlusconi, ci piace ricordarlo così, era un po’ per tutti, decisamente democratico.
Oggi l’uomo di Arcore bissa. Certo, purtroppo per il mondo mediatico con ben altra forza. Poichè è probabile che gli abbiano fatto ulteriori corsi di maniere per placare le sue furie e le sue sparate, coglioni non animerà, sciaguratamente, più, almeno per il momento, le identità di coloro che per Silvio avranno l’ardire di non votare.
Oggi si è decisamente limitato.

Va ora in onda… la campagna elettorale

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Con le scelte definitive per la candidatura in Sicilia e per la poltrona di sindaco di Roma da parte del Piddielle, si possono dire conclusi i test invernali dei partiti italiani, chiamati a scaldare i motori in vista di Aprile. La campagna elettorale – sarebbe meglio dire le campapagne elettorali visto l’election day – entra dunque nel vivo, e immancabili cominciano a scandire le nostre serate televisive i dibattiti politici.
Quelle che, inesorabilmente, durante l’anno sembrano essere occasioni buone per andare al cinema – a causa dell’ovvietà delle affermazioni che i presenti si scambiano in interminabili ed inutili forme di propaganda manifesta – durante la grande corsa elettorale vivono il loro momento d’oro. Chi li spulcia come bignami nella convinzione di arrivare alle urne con le idee chiare (ottenendo sistematicamente il risultato opposto), chi li vive come una partita di calcio, con tanto di coretti ed entusiasmo, chi li cita in ufficio atteggiandosi a maitre a penser.
Ieri era il turno di Ballarò.