Obama’s Convention



Il candidato alla presidenza degli stati Uniti, Barack Obama, ha scelto come vice il senatore 65enne, Joseph Biden. Un nome una sorpresa. Fino a un certo punto.


Biden è noto ai più per la sua grande esperienza nella gestione degli affari internazionali. Nome completo: Joseph Robinette Biden Junior. Nel Campidoglio Made in Usa siede per il Delaware.


Approdato in Senato nel 1973, a 3o anni è stato il sesto senatore più giovane degli Stati Uniti. Il Time lo aveva piazzato tra i 200 volti del futuro. E’ cattolico e viene dalla Pennsylvania.


Perchè Biden? Per la politica estera. Punto debole e cruccio del bell’Obama, privo, secondo le critiche, della dovuta esperienza.

Biden è attualmente presidente del U.S. Senate Committee on Foreign Relations, organo del quale fa parte dal 1997 e che presiede dal 2001.


La presentazione di Biden è avvenuta in occasione dell’apertura della Convention democratica di Denver. La vetrina di un partito al bivio, forse. Incrinato, e chissà se insanabilmente. Tra Obama e Clinton, la frattura non si sanerà. Uno schiaffo in faccia per i fan dell’instancabile Senatora – Hillary. Lei non ce l’ha fatta. Neppure come vice. Perchè Obama sta tentando di colmare le proprie lacune. Come già Walter Veltroni – è una battuta – non può proseguire sulla strada dell’enfasi dell’innovatività della propria candidatura.



La stessa Hillary ha commentato lo spessore di Biden:

un leader di straordinaria esperienza, e un devoto servitore dello Stato

E Obama paga.


Sì. Obama sta pagando le conseguenze di sè stesso. Quelle di una candidatura difficile. L’America non è pronta, il mondo non è pronto. E, in fondo, neppure lui.


Un mese fa Obama era dai 7 ai 10 punti davanti a McCain. Oggi sono testa a testa. John McCain non ci sta andando leggero. La posta in palio è incalcolabile e, in fondo, ha già permesso troppo, per essere il successore di uno come Bush. Quindi, Obama è in fondo ora nelle mani della strategia mediatica dell’avversario.


Anche la Senatrice, nostra Signora Hillary, poteva incarnare l’ideale di esperienza. In più, con lei, Obama avrebbe potuto proteggere quel vento di novità che aveva portato. L’intera serata di ieri è stata dedicata alla narrazione della vita di Barack Obama. Con tanto di famigliola al seguito. Un sunto e un punto necessario. Obama è giovane, ma ha avuto una vita abbastanza difficile e una famiglia del tutto diversa da quella tipica a stelle e strisce. Di lui, del suo percoso, dei suoi rapporti, tanto e troppo è stato scritto. E Obama deve, ora, dare una versione ufficiale.


Questa settimana tocca ai democratici, ma la prossima ai repubblicani. E, al termine di una convention, c’è sempre una crescita, in teremini percentuali, nei sondaggi.


Toccheà a McCain dare il suo nome, a breve. E certo, reciprocamentee, molto dipenderà dal target degli attacchi dei democratici. Romney potrebbe essere un rischio: mormone e ultraconservatore.


Un nome possibile è quello di Pawlenty: la risposta giovane di cambiamento in salsa repubblicana.


Yes, we can. Or not.


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