Tagliato lo stipendio dei parlamentari, in realtà è solo un mancato aumento

"Tagliato" lo stipendio dei parlamentare, ma è l'ennesima bufala

Il vice presidente della camera Rocco Buttiglione si è occupato ieri sera di annunciare ai cronisti, non dimenticando l’entusiasmo del caso, che i parlamentari si era appena decurtati 1.300 euro lorde dal proprio stipendio. A meno di 24 ore dall’annuncio, sono uscite le prime notizie che spiegano da dove provengono questi soldi e soprattutto, che la rinuncia presentata da Buttiglione non è una vera e propria decurtazione ma una rinuncia ad un aumento previsto dal cambio di regime pensionistico dei parlamentari.

Insomma, i deputati hanno rinunciato a questi 700 euro netti, ma di fatto non hanno toccato per nulla la l’indennità lorda che percepiscono insieme alla diaria, pertanto non vi è stato nessun tipo di taglio allo stipendio degli “onorevoli”. L’unico “vero” taglio, se così si può definire, riguarda l’indennità percepita da 120 deputati, riduzione che non supera il 10%. Inizialmente questa diminuzione doveva essere del 15%, ora si è però deciso per un solo 10%.

Stipendi record per i parlamentari italiani

Stipendi record per i parlamentari italiani. La polita in Italia costa sempre di più

Il governo Berlusconi e le presidenze della Camera e del Senato, avevano creato un organo che entro Dicembre 2011, doveva creare una stima di quanto veniva speso per la polita italiani, quindi lo stipendio di tutti i parlamentari con le varie spese accessorie (i porta borse). Tale organo era poi stato confermato dallo stesso Governo Monti.

La commissione, diretta dal presidente dell’Istat Enrico Giovannini, ha dichiarato che il tempo messo a disposizione per effettuare tale ricerca, è troppo poco e quindi non sufficiente per svolgere il compito assegnato. Per la commissione, quindi, svolgere tale operazione è stato impossibile. In italiana, lo stipendio medio di un parlamentare è di 11.283 euro nettamente superiore alla media europea e spaventosamente alto se guardiamo i fratelli spagnoli.

La Camera approva la manovra. Scontri all’esterno

La Camera ha dato il via libera definitivo, con 314 voti favorevoli e 302 contrari, alla manovra economica, che adesso, quindi, dovrà solo essere firmata dal Presidente della Repubblica ed essere pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale per diventare legge. Dopo il voto, si è tenuta una riunione straordinaria del Consiglio dei Ministriper un urgente adempimento“, spiega una nota. Il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli ha spiegato che nel vertice “E’ stato avviato l’iter d’urgenza per trasmettere alle Camere in tempi brevi la bozza di riforma costituzionale licenziata dal Cdm dello scorso 18 luglio”.
In mattinata, il premier Berlusconi si era recato al Quirinale, assieme al sottosegretario Gianni Letta, per un confronto col presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sulla manovra.
Nel corso della seduta alla Camera, sono stati presentati numerosi ordini del giorno da tutti i gruppi politici. Approvato anche quello presentato dal Pd, con il quale il governo si impegna a valutare una revisione dell’articolo 8 della manovra, e uno presentato da Enzo Raisi di Fli per la revisione delle esenzioni fiscali della Chiesa.

La Camera ci ripensa: anticipato il rientro dalle ferie

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Alla fine sembrano averci ripensato, a Montecitorio, e deciso di anticipare di una settimana il rientro dalle ferie estive. Ieri, infatti, si pensava di far riprendere le sedute alla Camera il 12 settembre, e di far iniziare il 5 settembre solo i lavori delle Commissioni, suscitando le proteste dell’opposizione.
Così aveva commentato il capogruppo del Pd Dario Franceschini: Avevamo proposto di iniziare anche con l’Aula il 5 settembre, anticipare l’inizio dei lavori, perchè ci sembrava doveroso. Ma la maggioranza non ha voluto”.
E il capogruppo Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto aveva addirittura avanzato una motivazione “nobile” per tale decisione, spiegando che all’inizio di settembre era previsto un pellegrinaggio in Terra santa di un centinaio di deputati. Maurizio Lupi, uno dei promotori del pellegrinaggio, ha poi fatto sapere: “Noi non c’entravamo e non c’entriamo nulla col calendario dell’Aula”.
Qualcun altro, invece, ha fatto notare che il Parlamento non ha mai ripreso i lavori prima di metà settembre.
Oggi, comunque, la conferenza dei capigruppo convocata dal presidente Fini ha deciso che i lavori dell’Aula di Montecitorio riprenderanno nel pomeriggio di martedì 6 settembre, mentre quelli delle Commissioni il 29 agosto. Fini, secondo quanto riferito dal suo portavoce Fabrizio Alfano, si sarebbe detto “pronto a convocare la Camera ad horas in qualsiasi momento, anche a Ferragosto“, se dovesse essere necessario ciò per la situazione economica.
Il capogruppo Pd Franceschini ha invece commentanto la decisione della conferenza dei capigruppo affermando: “Con un giorno di ritardo si è dato il minimo segnale che la politica deve dare.”

Berlusconi, sconfitto alla Camera

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Altra ennesima batosta quella che ha colpito ieri il governo di maggioranza. Nel pomeriggio di ieri, si votata alla camera la legge comunitaria portata avanti dal governo di Silvio Berlusconi. L’articolo 1 di tale legge, è stato bocciato pesantemente con 270 no e 262 sì con un solo astenuto. Dai banchi dell’opposizione, non appena usciti i risultati, si sono subito alzate grida inneggianti alle “dimissioni” del governo, richiesto ormai da tempo dal centro sinistra.

Il capogruppo alla camera del PDL Fabrizio Cicchitto, tende a sminuire quanto successo, dichiarando “è stato un incidente, non ne traggo una conseguenza politica distruttiva” c’è da dire che al momento del voto, erano molti gli assenti sulle file del PDL che hanno favorito la bocciatura di questo primo decreto.

Lega, Bossi contro Maroni: “Non è soddisfatto? Peggio per lui”

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Sembrano allargarsi le fratture in casa leghista fra il leader Umberto Bossi e un altro esponente di spicco del partito, il ministro dell’Interno Roberto Maroni. Già domenica, infatti, al tradizionale raduno di Pontida, era apparso uno striscione con la scritta “Maroni presidente del Consiglio”, che sembrava svelare che l’unità all’interno del partito, finora ben saldo intorno al suo leader, cominciasse a dare segni di cedimento. Ieri sera, poi, è stato riconfermato a capogruppo alla Camera Marco Reguzzoni, “fedelissimo” di Bossi, e da parte di Maroni erano trapelati alcuni malumori per questa nomina, alla quale il ministro dell’Interno avrebbe probabilmente preferito quella di Giacomo Stucchi. Oggi, poi, quando è stato chiesto al Senatùr del fatto, appunto, che Maroni non sarebbe stato soddisfatto di tale decisione del partito, questi ha risposto deciso: “Maroni non è soddisfatto? Peggio per lui”. Ad una domanda sulla situazione interna della Lega, Bossi ha invece replicato: “E’ la base che tiene sotto controllo la Lega, non Maroni”. Sulla riunione di ieri, infine, ha detto: “E’ andata benissimo. Non ci sono mai liti dove ci sono io”.

Berlusconi: “Una crisi ora sarebbe una follia”. Ma Bossi: “Nulla è scontato”

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Si è svolta oggi in Senato la verifica di maggioranza chiesta dal presidente della Repubblica Napolitano dopo la nomina dei nuovi sottosegretari, la fuoriscita di Fli e l’ingresso dei “Responsabili” nel governo. Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, entrando in aula, si era mostrato molto ottimista, e aveva affermato: “Sono certo che il governo uscirà rafforzato da questo passaggio parlamentare. Le richieste di dimissioni sono un mero esercizio di propaganda, nessuno riuscirà mai a dividerci dalla Lega”.
Per il premier, il governo non può cadere adesso, perchè ciò,dice, “sarebbe folle, sarebbe una sciagura rimettere tutto in discussione con una crisi al buio, proprio ora che dobbiamo riagganciare la crescita”. Ma il principale alleato, il leader leghista Umberto Bossi, si mostra meno convinto in proposito, e gela il premier affermando: “Sulla verifica non c’è nulla di scontato, domani alla Camera vedremo”. 
Sul suo futuro politico, invece, Berlusconi ha affermato: “Non voglio rimanere per sempre a Palazzo Chigi, nè fare per sempre il leader del centrodestra”. Dall’opposizione, la capogruppo Pd Anna Finocchiaro replica: “Se vuol bene all’Italia, Berlusconi si dimetta”.
Intanto il governo ha incassato la fiducia alla Camera sul decreto sviluppo, con 317 si, 293 no e 2 astenuti, superando quota 316 per la prima volta dall’uscita di Fli. Anche il premier si è recato a Montecitorio per votare la fiducia.

Berlusconi: “Tremonti apra i cordoni della borsa”

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Nonostante la pesantissima sconfitta elettorale di ieri ai ballottaggi, il premier Berlusconi ha oggi cercato di mostrarsi più ottimista, affermando:

Ho preso atto della sconfitta, sono sicuro però che non ho mancato in nulla se non nel comunicare. Sono assolutamente fiducioso, abbiamo una maggioranza per fare le riforme e mi metterò a comunicare tutte le settimane.

E, quanto alla solidità della coalizione, ha assicurato: “Con Bossi tutto bene”. Sul risultato assai negativo dei ballottaggi, invece, ha sdrammatizzato con una battuta, dicendo: “Volevo fissare la data del mio funerale, ma nei prossimi giorni ho troppi impegni e quindi rimanderemo…”
Meno entusiastiche, invece, le dichiarazioni del suo principale alleato di governo, il leader della Lega Umberto Bossi, che, interrogato sulla tenuta del governo, ha affermato: “Per ora va avanti. Tranquillamente? Questo non lo so, però per ora andiamo avanti”.
Berlusconi, comunque, sta pensando anche a rilanciare l’immagine del governo, a cominciare da un tema assai caro al suo elettorato, quello delle tasse e della riforma del fisco, e rispondendo ad un giornalista che gli chiedeva se il ministro dell’Economia Tremonti fosse d’accordo, il premier ha risposto: “Non è Tremonti che decide, Tremonti propone…” E ha aggiunto poi:

Sarebbe facile ridurre le imposte se facessimo ciò che fanno gli altri Paesi sulle pensioni o sull’impiego pubblico. Ma noi non siamo intenzionati a farlo anche se faremo la riforma del fisco.

Biotestamento, la Camera accelera. Berlusconi:”I giudici non travalichino il Parlamento”

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La Camera ha accolto la richiesta dell’Udc di invertire l’ordine del giorno per esaminare il disegno di legge sul “fine vita”, e lo stesso premier Berlusconi ha scritto una lettera per invitare i deputati del PDL alla “partecipazione”, ” all’impegno” e alla “responsabilità” su questa materia. Per il premier, il “fine vita” è una “questione sensibile” sulla quale “non si dovrebbe legiferare“,e,aggiunge, “anch’io la penserei così se non ci fossero tribunali che, adducendo presunti vuoti normativi, pretendono in realtà di scavalcare il parlamento e di usurparne le funzioni”.
Il PD non ha condiviso la proposta di inversione dell’ordine del giorno, approvata, comunque, dalla Camera, che ha invece bocciato le proposte di costituzionalità presentate dall’opposizione, con 307 voti contrari contro 225 favorevoli e 7 astenuti. Il dibattito è stato sospeso poco dopo l’inizio, su richiesta del presidente della Commissione Bilancio Giancarlo Giorgetti, per far esaminare alla commissione gli emendamenti al provvedimento.
Il presidente Gianfranco Fini ha quindi fermato le votazioni, aggiornandole a domattina, ma dopo l’esame del Def (Documento di economia e finanza), che va approvato entro il 30 maggio.

Immigrazione, permessi a tempo: ok del governo

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Il governo ha dato il via libera ai permessi a tempo. “Sarà concesso un permesso di soggiorno temporaneo ai migranti che hanno rappresentato l’intenzione di andare in un altro Paese europeo. E sono la stragrande maggioranza“, l’ha detto il ministro degli Interni Roberto Maroni nel corso dell’informativa sull’immigrazione alla Camera, confermando la volontà dell’Esecutivo di concedere i permessi a tempo.

Il titolare del Viminale fissa i paletti di questa concessione: “I permessi non saranno rilasciati ai soggetti socialmente pericolosi, a chi è destinatario di provvedimento di espulsione, a chi risulti denunciato per una serie di reati“.

Caso Ruby, la Camera dice sì al conflitto di attribuzione

La Camera ha oggi approvato, con 314 voti favorevoli e 302 contrari, il conflitto di attribuzione per il “caso Ruby” che vede coinvolto il premier, per cui, adesso, toccherà pronunciarsi alla Corte Costituzionale in merito alla competenza del Tribunale dei Ministri, che la sottrarrebbe al Tribunale di Milano. Il voto favorevole al governo si è avuto anche grazie alla presenza in aula dei ministri, al completo, e grazie ai tre deputati “liberaldemocratici” che oggi hanno votato assieme alla maggioranza.
Il premier Berlusconi non era presente in aula, ma prima si è incontrato a palazzo Grazioli con i capigruppo di Camera e Senato dei partiti di maggioranza, con il ministro della Giustizia Angelino Alfano, e il suo legale, Niccolò Ghedini. Con loro, secondo alcune indiscrezioni, Berlusconi avrebbe parlato addirittura di “brigatismo giudiziario” nei suoi confronti, di doversi difendere “da attacchi assurdi”, e, con riferimento, in particolare, ai processi Mills e Mediatrade, avrebbe aggiunto: “Si cerca di assaltare la vita delle persone solo per fini politici”. Dopo aver, però,ottenuto l’ ennesimo voto del Parlamento a favore di una “scappatoia” dai suoi problemi giudiziari, Berlusconi pare si sia detto soddisfatto.
Dall’opposizione, invece, si sono levate molte voci critiche: il capogruppo del PD Dario Franceschini ha affermato: “Questa è un’altra pagina davvero vergognosa. E’ straordinario vedere i banchi del governo così pieni e un ministro degli Esteri che, in piena crisi internazionale, passa le sue giornate a votare in Aula processi verbali e oggi il conflitto di attribuzione”. E, riferendosi al premier che sperava di arrivare a 330 voti, Franceschini ha aggiunto: “I 330 voti Berlusconi se li è sognati”. Qualche ora dopo, in effetti, il governo non ha raggiunto la maggioranza su un emendamento al Ddl per la valorizzazione dei piccoli comuni.
Significativo anche il commento della presidente del PD Rosy Bindi, che ha affermato: “Non hanno stravinto, ma hanno avuto i voti sufficienti per offendere l’ intelligenza umana, oltre al Parlamento, le leggi e la Costituzione”.