Alitalia, cordata di figli alla riscossa: La famiglia Berlusconi ci salverà

Alitalia
Parliamone. Cioè, uno se ne vorrebbe esimere, poichè la nausea sulla faccenda è sopraggiunta da un pezzo. Ma insomma parliamone. Realisticamente. Ci sono strane coincidenze. Un eterno ritorno si affaccia sull’Italia. Era il 24 dicembre. E la vicenda si era guadagnata l’appellativo di A Nightmare Before Christmas I e II. Cambiano le stagioni, le festività, ma il Paese si arrovella come di consueto sulle stesse faccende.
Era Natale. Ora è Pasqua. E di cosa parla la politica? Ma è semplice! Alitalia-Air France, l’eterno ritorno!

Piersilvio sposami. 380 sms (e un diffuso senso di rabbia)

sposa
Si ritorna in questa sede sulla vicenda dello sposare Piersilvio. Si ritorna per un’ultima, si suppone – volta, e lo si fa per ben quattro principali ragioni. Le seguenti.
1. La faccenda è già passata di moda, figurarsi. Eppure era abbastanza gustosa. Ma, data la natura infima, oltre che normale è probabilmente un bene. Solo la sinistra – una determinata sinistra – la reitererà ancora per qualche tempo.
2. Lo stato della politica è tale che ci si riduce ad accapigliarsi per battute prive di qualsiasi buon gusto, attinenza alla realtà, cariche di retrogradi mozioni e totalmente lontane dal vissuto comune dell’italiano medio. Il massimo della risposta che si è riusciti ad opporre a questo chiacchericcio denso di insulti per l’italiano medio? Una bella rispolverata al femminismo e via. (Vedi manifestazione ad Arcore di ieri Matrimonio d’interesse? Non ci interessa
Né casalinghe di Voghera né mantenute! Appuntamento ad Arcore mercoledì 19 marzo per… SPOSARE I NOSTRI DIRITTI
(NON Piersilvio)
).
3. La stessa persona che oggi – e da sempre – parla e blatera così sarà il futuro Premier italiano. E siccome non parla e blatera solo da tempi recenti, ma ha una lunga storia di perdizioni verbali, e gli italiani se lo vanno felicemente a votare, amen e così sia.
4. Infine, avrebbe senso riparlarne solo se una precaria riuscisse davvero a sposarsi il suddetto Piersilvio e/o assicurarsi a vario titolo i suoi soldi.

Sabotaggio olimpico, dice la Cina. Nessuno tocchi le Olimpiadi

Olimpiadi
I politici, da ogni donde, da ogni paese, in tutti i contesti, si stanno precipitando a dire – condivisibile o meno, dall’alto di determinate ragioni o meno – che queste violenze s’hanno da fermare. Ma le Olimpiadi, nessuno le tocchi.
Nessuno le tocchi, men che mai il Dalai Lama. Il Governo cinese ha accusato il leader spirituale tibetano, di nuovo. Le proteste in Tibet hanno scatenato la reazione delle forze di sicurezza della Repubblica Popolare.

Ci sono ampia evidenza e prove abbondanti che dimostrano come gli incidenti siano stati organizzati, premeditati, diretti e incitati dalla cricca del Dalai Lama

Ampia evidenza, dunque, per il primo ministro di Pechino, Wen Jiabao. Tanto di conferenza stampa ufficiale questa mattina (ora italiana).

Sarkò, non mi piaci più!

Per fortuna sua, e per la sfortuna di migliaia di pretendenti già pronti a prenderne il suo posto, queste parole non arrivano dalla bocca della bellissima Carla Bruni, quanto invece dai suoi concittadini, dai francesi che in questo weekend si sono recati di nuovo alle urne per il secondo turno delle amministrative.

I dati parlano di un’affluenza bassissima, pari al 65%, ma soprattutto porta alla conclusione di un dato inconfutabile, ovvero Sarkozy non piace più ai francesi. Ovviamente in questo caso stiamo parlando di elezioni amministrative, che come ben sapete riguardano l’elezione dei vari presidenti “locali” (quali possono essere sindaci, amministratori regionali e così via). Chiaramente un voto che potrebbe anche venire interpretato indirettamente come un voto sfavorevole al buon Sarkò.

Dal canto Sarkozy ben poco può dire. Tutte le città più grandi e importanti, impegnate in questo turno di ballottaggio, sono finite nelle mani della “gauche”, della sinistra socialista. Città quali Strasburgo, Tolosa, Caen e Reims, da oggi verranno gestite da un governo socialista. Unica soddisfazione per l’Ump, il partito di destra che sostiene Sarkozy, il mantenimento della sua roccaforte Marsiglia, dove addirittura si era puntato su una campagna elettorale che nominasse il meno possibile il premier, al fine di evitare di condizionare negativamente l’elettorato.

Pier Silvio, sposami. Le precarie hanno svoltato, ma Perla, il co.co.pro dal lodevole sorriso non si candida

piersilvio e silvia toffanin
L’idea è genialmente semplice. Ha la forma di un foglio di carta A4, la dicitura “raccomandata” ed è, nè più nè meno, che una istanza di matrimonio. Comincia così:

Oggetto: istanza di matrimonio ai sensi delle dichiarazioni del candidato premier del Pdl Silvio Berlusconi nel corso del programma “Punto di vista”del Tg2 del 13 marzo 2008

E prosegue.

Essendo il sottoscritto o sottoscritta (perchè limitare il campo? ndr) in possesso dei requisiti (sottolineato ndr) previsti dalle suddette dichiarazioni (precari e lodevole sorriso) chiede di potersi sposare con Lei (sic)

Se quel poveraccio di belloccio del figliolo, Pier Silvio, dovesse trovarsi a scartabellare per mesi, letteralmente sepolto dalle richieste di matrimonio, mantenimento ed affini, certo saprà con chi prendersela. Con papà Silvio. E poi. La povera Silvia Toffanin. Ex letterina, anche se suona meglio letteronza. Dove la mettiamo, minacciata da questo esercito di lodevoli sorrisi precari?
Del padre una volta Pier Silvio disse:

Che personaggio! Che posso dire, è estroverso

Precarietà? No grazie. Rialzati Italia, ovvero: sposa Piersilvio, dice Berlusconi

piersilvio berlusconi
Un genio. Si persiste con questa certezza. Ci vuole una genialità unica per sortite – alla romana rende meglio – del genere. Affermazioni così. Dell’uomo attualmente più sotto gli occhi e a disposizione delle orecchie di tutti. Ci vuole genialità. Non è da tutti.
Si fa un gran parlare di precarietà. Del non arrivare a fine mese, del non avere idea se, nel futuro prossimo venturo, si avrà lo stesso lavoro, un altro, nessuno. Se accendere il mutuo, come, dove, quando, perchè. Domande senza risposta ormai da molto tempo in Italia.
Ma non c’è problema. Nessun problema. Lo risolve lui.

Serbia: Europa aspettami!

Povera Ex-Jugoslavia. Passano gli anni, gli stati si separano e conquistano l’indipendenza. Eppure i problemi restano. Ultimo di questi, solo in termini di tempo e non di importanza, è sicuramente quello che vede protagonista la Serbia. Questione del problema la situazione combinata Unione Europea e Kosovo.

Proviamo a fare un piccolo riassunto riguardo ciò che è accaduto e proviamo a capire quale situazione si sta alimentando nel paese. Come tutti ben ricorderete, e come già scrissi in passato qui su politicalive, la Serbia poco meno di un mese fa, si ritrovò a dover affrontare le elezioni politiche, per eleggere appunto il proprio presidente. Poteva scegliere fra una politica “europeista” e una politica “nazionalista”. I voti parlarono chiaro, e la scelta di voler divenire parte dell’Europa vinse.

Boris Tadic, sostenitore dell’idea che voleva la Serbia entrare nell’Unione Europea, divenne il simbolo della rinascita di questo piccolo stato, che sembrava avviato a percorrere la strada che porta verso il paradiso. Sembrava infatti, in realtà senza saperlo stava correndo verso l’inferno.

Mastella con i socialisti. Why not?

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Nel giorno dello strappo del Cavaliere e della mariana risposta di Veltroni, anche la campagna elettorale dei poveri ma belli prosegue il suo silenzioso cammino. Registrando raramente impennate superiori alle attese.
D’altronde in una campagna elettorale regolata dalle leggi del marketing più che dalla par condicio, per dare voce ai mini-candidati premier bisogna usare le maniere forti. E come il domatore che mette la testa nelle fauci del leone, Boselli – già caldo da quando, tre giorni fa, abbandonava lo studio di Porta a Porta, contestando la sua scarsa visibilità televisiva – riprova a fare capolino su giornali e web con una trovata geniale.

Silvio Berlusconi Show. Il Pd? Carta straccia

Muppet Show
Palalido di Milano, Milano, Italia, Mondo. Il mondo è una splendida location, in effetti. Apertura in gloria e pompa magna per la campagna elettorale di chi conquisterà l’universo. Qui, presso il Palalido di Milano, Milano, Italia, Mondo, parte ufficialmente la campagna elettorale del Popolo della Libertà. Ecco Silvio Berlusconi salire sul palco in gloriosa parata sulle note, naturalmente, dell’inno nazionale. Ed ecco con lui il DelFini Gianfranco. Il gatto e la volpe non comparivano insieme dal lontano 2 dicembre 2006, giorno della nascita del partito in piazza San Giovanni.

In questa primavera bellissima, una primavera di libertà

No, non è l’omino del telefono di Viva Radio 2. E’ l’omino reale. E’ Silvio che esordisce e ringrazia urbi et orbi, scusandoci di non essere al massimo perchè, insomma, ha fatto notte sulle liste. La forza fisica non gli manca, si scoprirà presto. Comunque, insomma, le liste sono a posto, belle che fatte.

A volte ritornano

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Ci saremmo meravigliati del contrario. Davvero. Nel giorno del dietrofront del Piddì sull’esclusione di Beppe Lumia (alè!) – n.b. l’immagine evidenzia addirittura il diverso carattere tipografico del pdf rilasciato dall’ufficio stampa di Sant’Anastasia, a testimonianza dell’estemporaneità della decisione, giunta a furor di popolo – inserito come capolista al Senato in Sicilia, altre bombe di mercato hanno caratterizzato la giornata di ieri.
Il tempo stringe, e il walzer delle candidature sembra diventato un rock & roll, acrobatico. Gente che entra, gente che esce. Chi non entrerà mai e chi invece mai uscirà, grossi punti interrogativi. Eccoci al punto.

Medioriente: L’obiettivo segreto di Bush

George W.Bush è sempre stato un personaggio emblematico. E’uno di quei personaggi che quando meno te lo aspetti ti viene fuori con una delle sue magiche trovate. Non sto parlando solo di idee, di progetti, di interventi o chissachè. Anche il solo classico atteggiamento. Sarà che l’avrò visto minimo 800 volte in televisione, ma quello sguardo di terrore e poi subito normale dopo essere stato informato dell’attacco alle torri gemelle rimarrà nella mia memoria per sempre.

Che il buon texano abbia quindi un atteggiamento emblematico direi che sia fuori discussione, il problema è che spesso e volentieri, soprattutto per il fatto che si trova a capo della potenza militare numero uno al mondo, pensa di essere una specie di divinità. Non posso che comprenderlo. Se io fossi sulla poltrona più importante degli Stati Uniti d’America penso mi comporterei in maniera un po da smorfioso.

E credo che, nei prossimi giorni, in medioriente sentiranno arrivare questa potenza degli Stati Uniti che si trasmette nell’aria e che vuole andare ad insinuarsi tra israeliani e palestinesi, cercando di trovare una situazione di mediazione tra le parti, rilasciando anche una dichiarazione che dimostra ancora di più la sua sicurezza:

Viva Zapatero!

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E sono due. Josè Luis Zapatero ed il suo Psoe incassano la vittoria dell’audience televisivo, all’indomani dell’ultimo faccia a faccia pre-elettorale con il candidato premier del partito popolare, Mariano Rajoy. Il faccia a faccia tra i due candidati è stato senza esclusione di colpi, ed ha visto il premier uscente molto più sicuro rispetto all’appuntamento della settimana scorsa.
Apparso invece un pò appannato Rajoy, che perde il confronto televisivo ma darà comunque filo da torcere all’esito del voto di domenica. Ma era il clima generale respirato durante la serata ad essere diverso rispetto al primo faccia a faccia. Sette giorni fa la tensione che aveva caratterizzato la serata era paragonabile ai duelli Prodi – Berlusconi di due anni fa.
Molti gli argomenti trattati, con al centro del dibattito tutte le questioni che hanno caratterizzato questa campagna elettorale. Rajoy ha continuato la polemica iniziata sette giorni prima, accusando il Governo uscente di avere rallentato la crescita del paese negli ultimi due anni e ha ribadito le responsabilità nella lotta al terrorismo. Zapatero ha difeso con orgoglio le riforme laiche approntate e il ritiro dall’Iraq, ricordando il sorpasso operato sull’Italia, rispetto al reddito medio pro capite dei suoi cittadini.

Vieni avanti Cremlino

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Missione compiuta. Il delfino ha raggiunto l’obiettivo. E il giorno dopo la vittoria alle presidenziali russe, già ci si domanda se Medvedev sarà il replicante del suo mentore Putin, o piuttosto riuscirà a ritagliarsi uno spazio tutto suo nel cuore della Grande Madre Russia. Vedremo.
A dire il vero sembrano in pochi, quelli pronti a scommettere sull’autonomia di un Presidente – diciamolo pure – imposto dall’alto, forse troppo. Eppure – è stato notato – si tratta pur sempre del primo presidente russo non proveniente dagli ambienti militari o dei servizi dai tempi di Ivan il Terribile, e questo è certamente un fatto rilevante. Ma se è stato scelto dal presidente uscente – nonchè premier entrante (!) – Vladimir Putin, che a detta di molti, avrebbe potuto più significativamente designare come erede il fido Ivanov, certamente più simile a lui e, dato non trascurabile, proveniente dagli stessi ambienti, forse qualcosa vorrà pur dire. Forse.
Di certo, l’attenzione dimostrata dal Cremlino, già prima dell’apertura delle urne – con la decisione di Putin di diventare primo ministro – può tradursi politicamente in una fiducia non illimitata nei confronti del giovane Dima. Il suo piglio, già dalle prime interviste in queste settimane ha fatto trasparire infatti un carattere molto diverso rispetto al suo predecessore. D’altro canto la sua giovane età, nonchè il suo percorso formativo molto occidentale, contribuiscono ad alimentare la convinzione che difficilmente lo vedremo rivolgersi ai partner europei e mondiali con la grinta, diciamo così, di Putin.

Salvate il soldato Bassolino

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Si fa un gran dire da qualche mese a questa parte di quanto l’immagine del paese sia danneggiata dall’emergenza rifiuti della Campania. E non si può certo dare torto a coloro i quali indicano la giunta regionale Bassolino, quando interpellati sulle responsabilità del disastro. Sembrano infatti fuori discussione – quand’anche emergesse nella fase dibattimentale l’estraneità del Governatore della Campania ai fatti a lui contestati nello svolgimento del suo incarico istituzionale – le responsabilità di natura politica del suo gruppo dirigente.
Gruppo dirigente che da quindici anni a questa parte ha saputo consolidare una vera e propria egemonia in Campania. Ma anche in grado di allargare la base del consenso costruendo un sistema di clientele, da un lato devastante per il dinamismo economico e sociale della regione, dall’altro capace di consegnare a Veltroni il 60% di preferenze, blindando progressivamente una regione divenuta stabilmente di sinistra – pardon – riformista.
Chapeau.