Prodi: gli esami non finiscono mai. Ovvero: tutti morimmo a stento

De Andrè
Quello di oggi è quasi facile. Ma quello di domani no. Romano Prodi e la sua band verificheranno oggi, nel pomeriggio, i compiti per casa a Montecitorio. Una verifica dall’esito realtivamente scontato e plausibilmente positivo per il Professore.
La Camera, anche senza i voti dell’Udeur, non dovrebbe essere un problema. I veri, lancinanti dolori di pancia arriveranno domani sera. Al Senato, la maggioranza praticamente non c’è. La resistenza del Governo appare missione disperata e la lotta all’ultimo voto con la ferocissima opposizione ruota tutta intorno al filo dei 160 consensi.
Ironia della sorte – perchè c’è in verità dell’ironico – la caccia al voto e la crisi arrivano in contemporanea con i festeggiamenti per i 60 anni della Costituzione della Repubblica Italiana.

Riuscirà Prodi a salvarsi dalla crisi?

Si riceve e si pubblica un comunicato stampa del Codacons. La Rai non trasmette le comunicazioni che il Presidente del Consiglio Romano Prodi ha appena svolto alla Camera dei Deputati sulla crisi di Governo. Un fatto scandaloso per un’azienda che dovrebbe svolgere un servizio pubblico. Evidentemente per la Rai la crisi di Governo è stata già sufficientemente trattata ieri da “Porta a porta” e non è, quindi, necessario verificare che ne pensa il Parlamento italiano. I complimenti vivissimi del Codacons alla Rai e alla Commissione di vigilanza!
Ha appena finito il suo discorso, concludendo con la richiesta di fiducia a Camera e Senato. E’ stanco, il Professore. Gli ci mancava solo la crisi aperta da Clemente Mastella.

Uno x tutti e tutti con nessuno!

Le legge elettorale è stata definita da molti, il punto che deve unire il centrosinistra per mantenere in vita il governo. Considerando che le parole “mantenere in vita” fanno già capire quanto un governo in quelle condizioni non possa continuare, almeno a mio parere, da questa bozza Bianco stanno apparendo le vere intenzioni dei diversi leader.

Come era chiaro aspettarsi dai piccoli partiti, le loro posizioni sono più che altro di disturbo. Sembrano quegli insetti estivi che, quando si prende il sole tranquilli in mezzo ad un prato in un caldo pomeriggio di luglio, arrivano e iniziano a punzecchiarti in ogni qual dove. Lo fanno per sopravvivere ovviamente, per salvaguardare i loro elettori.

Dalla parte opposta sta invece Silvio Berlusconi, che con il suo FI non ha nessun problema di sbarramento anzi. Vuole mostrare a tutti i partiti, siano questi di centro-destra o di centro-sinistra che il bipartitismo è la soluzione giusta per questo paese. E che uno di quei due partiti sarà il suo.

Gli uomini della Consulta han detto SI’

I 14 della camera di consiglio hanno deciso. Ed è un SI grande come l’Italia, che porterà i cittadini a votare in referendum, con argomento la legge elettorale, tra il 15 aprile e il 15 giugno prossimi. Una decisione, quella della Consulta, che promuove a pieni voti il comitato di “Mariotto” Segni, di nuovo in prima fila per quanto riguarda i referendum.

Come detto sono tre i quesiti referendari, ma possono riassumersi in due semplici concetti: eliminazione della candidature in più collegi elettorali e attribuzione del premio di maggioranza alla lista e non più alla coalizione.

Soprattutto quest’ultimo concetto sta facendo impazzire i piccoli partiti del centro sinistra (Sinistra Radicale, UDEUR,…) che vedono, in caso di approvazione dei quesiti referendari, la sparizione praticamente QUASI certa dalle “sedie” che contano, ovvero le loro.

Berlusconi: “Gentiloni? No, Grazie.”

Che il Cavaliere sappia bene ciò che vuole è cosa nota. Ma quello visto a Roccaraso, durante la festa di FI, intitolata “Neveazzurra”, è spumeggiante sia per quanto riguarda il dialogo sulla legge elettorale, sia per quanto riguarda la discussione sulla riforma Gentiloni.

Sul ddl riguardante la riforma elettorale, Berlusconi ha fatto sapere che è necessario un dialogo con la maggioranza di governo:

Uno sbarramento alto si riesce a governare meglio. In Turchia e’ all’8%, ma non voglio portare questo esempio. Uno sbarramento al 5% e’ il minimo per consentire a un governo di governare. Sono d’accordo con Veltroni che il modello francese sia un buon modello che ha portato a buoni risultati. Per riuscire a fare quanto sta facendo Sarkozy ci vorrebbero due o tre anni.

S&P: Italia performance impressionante. Ma non crediamo ai buoni propositi del Governo su spesa pubblica e pubblica amministrazione

Padoa
Dovessimo poter cominciare a sperare? Da una parte, i toni pollyanneschi di Prodi. Ottimismo ottimismo ottimismo. Dall’altra, i toni senza mezzi termini e tutt’altro che positivi di Beppe Grillo: Italiani CORAGGIO! CORAGGIO! Verso la catastrofe, ma con ottimismo! Ma a parlare, questa volta, è stata la S&P, la severissima, indipendente agenzia internazionale di rating Standard&Poor’s .
La S&P, definizione del sito ufficiale, altri non è che the world’s famous provider of independent credit ratings, indices, risk evaluation, investment research and data. Altisonante. Insomma, una garanzia di dati reali. Si tratta della più celebre e accreditata agenzia al mondo speciliazzata nel dare giudizi sugli indici economici, sui rischi di impresa e sugli investimenti in ogni paese. Ed è proprio questa credibile fonte che definisce quella dell’Italia una performance impressionante. E ad essere stupefacente, per la S&P, è in particolar modo il rapporto deficit-pil sceso nei primi nove nesi del 2007 all’1,3%
. L’1,3%del deficit/pil del Paese costituisce il migliore risultato in Italia dal lontano 1999. Segnale di una performance impressionante in termini di bilancio generale.
Ma non finisce qui. In più, la società, nel suo report, definisce lodevoli gli sforzi del Governo in termini di evasione fiscale. Per ritornare con i piedi per terra, infine, la S&P rammenta che la performance migliore del previsto è frutto, anche, di una componente ciclica non quantificabile. Siamo alle solite: quel che c’è di positivo, proviene anche – non del tutto, non sia mai, ma è la caratteristica intrinseca dell’italiana essenza – da un non voluto, o meglio non del tutto controllato, funzionamento del mondo.
E il Professore quasi non ci può credere. Ecco che può finalmente appigliare quel suo ottimismo ottimismo ottimismo a qualcosa di plausibilmente indipendente e quantomeno straniero. Tutto contento, Romano coglie la palla al balzo. Ha detto ora di aspettarsi un miglioramento del rating da parte di S&P . L’indice, comunque, non subirà variazioni fino al momento di nuove notizie sui dati della spesa. Il miele di Prodi. Questo mi fa piacere perché penso che l’indice verrà corretto fra non molto tempo, perché miglioramenti progressivi vengono fatti anche sul lato della spesa, evidentemente più lenti rispetto al lato delle entrate, ma ugualmente diretti verso la linea giusta.

Prodi e le tasse. Ricetta difficile

Prodi Padoa Schioppa

Prodi al contrattacco. Insieme al Ministro Padoa Schioppa, il Premier ha parlato quest’oggi a 38 individui, tra segretari di partito, ministri e capigruppo della maggioranza. La ricetta del duo? Riduzione delle tasse grazie all’extragettito e attraverso l’armonizzazione a livello europeo, un proibitivo 20%, la tassazione delle rendite finanziarie. Così si dovrebbe finalmente avere una crescita più sostanziosa e duratura.

Tre condizioni di partenza e sei punti da seguire, per il successo della zuppa: e i convenuti al vertice dell’Unione su crescita e rilancio economico, terminato intorno alle 16 a Palazzo Chigi, hanno ascoltato pazientemente. Un vertice che è, prima di tutto, un banco di prova importante, vitale per il Governo: per dimostrare – o meno – se esiste ancora, un Governo.
Il primo feedback è stato più positivo delle aspettative. Dini, Rifondazione, tutti hanno posto le loro questioni, e a tutti il Professore ha cercato di dare una risposta. Non sono scoppiate grosse polemiche, nè sono esplosi decisi no. Alla base della ricetta del Presidente del Consiglio c’è quel concetto di ottimismo che ormai da un po’ Prodi sta tentando, a volte contro i fatti e ogni apparente realtà, di sponsorizzare e divulgare nel mondo. Oggi, il Verbo sembra aver avuto un’accoglienza della quale, quantomeno, non lamentarsi. Un po’ freddina, ma certo non negativa.

Al massimo, c’è chi ha messo le mani avanti. E tutti, nessuno escluso, hanno sottolineato il carattere interlocutorio della fase in questione.Una sfida che lascia ora lo spazio a numeri reali e a problematiche concrete. I primi riscontri quantitativi, come anche sottolineato dal Ministro dell’Economia, si avrannno tra qualche mese: con la trimestrale di marzo. Il che significa che l’azione reale è posticipata a giugno.

Casini sulla Bozza Bianco: Noi ci stiamo

Se dovessimo segnare un appunto sulla data del 9 gennaio, per quanto riguarda l’Italia e la sua politica, potremmo appuntarla come il Casini-Day. Non tanto per il gioco di parole che ne nasce (casini = disordini, che tra l’altro potrebbero riportarci benissimo alla situazione di Napoli) quanto dal cognome del leader dell’UDC.

Il fatto che sia il suo giorno è dovuto alla posizione che ha preso, in maniera pare definitiva, riguardo la “bozza Bianco”, ovvero la riforma sulla legge elettorale, che attualmente vedono alleati i “nemici-amici” Walter Veltroni, leader del PD e Silvio Berlusconi, leader di FI.

Governo vs Sindacati: Montezemolo e la parabola della zizzania

 

Montezemolo

Il Governo allontana per un attimo lo spauracchio sindacati, raggiungendo una tregua insperata. Fatto l’incontro di maggioranza, avuti i primi contatti con le forze sociali oltre che con i sindacati, noi apriremo i tavoli e contiamo nel giro di un paio di mesi di cominciare ad assumere le prime misure: queste le parole del Ministro per lo Sviluppo Economico Pierluigi Bersani per introdurre il progetto del Governo in tema dei salari. E aggiunge: Il Governo ha una sua linea di politica economica dentro la quale ci sta una parte di iniziativa che va portata sui tavoli di concertazione. Questa parte di iniziativa riguarda i temi dell’innovazione, della produttività e anche del potere d’acquisto che oggi è sotto attacco per l’andamento delle materie prime. Ma non finisce qui: dentro ci sta anche la discussione sull’alleggerimento fiscale dei salari che il Governo è disponibile ad affrontare in un quadro nel quale ciascuno poi si prende i suoi impegni in termini di produttività.

Chi dà del filo da torcere al Governo è, invece, Confindustria. Luca Cordero di Montezemolo afferma l’utilità del tagliare altri cinque punti di cuneo fiscale, ma questa volta tre ai lavoratori e due alle imprese e non il contrario come con la passata Finanziaria. Il Presidente di Confindustria, in un’intervista a Il Sole 24 Ore, ricorda che, nonostante l’intervento sul cuneo già effettuato, la differenza tra il costo per le aziende e il salario netto in busta paga rimane abissale: il rapporto è quasi di uno a due. Se vogliamo guardare ai salari, continua, credo che il sistema di detrazioni per la produzione del reddito da lavoro dipendente sia più corretto e visibile.

Benedetto XVI: Allarghiamo la moratoria sulla pena di morte all’aborto

Sono parole che rimbombano forti, quelle di Papa Benedetto XVI pronunciate in occasione dell’incontro con gli ambasciatori di tutto il Mondo presso la Santa Sede. Un’occasione per illustrare, seppur tra le righe, come un’ ampliamento della moratoria sulla pena di morte all’aborto possa essere la “via giusta” da prendere per il futuro.

Davanti ai diplomatici di 176 paesi diversi, Ratzinger si è mostrato convinto:

I dolori del giovane Veltroni, tra legge elettorale, Grandi Coalizioni e presidenzialismo francese (che poi così presidenziale non è)

Walter Veltroni

Walter Veltroni, leader del Partito Democratico, finalmente ha parlato. In un’intervista a La Repubblica, spiega le sue ragioni. Siamo a un passo da un traguardo che può essere storico per il Paese, si tratta solo di superare le divisioni, e di fare l’ultimo miglio. Il 2008 sarà l’anno delle riforme, ha già avuto modo di tuonare con ottimismo. Anche se “tuonare” è un parolone per l’immagine del soggetto politico in questione. La verifica di maggioranza è vicina, e nonostante le polemiche letteralmente esplose da alcuni giorni sulla legge elettorale – su input del suo vice, Dario Franceschini – l’ancora Sindaco di Roma è certo di farcela.

Le condizioni di Veltroni. Approccio positivo, ma Walter pone dei limiti: no a un accordo a tutti i costi, sì invece a un sistema misto per salvare il bipolarismo. Sul sistema elettorale, e sulla direzione del Pd sulla questione, risponde così – anche alle frange interne simpatizzanti del modello tedesco: Hanno in mente la Grande Coalizione: ma questo non è e non sarà mai il progetto del Pd. Amen. D’Alema stoppa decisamente il modello francese, Veltroni quello tedesco. Sarà: quello italiano – se di modello si può parlare – resta un dramma.

E sulla rocambolesca proposta di emulare la Grandeur, vera o presunta, dei francesi fatta da Franceschini, arriva la stroncata impietosa del Corriere della Sera . Nientepopodimenoche Giovanni Sartori così scrive: Il nostro stupidume politico quest’anno ha celebrato ed esibito il suo meglio attorno a Capodanno. Perché la proposta elettorale di Dario Franceschini, il numero due di Veltroni, supera ogni precedente primato per: 1)incomprensibilità, 2)confusioni a catena. Primo: incomprensibilità. Vale a dire, non si capisce quale sia l’intento. La proposta Franceschini a chi giova? A chi o cosa serve?

Spauracchio Partito Democratico, Giordano lancia un ultimatum sulla riforma elettorale

Giordano

Il Segretario di Rifondazione, Franco Giordano, si fa sentire. Noi siamo ancora aperti a un confronto che può produrre una larga maggioranza in parlamento. Lo è anche il Partito democratico, oppure si prende la responsabilità di far saltare tutto?. Più chiari di così. Walter Veltroni, in questi giorni, ne ha di interrogativi a cui dare una risposta.

Dopo l’altolà di D’Alema e il richiamo del Prc, l’Unione apre il nuovo anno con la spinosa questione della riforma elettorale. Dall’ala estrema della sinistraera difficile non aspettarsi questa reazione. L’intervista che Dario Franceschini, numero due del Pd, ha rilasciato a Repubblica nei giorni scorsi, nella quale rilanciava la proposta del modello francese, ha scatenato un maredi polemiche. Il Premier Romano Prodi ha sottolineato più volte che il varo della legge elettorale spetta solo alle forze politiche e al Parlamento. L’esecutivo, dal canto suo, può eventualmente instaurare il clima affinché ci possa essere l’intesa.

La sinistra estrema critica a sua volta: Dal Partito democratico si avanza una proposta diversa, una proposta che dal nostro punto di vista è agli antipodi di quella che aveva garantito l’avvio del confronto sulla legge elettorale. Il Ministro degli Esteri, nonchè Vice Premier, Massimo D’Alema, continua a non perdonare: C’è stato un giro di consultazioni, promosso dal leader del Pd è stata presentata la proposta Vassallo. I risultati di questo lavoro sono stati offerti ai presidenti della commissioni di Camera e Senato come base dell’opera del Parlamento. Si sta lavorando a una legge elettorale proporzionale con sbarramento e con correttivi. E su una riforma costituzionale che prevede il cancellierato e la sfiducia costruttiva. In sintesi? La strada indicata per la ricerca di un accordo è questa: non mi sembra utile ricominciare da capo. Insomma, proprio non gli va giù l’uscita di Franceschini.

Caso Binetti: Prodi a rischio “aborto”

I problemi per Prodi sembrano non finire mai. Questa volta è il tema dell’aborto a dare una spallata alla scricchiolante maggioranza del premier, che dovrà gestire al meglio la situazione per evitare di ritrovarsi a piedi.

Il nodo della questione è la legge 194, il cui tema è appunto l’aborto. La legge permette, entro i primi 90 giorni di gestazione, di interrompere la gravidanza volontariamente, mentre tra il quarto e il quinto mese è permesso solo in in caso di motivi terapeutici. La 194, che compirà 30 anni nel 2008, potrebbe quindi rivelarsi un’arma perfetta per l’opposizione al fine di sferrare l’attacco finale a Romano Prodi.

Prodi vs Dini: 7 punti per 7 consigli

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Romano Prodi è in vacanza. E scia per rilassarsi. Ma, rassegna stampa alla mano, da Pontelongo si fa sentire. E dice la sua sui 7 punti programmatici di Lamberto Dini, pubblicati in una lettera dal Corriere: “Sono tutti spunti di riflessione, suggerimenti di cui terremo conto. Abbiamo tutta una serie di riflessioni già compiute, che metteremo a confronto. Tuttavia non è che una verifica al giorno tolga i problemi di torno…“.