Berlusconi: vado avanti tranquillo. Ma Bossi: senza i numeri si vada al voto

Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, dopo il rinvio a giudizio di ieri per concussione e prostituzione minorile, chiesto dalla Procura di Milano, è intervenuto oggi in una conferenza stampa con il ministro dell’ economia Tremonti per presentare alcune inziative in campo economico, ma non ha affrontato direttamente il “caso Ruby“, limitandosi a dichiarare: “Per amor di patria io di questo non parlo. Posso dire soltanto che non sono per niente preoccupato”. In seguito, ha spiegato di non avere neanche timori per la tenuta del governo, affermando: “Federalismo? Non c’ è problema e ieri sera Bossi mi ha assicurato la sua volontà di tenere la maggioranza coesa: arriveremo a fine legislatura”. Inoltre, lancia una “frecciatina” all’ ex alleato, il presidente della Camera Fini: “Ora che non c’ è più Fini che frenava l’ azione di governo, ci sentiamo sgravati dalle difficoltà e possiamo lavorare in direzioni che prima ci erano precluse”. E assicura: “Arriveremo ad una maggioranza di 325 deputati alla Camera”.
Il leader della Lega Bossi, però, dopo aver ribadito, ieri, il suo sostegno al premier, a condizione che si portino a termine le riforme, a cominciare da quella federalista, oggi si mostra comunque meno sicuro riguardo alla tenuta del governo, affermando: “Se ha i numeri va avanti, se non ci sono cade da solo”.

Le opposizioni, intanto, ribadiscono la richiesta di dimissioni del premier. Dal PD, Massimo D’ Alema, intervistato al TG 3, parla di “falllimento politico di Berlusconi“, facendo inoltre notare che “In nessun Paese civile un premier rinviato a giudizio per reati così turpi e vergognosi resterebbe al suo posto”.
Della stessa opinione anche Anna Finocchiaro, sempre del Partito Democratico, che dice: “Chiediamo che Berlusconi si dimetta, che non faccia il coniglio dentro la tana e affronti il suo giudice naturale. ”
Il leader dell’ Italia dei Valori Antonio Di Pietro, invece, in una conferenza stampa, ha “intimato” al ministro dell’ Interno Roberto Maroni di non cercare di rinviare a giugno i 4 referendum, tra cui quello sul legittimo impedimento, chiedendo invece che vengano svolti semmai il 29 maggio, insieme al ballottaggio per le elezioni amministrative.
Per Di Pietro,  “Non scegliere quella data sarebbe una rapina ai danni di tutti per finanziare una truffa della democrazia”, poichè, ha aggiunto, “I referendum sono l’ unica via per mandare a casa Berlusconi“.
Intanto, è da registrare, nel voto di oggi al Senato sul “decreto milleproroghe”, l’ abbandono del gruppo di FLI a Palazzo Madama da parte di Giuseppe Menardi, da giorni critico nei confronti di Gianfranco Fini e di Italo Bocchino. Il partito di Futuro e Libertà al Senato ha solo dieci rappresentianti, e se Menardi dovesse andarsene senza essere “rimpiazzato” da altri senatori in arrivo, rischierebbe di sciogliersi. A causare malumori nel partito, probabilmente, anche il recente congresso di Milano, che ha creato un organigramma non gradito alle cosiddette “colombe”.

Bersani: il premier si dimetta, elezioni. E “tenta” la Lega sul federalismo.

Il segretario del PD Bersani, dopo la richiesta di giudizio immediato per il premier Berlusconi, ritorna  a chiederne le dimissioni e che si vada ad elezioni anticipate: “Noi chiediamo le dimissioni perchè è una situazione insostenibile” ha affermato Bersani, aggiungendo: “Io chiedo le elezioni anticipate. Non ci occupiamo di reati perchè questo è il lavoro della magistratura nè ci occupiamo di peccati perchè di questo se ne occupa la Chiesa. Noi ci occupiamo dell’ Italia e non vogliamo che l’ Italia sia allo sbando”.”Vada a difendersi davanti ai giudici” ha affermato invece Anna Finocchiaro, presidente dei senatori del PD, aggiungendo: “La giustizia è uguale per tutti. Ma per la dignità sua e del suo paese prima si dimetta: non è bene per l’ Italia che un premier si faccia processare per concussione e prostituzione minorile”. Duro anche il commento di Ignazio Marino, sempre del PD, che ha dichiarato: “Temo che il presidente del Consiglio, che ritengo sia ammalato, e lo dico da medico, non si renda conto della gravità della situazione.”

Caso Ruby, la Giunta della Camera: rinviare gli atti ai giudici. Protesta l’ opposizione

Foto: AP/LaPresse

La Giunta per le autorizzazioni della Camera ha deciso oggi pomeriggio, con 11 voti a favore e 8 contrari (oltre a due assenti, Consolo di Fli e Rossomando del PD) di restituire gli atti sul “caso Ruby ” alla Procura di Milano, poichè la competenza dell’ indagine spetterebbe al Tribunale dei ministri. Hanno votato per il si PDL, Lega e gruppo dei “Responsabili”, mentre a favore del no si sono schierati PD, IDV, UDC e FLI. Adesso toccherà comunque alla Camera pronunciarsi in maniera definitiva sulla questione.

Mauro Paniz, membro della Giunta per il PDL, ha spiegato la tesi della maggioranza, per la quale la competenza non sarebbe del tribunale di Milano bensì del Tribunale dei ministri, perchè il premier Berlusconi, quando telefonò  in questura per scagionare Ruby, avrebbe agito per motivi istituzionali, credendo che si trattasse effettivamente della nipote del presidente egiziano Mubarak.
Qualora, invece. si fosse seguita la strada del “fumus persecutionis”, rispondendo solo si o no alla richiesta di perquisizione degli uffici del ragionere del premier, Giuseppe Spinelli, il voto sarebbe stato segreto, e ciò avrebbe potuto comportare dei rischi. Se venisse confermata la competenza del Tribunale dei ministri, gli atti della Procura sarebbero nulli, perchè si potrebbe sostenere che questa abbia agito pur sapendo di non essere competente, “per mero intento persecutorio”.

Giustizia: il Senato approva la relazione di Alfano

Relazione Giustizia. Con 154 voti a favore, 129 contro e un astenuto, il Senato approva la risoluzione del Pdl e della Lega a sostegno della relazione del Guardasigilli Angelino Alfano sullo stato di Giustizia in Italia.

Il Senato, inoltre, ha approvato la risoluzione sulla Giustizia presentata dal Terzo Polo, che porta le firme di Udc, Fli, Api e Mpa.

FOTO Napolitano: “Festeggiare l’unità d’Italia ma superare il centralismo”. Bossi: “Prima il federalismo”

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Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha dato il via, oggi, a Reggio Emilia, alle celebrazioni per il 150esimo anniversario dell’ Unità d’ Italia. Nel suo discorso, il capo dello Stato ha affrontato diversi temi: innanzitutto, ha esortato tutte le forze politiche al rispetto della Costituzione e del tricolore, affermando che “Dato che nessun gruppo politico ha mai chiesto che vengano sottoposti a revisione quei principi fondamentali della nostra Costituzione, ciò dovrebbe significare che per tutti è pacifico l’ obbligo di rispettarli. Comportamenti dissonanti, con particolare riferimento all’ articolo sulla bandiera tricolore, non corrispondono alla fisionomia e ai doveri di forze che abbiano ruoli di rappresentanza e di governo”. Napolitano chiama anche in causa la Lega, ricordando che “il ritrarsi o il trattenere le istituzioni, dall’ impegno per il centocinquantenario non giova a nessuno”.

Proprio il leader della Lega, Umberto Bossi, ha fatto presto conoscere la sua opinione in merito: per il Senatur,”Celebrare i 150 anni dell’ Unita d’ Italia senza il federalismo, con tutto ancora centralizzato a Roma, sarebbe una cosa negativa. Il federalismo è una speranza, bisognerebbe almeno arrivare a realizzare il progetto di Cavour”.

Bossi: “Cimici nel mio ufficio”. Petardi a Gemonio, scarcerato il giovane fermato.

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Il leader della Lega Umberto Bossi, parlando con i giornalisti a Ponte di Legno, ha raccontato che, un paio di mesi fa, sono state rinvenute delle “cimici” nel suo ufficio al ministero delle Riforme e nella sua casa romana, nei pressi di Porta Pia. La sua segretaria, ha spiegato Bossi, si era insospettita perchè “troppa gente sapeva quello che avevo detto solo a lei”, quindi sono stati fatti dei controlli e, ha continuato il ministro, “hanno trovato una cimice nel mio ufficio al ministero e diverse nella mia casa a Roma”.
Bossi ha aggiunto di non avere idea di chi siano i responsabili, e di aver chiamato un privato per la bonifica, non volendo far svolgere un’ inchiesta, che “tanto non trova niente”, ma di aver comunque avvisato del  fatto il ministro dell’ Interno, Roberto Maroni, “che ha mandato un pò di uomini”.
La Procura di Roma ha aperto un fascicolo sulla vicenda, ipotizzando reati ai sensi degli art. 617 e 617 bis del codice penale. Il leader dell’ Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, ha criticato la mancata denuncia dell’ accaduto da parte del ministro Bossi: “Mi  dispiace che un ministro in carica non senta il bisogno di denunciare subito un tentativo di intrusione così lesiva ai suoi danni” ha detto Di Pietro, che ritiene “molto grave” che “un ministro della Repubblica, che dovrebbe dare il buon esempio, non presenti denuncia per una vicenda del genere”.

Maroni: “Saviano, accuse infamanti. Voglio replica con faccia a faccia”. FOTO di “Vieni via con me”

Foto: AP/LaPresse

E’ durissimo il giudizio del ministro dell’ Interno, Roberto Maroni, sul monologo di Roberto Saviano andato in onda ieri sera nel programma Vieni via con me”, nel corso del quale lo scrittore denunciava le infiltrazioni della ‘ndrangheta al Nord e i suoi rapporti con i poteri politici, in particolare con la Lega:”Come ministro e ancor di più come leghista mi sento offeso e indignato dalle parole infamanti di Roberto Saviano, animate da un evidente pregiudizio contro la Lega”, ha affermato Maroni. Che ha aggiunto: “Ho chiesto al Cda della Rai il diritto di replica. Mi ha definito uno dei migliori ministri nella lotta alla mafia e ora vorrei che ripetesse le accuse di ieri guardandomi negli occhi”. Altrimenti, sostiene il ministro dell’ Interno, “sarà dimostrato a tutti che quella è una trasmissione contro la Lega”.

Nel suo intervento di ieri sera, Saviano aveva detto:”La ‘ ndrangheta, al Nord come al Sud, cerca il potere della politica e al Nord interloquisce con la Lega”, e aveva citato un’ intervista all’ ideologo della Lega, Miglio, in cui questi dichiarava di essere favorevole anche al “mantenimento della mafia e della ‘ndrangheta” e affermava che “alcune manifestazioni tipiche del Sud hanno bisogno di essere costituzionalizzate”.

Al ministro ha replicato il responsabile del programma e capostruttura di Rai 3, Loris Mazzetti: “Vieni via con me non è intenzionata ad ospitare il ministro dell’ Interno” ha detto, aggiungendo: “Se noi abbbiamo detto cose non vere si rivolga alla magistratura”. Mazzetti ha affermato anche di non sapere ancora se nel programma saranno ospitati altri politici, dopo che la presenza di Fini e Bersani nella puntata di ieri sera aveva suscitato alcune polemiche.

Parentopoli piemontese, nuova puntata

(Nel frattempo il governatore Cota annuncia un codice etico)

Parentopoli piemontese: mogli assunte in regione e stipendiate pure in Provincia (dal Riformista di oggi, pagina 1)
di Angela Gennaro e Tommaso Labate

Più la lente d’ingrandimento si avvicina a determinati documenti protocollati nelle segreterie dei palazzi torinesi della politica, più la Parentopoli piemontese in salsa pidiellino-leghista assomiglia alla Paperopoli delle strisce Disney. Quella grande città in cui alla fine, gira e rigira, incontri soltanto nipoti di Zio Paperone.

Ad esempio la dottoressa Paola Ambrogio, la moglie dell’assessore regionale Ravello (Pdl) che lavora con l’assessore Casoni (Pdl), è possibile incontrarla anche nei corridoi della Provincia. Perché la consulenze di famiglia, in certi casi, si possono anche raddoppiare.

Parentopoli leghista: il Piemonte di Cota è a gestione familiare

(dal Riformista del 9 settembre 2010, pagina 1)
di Tommaso Labate

«A tavola perdonerei chiunque. Anche i parenti», diceva Oscar Wilde. Per la versione riveduta e corretta della massima del drammaturgo, basta farsi un giretto nei corridoi della giunta e del consiglio regionale del Piemonte. Per la precisione, negli uffici di Pdl e Lega. Dove la regola è diventata: «Alla regione assumerei chiunque. Soprattutto i parenti». La figlia del capogruppo che lavora col presidente, la moglie dell’assessore assunta alle dipendenze di un altro assessore, la sorella dell’onorevole che ha un contratto col gruppo consiliare. Altro che “semplice” Parentopoli. A Torino, infatti, gli organigrammi regionali sembrano un gigantesco stato di famiglia.

Contratti a tempo determinato, contratti di collaborazione, consulenze. Documentati e documentabili attraverso atti ufficiali protocollati. Stipendi di tutto rispetto e, in certi casi, anche benefit come i buoni pasto.

L’autoribaltone dei finiani: governo con i centristi

Quella di oggi di Italo Bocchino è una provocazione che potrebbe essere paradossalmente geniale. “Non consegneremo il Paese all’asse Bossi-Tremonti”, scrive su Generazione Italia il capogruppo Fli. Da quel momento, il susseguirsi di agenzie, di reazioni, di commenti, di no, niet, sì, forse è a dir poco martellante. Nuovo governo con i centristi. Nl Pdl i più svegli lo chiamano l’autoribaltone. La politica è in una crisi endemica e irreversibile, e anche le exit strategy stanno prendendo corpo in modi assolutamente inediti e, forse, impensabili.

Bocchino non è uno sprovveduto. Non un suicida politico: al momento, almeno, sembra averlo dimostrato. E certamente l’intervento su Generazione Italia difficilmente può rappresentare un’iniziativa personale. Certo, lui poi in giornata chiarisce, aggiusta il tiro, specifica. Ma la sostanza è quella. E soprattutto sortisce un effetto difficilmente non previsto: quello di una guerra già in corso ma oggi acuita. Tra l’Udc e la Lega di Umberto Bossi.

Candidati alle regionali: Giuseppe Bortolussi – Gallery

Giuseppe Bortolussi 6

La sua sembra essere una mission impossible. Eppure ci prova, Giuseppe Bortolussi. Nel Veneto i giochi sono belli che chiusi, dicono i sondaggi, a tutto vantaggio del ministro Luca Zaia, candidato Governatore del centrodestra. A Zaia i sondaggi consacrano un bel 60%. Ma Bortolussi, l’uomo del Pd in terra veneta, vorrebbe raggiungere comunque un risultato significativo: il 30% delle preferenze.

La regione, si sa, è difficile. Qui la Lega sta consolidando la sua presenza, forse anche tentando un distacco dal Popolo della Libertà.

Candidati alle regionali: Roberto Cota – Gallery

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Roberto Cota: da bravo leghista, ha sempre la cravatta o il fazzoletto verde. E’ Roberto Cota l’uomo che sfida Mercedes Bresso nella corsa per la Regione Piemonte. Simpatico questo post su di lui. Cota è un avvocato penalista e giornalista pubblicista. Attualmente è capogruppo alla Camera per la Lega Nord.

Da sempre nel Carroccio, è pro-Tav (“La Tav in Piemonte è necessaria, perché se il Piemonte non si collega con la Lombardia e con la Francia è fuori. Dai tempi di Cavour il problema del Piemonte è questo, e la geopolitica non cambia mai”, direbbe Umberto Bossi), e la partita per la Regione con la Bresso sembra ancora aperta.

Minareti, è polemica

minareti svizzera italia

La parola d’ordine del momento è minareto. La Svizzera, si sa, ha deciso con un referendum sul divieto di costruzione di nuovi minareti. Una modifica costituzionale promossa dalla destra nazional-conservatrice, che ha visto il 57,5% dei votanti dire sì al divieto. Solo in quattro cantoni su 26 la proposta è stata respinta.

Questo in Svizzera, e davvero non era prevedibile. Anche se il risultato viene spiegato con pacatezza: il ministro – anzi, la ministra – della Giustizia elvetico, Eveline Widmer-Schlumpf, afferma:

non si tratta di un voto contro la religione islamica ma contro i minareti come edifici. In Svizzera si rispetta la libertà di fede, è un valore fondamentale, ma certo il risultato di questo referendum non è un bel segnale. È importante che nella nostra democrazia si abbia la possibilità di votare, e questo voto non è contro la religione islamica

Ed è ormai scoppiata la polemica internazionale.

Migranti, nuovo respingimento

respingimenti
Rispediti indietro 75 somali. Tra loro, tre minorenni e 15 donne in attesa di asilo. Venivano dalla Libia, viaggiavano su un un gommone, erano da giorni in navigazione nel mar Mediterraneo. Intercettati prima da una motovedetta maltese, si stavano dirigendo inequivocabilmente verso la Sicilia. Ecco allora la comparsa di un pattugliatore d’altura della Guardia di Finanza che a Capo Passero li attendeva per ridirigerli verso Tripoli. Tutti, tranne un uomo ferito – ha alcune costole fratturate – trasferito in un ospedale in provincia di Ragusa.

Nel frattempo, Silvio Berlusconi è da Gheddafi. A Tripoli, insieme al colonnello, celebra il primo anniversario del trattato italo-libico. In questa occasione verrà anche posata la prima pietra della nuova autostrada costiera che verrà realizzata a simbolo del risarcimento italiano al colonialismo.