Rinvia un Saccà a giudizio in prima pagina


Berlusconi


Rinvio a giudizio richiesto dalla Procura di Napoli per il direttore di RaiFiction, Agostino Saccà. Saccà si era autosospeso dalla Rai all’inizio di dicembre, in quanto coinvolto, per corruzione, nell’inchiesta su presunte raccomandazioni di attrici in cui è indagato anche Silvio Berlusconi. Stralciata, invece, la posizione dell’ex premier. Il pm Vincenzo Piscitelli ha avanzato richiesta al Giudice per l’Udienza Preliminare per processare anche Stefania Tucci, commercialista napoletana titolare della società di comunicazione E.I.Tecnology e Giuseppe Proietti, indicato come consulente ed intermediario per la vendita di prodotti Bavaria, Hbo. I difensori di Berlusconi avevano sollevato nelle scorse settimane ai magistrati di Napoli l’incompetenza territoriale.


Il provvedimento risale all’inizio della settimana, a lunedì. Ma l’avvocato di Saccà, Marcello Melandri, dichiara di esserne venuto a conoscenza soltanto ieri mattina: ho saputo che il sostituto procuratore generale interessato dal mio ricorso per ottenere la competenza territoriale del Tribunale di Roma si è dichiarato non più legittimato a decidere perché nel frattempo era stata avanzata al gup la richiesta di rinvio a giudizio. L’Espresso ne ha dato immediatamente notizia: il Pubblico Ministero contesterebbe all’indagato di aver favorito cinque attrici segnalate da Berlusconi in cambio della promessa di un sostegno del cavaliere alle sue future attività private.

I nuovi risvolti hanno, naturalmente, innescato molte polemiche da parte dei difensori del dirigente Rai. Con commenti al vetriolo. L’avvocato Melandri si stupisce della inusuale rapidità della Procura in questa vicenda. Una reattività tale, dichiara, da indurmi a pensare che il magistrato temesse la fondatezza del ricorso.


Polemici anche gli avvocati Nicola Petracca e Federico Tedeschini, gli altri due difensori di Agostino Saccà, e che si occupano in particolare della sua controversia con l’azienda che gli ha mosso una contestazione disciplinare. Parlano di inconsistenza del castello accusatorio su cui sembra fondarsi la richiesta di rinvio a giudizio. In merito alla vertenza con la Rai, dichiarano inoltre che il loro assistito non si è mai discostato da una esemplare osservanza delle norme giuridiche e deontologiche su cui si regge il rapporto fiduciario con l’azienda.


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