G8, il giorno dell’Africa

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Africa, la lotta continua. Africa, al tavolo con i potenti (sono ancora tali? sono ancora solo loro?) per sopravvivere. Finito il G8, si tirano le fila dell’intera faccenda. A partire da questa giornata conclusiva, dedicata al Grande Continente africano. Servirà a qualcosa?

Seduti al tavolo insieme, i Grandi (e ricchi) del mondo parlano con i loro partner africani. Aiuti? Sì ma come? Verranno destinati – è stato concordato – 20 miliardi di dollari da erogare in tre anni. Come? Non è ancora definito. Chi? Neppure. I fondi verranno destinati ad organizzazioni multilaterali, che li investiranno negli Stati più poveri per implementare lo sviluppo dell’agricoltura, delle infrastrutture, della formazione. E poi c’è l’accordo sull’acqua.

Un accordo di partenariato siglato dal G8, dai paesi africani, da Aie, Banca Mondiale, Fmi, Ilo, Ocse, Omc e Onu. Per l’approviggionamento di acqua potabile. Una banalità che non è assolutamente rale, qui. Per

costruire una partnership più forte tra paesi africani e quelli del G8 per allargare l’accesso all’acqua e all’igiene pubblica, basata sui principi della responsabilità condivisa

E per non dimenticare che questo sviluppo deve essere fatto con un occhio di riguardo per i cambiamenti climatici in atto, e per un pianeta che va salvato anche se si finge spesso che non sia così.

Pace, sicurezza, crisi: tutte le parole del caso sono state utilizzate. Fame: c’è un miliardo di persone che ha bisogno di cibo. E nei prossimi vent’anni potrebbero diventare addirittura tre. E questo produce a catena una serie di altri disastri, di igiene, di sanità, di malattie, di morti che pesa sulle economie locali, sulla forza lavoro, sugli scambi commerciali, su quelli produttivi. Usa, Europa e Giappone hanno messo su carta un impegno di tre miliardi di dollari a testa. Si attendono gli altri. Ma come e dove?

Con un certo imbarazzo, il G8 non sa risolvere il problema. La risposta non può essere quella dei finanziamenti a pioggia, o dei “doni” fatti tanto per mettere una mano sulla coscienza. E la cooperazione? Disorganizzata. Troppo idealista. Forse troppo di una certa sinistra. E allora è il caso di mettere in moto un altro meccanismo. Un vero meccanismo.

Foto|La nuova chimera

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