Finanziaria 2010, il Senato approva; in Usa passa la riforma voluta da Obama

tremonti marrazzo

Appuntamento congiunto, lo detta la tempistica, rispetto a tematiche tra loro affini: in Italia il Senato ha approvato la manovra Finanziaria 2010; negli Stati Uniti ci si è pronunciati a favore di una delle riforme più caldeggiate dall’amministrazione democratica, quella della Finanza. Per Silvio Berlusconi e Barack Obama, quindi, il primo step è archiviato e si attende la conseguenziale prosecuzione dell’iter (che in Italia significa passaggio alla Camera, in Usa marchio finale del Presidente) per arrivare alla definitiva accettazione in un caso del prospetto economico e finanziario, nell’altro dei regolamenti innovativi che incidono sul funzionamento di Wall Street.

Fronte tricolore: il ramo più adulto del Parlamento ha detto sì al documento redatto dal Governo con 170 voti a favore e 136 contrari. Percorso in linea con sostantivi che richiamano al rigore e all’austerità – come sottolineato più volte dal Ministro Giulio Tremonti – ma che deve fare i conti con il disaccordo uniforme delle Regioni, delle Province e dei Comuni a cui la Finanziaria ha apportato tagli consistenti (il totale delle decurtazioni è di 4 miliardi nel 2011 e 4,5 miliardi l’anno successivo). A tal punto contrariati i Presidenti di Regione che in un primo momento avevano addirittura minacciato la restituzione delle deleghe (proposito poi rientrato in cambio di un confronto sulla manovra con l’esecutivo).

Versante statunitense: riforma complessa che si struttura in 2300 pagine. Ne scaturisce un aumento dei controlli da parte delle autorità federali, viene limitata l’assunzione di rischi da parte delle istituzioni finanziarie e si introducono limiti alla facoltà di investire in hedge-fund e fondi di private equity e restrizioni che ridurranno la possibilità per le banche di usare i depositi assicurati da fondi federali per la compravendita di asset a loro vantaggio. Non è stato un accordo semplice, viste le settimane di conciliabolo tra le parti politiche ma la legge è alla fine passata con 60 senatori favorevoli (tre dei quali repubblicani) e 39 voti contrari. Soddisfazione nelle parole di Obama: “Questa riforma protegge i consumatori e mette fine agli oscuri maneggi“.

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